1. I falsi storici
1. Vero e falso: le parole sono pietre
Falso esprime il significato primario del latino falsum (fallěre = mettere il piede in fallo, ingannare): alterazione parziale o totale del vero (verità) in documenti, testi letterari, atti giuridici, firme, sigilli, chiavi, merci, prodotti, pesi, misure, opere d’arte, teorie, ricerche scientifiche, dottrine religiose e politiche. Come sinonimo, con specifiche accezioni settoriali, incontriamo apocrifo (= occulto, segreto, escluso dal canone dei libri ispirati o da quello, più o meno dichiarato, del corpus di un autore o di una scuola letterario-filosofica),1 spurio e altri termini: impostura, contraffazione, mistificazione, adulterazione, pseudepigrafia i più frequenti; per quanto riguarda l’autore del falso domina incontrastato falsario, talvolta nelle forme obsolete di falsificatore o falsatore; meno frequenti impostore e contraffattore; il falsario, insieme al ladro, al grassatore, all’omicida, ha un posto di riguardo tra i “tipi” criminali individuati dai crani nell’Uomo criminale di Cesare Lombroso.2 All’italiano falso, e sinonimi, corrispondono in francese faux-fausseté, falsification, faussaire-falsificateur, contrefaçon-contrefacteur, mystification-mystificateur, supercherie, in spagnolo falsía-falsedad - falseador (o falsificador), contrahechura-contrafaccion, in inglese forgery, fake, fraud, imposture, counterfeit(-ing), superchery (dal fr.), in tedesco Fälschung-Falschheit-Verfälschung, Unechtheit.
«Il concetto di falsità presuppone quello di verità, di cui esprime l’opposizione», recita l’Enciclopedia filosofica Bompiani:3 dunque a falso si contrappone vero, anch’esso con molteplici significati e contesti (originale, autentico, genuino, canonico, etc.). Intorno a falso-falsità, spesso declinato nella più comune accezione di menzogna (più attenuato bugia), si è affaticata la riflessione di filosofi, teologi, storici sin dal mondo classico; Omero e Platone, per esempio, offrono temi e concetti di riferimento ripresi dal pensiero occidentale in età medievale e moderna. Dalla Bibbia e dai grandi filosofi classici prende ispirazione il pensiero di Agostino e Tommaso d’Aquino su falso e menzogna; la definizione di Agostino in particolare diventa un punto fermo ineludibile per filosofi e teologi dei secoli successivi: «mendacium est falsa significatio cum voluntate fallendi» e ancora «non omnis […] qui falsum dicit mentitur», mentiens è colui che mente, mendax è il bugiardo, l’impostore; l’illiceità totale, parziale, con riserva od eccezioni, della menzogna, con tutte le implicazioni di natura morale, religiosa, sociale, politica, sollecita dibattiti inesausti sino ai nostri giorni; ex falso sequitur quodlibet (da premesse false derivano proposizioni sia vere che false), recita un passo di autore ignoto, da molti “falsamente” identificato con Duns Scoto (1266-1308): le applicazioni in ambito storico-politico paiono evidenti. Alle apologie della menzogna diffuse come esercitazione retorica tra Cinquecento e Seicento (Celio, Calcagnini, Giuseppe Battista, Pio Rossi) ma rifiorite anche di recente, si contrappongono le condanne senza riserve di teologi rigoristi (è un peccato contro Dio e san Giovanni ricorda che il diavolo è «bugiardo e padre di menzogna») e filosofi: Montesquieu tesse l’elogio della sincerità e Kant nega il Presunto diritto di mentire per amore dell’umanità; Benjamin Constant riconosce, a certe condizioni e circostanze, il diritto alla menzogna; da Kirkegaard a Nietzsche, Jaspers, Sartre e tanti altri ricerca e riflessione su verità-menzogna continuano sino alle recenti sintesi critico-storiche di Derrida, Tagliapietra, D’Agostini.4
Elogiare o condannare come vero o falso un libro, un documento, un oggetto, un’opera d’arte, una religione, una dottrina, un evento, una notizia è decisivo per la vita degli uomini: le parole sono pietre.
