Le trasgressioni della carne
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Le trasgressioni della carne

Il desiderio omosessuale nel mondo islamico e cristiano, secc. XII-XX

  1. 221 pagine
  2. Italian
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Le trasgressioni della carne

Il desiderio omosessuale nel mondo islamico e cristiano, secc. XII-XX

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Questo libro affronta, per la prima volta insieme, la lunga storia dei desideri e delle relazioni omoerotiche e omosessuali nel mondo islamico e cristiano dal medioevo alla prima metà del Novecento.Attraverso sette saggi, scritti da alcuni tra i maggiori specialisti a livello internazionale, si rintracciano episodi di vita quotidiana e riflessi letterari degli amori tra persone dello stesso sesso nel passato, ricostruendo al contempo le evoluzioni del generale contesto di controllo e repressione in cui si realizzarono.Al centro del volume non si trova tanto la proposta di una comparazione tra due ambiti storici avvertiti a lungo come in netta contrapposizione tra loro, quanto piuttosto l'ipotesi che proprio le trasgressioni della carne abbiano costituito un inatteso terreno d'incontro e d'interazione tra musulmani e cristiani. Dettero, infatti, corpo a pratiche di tolleranza rimosse e dimenticate, che hanno concorso, tuttavia, a dare forma al complesso mosaico della storia mediterranea.

