Le Zone Economiche Speciali
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Le Zone Economiche Speciali

Una straordinaria opportunità per il rilancio dell'economia in Italia

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Le Zone Economiche Speciali

Una straordinaria opportunità per il rilancio dell'economia in Italia

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Il contributo che l’istituto delle Zone Economiche Speciali (ZES) può offrire, per consentire la ripresa economica dell’Italia, è rilevante, come hanno già dimostrato alcuni esempi a livello internazionale ed europeo. Infatti le ZES, per la maggiore capacità di catalizzare investimenti diretti esteri grazie alla concessione di agevolazioni fiscali, finanziarie, amministrative ed infrastrutturali, si sono rivelate un efficace strumento di accelerazione economica, rispetto al modello classico di zona franca doganale, risultando più attraenti per la business community. Il nuovo modo di concepire lo sviluppo economico ed il rapporto della business community con la società si concilia con il nuovo approccio al concetto di ZES, quale è quello proposto dall’Autore in questo ebook, nel quale un altro ruolo attribuibile alle ZES può essere quello di una sorta di laboratorio istituzionale (c.d. «laboratorio territoriale sperimentale»), per verificare se le politiche adottate al loro interno nei settori commerciale, finanziario ed imprenditoriale possano essere successivamente estese all'intero territorio nazionale. L'introduzione di questi formidabili strumenti di accelerazione economica in Italia, cambierebbe il ruolo del Paese nel Mediterraneo: non più solo «porta dell’Europa» ma fulcro e volano dell’economia euro-mediterranea. The contribution that the institution of the Special Economic Zones (SEZs) can offer, to allow Italy's economic recovery, it’s important, as they have already shown some examples at international and European level. In fact, the SEZs, for the greater ability to catalyze foreign direct investment through the grant of tax benefits, financial, administrative and infrastructural, have proved an effective instrument of economic acceleration, compared to the classical model of customs free zone, thus being more attractive to the business community. The new way of thinking about the economic development and the business community's relationship with society fits well with the new approach to the concept of SEZs, which is proposed by the Author in this ebook, in which another role attributable to the SEZs can be that of a sort of institutional laboratory (so-called "experimental territorial laboratory"), to check whether the policies adopted within them in commercial, financial and entrepreneurial sectors can be extended later to the whole national territory. The introduction of these formidable instruments of economic acceleration in Italy, would change the country's role in the Mediterranean: not just "gateway to Europe" but fulcrum and flywheel of the economy euro-Mediterranean. Maurizio D'Amico
Avvocato - Esperto in Diritto dell'Unione Europea; Segretario Generale dell’Advisory Board della Federazione Mondiale delle Zone Franche e delle Zone Economiche Speciali (FEMOZA) La Rivista «Diritto comunitario e degli scambi internazionali» - Trimestrale diretto da Fausto Capelli - fondata nel 1961, è la più antica rivista italiana di diritto europeo. Nel 2011 ha celebrato il suo cinquantesimo anniversario. Da oltre mezzo secolo tratta sistematicamente le problematiche comunitarie e degli scambi internazionali, analizzando in modo approfondito, tra l'altro, la giurisprudenza della Corte di giustizia di Lussemburgo e quella dei giudici nazionali (in particolare dei giudici italiani) riferite a tali problematiche.

