Assistenza domiciliare e cure primarie
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Assistenza domiciliare e cure primarie

Il nuovo orizzonte della professione infermieristica

  1. 288 pagine
  2. Italian
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Assistenza domiciliare e cure primarie

Il nuovo orizzonte della professione infermieristica

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E' ormai radicalmente cambiato il contesto della professione infermieristica: accanto agli sviluppi epidemiologici e all'aumento delle malattie croniche, l'assistenza si è spostata – anche in condizioni di estrema complessità - dall'ospedale al domicilio, dove ci si trova a operare accanto ai familiari dell'assistito.Il testo consente di acquisire e perfezionare le competenze necessarie a comprendere i bisogni dell'assistito e del suo nucleo familiare, agendo in maniera sicura e appropriata agli standard di qualità.In un processo continuo, l'infermiere deve sapere integrarsi al meglio con gli altri professionisti della salute, attivare tutte le risorse disponibili sul territorio, e coinvolgere assistito e familiari nell'autocura. Il volume si presta a essere utilizzato da studenti dei corsi di infermieristica, consultato per approfondimenti e aggiornamento da neolaureati che si stiano avvicinando alle cure domiciliari o da professionisti interessati al futuro della propria professione.

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Informazioni

Editore
Edra
Anno
2018
ISBN
9788821446528
Argomento
Medicine
Categoria
Nursing

PARTE II

LA PRATICA DELLE CURE DOMICILIARI E DI COMUNITÀ

Capitolo 11

Salutogenesi e promozione della salute

Francisca Anaya Cintas e Alejandro Camacho Alpuente
A Manuela, una donna di 64 anni emigrata e residente in una città del Nord Italia, diabetica e obesa, viene consigliata un’alimentazione con 5 porzioni di verdura /frutta al giorno. La donna è disoccupata e non ha reddito, i servizi sociali le hanno dato accesso alla mensa di un centro sociale.

La promozione della salute come diritto umano

La salute è uno dei diritti fondamentali dell’essere umano, ma non è equamente distribuita nella nostra società. L’iniquità dello stato di salute che si osserva, non è solo tra Paesi, ma anche al loro interno e oltre: si può osservarla tra i gruppi sociali e anche all’interno delle stesse famiglie e l’OMS ha lanciato un allarme a effetto: «Le ingiustizie sociali stanno uccidendo le persone su larga scala» (Marmot et al., 2008).
Le prime indicazioni di promozione della salute sono state osservate nella strategia mondiale “Salute per tutti nel 2000” (WHO, 1981). La visione proposta è stata quella di ridurre le iniquità, formare lo sviluppo sostenibile, utilizzare un approccio interdisciplinare e intersettoriale e non concentrarsi solo su azioni per “aggiungere anni alla vita” ma soprattutto “vita agli anni”.
Secondo la dichiarazione della “Carta di Ottawa” (1986), la promozione della salute si basa su tre elementi fondamentali: (1) l’identificazione di fattori determinanti della salute; (2) il processo di acquisizione del controllo di questi determinanti; (3) le indicazioni per migliorare non solo la salute, ma anche la capacità di condurre una vita piena e attiva nel suo complesso. Tutto ciò deve basarsi sui principi di equità e di sostenibilità.
Con l’approvazione del nuovo modello di politica europea per la salute riferito alla Regione Europea dell’OMS, basato su valori ed evidenze, denominato “Health 2020”, si pone l’obiettivo del miglioramento della salute per tutti e la riduzione delle diseguaglianze, attraverso più efficaci leadership e governance per la salute. Sono messe in rilievo le necessità di: sviluppare risorse e resilienza all’interno delle comunità, potenziare l’empowerment e creare ambienti favorevoli (WHO, 2013).
Più recentemente, l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile (SDG, Sustainable Development Goals), sottoscritta dai governi dei Paesi membri delle Nazioni Unite, ingloba 17 obiettivi universalmente applicabili per lo SDG, per cercare di ridurre le iniquità sia tra Paesi sia al loro interno. Gli obiettivi di SDG hanno sostituito gli obiettivi di sviluppo del millennio (MDG, Millennium Development Goals), scaduti alla fine del 2015, e tentano di espandere i successi ottenuti e di realizzare quelli che non sono stati raggiunti. Con i 169 “target”, o traguardi, gli SDG hanno una portata più ampia, e rappresentano obiettivi comuni su un insieme di questioni importanti per lo sviluppo: la lotta alla povertà, l’eliminazione della fame e il contrasto al cambiamento climatico, per citarne solo alcuni. Gli obiettivi riguardano le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile: crescita economica, inclusione sociale e salvaguardia dell’ambiente (UN, 2015).
La “Dichiarazione di Shanghai” (frutto della IX “Conferenza globale sulla promozione della salute” organizzata dall’OMS) propone scelte politiche coraggiose, rientrando perfettamente negli obiettivi posti dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Emergono due principali scopi come risultato di questo evento: promuovere la salute pubblica e sradicare la povertà. Le strategie identificate sono: insegnare ai cittadini a mantenersi in buona salute, tassare i prodotti non salutari e creare città eco-sostenibili. Per raggiungere questo occorrerà perseguire un’adeguata “alfabetizzazione sanitaria”1 anche se la vera sfida sarà quella di incrementare la copertura sanitaria per le popolazioni (WHO, 2016).
In questo percorso si ritrova l’etica della promozione della salute, alla cui base vi è la “Dichiarazione universale dei diritti umani” (UN, 1948) che dà ai cittadini il diritto di essere soggetti attivi e partecipativi della propria vita e il diritto di essere coinvolti e di contribuire per una comunità globale altrettanto sostenibile (Lindström ed Eriksson, 2011).
I principi affermati nella “Carta di Ottawa” hanno indubbiamente influenzato lo sviluppo della teoria salutogenica per la promozione della salute.
La teoria salutogenica è stata sviluppata da Aaron Antonovsky2, costruita come modello salutogenico che sviluppa una direzione per la promozione della salute. L’orientamento salutogenico si configura come un paradigma veramente innovativo per la ricerca e per la pratica nella promozione della salute.
Lindström e Nafstad (2003), che hanno approfondito il modello, ritengono che vi siano tre ragioni principali di successo: (1) focalizza l’attenzione sulla risoluzione dei problemi e sulla ricerca di soluzioni; (2) identifica le risorse generali di resilienza che aiutano le persone a muoversi in direzione di salute positiva; (3) identifica un senso e un discernimento globali e onnipresenti in individui, gruppi, popolazioni o sistemi la cui potenza è inclusa nel senso di coerenza (SOC, Sense Of Coherence) che si vedrà oltre nel capitolo.

