I precursori di Lombroso
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Giuseppe Antonini (Milano, 17 novembre 1864 – Milano, 19 gennaio 1938) è stato uno psichiatra italiano.
Discendente dalla famiglia degli Antonini della Valsesia, nacque dallo scultore Giuseppe e da Ersilia Lelli. Perse la madre ad appena tre anni e fu allevato dalla seconda moglie del padre, Giuseppina Canetta. Si laureò all'Università degli Studi di Torino nel 1888 con Carlo Forlanini, discutendo una tesi in clinica medica Sulla ventilazione polmonare dell'uomo sano in movimento ed in montagna, che fu poi pubblicata. Allievo in seguito di Cesare Lombroso, nel 1889 entrò come assistente nell' Ospedale psichiatrico di Bergamo e nel 1900 divenne direttore del Manicomio di Pavia in Voghera. Marco Ezechia Lombroso, detto Cesare (Verona, 6 novembre 1835 – Torino, 19 ottobre 1909), è stato un medico, antropologo, filosofo, giurista, criminologo e accademico italiano, da taluni studiosi definito come padre della moderna criminologia.
Esponente del positivismo, è stato uno dei pionieri degli studi sulla criminalità, e fondatore dell'antropologia criminale.
Il suo lavoro è stato fortemente influenzato dalla fisiognomica, dal darwinismo sociale e dalla frenologia.

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Informazioni

Editore
Passerino
Anno
2021
ISBN
9791220272346

I Fisionomisti nel seiecento

1. Ingegneri, Finella, Piocioli, Pellegrino. — 2. Gherardelli. — 3. Claramonte, Spontoni, De la Chambre, De la Bellière, Strygk, Goelenio, Elvezio. — Samuele Fuchsius. - Metoposcopia. — 5. Oftalmoscopia. — 6. O. Niquetius.

1. — Troppo lunga sarebbe anche la sola enumerazione dei fisionomisti che fiorirono nel secolo XVII. Molti però non fanno che seguire le tracce del Della Porta, che esercitò una grande influenza anche per aver corredata la sua opera con un atlante di pregevolissime figure; altri traducono e commentano gli antichi Aristotelici, altri tendono a dimostrare come l’appassionarsi alle ricerche fisionomiche non sia in opposizione ai precetti della Chiesa, e tentano di accordare l’indirizzo positivista col dogma. Se il Della Porta e il Grataroli non si influirono reciprocamente e le opere dell’uno furono sconosciute all’altro (dandoci così una prova che l’iniziarsi essi in questo genere di ricerche corrispondeva ad una personale curiosità di sapere e quasi ad una bizzarria), negli autori del sec. XVII invece vi è spiccata l’influenza reciproca, e si sente che esiste una Scuola, un indirizzo generale in relazione al rivolgimento fondamentale nell’indirizzo del pensiero per lo sviluppo rapido e rigoglioso di tutte le scienze naturali nel seicento.
È più spiccata la coscienza che la natura sia retta dalle leggi, e che l’uomo, in quanto è essere organico, è soggetto alle leggi fisiche.
Però anche in questo rinascimento scientifico rimane il concetto dualistico e i due elementi, spirito e corpo, se influenzabili a vicenda, rimangono pur tuttavia ben separati.
Senza prenderle in particolare esame citerò le opere dell’Ingegneri, del Finella, del Piccioli, del Pellegrino, del Gherardelli, del Claramonte, dello Spontoni, e fra gli stranieri del De la Chambre e del De la Bellière, dello Strygk, del Goelenio, dell’Elvezio, limitandomi all’esame di quelle del Fuchsius e del Niquetius, che rappresentano sufficientemente lo stato delle cognizioni del tempo sull’argomento.
Dell’Ingegneri, vescovo di Capo d’Istria, fu pubblicato dopo la sua morte un trattato sulla “Fisionomia naturale, nella quale con ragioni tolte dalla Filosofia, dalla Medicina e dalla Anatomia si dimostra come dalle parti del corpo umano, per la sua naturale complessione, si possa agevolmente congetturare quali sieno le inclinazioni e gli effetti dell’animo altrui„. È edita in Roma, 1° marzo MDCVI. Una ristampa venne fatta, insieme alle opere del Della Porta, in Venezia da Nicolò Pezzana nel MDCLXVIII.
Il Finella Filippo dedicò allo stesso papa Urbano VIII la sua Fisonomia naturale (Napoli 1629). È notevole la tendenza speciale del Finella a dare un carattere pratico dell’applicazione del diritto penale alla scienza fisionomica e la prudente riservatezza che s’impone nei giudizi, insistendo sulla necessità che diversi caratteri abbiano a concorrere per stabilire il diagnostico: “...se, per es., si avrà i capelli di chi è da me stato giudicato per reo, non devi per questo segno determinare liberamente, senza far prima giudizio degli altri membri, perchè è necessario avere altri membri che concorrano a dichiarare la natura di quelli capelli che giudicati avevi; come se per caso eran rossi significavano empietà, crudeltà, malefici, devi perciò guardare il naso, la fronte, gli occhi e altri corrispondenti e poi deliberare„.
Il Piccioli, nel De manus inspectione libri tres (Bergomi MDLXXXVII), tratta la Chiromanzia in modo scolastico, non è ancora spoglia dagli elementi astrologici del medio-evo.
Pellegrino Antonio ha una Fisionomia naturale, stampata in Venezia per Giov. De Ferri nell’anno MDXLV, e dovrebbe veramente essere accennato prima del Della Porta insieme al Grattaroli. Afferma concetti schiettamente positivisti quando dice: “E chiunque nasce porta seco dal primiero giorno le sue proprie e particolari inclinazioni, secondo le quali egli opera poi per tutto il tempo che egli vive sulla terra„.

