Milano guelfa (1302-1310)
eBook - ePub

Milano guelfa (1302-1310)

  1. 269 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Milano guelfa (1302-1310)

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

Il volume analizza la vita politica, istituzionale e sociale di Milano nell'arco di un decennio, dal giugno del 1302 al gennaio del 1311, quando in città, allontanati Matteo Visconti e i suoi principali seguaci, dominarono i popolari e la famiglia della Torre, che aderirono con decisione allo schieramento guelfo «radicale», allora capeggiato dai «neri» fiorentini.Si tratta di un arco di tempo limitato ma di grande interesse: Milano per alcuni anni propose un atteggiamento politico innovativo e differente da quello che avrebbe poi caratterizzato il successivo regime dei Visconti. Infatti il comune di popolo rinato nel 1302 puntò con decisione non alla creazione di un'area di dominio regionale, ma all'inserimento della città in una solida e vasta rete di alleanze che coinvolgeva tutta la penisola, che portò a un periodo di pace quasi decennale e permise una momentanea ma rigogliosa fioritura della vita economica.Il progetto fallì a causa delle ambizioni egemoniche di Guido della Torre, che fra il 1307 e il 1308, sfruttando la sua rete di clientele, prese il potere creando una signoria personale. Quando scese in Italia l'imperatore Enrico VII la popolazione, esasperata, gli aprì le porte, permettendo anche il ritorno dei Visconti.Fallì così anche la possibilità di creare un'«Italia guelfa», basata sull'asse Napoli-Firenze-Milano-Padova, che avrebbe potuto dare una dimensione nazionale alla politica e all'economia italiana fin dal Trecento.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Milano guelfa (1302-1310) di Paolo Grillo in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Storia e Storia italiana. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Anno
2014
ISBN
9788867282432
Argomento
Storia
1. Il cambio di regime del 1302
La fine del primo dominio di Matteo Visconti è un episodio mal conosciuto della storia milanese, dato che ad essa concorsero molteplici fattori che raramente sono stati presi in considerazione nella loro totalità. Le manovre antiviscontee di Bonifacio VIII, le ambizioni di affermazione di diversi signori padani, la mai sopita volontà di rivalsa dei della Torre e le divisioni interne alla stessa dinastia dei Visconti concorsero tutte al clamoroso e imprevisto cambio di regime. Queste forze ebbero però successo soltanto perché si incontrarono con il malcontento popolare diffusosi a Milano contro le ambizioni signorili di Matteo e contro i costi della sua politica espansionistica, insostenibili in un momento di difficoltà economiche. Non bisogna dimenticare, infatti, che proprio nel 1302 l’Italia centro-settentrionale fu martoriata da una grave carestia, che fece impennare il prezzo dei grani e causò gravi difficoltà, soprattutto ai gruppi sociali più deboli.121 Non abbiamo testimonianze dirette sugli effetti della carestia in Milano, ma è probabile che anche qui vi siano stati forti rincari che resero necessario l’intervento del comune, come avvenne a Cremona e a Bergamo.122
Gli storici ambrosiani, però, quelli attuali non meno che i cronisti del XIV secolo, sono stati estremamente restii a riconoscere la possibilità che il popolo di Milano potesse ribellarsi contro i Visconti. La cacciata di Matteo e Galeazzo Visconti dalla città è stata dunque variamente attribuita alla pressione militare esercitata dai guelfi o alle manovre e ai tradimenti di signori rivali quali il piacentino Alberto Scotti – offeso per il mancato matrimonio di sua figlia con Beatrice d’Este, andata in sposa a Galeazzo – o il comasco Corrado Rusca, aizzato dalla nuora. Nessuno sembra aver osservato il ruolo determinante di Bonifacio VIII nell’organizzare la spedizione militare contro Matteo, così come pochissima attenzione e nessuna spiegazione ha ottenuto la contemporanea insurrezione popolare che impedì a Matteo e Galeazzo di organizzare una resistenza in città.123
