1. La produzione del testo
È ormai assodato che a comporre le branches del Roman de Renart furono una ventina di chierici attivi nella Francia settentrionale tra il XII e il XIII secolo. Conosciamo anche alcuni nomi: Pierre de Saint-Cloud (autore delle br. II e Va), Richard de Lison (autore della br. XII) e il Prete della Croix-en-Brie (autore della br. IX). I testi non ci dicono molto altro se non che Pierre fu presumibilmente l’iniziatore dell’epopea renardiana francese. Non ci sono riferimenti a eventuali committenti, né indicazioni cronologiche precise, né accenni alle condizioni di composizione dei testi. In qualche caso, seguendo un topos letterario, gli autori ci informano che il loro poema racconterà una storia nuova e meravigliosa sulla volpe Renart, una storia mai sentita prima, e che «la matere est large et ample».
Oltre a queste scarne informazioni contenute nelle branches, è però possibile rintracciare nella scrittura dei testi alcuni meccanismi condivisi da molti autori del Renart che, se non ci svelano molto sulle personalità autoriali, ci dicono almeno qualcosa sul testo e sul modo di costruire i récits attraverso la combinazione di quelle che Alberto Varvaro, per esempio, chiama «situations narratives».
Il capitolo si suddivide in due sezioni principali, organizzate in maniera parallela: la prima è dedicata allo spoglio di sette motivi ricorrenti, con descrizione, commento dei brani e una tavola riassuntiva; nella seconda sezione l’indagine verterà su alcune formule stereotipate presenti all’interno di due o più branches.
1. I motivi ricorrenti
Gli studi sui temi e i motivi letterari e sulla loro migrazione da un’opera all’altra attraverso tempo e spazio ebbero molta fortuna nel corso del XIX secolo, ma ben presto l’interesse si spense sotto i duri colpi di una critica che rimetteva al centro l’atto creativo ed estetico dell’individuo in contrapposizione all’approccio erudito e compilatorio dei pionieri della Stoffgeschichte. Ciononostante, i contributi bibliografici del primo periodo furono fondamentali per la rifioritura degli studi di tematologia cui si assiste a partire dagli anni Sessanta del Novecento. Le riscoperte potenzialità ermeneutiche dell’approccio tematico si devono a un’impostazione di tipo storico-critico che si interroga sulle modalità e sulle cause della «continua palingenesi» che investe i temi letterari.
La critica renardiana ha attraversato l’intera parabola della fortuna e del rifiuto degli studi tematici traendo da ogni contributo critico un beneficio per la comprensione dell’opera. A partire dall’edizione del Reinhart Fuchs di Jacob Grimm, per arrivare all’indagine sulle fonti intrapresa da Léopold Sudre e alla netta reazione di Lucien Foulet, fino ai più recenti studi di Richard E. Smith, Jean Subrenat e Micheline de Combarieu du Grès, il Roman de Renart ha costituito un oggetto di ricerca privilegiato per la sua natura polivalente e per gli innegabili legami con il patrimonio etno-folkloristico universale.
Ai primi anni del Novecento, risale la pubblicazione del repertorio di Annti Aarne, strumento fondamentale per le ricerche sui tipi e i motivi presenti nel patrimonio...