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Informazioni

Anno
2015
ISBN
9788867284405
I
Descrizione e proibizione
Everett K. Rowson
Omoerotismo ed élite mamelucca tra Egitto e Siria nel tardo medioevo*
Introduzione: Edoardo II d’Inghilterra e il sultano Ahmad b. al-Nasir Muhammad
Nel 1307 morì Edoardo I d’Inghilterra. Gli succedette il figlio ventitreenne, Edoardo II, il cui regno, straordinariamente infelice, si protrasse per i successivi vent’anni. Le cronache contemporanee attribuirono molti dei disastri del suo governo al suo eccessivo attaccamento a uno dei pari di Francia, Piers Gaveston, di pochi anni più grande di lui. Inizialmente introdotto alla corte inglese da Edoardo I per essere un compagno e un modello per suo figlio, Gaveston cominciò a esercitare una forte presa sul giovane. Con lui l’erede al trono fu prodigo di attenzioni, doni e titoli, trascurando gli affari di stato e facendo infuriare i nobili, i quali, dopo avergli imposto per due volte di esiliare l’odiato favorito, alla fine lo catturarono e lo decapitarono. Le relazioni tra il sovrano e la nobiltà tuttavia non migliorarono. Edoardo aveva prontamente adottato un’altra coppia di favoriti, i Despenser, padre e figlio, con il secondo dei quali si mormorava intrattenesse lo stesso genere di intima relazione che si dava quasi per certo avesse precedentemente stabilito con Gaveston. La situazione raggiunse il suo punto critico quando la moglie separata di Edoardo, sorella del re di Francia, iniziò a frequentare un conte gallese e invase l’Inghilterra. Edoardo fuggì ma fu catturato, e i Despenser furono giustiziati. Quando ebbe l’opportunità di abdicare, Edoardo la colse, ma fu ugualmente assassinato nel 1327 – stando a resoconti più tardi – con una verga incandescente conficcata nell’ano.27
Lo scandalo suscitato dall’attaccamento di Edoardo II ai suoi favoriti sminuisce, ai nostri occhi, la forza dei trattati militanti composti durante il suo regno contro i musulmani, di cui si metteva sotto accusa la dissolutezza sodomitica. Il più famoso fu quello del domenicano francese Guillaume Adam, scritto intorno al 1318, che spiegava come «nella setta saracena qualsiasi atto sessuale non solo non è per nulla proibito, ma è permesso e lodato». L’autore si spinse oltre, denunciando, tra i musulmani, uomini effeminati che si radevano la barba, indossavano vistosi abiti femminili e si vendevano ad altri uomini con i quali finivano per coabitare come marito e moglie; al contempo, non risparmiò critiche al costume dei cristiani orientali di ingrassare e acconciare i loro figli per soddisfare la libidine innaturale dei “saraceni”, che facevano a gara per accaparrarseli.28 Per distorta che potesse essere la sua polemica, chiaramente Adam era a conoscenza non solo del fenomeno del mukhannath (il travestito cui le società musulmane accordavano un ruolo riconosciuto, anche se non sempre approvato),29 ma anche delle pratiche di reclutamento dei regimi mamelucchi in Egitto e in Siria (1250-1517), per cui giovani non musulmani – in prevalenza turchi, alcuni dei quali cristiani – erano comprati come schiavi, importati, convertiti, addestrati come soldati e affrancati, divenendo così parte dell’élite di governo (con la possibilità di ascendere persino al rango di sultano).30 Come la sodomia si concili con questo quadro è questione complicata ma non oziosa, e il mondo dei sultani mamelucchi, per quanto le differenze siano importanti tanto quanto le somiglianze, non è privo di paralleli con il caso di Edoardo II.31
Forse il parallelo più simile allo sfortunato caso del sovrano inglese è quello di Ahmad b. al-Nasir Muhammad, che governò come sultano di Egitto e Siria per breve tempo (quattro mesi) nell’anno 742 del calendario dell’Egira, pari al 1342 dell’era cristiana, ossia una quindicina di anni dopo la morte di Edoardo.32 Il padre di Ahmad aveva beneficiato del più lungo dei regni mamelucchi (seppure con due interruzioni): era asceso al trono nel 693/1293, aveva regnato per quarantotto anni ed era morto nel 741/1341.33 Ahmad era cresciuto per la maggior parte del tempo lontano dalla sua famiglia, a Karak, un’importante fortezza poche miglia a sud del mar Morto, dove al-Nasir Muhammad aveva trascorso il suo tempo lontano dalla capitale Il Cairo, durante le due vittoriose ma instabili rivolte contro il suo regno. Quando suo padre venne a sapere che il giovane (all’epoca circa ventunenne) a Karak aveva stretto un legame d’amicizia con una persona «inadatta» (man la yaslah), lo riportò al Cairo, lo fece sposare con la figlia di uno dei suoi mamelucchi (schiavi militari) e quindi lo rispedì a Karak. Si dice che qui Ahmad «s’innamorò perdutamente di un bellissimo giovane chiamato al-Shuhayb» – ma probabilmente si tratta della relazione sconveniente che aveva già intrapreso – «e per lui perse ogni senso dell’onore, sommergendolo di denaro». Quando lo venne a sapere, al-Nasir Muhammad s’indignò, sequestrò il giovane e gli riprese il denaro. Distrutto, Ahmad si rivolse a due dei più potenti mamelucchi del padre, dicendo loro: «se questo ragazzo sarà punito, io mi toglierò la vita!». Smise di mangiare e di bere e non riuscì più ad alzarsi dal letto. Dinanzi a questo spettacolo, al-Nasir Muhammad si ammorbidì e liberò al-Shuhayb, cercando al contempo di distrarre invano il figlio dalla sua ossessione, con l’offerta di cento dei suoi mamelucchi in cambio.34
La situazione peggiorò quando uno degli eunuchi maltrattò al-Shuhayb – segno del fatto che, benché le nostre fonti non lo dicano esplicitamente, il giovane era di fatto un soldato in formazione, soggetto all’ordinaria supervisione degli eunuchi –, e Ahmad lo punì percuotendolo fin quasi alla morte.35 In risposta al-Nasir Muhammad minacciò di bandire lo stesso Ahmad se avesse rifiutato di mandare in esilio il suo favorito. Ahmad reagì dicendo agli inviati di suo padre, quegli stessi due mamelucchi cui inizialmente aveva fatto appello: «ciascuno di voi ha un centinaio di ragazzi e ragazze giovani e carini, e voi non siete altro che i servitori di mio padre (mamalik), mentre io, che sono suo figlio, mi sono accontentato, per quanto riguarda i piaceri terreni, di questo solo ragazzo, perché ha condiviso il mio esilio, lasciando la sua famiglia. Come potrei cacciarlo? Se il sultano mi comanda di farlo, allora che cacci anche me!». E in effetti suo padre, contrariato, fece esattamente questo, ma solo per un breve periodo, finché l’intercessione delle parenti del giovane non ne mitigò ancora una volta l’ira.36
Il sultano diseredò comunque suo figlio, scegliendo un altro discendente, Abu Bakr, che gli successe nel 742/1342. A questo punto, la storia si complica in maniera eccessiva, secondo un modulo tipico per i mamelucchi. I potenti mamelucchi dell’ultimo sultano si divisero presto in fazioni, a sostegno del nuovo (e giovanissimo) erede e di altri figli, tra cui Ahmad. Abu Bakr durò in carica solo pochi mesi. Gli subentrò quindi un altro fratello, più giovane di lui, Kujuk. Nel frattempo, Ahmad si era guadagnato il sostegno dei mamelucchi in Siria, ma in mezzo a tutte queste macchinazioni gli stessi mamelucchi di Ahmad uccisero lo sfortunato al-Shuhayb. Ahmad ne uscì distrutto – pare che fosse quasi diventato pazzo – ma continuò ad ambire al trono del Cairo, che ottenne di diritto poco dopo. Tuttavia, non passò che un mese e decise di fare ritorno a Karak, per governare da lì; o, per meglio dire, per non governare, come riportano le fonti. Immerso nei piaceri e nel vino, finì per rivolgersi fatalmente contro i suoi precedenti sostenitori, che uccise uno dopo l’altro. E per peggiorare le cose, ne imprigionò le parenti e permise ai cristiani locali di compiere ogni sorta di abuso contro di loro. Il rigetto nei confronti del suo operato fu universale e al Cairo un altro suo fratello, al-Salih Isma‘il, era già stato messo sul trono. Dopo un lungo assedio, Ahmad fu catturato e ucciso a Karak nel 745/1345, e la sua testa fu portata a suo fratello, che aveva temporaneamente trionfato.37
Lo storico Ibn Hajar al-‘Asqalani, al quale dobbiamo il racconto più dettagliato della deprecabile parabola di Ahmad, la riassunse dipingendolo come «un amministratore veramente terribile, un edonista e un ubriacone».38 Tuttavia, non si concentrò sul suo favoritismo e sarebbe certamente un errore attribuire i suoi problemi all’omosessualità in sé e per sé. Per quanto al-Shuhayb possa essere stato un oggetto “improprio” dell’ossessione amorosa di Ahmad, le fonti di cui disponiamo per contestualizzare questo resoconto non suggeriscono che la sua inadeguatezza derivasse dal suo genere; in modo più verosimile, era solo “inadeguatamente” plebeo. È proprio la ricostruzione di tale contesto, che ci rivela fino a che punto il mondo in cui Ahmad viveva fosse saturo di omoerotismo, a costituire l’oggetto di interesse di questo saggio. In qualche modo, Guillaume Adam...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Occhiello
  3. Frontespizio
  4. Colophon
  5. Umberto Grassi e Giuseppe Marcocci, L’intreccio dei desideri, la tolleranza della carne: per una nuova storia delle relazioni tra musulmani e cristiani
  6. I. Descrizione e proibizione
  7. II. Interazioni e immaginari
  8. Indice dei nomi
  9. Gli autori
  10. Quarta di copertina