Scrivere di scienza
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Scrivere di scienza

Esercizi e buone pratiche per divulgatori, giornalisti, insegnanti e ricercatori di oggi

  1. 172 pagine
  2. Italian
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Scrivere di scienza

Esercizi e buone pratiche per divulgatori, giornalisti, insegnanti e ricercatori di oggi

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Informazioni sul libro

Negli ultimi anni è cresciuta la consapevolezza di quanto sia importante comunicare la scienza. Divulgazione, giornalismo, ricerca e insegnamento hanno bisogno di saper raccontare, scrivere (e perché no, leggere) contenuti scientifici. Dai pannelli di una mostra allo script di un video, dalla presentazione per un seminario alla scaletta di una lezione, la costruzione e la stesura di un testo sono ferri del mestiere che è necessario saper maneggiare. Senza imporre precetti e regole, ma basandosi sulla propria esperienza pluriennale di matematico e scrittore, Daniele Gouthier ci regala una riflessione pratica e concreta sulla scrittura, corredata da numerosi esercizi e piccole buone pratiche.

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Informazioni

Capitolo 1

Raccontare la scienza

Scrivere di scienza e di matematica

Fisica sono i buchi neri, i viaggi su Marte, gli asteroidi interstellari, le particelle elementari, gli atomi e il grafene. La fisica ci fornisce nuovi materiali, il GPS, le telecomunicazioni e internet. Fisica è conciliare la relatività con la meccanica quantistica. La fisica si muove in grandi ambienti condivisi, dal CERN al Gran Sasso, dalla NASA alla Stazione Spaziale Internazionale, che sono le case, meglio le città, dove prendono vita maestosi e arditi esperimenti. La fisica è dietro ai progressi nella medicina, nella tutela dell’ambiente e nella guerra. Sono fisici Albert Einstein, Stephen Hawking, Enrico Fermi, Marie Curie e tanti altri che non tutti ricordiamo.
La fisica è la più antica delle scienze, quella che ha insegnato alle altre discipline a essere scientifiche. Dalle sue orme sono emerse la biologia e la biofisica, la chimica e la biochimica, le neuroscienze e le nanotecnologie, l’informatica e le scienze cognitive.
Da qualche decennio l’ecosistema delle scienze è sempre meno aderente alle categorie classiche, ottocentesche, che hanno dato forma ai nuovi saperi dei primi decenni del Novecento. Oggi le scienze sono un ribollire di novità che superano i confini delle discipline, li abbattono, li trasformano e li riposizionano.
Serva e padrona di tutte è la matematica, che agli occhi di molti è una costruzione immutabile, cristallizzata nei secoli, presente da sempre. Nell’immaginario comune, la matematica è dai tempi dei tempi a disposizione delle scienze e dei giochi più astratti e astrusi. Quando capita di parlare di matematica e della sua ricerca, il non esperto avanza alcune domande ricorrenti: c’è ancora qualcosa da scoprire in matematica? C’è qualcuno che la studia? E cosa fanno i matematici? Scoprono nuovi numeri?
In quanto matematico, parto da qui: la scienza è agli occhi dei più un ribollire di novità, a volte un po’ misteriose e magiche; la matematica è un guazzabuglio al tempo stesso ovvio e respingente, tutt’al più buono per giocherellare con piccole o grandi curiosità per “fissati”.
Sono più di vent’anni – venticinque, compresi quelli in cui ho fatto un po’ di ricerca “dura” – che giro attorno alla scienza e alla matematica, allo scriverne e al raccontarne. Lo faccio come autore, come formatore di insegnanti e come docente al Master in Comunicazione della Scienza “Franco Prattico” presso la SISSA di Trieste. E in queste pagine, nello specifico, organizzo osservazioni, riflessioni e convinzioni sul raccontare scienza e matematica. In una parola, propongo e sistematizzo alcune delle cose che ho imparato nel corso di cinque lustri.
Nella comunicazione della scienza ritengo centrali i verbi raccontare e scrivere. Divulgazione, giornalismo, ricerca e insegnamento hanno bisogno di persone che sappiano raccontare e scrivere di scienza: dai testi per una mostra allo script di un video, dalla presentazione per un seminario alla scaletta di una lezione.
Se hai in mano questo libro è perché in qualche situazione hai avuto la necessità, il piacere o la voglia di scrivere di scienza o di matematica. Alcuni possono sentirsi inadeguati alla scrittura, altri alla scienza e altri ancora alla matematica. Qualcuno magari non si sente inadatto, ma si rende conto che scrivere di discipline così specialistiche e particolari richiede riflessioni e strumenti concettuali ad hoc, che riguardino sia la scrittura nella comunicazione della scienza – la quale ha specificità proprie – sia la scrittura tout-court o la comunicazione in generale.
Tutti i mestieri della comunicazione della scienza hanno in comune la necessità di scrivere, anche se la loro scrittura cambia in base a chi si rivolgono, se a un pubblico ampio, a un singolo lettore, a un collega, a uno studente oppure a un funzionario che prenderà in mano un articolo, una relazione o un report.

