Capitolo 1
Regolamenti
Pasquale Tamburrino, Rosario D’Onofrio
Popolazione sportiva
La Union of European Football Associations (UEFA) conta oltre 25 milioni di tesserati. In Italia per la Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) i tesserati, in riferimento alla stagione sportiva 2015-2016, ammontavano a 1.353.866, di cui 1.062.294 calciatori, 24.757 tecnici, 33.674 arbitri (tra questi oltre 1.600 sono donne) e 233.141 dirigenti sportivi.
Si contavano inoltre 13.120 società e 70.868 squadre (Figura 1.1), che hanno disputato un totale di 583.340 gare ufficiali; di cui 378.547 a livello giovanile, 201.406 nei campionati dilettantistici e 3.387 in quelli professionistici (Figura 1.2).
Ogni giorno in Italia si disputano in media quasi 1.600 partite ufficiali dirette da arbitri federali, sui 17.932 campi sportivi omologati a disposizione per l’attività agonistica.
Il calcio dilettantistico e giovanile continua a rappresentare il principale movimento sportivo presente in Italia; il numero complessivo dei giovani calciatori tesserati ammontava nel 2015-2016 a 827.784 (dato comprensivo sia dei tesserati per il Settore Giovanile e Scolastico, con l’aggiunta dei “giovani dilettanti”, sia dei “giovani di serie” che della categoria Juniores).
L’incidenza dei calciatori tesserati per la FIGC tra i 5 e i 16 anni rappresenta quasi il 20% della popolazione italiana! Un dato estremamente rilevante con un picco di calciatori tesserati pari a 187.659, nella fascia di età tra gli 8 e i 10 anni (Figura 1.3).
Il trend dei praticanti rimane ancora oggi a vantaggio dei ragazzi (66%) rispetto alle ragazze (34%)1.
Sempre nella stagione sportiva 2015-2016 le 17 Rappresentative Nazionali hanno disputato complessivamente 184 partite, vincendone 94, pareggiandone 38 e subendo 52 sconfitte.
Dal punto di vista tecnico sono state aggiornate alcune regole del gioco del calcio ed è stata introdotta la VAR (Video Assistant Referee). Vi è un’importante attività didattica del Settore Tecnico FIGC nel qualificare, attraverso corsi di alta formazione e di specializzazione, il personale tecnico e dirigenziale. L’aggiornamento è diventato obbligatorio, mediante una formazione continua sia residenziale, con lezioni frontali, sia in forma FAD.
Dal punto di vista pratico, è aumentato il numero delle partite giocate ed è cambiata la tattica, estremamente condizionata dal risultato. Il gioco risulta essere sempre più aggressivo: più agonismo e pressing, ma meno tecnica. È aumentata la velocità del gioco, con una maggiore incidenza degli infortuni, soprattutto durante le gare ufficiali rispetto agli allenamenti2.
La conoscenza acquisita dagli studi epidemiologici presenti oggi nella letteratura internazionale consente una maggiore applicazione delle strategie preventive.
Dobbiamo comunque sostenere, per una corretta informazione scientifica, che nel calcio italiano studi sulla prevenzione delle lesioni traumatiche da sport validati dalla comunità scientifica sono scarsi e legati, come quelli epidemiologici, a ragionamenti induttivi.
Le lesioni muscolari risultano essere più frequenti rispetto al passato; sono aumentate le lesioni del legamento crociato anteriore (LCA), sia negli adulti sia in età giovanile, così come si rilevano elevate incidenze di re-injury post-chirurgia ricostruttiva3.
È necessario non sottovalutare quanto emerge dai dati presenti nella letteratura indicizzata internazionale, che evidenziano come un’alta percentuale di atleti sottoposti a intervento di ricostruzione dell’LCA non torni più ai livelli di performance precedenti la lesione4.
È aumentata anche l’incidenza delle patologie croniche, legate spesso a recuperi affrettati o a processi riabilitativi impropri o inopportuni.
In questo contesto in continua evoluzione è cambiato anche il ruolo del medico del calcio, oggi non più solo clinico, ma divenuto un vero e proprio manager dell’area medica, coordinatore di uno staff di collaboratori (Figura 1.4) che si avvale all’occorrenza di consulenti esterni.
Il trattamento dell’atleta infortunato oggi prevede un approccio multidisciplinare, così che le varie figure dell’area medica risultino stabili, rispetto al passato, e idonee nel fornire livelli assistenziali diversificati.
Terminologia
Il concetto di lesione
Le evidenze della letteratura scientifica rappresentano una guida importante per cercare di valutare al meglio la natura dell’infortunio. Lo studio epidemiologico delle lesioni del calcio, che verrà trattato nei capitoli successivi, in Italia presenta difficoltà legate alla eterogeneità della terminologia.
Il concetto stesso di lesione nel calcio assume spesso un significato generico, non ben definito; tali inadeguatezze si riscontrano sia nella realtà pratica sia nella letteratura.
È importante quindi partire dalla definizione di lesione: la parola deriva dal latino laesus, participio passato del verbo laeděre, che significa danneggiare (da lesione, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 2011).
Il termine lesione è utilizzato in medicina per indicare una qualsiasi alterazione a carico di un tessuto o di un organo che comporti un cambiamento della forma, della funzione o della morfologia degli stessi, come conseguenza di un insulto fisico, chimico o biologico. In traumatologia dello sport si definisce lesione una qualsiasi “complaint” fisica subita da un atleta durante una partita o un allenamento di calcio.
La Fédération Internationale de Football Association Medical Assessment and Research Centre, in occasione del First World Congress of Sports Injury Prevention tenuto a Oslo nel giugno 2005, ha convenuto che il termine “attenzione medica” o “medical attention” si debba usare per esprimere la condizione medica del giocatore incapace di partecipare a un futuro allenamento o a una futura gara. La parola “futuro” viene applicata in qualsiasi momento dopo il verificarsi della lesione, identificando la prognosi e i tempi di assenza5.
Le lesioni multiple che si verificano come conseguenza di un singolo evento lesivo dovrebbero essere registrate come “infortunio con diagnosi multiple”. Eventi traumatici che non hanno rilevanza per la partecipazione del giocatore a gare o a sessioni di allenamento non dovrebbero essere registrati come lesioni.
Sempre secondo la FIFA, la definizione di lesione6 ha tre criteri fondamentali: a) assenza in sessioni di allenamento o gare ufficiali, b) specifica localizzazione anatomica del danno tissutale, c) necessità di cure mediche. Quindi, ad esempio, una contusione del muscolo quadricipite (localizzazione e diagnosi di danno tissutale) che viene trattata con applicazione di ghiaccio ma non determina assenza all’allenamento quotidiano o alla gara successiva non dovrebbe essere classificata come “infortunio” perché il giocatore non è stato assente negli allenamenti né nelle gare.
Anche se tali definizioni appaiono abbastanza chiare e oggettive, nella pratica si registra una grande soggettività nell’applicazione dei criteri esposti alle varie contingenze e fattispecie, in particolare riguardo alla determinazione del “tempo perso” dall’atleta. Oltre alle difficoltà su esposte, le informazioni epidemiologiche2,5 hanno mostrato incongruenze riguardo ai metodi, alle definizioni, alle diverse caratteristiche del rapporto giocatore-squadra e ai fattori ambientali; a questo si aggiunge la difficoltà di stimare in maniera oggettiva il “grading” di una lesione.
Incidenza
Per “incidenza” delle lesioni si intende il numero di infortuni che si verificano durante un intervallo di tempo in cui vi è effettivamente il rischio che si manifestino eventi traumatici. Di conseguenza, l’incidenza delle lesio...