Alla radice di molte letture recenti delle vicende del 1302 c’è, come accade spesso, il racconto di Galvano Fiamma, il quale afferma soltanto che Matteo «depose il dominio» su Milano a causa di una congiura contro di lui guidata da Alberto Scotti che comprendeva i principali signori delle città confinanti e la pars nobilium di Milano.124 Bernardino Corio, invece, seguendo il testo del contemporaneo Antonio da Retenate, riferisce dettagliatamente dei tumulti, anche se con una cronologia non troppo precisa che rende difficile ricostruire le vicende.125 Sarà dunque necessario tentare di dipanare la narrazione dello storico rinascimentale, integrandola con le altre fonti disponibili e premettendo una necessaria, rapida ricostruzione del governo di Matteo Visconti, volta a metterne in luce le peculiarità, ma anche i costi economici e sociali.
1. Uso e abuso del Popolo: il governo di Matteo Visconti
Gli studiosi della Milano di fine Duecento hanno spesso paradossalmente sottovalutato la capacità politica dimostrata da Matteo Visconti nell’affermare il proprio dominio sulla città, considerandolo invece una semplice emanazione del potente prozio Ottone.126 Ha avuto invece poco seguito l’intuizione di Giovanni Tabacco, che quasi quarant’anni fa aveva rilevato che Matteo aveva invece saputo giocare una partita in proprio, basando il suo potere sull’alleanza con il Popolo, rinnovando in questa direzione la precedente esperienza torriana.127
Le radici dell’ascesa di Matteo affondano nella profonda crisi vissuta dal comune milanese alla fine del 1282, quando il tentativo di Guglielmo VII di Monferrato di instaurare una signoria personale su Milano appoggiandosi alla parte più estremista dell’aristocrazia ghibellina portò alla reazione dei popolari e dei nobili moderati guidati da Ottone Visconti. Nel novembre del 1282 il marchese venne dunque cacciato da una rivolta capitanata dall’arcivescovo. Ne seguirono alcuni anni confusi, che videro paradossalmente l’avvicinamento fra la ghibellina Milano e le guelfe Cremona e Brescia contro l’alleanza fra il ghibellino Guglielmo e i guelfi della Torre.128 In questa caotica situazione, dal 1285 le istituzioni popolari ripresero vigore, tornando ad agire come protagoniste nella vita pubblica milanese. Proprio dall’aprile del 1285 l’ufficio dei dodici sapienti di provvisione, istituito probabilmente fra 1278 e 1279, fu ristrutturato: i suoi membri furono guidati da un priore, assunsero anche il titolo di anziani e dichiararono di operare per il Popolo e il comune.129
Fu in questo contesto politico che nel 1287 Matteo Visconti ottenne il titolo di Capitano del popolo dall’assemblea comunale. Secondo Galvano Fiamma, egli avrebbe dovuto poi cedere la carica ad esponenti di altre grandi famiglie milanesi, ma, una volta acquisitala, la tenne, facendosi rinnovare l’incarico. Sotto la sua egida, il Popolo milanese riprese un ruolo di primo piano nel governo cittadino.130
Come nuovo capitano del Popolo, Matteo promosse la rinascita della Credenza di Sant’Ambrogio, l’antico organismo che nel corso del XIII secolo aveva rappresentato le istanze dei popolari ambrosiani,131 che era sopravvissuta per un ventennio priva di qualsiasi ruolo effettivo e che venne rifondata sullo scorcio del Duecento quale «società nuova della Credenza di Sant’Ambrogio».132 Almeno dall’anno 1300, nella persona del suo giudice, Riccardo di Arezzo, essa ebbe un’attività estremamente vivace, dato che l’ufficiale è ricordato da diverse pergamene agire in cause che riguardavano la chiesa di San Giorgio in Palazzo e il capitolo di Sant’Ambrogio.133 Da quando il capitaneato fu saldamente acquisito da Matteo, si moltiplicano le menzioni della sua attività, tramite un collegio di giudici che finirono con l’amministrare una quantità significativa delle cause in corso in città.134
Come si è accennato, l’ostilità fra Guglielmo VI...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Occhiello
  3. Frontespizio
  4. Colophon
  5. Introduzione
  6. 1. Il cambio di regime del 1302
  7. 2. Un nuovo Comune
  8. 3. Il potere dei della Torre (1302-1307)
  9. 4. Guelfa e nera: Milano nel quadro politico italiano
  10. 5. Commerci e mercati
  11. 6. Una breve età dell’oro nelle campagne
  12. 7. Ricchezza e sintomi di crisi: la società milanese agli inizi del Trecento
  13. 8. Hybris: la seconda signoria torriana
  14. 9. Enrico VII e Milano: disincanto e tradimento
  15. Conclusione
  16. Appendice. Ritratto di una pars:i sostenitori dei della Torre nel dicembre del 1310
  17. Bibliografia
  18. Indice dei nomi
  19. Quarta