2. — Meriterebbe di essere più particolarmente studiato il Gheraldelli, che nella sua voluminosa Cefalogia flsionomica (Bologna MDCLXXIV), ebbe un successo grandissimo presso i contemporanei. Di essa vennero esaurite in pochi anni diverse edizioni.
A contribuire alla fortuna di quest’opera deve aver certo giovato la forma elegante, le digressioni filosofiche, sociali, estetiche, che con giusto criterio sa intercalare lungo la trattazione, e l’aver posto in testa ad ogni capitolo un sonetto parafrasante il distico latino che ne forma il soggetto, e le numerose incisioni di teste quasi sempre indovinate per l’efficacia della espressione mimica. Riporterò a titolo di saggio qualcuna delle pagine più originali di questo importante fisionomista. Ecco uno dei tanti sonetti posti sotto alle figure:
Non nigri aut albi, at mulier mediocris ocelli,
Prudens, fida, bonis moribus esse solet.


Dal meriggio fulgor ai bei splendori
Sia, che l’occhio si abbagli e si confonda,
Nelle tenèbre dei notturni orrori
Sia che il mondo si perda e si diffonda;
Ma fra l’estremità di quei colori
Un mezzo Sol di immensa lode abbonda,
Che mescolando in sè quei varii errori
Rende alla vista altrui luce gioconda.
O di Donna pudica occhio lucente
Che la natura provvida compose
D’un misto perfettissimo e fulgente.
Porti tu la Vertà ne i lampi ascose
E la Sagacità d’alma prudente
In te con larga mano il Ciel ripose.
Del Sig. Nonio Verace.