Salutogenesi: un modello teorico per promuovere e generare salute

Il termine “salutogenesi” deriva dal latino salus, salutis che significa salute, e dal greco genesis, che significa origine, inizio, derivazione (Strümpfer, 1995). Lindström ed Eriksson (2006) l’hanno poi definita come un concetto “stress resource oriented” che si concentra sulle risorse e mantiene e accelera il movimento verso la salute.
L’approccio salutogenico di Antonovsky sonda caratteristiche e modalità di generazione della salute. Si occupa fondamentalmente del perché le persone rimangono sane e, quindi, di che cosa costituisce una “fonte” di salute. Quindi l’idea della presenza di fattori generativi di salute richiede l’esigenza di definire un nuovo approccio al tema, indagando fattori e processi di generazione della salute (Simonelli e Simonelli, 2010).
Nato come modello che analizzava gli effetti dello stress, il modello salutogenico (Box 11.1) presuppone che tutte le persone siano più o meno sane e più o meno malate, contemporaneamente: l’obiettivo è quello di prevedere in che modo un individuo può diventare più sano o meno malato (Bengel et al., 1999). Secondo questo modello, salute e malattia non sono condizioni che si escludono a vicenda ma segnano punti terminali di due poli opposti su un unico continuum (Figura 11.1). Sul continuum fra salute e malattia ogni persona si può collocare su di un determinato punto in un momento dato della sua vita. In qualsiasi punto una persona si trovi in quel continuum, essa potrà disporre sempre di risorse e opportunità per favorire lo spostamento della condizione personale verso il polo della salute (Simonelli e Simonelli, 2010).
BOX 11.1
IL MODELLO SALUTOGENICO
Fu sviluppato negli anni ’60 del Novecento in ambito anglosassone (concretamente coniato nel 1968), ma solo negli anni ’90 del secolo scorso, in Germania, comincerà a essere considerato negli ambienti accademici e nelle politiche sanitarie sotto la spinta dell’aumento ingente dei costi e delle conseguenti difficoltà finanziare. Il padre indiscusso dell’approccio salutogeno è stato il medico-sociologo della salute israelo-americano Aaron Antonovsky (1923-1994). Nato negli Stati Uniti ed emigrato nel 1960 in Israele, inizierà a sviluppare il modello salutogenico negli anni ’70.
Antonovsky, che aveva ricevuto dal governo israeliano l’incarico di valutare lo stato di salute delle persone anziane in Israele, stabilì dei criteri di misurazione della salute dal punto di vista fisico e psichico. Nello specifico, le sue indagini partirono dall’osservazioni sull’adattamento alla menopausa di donne di diverse etnie dell’Europa centrale nate tra il 1914 e il 1923, tra cui, anche donne sopravvissute ai campi di sterminio durante la Seconda guerra mondiale. Indagando sulle loro condizioni di salute mentale egli si accorse che alcune di loro (29%) non solo avevano saputo affrontare questo dramma in modo coraggioso, ma avevano conseguito adattamenti migliori nei confronti di stress successivi (Antonovsky et al., 1971). Le donne parteciparono a interviste in profondità.
Sulla base di un’analisi qualitativa dei risultati, Antonovsky ha costruito un nuovo approccio teorico per la salute: la salutogenesi. Le domande alla base dell’indagine furono le se...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Copyright
  4. PARTE I - LE BASI RILEVANTI PER LA PRATICA
  5. PARTE II - LA PRATICA DELLE CURE DOMICILIARI E DI COMUNITÀ