Leggerezza, linearità e semplicità

Quando muovono i primi passi nella scrittura, molti autori si sforzano di apparire originali, e alcuni continuano a farlo anche in seguito. È diffusa l’idea che un’impostazione “strana”, una struttura sorprendente o un tocco di esotismo rendano la lettura più avvincente e il lettore più coinvolto. È un errore, perché la semplicità e la leggerezza sono alleate preziose.
Nello scrivere di scienza è preferibile evitare arzigogoli, scelte barocche e metafore ardite. Il lettore non ha mai troppa attenzione da mettere in gioco, e quella che ha va indirizzata verso i contenuti, il coinvolgimento e il pensiero. Forse anche coordinate e subordinate possono essere d’ostacolo: un fraseggio lineare ed elementare favorisce la lettura, la facilita.
Coltivare la linearità è d’aiuto anche nel vocabolario e nel linguaggio, nel flusso dell’argomentazione e nella struttura del testo. Ogni annidamento, ogni circonvoluzione, affatica il lettore e gli chiede di investire attenzione che dovrebbe essere invece dedicata alla comprensione e al coinvolgimento. Un testo lineare attribuisce un ruolo maggiore ai contenuti e rimuove dalla strada di chi legge ostacoli linguistici e testuali che, lungi dall’abbellire, diventano difficoltà non necessarie.
Negli anni Ottanta Tullio De Mauro curò una collana, “I libri di base”, chiedendo agli autori un’attenzione sistematica al vocabolario, che doveva essere elementare e accessibile. Con poche, ben selezionate parole dovevano scrivere di temi anche specialistici e avanzati in modo che fossero alla portata di tutti. È un’attenzione da coltivare e tenere viva anche nella cornice attuale, in cui il web avvicina alla lettura persone che solo qualche decennio fa ne sarebbero rimaste lontane.
Essere semplici non vuol dire essere semplicistici. La semplicità aiuta il lettore a non disperdere l’attenzione e a rimanere concentrato sulle cose che contano.
Poco prima di morire Italo Calvino completò (quasi del tutto) le Lezioni americane, ovvero le sue sei proposte per il millennio successivo, cioè quello che stiamo vivendo. Merita elencarle: leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità e molteplicità. L’ultima, la consistenza, non ha mai visto la luce.
A ogni modo, qui mi preme soffermarmi sulla prima, la leggerezza. Per Calvino leggerezza è sfuggire alla «fitta rete di costrizioni pubbliche e private che finisce per avvolgere ogni esistenza con nodi sempre più stretti». E poi:
Nell’universo infinito della letteratura s’aprono sempre altre vie da esplorare, nuovissime o antichissime, stili e forme che possono cambiare la nostra immagine del mondo… Ma se la letteratura non basta ad assicurarmi che non sto solo inseguendo dei sogni, cerco nella scienza alimento per le mie visioni in cui ogni pesantezza viene dissolta…
Oggi ogni ramo della scienza sembra ci voglia dimostrare che il mondo si regge su entità sottilissime come i messaggi del DNA, gli impulsi dei neuroni, i quarks, i neutrini vaganti nello spazio dall’inizio dei tempi…
E poi ancora:
Lucrezio vuole scrivere il poema della materia ma ci avverte subito che la vera realtà di questa materia è fatta di corpuscoli invisibili. È il poeta della concretezza fisica, vista nella sua sostanza permanente e immutabile, ma per prima cosa ci dice che il vuoto è altrettanto concreto che i corpi solidi.
Per Calvino esiste una leggerezza del pensiero che fa apparire la frivolezza come pesante e opaca. Ed è questa che va perseguita cercando di togliere il di più, che svia il pubblico da comprensione, coinvolgimento e interessamento. Un testo leggero lascia al lettore l’energia, l’attenzione e la tensione necessarie a familiarizzare e gustare i contenuti scientifici.
Calvino fa notare il fitto intreccio fra leggerezza e scienza. Per essere certi di non inseguire solo i sogni, ci invita a cercare nella scienza le ragioni della leggerezza, perché la materia pesante è in realtà fatta di leggerissimi atomi distanziati da ancora più leggere praterie di vuoto.