Questi sonetti sono di varî autori, letterati, accademici di professione e dilettanti, che si rivelavano cultori appassionati di Fisionomia.
“Della fisionomia dell’uomo. — Deca seconda. — Fra le parti del nostro corpo la fronte obbidientissima si mostra nel palesare gl’interni affetti dell’anima; a piedi di questa ardono di continuo le fiaccole nobilissime degli occhi, acciò più facilmente corrano ad incensarla, come oracolo del cuore, e la curiosità e la cognizione altrui, e acciò meglio si leggano in essa i decreti stampati della confessante natura. S’ingegni pur dunque chi vuole di mentir la propria fronte col fingerla ad arte ribelle e contumace a gl’interni commandi, che non gli riuscirà così di leggeri, ond’hebbe a dir Tibullo all’Elegia 7 del 4° lib.: “hei mihi difficile est imitari gaudia falsa; difficile est tristi fingere mente iocum; nec bene mendaci risus componitur ore; nec bene sollecitus ebria verba sonant„ e Ovidio nel 2° delle Metamorfosi: “heu quod difficile est crimen non prodere vultu„, perchè si conosce la frode e l’inganno; “sed tamen apparet dissimulatus amor„, disse lo stesso nell’Epistola, si dee solo avvertire che l’inganno più facilmente può nascere nel giudice che nel giudizio semplicemente, perchè le note degli affetti dell’animo, le quali dalla fronte sono fatte palesi, allora sono ben note, quando non solo saranno conosciute distinte fra loro, ma ancora riunite col paragone; che questo mi persuado sia il più sodo fondamento possa esser per fabbricarne il fine intento sicuramente discorrerei dunque in questa guisa, la fronte grande per sè stessa potrebbe essere indizio di grande ingegno, perchè cinge gran copia di cervello, in ciò appunto misurandosi la virtù con la quantità, come parve accennasse Aristotele nel 2° de generat. animalium, cap. 7, nell’aver pronunciato che l’uomo ha più di cervello, proporzionabilmente però di quanti animali ci siano, e il maschio più della femmina, ma però se si considera la grandezza rilevante assai, in rispetto alla grandezza sì, ma moderata di quà e di là, dalla quale non può stare il retto, mostrerà esso e tardezza di moto e rozzezza di costumi, e la ragione è questa che l’anima si dichiara impotente e debole all’intendere, mentre è forzata con troppa malagevolezza adoprar istrumenti maggiori del dovere, troppo duri e malfatti, come quei che su una fronte sconciamente grande si contengono, stante, che con una smisurata grandezza l’argomento, che anco che l’accoppia un’insolita durezza, per la material composizione terrea e secca„.
“Della fisonomia dell’huomo. De capegli rari. — Discorso quinto, Deca prima. — Quando Polimene dice che i capegli rari mostrano persone maligne, et ingannevoli, s’intende di quelli che tali non sono per vecchiezza, e che naturalmente hanno capegli assai, che perciò l’atto venereo gli abbia cavato i danari dalla borsa, e i capegli dal capo. Considerazioni pure d’avvertirsi dalle persone d’honore. Et il simile per fondamento dal filosofo l’adduce il Porta nella Fisonomia terrestre dello struzzo, che è calvo e libidinoso. E Plinio con Opiano dicono sia di gran esito, e di moltissimo seme, e di calda complessione, che perciò digerisce il ferro.
Nel vecchio la calvitie mostra calidità temperata con soverchia siccità, e però in loro è la calvitie d’honore, come commandano le divine carte: “Consurgem coram capite calvo„; e quelli che per ischerno dissero contro Eliseo Profeta: “Ascende calve„, furono da lui maledetti, e da gli orsi devorati.
Sopra li giovani calvi cade il biasimo, et il sospetto vehemente, che in essi sia stata vitiosa ragione della calvitie loro.
Noi abbiamo conosciuti molti giovani calvi, quali erano di statura ordinaria, con occhi non neri, ma tiranti al giallo, la carne loro era a modo vermiglia; la fronte spaziosa, per causa della calvezza, e nella quale come specchio di tutto il corpo dentro vi si leggevano l’infrascritte qualità: Cervelli astuti e di veloce immaginativa, colerici, sfacciati, pronti nel dire, et assidui nelle cose veneree. Là dove, perchè Socrate fu calvo, come scrivono Ammanio, Gioviniano e Girolamo da Zopiro, venne lussurioso giudicato. Fu Giulio Cesare calvo; per il che convenivale con molto disturbo sopportare le burle, e giuochi che li dicevano, e facevano i suoi malevoli. E quando gli fu dato la Corona dell’Alloro dal Senato e popolo romano, la portava sempre in capo, per coprire la calvizie. E quello che Svetonio dice di Cesare lasceremo da parte, per non invecchire una sì mala opinione contro giovani calvi, o a quali sieno rischiariti molto i capegli. E considerando la regola che abbiamo da principio proposta, come i spessi capegli sopra il capo dell’uomo lo indicano simile alle fiere selvaggie. Adunque saranno quelli di rari capegli mansueti e timorosi, e quelli di mezzana capigliatura verranno giudicati di costumi lodevoli, et honorati. “Optimum ergo signum, medium horum existit„, dice Polemone. E Plinio nel 6° lib., cap. 13, dice che appresso gl’Hiperborei: “Tam viris quam feminis capillus probro est„, e nel vecchio: “calvitium non est vitium, sed probitatis indicium„, e tanto più quanto che il calvitio è solo proprio dell’homo, e non dei bruti, onde nel vecchio è segno d’animo retto e buono, e però degno d’honore e viceversa. E qui sta il fine di questo discorso„.
Pareri d’alcuni altri scrittori.
“Capilli tenues et rari, frigidum ac sine viribus hominem ostendunt. Ex Alberto Magno de Animalibus: De paupertate sanguinis argunt; similiter hebetem, et pigrum; Et quando fuerint rariones, magis, subdolum, et asperum, ac lucri cupidum innuunt.
Refer timidati Barbarorum, ed Assyriorum avaritiae. Assyrii enim extra mensuram avari (Grattarola).
Capegli rari dimostrano huomo maligno, et ingannevole, come scrivono Polemone et Adamantio (Porta, pag. 161, fas. 2).
Non molto pelo e sottili, dimostrano temperata calidità, congiunta con soverchia siccità, e della siccità, che viene per cattivo temperamento, nasce il calvitio (Opinione de’ Signori Medici)„
“Deca quarta. — Degli occhi delle donne. — Discorso decimo. — Ma per quanto appartiene alla ragion Fisicale, tutti sanno che quattro sono gli humori corporali, la Flemma, la Malinconia, il Sangue e la Colera, secondo le quali quattro complessioni ovvero temperamenti sogliono gli uomini generarsi. E per lo più, o almeno molti abbondano più d’uno, che degli altri, secondo il quale si dà la denominazione alle persone, con dire il tale è di natura malinconico, quell’altro è molto flemmatico, quello è vehemente sanguigno, et il tale abbonda di bile grandissimamente. La malinconia fa la persona pigra, tarda nell’operare ed è molto contraria per la vita attiva sebbene vale per la specolativa. Il pituitoso rende le persone tanto fredde, che pajono insensate nei maneggi. Il sanguigno è ottimo per lo governo, per essere di dolce, soave, e svegliata inclinazione. Ma il bilioso porta dalle fasce tanto ardente furore, che non può star quieto colla quiete stessa, nè potrebbe haver pace con la stessa pace.
Insomma la pratica di queste quattro naturalezze di persone e tanto giornale, e così manifesta a’ gli occhi di tutti, che qua non ci fa bisogno d’altre prove, che la sperienza stessa. Diciamo dunque se un huomo malinconico piglia per consorte una donna malinconica, che figli nasceranno da loro, come passerà il governo della casa il vedere i fatti suoi?
O che bel rubare haverà la servitù, con sicurezza di non essere colti sul corpo del delitto in mano. Se un pituitoso faccia matrimonio con una flemmatica, giudicate voi, tutta la loro entrata converrà spendere in fassine, solo saranno buoni di dire l’uno all’altro, fate voi, e credere a quanto gli diranno i Mastri di casa, li Fattori, gli Agricoltori, e tutta la servitù loro. Ma quando ambo saranno sanguigni, eccovi tradurre le vite loro in suoni, canti, festini, l’estate sollazzarsi per le campagne, l’inverno attendere a saturnali, et al governo di casa, chi vi ha da pensare vi pensa; e con un dire vogliamo così la parte nostra, et i nostri posteri ci pensino loro.
Due colerici poi insieme faranno esito tale, che bisognerebbe per tutti gli angoli della casa ci fossero bastoni, spade, e tutti li bellici strumenti.
Ma se uno sarà malinconico, pigliando una donna sanguinosa, molto bene uno tempererà l’humore dell’altro, et i parti nasceranno d’una temperatura mezzana, che sarà ottima in tutte le cose.
E lo stesso dicesi del flemmatico, il quale quando piglierà anche persona colerica, tutta volta il difetto del calore nell’uno con l’ecesso del calore nell’altro, commodamente si aggiusteranno fra loro, nella prosapia insieme; onde il Manso nel Paradosso secondo porta una tavoletta, portata da Marsilio Ficino nel convitto di Platone, che in questo modo insegnò: Il colerico colla colerica haverà corrispondenza alternata ma non durevole. Il colerico con la malinconia nessuna rispondenza, ma affanni. Il colerico con la flemmatica corrispondenza mezzana fra le loro vite, e nella prole sanguigno con colerica, corrispondenza alternata di rissa e di pace. Sanguigno con sanguigna perpetuo e non misero nodo. Sanguigno con flemmatica, corrispondenza buona, ma non durevole. Malinconico con malinconica di rado si legano, e legati mai si sciolgono. Malinconico con flemmatica, corrispondenza mala. Flemmatico con colerica, nissuna corrispondenza riceverà. Flemmatico con sanguigna, corrispondenza o niuna o poca„.
E passiamo ad altri, chè queste citazioni sono più che sufficienti per dare un concetto dell’opera del Gherardelli.

