Parte quarta
Un futuro già passato (1795-1799)
Dalla farsa alla tragedia
Chissà quante volte i rappresentanti del popolo francese hanno giurato di essere pronti a morire per la libertà, come gli eroi del mondo antico. Eppure, quando nel 1799 si trovano finalmente faccia a faccia con l’usurpatore, i membri del Consiglio dei Cinquecento si danno miseramente alla fuga, si dice, inciampando nelle loro pesanti toghe: una scena tragicomica. A dire il vero, piuttosto romanzata. Eppure, abbastanza verosimile da poter dire, stavolta, con buona pace di Marx, che la farsa ha preceduto il dramma.
«Où donc étaient Brutus, Caton, Scaevola, Sydney?», si è chiesto con sarcasmo uno storico, «où donc étaient-ils ces grands parleurs de liberté, de vertu et du salut public?». In soli due giorni, infatti, il generale Bonaparte ha messo fuori gioco i suoi ultimi, esitanti avversari. L’evacuazione del Consiglio dei Cinquecento, salvo qualche tafferuglio, è avvenuta in modo indolore. I costumi in stile vagamente senatoriale non hanno impedito il deflusso dei deputati. A crollare a terra, tuttavia, è stata la Repubblica, schiacciata dalla sua più grande ossessione “storica”. Così, quelle vesti leggere e svolazzanti, disegnate dall’incisore Mixelle sul corpo della sua Clio nel 1788 [figura ex di copertina (Clio)], undici anni dopo si sono trasformate nelle pesanti toghe che avrebbero ostacolato la fuga dei Cinquecento al cospetto del nuovo Cesare [figura 15]. E pensare che nella sede parigina del Consiglio troneggia una statua che ritrae Catone sul punto di compiere il suo estremo atto di resistenza a Cesare.
Le cronache del tempo ci dicono che il compito di salvare l’onore della Patria con il sacrificio della vita è toccato all’anonimo cittadino Carré. Un suicidio spettacolare, il suo, consumatosi nel posto più appropriato: «sur la place de la Révolution, aux pieds de la statue de la Liberté». Un gesto eroico, si legge sul «Moniteur», che qualcuno ha interpretato come «une imitation de la fin tragique de Caton, ne voulant pas survivre à la perte de la liberté». Così, nell’autunno del 1799, mentre il profilo dell’Uticense aderisce fugacemente sul volto sfigurato d’un suicida qualunque, un nuovo Augusto, travestito da console, si appresta ad assumere il potere. Il vero Catone, nel frattempo, continua a morire solo a teatro.
Questo, però, è l’epilogo di una storia cominciata quando tra i banchi della Convenzione si aggira ancora l’ombra di Robespierre e Bonaparte è solo un generale di brigata.
1. Dum Romae Consulitur
Donnez-moi la garantie que les tems des révolutions, des factions et de leurs fureurs, ne se reproduiront jamais parmi nous, et je pense comme vous, et je vote aussi comme vous. Mais ouvrez l’histoire, jetez les yeux derriere vous, sur les Peuples qui vous ont précédés, sur leurs troubles politiques, dont votre révolution n’a été qu’une répétition fidelle; vous verrez que les passions et les hommes ne changent jamais, et que le retour subit des mêmes époques échappe à tous les calculs de la prévoyance la plus profonde.
Joseph Eschassériaux, detto l’aîné
L’histoire de cet homme extraordinaire ne pouvait être publiée dans des circonstances plus favorables. Plusieurs événemens de son regne présentaient des comparaisons, des rapprochemens avec les événemens qui se sont passée dans le cours de notre révolution, et l’auteur les a saisis. C’est dans la conduite de ce tyran que nos derniers oppresseur avaient puisé les moyens de nous ramener à l’esclavage […] On croira parcourir l’histoire du tems présent: les ressemblances mêmes sont si frappantes.
«Le Moniteur»
1. Uno, tre, dieci…
Chi a suo tempo si era opposto alla proscrizione dei Girondini è convinto che il peggio si sarebbe potuto evitare. Ora, però, che la profezia si è avverata, ammonisce Michel Edme Petit, l’obiettivo è impedire che quanto già accaduto ai romani e agli inglesi si ripeta in Francia per una seconda volta.
Chi è sopravvissuto alla morte di Robespierre pur avendone condiviso i crimini, invece, vuole far credere che il peggio sia passato. L’Incorruttibile, si sa, ha eguagliato i più celebri tiranni della storia, instaurando un dominio simile al triumvirato. Ora che è stato giustiziato, il capo dei Giacobini appare come un Catilina smascherato alla vigilia della sua ultima congiura o come un Cromwell incompiuto. Ne è convinto Stanislas-Louis-Marie Fréron, feroce esecutore del Terrore, tra i più svelti a schierarsi dalla parte dei vincitori: «Plus heureuse que l’Angleterre, parce qu’elle avait plus de lumiers, parce qu’elle était plus digne de l’être, la France devait recevoir aussi cette derniers leçons, elle devait avoir un Cromwel, mais elle ne devait pas avoir un maître».
Questa gara a chi riesce a spiegare in modo più convincente il passato recente, come sempre, coinvolge anche il teatro. Ed è ancora una volta Marie-Joseph Chénier il più lesto a mettere in scena l’ultimo atto della Rivoluzione: il suo Timoléon, infatti, viene rap...