Alcune strutture elementari del testo

La linearità è particolarmente importante nella struttura del testo. Prima di perseguire l’originalità è meglio adottare una delle strutture elementari classiche. Ci sarà tempo per sperimentarne di nuove, originali e ardite, intanto l’“usato sicuro” è una buona base su cui costruire.

Struttura IMRAC

Introduzione: contesto, letteratura scientifica, problema.
Metodo: modalità con cui dal noto ci si muove verso i risultati nuovi e originali.
Risultati: evidenze e risultanze delle osservazioni e degli esperimenti.
Analisi: deduzioni, congetture e nuove ipotesi.
Conclusione: per tirare le fila del discorso.

Struttura argomentativa/dimostrativa

Introduzione: tema, cornice culturale e ipotesi.
Tesi: quello che si vuole sostenere.
Argomentazione o dimostrazione: ragionamento che dalle ipotesi porta alla tesi.
Confutazione: obiezioni e controesempi ai casi avversi.
Conclusione: per tirare le fila del discorso.

Struttura conflitto/soluzione

Situazione: cornice in cui si muove la vicenda.
Conflitto: protagonisti e antagonisti, natura dello scontro.
Svolgimento: andamento delle azioni, logico o cronologico.
Climax: arrivo al punto critico.
Soluzione: scioglimento del nodo presente nella vicenda.
Conclusione: per tirare le fila del discorso.

Struttura delle cinque W

Who? (Chi?)
What? (Cosa?)
When? (Quando?)
Where? (Dove?)
Why? (Perché?)

Struttura delle cinque S

Con giudizio, se il racconto lo consente, le cinque S – sesso, soldi, segreti, successo, sangue – offrono una struttura narrativa. Ma attenzione, perché tra tutte le strutture, questa è la più pericolosa: è un attimo scivolare nel sensazionalismo facile e un po’ becero. D’altra parte, però, se usate con maestria, le cinque S possono essere ottime alleate per catturare il lettore dalla prima all’ultima riga.
La scelta di quale tra queste strutture elementari classiche adottare dipende dal gusto e dalla sensibilità personali, ma anche dal tema trattato. Il mio consiglio è di prenderne una e usarla con il pilota automatico, così ti rimarrà più energia per concentrarti su altri aspetti. Avrai tempo per ideare, sperimentare e costruire una tua struttura, se e quando ne avrai l’esigenza.

Scrittura professionale e comunicazione

L’oggetto di questo libro è la scrittura professionale di contenuti scientifici. Quasi sempre è frutto di mediazione e di contrattazione con qualcuno: un editore, un redattore, il direttore di una testata, un collega ricercatore, un funzionario pubblico, una classe di studenti, i loro genitori. Questa scrittura deve incontrare e in qualche modo soddisfare un pubblico, altrimenti il meccanismo professionale si inceppa.
Si può scrivere per lavoro senza ricevere in cambio un immediato corrispettivo economico, ma rimanendo comunque nella sfera lavorativa: per esempio, perché scrivere contribuisce a definire l’immagine professionale di chi lo fa, a caratterizzarlo per un ruolo, a innalzare la qualità del suo lavoro, a collocarlo in un contesto o a individuare e raccogliere una comunità di riferimento attorno a lui.
In questa cornice, però, occorre fare un piccolo distinguo. Raccontare, scrivere, tenere una lezione sono azioni volontarie: più o meno costruite, più o meno spontanee e più o meno consapevoli, ma sempre esplicitamente volontarie. Comunicare, invece, è qualcosa di più ampio, con una forte dimensione spontanea: si comunica anche solo mostrando interesse o, all’opposto, disinteresse; spesso lo si fa senza volontà o fini espliciti, con un’azione quotidiana che non richiede competenze. Comunicare è trasmettere una visione, diffondere una cultura, collocarsi in un immaginario fatto di convinzioni ma anche di preconcetti, di conoscenze ma anche di pregiudizi, di informazioni ma anche di fals...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Colophon
  4. Prefazione di Roberta Villa
  5. Alcune forme di comunicazione della scienza
  6. Introduzione. Chi scrive di scienza
  7. Capitolo 1. Raccontare la scienza
  8. Capitolo 2. Numeri e formule, stime e dati
  9. Capitolo 3. Far vedere con le parole
  10. Capitolo 4. L’atto della scrittura
  11. Capitolo 5. Con il lettore sempre in mente
  12. Capitolo 6. Relazionarsi con i ricercatori
  13. Capitolo 7. Le ragioni per cui scrivere
  14. Capitolo 8. Alla fine le belle storie piacciono sempre
  15. Tutti gli esercizi
  16. Biblioteca minima per cominciare
  17. Ringraziamenti