3. — Claramonte Scipione, col De coniectandis cuisque moribus et latitantibus animi affectibus (Venezia MDCXXV), studia i temperamenti, la conformazione delle parti e il movimento del corpo.
Lo Spontoni, che abbiamo già citato per la parte astrologica contenuta nella sua operetta, non aggiunse nulla di nuovo a quanto fecero gli imitatori del Della Porta.
De la Chambre divide nell’Arte de connoistre les hommes (Amsterdam 1660) in due ordini le cause che determinano l’uomo all’azione. “Le interne sono le facoltà dell’anima, il temperamento, la struttura delle parti, l’età, la nascita nobile o vile, le abitudini tanto intellettuali che morali, le passioni le esterne sono i genitori, gli astri, il clima, le stagioni, gli alimenti, la buona o l’avversa fortuna, gli esempi, i consigli, i castighi ed i premii„. È una esposizione dei fattori eziologici quale non si potrebbe desiderare più completa in un trattato moderno di psichiatria.
De la Bellière si avvicina agli autori del secolo XVIII. Dimostra molta coltura letteraria o storica nella sua Fisionomia ragionata o segreto curioso per conoscere le inclinazioni di ciascun nomo colle regole naturali (Lione MDCLXXXI).
Strigk è uno dei primi giureconsulti che applichino la fisionomia nella trattazione di opere giuridiche. È il Ferri nel ‘600. Scrivendo “De sponsalibus, nuptiis et separatione liberorum, de acquirendo rerum dominio. De jure mariti in bonis uxoris. De damno rebus alienis licite illato in extruendo„ fa delle considerazioni antropologiche e riprende il concetto che già era stato codificato dai longobardi che “quod dicobus vel pluribus ejusdem criminis accusatis, ille, qui melioris est physiognomiae innocentior abetur, adeo ut non facile torqueri possit„.
Goelenio Rodolfo, professore in Amburgo, stampa nel 1652 una Fisiognomica et Chiromantica specialia (Hallios Saxonum).
Si dilunga maggiormente a rappresentare gli aggruppamenti dei caratteri che costituiscono i vari tipi criminali, piuttosto che ad esaminare particolarmente le singole parti del corpo. Avverte inoltre come da un solo segno non si possa dedurre la natura dell’uomo, ma sia necessario il concorso di molti. Rispondendo così a distanza di qualche secolo alle sciocche obbiezioni degli oppositori di Lombroso, che tentarono di gettar il ridicolo facendo credere che sopra un unico carattere, e spesso di secondaria importanza, volesse erigere la diagnosi di delinquenza specifica.
Elvezio Giovanni, col Microscopium physiognomiae medicum, id est tractatus de physiognomiae del 1676 (Waesbergios), si acquistò gran fama, quantunque la sua opera non abbia originalità alcuna.