2. La menzogna in politica e nella storia
Inganno e menzogna nell’azione politica e nelle vicende storiche sono ovviamente testimoniate già nel mondo antico; Quintiliano (I secolo d.C.) concede al saggio, se lo esige la “communis utilitas”, di mentire e sostenere falsità.5 Da Machiavelli a Hobbes a Locke a Kant sino agli attuali “politologi” il pensiero politico-filosofico occidentale si affatica e divide su vero - falso nella pratica politica.6 Il principe, ricorda Machiavelli, dev’«essere gran simulatore e dissimulatore: e sono tanto semplici gli uomini, e tanto obediscano alle necessità presenti, che colui che inganna troverrà sempre che si lascerà ingannare»;7 «mundus vult decipi, ergo decipiatur», recita un motto largamente diffuso nel Rinascimento: coniato in tedesco da Sebastiano Brant (1458-1521) nella Nave dei folli (Das Narrenschiff), più volte ripreso da Lutero e in forme leggermente modificate da Sebastian Franck (1499-1542) e Carlo Carafa, ricorre più volte nella letteratura storico-politica dell’età moderna;8 a Machiavelli, e alle furibonde polemiche su inganno-menzogna-morale-utilità pubblica, seguono le tormentate riflessioni dei teorici della “ragion di stato” e gli elogi, più o meno reticenti, della dissimulazione; Della dissimulazione onesta è il titolo, che ben dichiara la proposta storico-politica, del celebre trattatello di Torquato Accetto (1641).9 Sanno mentire meglio i whigs o i tories?; per rispondere a questo suggestivo dilemma della vita politica inglese del primo Settecento Jonathan Swift (1667-1745) conia l’espressione menzogna politica destinata a imperitura fortuna nei secoli seguenti; la pseudologia è «l’arte di convincere il popolo di salutari falsità per qualche buon fine», «la falsità vola e la verità zoppicando le viene dietro» e «il modo più appropriato per contraddire una menzogna è un’altra menzogna».10 Swift, com’è noto, è il brillante narratore dei Viaggi di Gulliver, non un politico, anche se dal tranquillo capitolo di Dublino mette la sua caustica penna al servizio dei diritti conculcati degli Irlandesi;11 nel 1889 Oscar Wilde (1854-1900) dà alla menzogna lo statuto di arte e fondamento delle relazioni sociali.12
Menzogna in politica, ecco qualche opinione di politici dell’Ottocento e Novecento: «Conosco l’arte di ingannare i diplomatici: dico la verità ed essi non mi credono», esclama Cavour, dando così per scontata la menzogna nell’azione politica; «la prima vittima quando arriva la guerra è la verità» è l’amaro commento del senatore americano Hiram Johnson all’ingresso degli USA nella 1ͣ guerra mondiale nel 1917: ed ecco Göbbels, ispiratore della campagna di odio contro gli ebrei, intessuta di falsi e menzogne (non ultima quella sulla “autenticità” dei Protocolli dei Savi di Sion): «ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità» e ancora «dalla bocca di Hitler non esce mai una parola falsa o con intenti malvagi. Egli è l’incarnazione della verità»; Petain, per parte sua, afferma categorico: «odio la menzogna». Inganno e menzogna, col raffinato e temibile contorno del segreto di stato, nato per tutelare gli arcana imperii delineati dai teorici della ragion di stato, creano e alimentano il mito del complotto, motore tenebroso e potentissimo dei più grandi rivolgimenti storico-sociali dell’età contemporanea; Rosacroce, massoni, gesuiti, illuministi, ebrei e poi, in tempi recenti, le più svariate potenze nemiche e servizi segreti, potentati economici, gruppi terroristici, sono di volta in volta i protagonisti occulti di colpi di stato rivoluzioni, attentati terroristici:13 l’audace “complottologo” americano Thierry Meyssan titola L’incredibile menzogna uno strampalato pamphlet che attribuisce l’esplosione dell’11 settembre all’impatto non del volo 77 dell’American Airlines ma di un missile, segnale d’inizio di un golpe militare.14 La menzogna, si ripete da politici e storici, è l’arma privilegiata e vincente dei grandi regimi totalitari del Novecento ma anche nei paesi democratici gioca un ruolo essenziale nella vita politica: da quando, commentando i Pentagon Papers del 1971 [testimoni degli inganni perpetrati all’opinione pubblica americana sulla guerra in Vietnam], Hannah Arendt (1972) ha sottolineato la «straordinaria diffusione della pratica della menzogna in politica», l’uso politico della menzogna è diventata espressione di uso corrente nel dibattito storico-po...