4. — Samuele Fuchsius, di cui ho già tenuto parola nell’Archivio di Psichiatria, mi pare degno di speciale osservazione e credo di dover parlare con qualche larghezza della sua opera.
Porta nel frontispizio questa scritta:
“Samuelis FVCHSII cvs lino pomerani | metoposcopia et ophthalmoscopia | Argentina exudebat Theodosius Glaserus | sumptibus Pauli Ledertz | M.DC.XV„.
Sono intercalate nel testo pregiate incisioni in rame, le quali in parte riproduciamo. Alcune di queste figure rappresentano tipi presi dal vero che hanno spiccati i caratteri degenerativi di cui si occupa l’A.; altre invece sono ritratti di principi buoni o malvagi, contemporanei o anteriori al Fuchsius, e di uomini eminenti, geniali; e starebbero a documentare la grande differenza che fisicamente si rincontra fra i diversi tipi morali.
Il lavoro del Fuchsius ha per la distribuzione della materia e per l’andamento generale l’aspetto di un vero trattato; è diviso in 34 capitoli; 15 appartengono alla Metoposcopia, 19 alla Oftalmologia ciascun capitolo è diviso in paragrafi o canoni, ed alla fine di ogni capitolo vi sono numerose notizie storiche sull’argomento, e le opinioni degli autori sono documentate Come si vede, il modo di procedere nella compilazione dell’opera non ha nulla da invidiare alla modernità. Lo stile del Fuchsius è quasi sempre ampolloso ed iperbolico da buon secentista, il latino non certo elegante, è talvolta oscuro.
In una prefazione al lettore, dopo una dedica all’Ill. ed Eccell. Principe Filippo II, Duca di Stettino, Pomerania ecc., ed ai Cavalieri Nicolao e Federico di Slesia, dà la ragione dell’opera: “Io esporrò„, dice Fuchsius, “se non perfettamente, però almeno per qua...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. I precursori di Lombroso
  3. Indice dei contenuti
  4. Prefazione
  5. L’"Uomo delinquente" di C. Lombroso
  6. I precursori nel Mondo Antico e nel Medio Evo
  7. Gio. Batt. Della Porta e Guglielmo Grataroli
  8. I Fisionomisti nel seiecento
  9. Frenologi e Psichiatri
  10. I Precursori nell’arte e della psico-patologia del genio