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Informazioni

Editore
Passerino
Anno
2017
ISBN
9788893452489
Argomento
Business

IX. Prospettive per il Mezzogiorno. Le proposte per il porto di Gioia Tauro e per la Regione Campania

In tutti gli Stati mediterranei sono presenti zone economiche speciali situate in aree portuali che accrescono la capacità concorrenziale delle locali realtà imprenditoriali: i risultati più positivi si sono verificati in modo sensibile nell’ultimo decennio per le produzioni export-driven degli Stati rivieraschi dell’area sud occidentale del Mediterraneo.
A tale riguardo, secondo il Rapporto SVIMEZ 2013 sull’Economia del Mezzogiorno, lo sviluppo dei porti del Mezzogiorno non può dipendere dalla sola movimentazione delle merci, ma deve derivare anche dalla lavorazione dei transiti, « sviluppando la retro o interportualità, preferibilmente in regime fiscale di Zona Franca o Speciale. Sono da promuovere in particolare le ZES, zone economiche speciali, in prossimità dei porti del Mezzogiorno» 1. In tale ottica lo sviluppo dipende anche dalla « creazione nel Sud di filiere territoriali logistiche, FTL, un insieme di attività commerciali e logistiche adiacenti a un porto, che importano via mare materie prime e semilavorati, li lavorano e li esportano, creando valore aggiunto, crescita e occupazione» 2. In considerazione delle rilevanti asimmetrie interne alle regioni periferiche dell’Unione europea, che pregiudicano in particolare le regioni in ritardo strutturale dell’area Euro, fra cui, appunto, il Mezzogiorno, il medesimo organismo ha affermato nel 2015 che « occorre puntare sulla predisposizione di adeguati strumenti di fiscalità di compensazione (…) di cui l'impianto attuale della politica europea di coesione non tiene conto (...) 3. Quello della fiscalità "di vantaggio", o più correttamente "di compensazione", è dunque un tema che dovrebbe essere riproposto e discusso con grande forza a livello europeo, superando vecchi veti – ispirati al principio della concorrenza – che da quando si è realizzata l’Unione monetaria, che mette Regioni e Nazioni sullo stesso identico piano, hanno ormai perso la loro ragione d’essere (…) 4. Le politiche regionali europee ambiscono ad incentivare una "sana competizione" tra territori, ma il terreno sul quale avviene la competizione non è livellato, la condizione del­l’ugua­glian­za delle condizioni di partenza non è soddisfatta. Il che dovrebbe convincere della necessità di portare nell’agenda europea una discussione sulle modifiche da apportare alle politiche che correggano le suddette distorsioni. Nella consapevolezza della complessità del compito, un ambito di intervento percorribile in tempi brevi può essere rappresentato dal­l’im­pie­go dello strumento operativo delle Zone Economiche Speciali (ZES) che ha mostrato, soprattutto nel caso della Polonia, tutte le sue potenzialità in termini di attrazione degli investimenti esteri» 5. Sul fronte della sponda sud del Mediterraneo, l’Italia, ed il Mezzogiorno in particolare, devono fare i conti con l’aumento della competitività dei porti dei Paesi del Nord Africa (Tunisia, Marocco, Algeria, Egitto) che, notoriamente, nel corso degli ultimi dieci anni, hanno istituito un numero sempre crescente di zone franche e di ZES, nelle immediate aree retro-portuali, che consentono l'insediamento di imprese in virtù di generose agevolazioni di carattere fiscale. La necessità di adottare presto nel Mezzogiorno d’Italia analoghe misure che consentano la concretizzazione del binomio ZES/logistica, attraverso una rivalutazione delle aree retroportuali dei principali porti meridionali, è presente nel Rapporto SVIMEZ del 2016, in cui si afferma, fra l’altro, che «(..) la logistica avanzata, soprattutto se coniugata a vantaggi fiscali e doganali come quelli offerti dalle ZES, potrebbe rappresentare una importante leva non solo per accrescere il grado di internazionalizzazione delle imprese e l’attrazione di investimenti nazionali ed esteri, ma anche per favorire lo sviluppo dell’apparato produttivo dell’area» 6. Fra l'altro, nei predetti porti nordafricani sono presenti condizioni appetibili per gli armatori internazionali grazie ad importanti economie di costo consistenti in: costo del lavoro nettamente inferiore; minore tassazione sui vettori (con riferimento alle tasse di ancoraggio); minore peso delle accise sull’energia e sui carburanti. A tale riguardo il Nuovo Canale di Suez rischia di produrre conseguenze dirompenti rispetto ad importanti scali meridionali, quali, ad esempio, Gioia Tauro. La realizzazione del nuovo progetto del Governo egiziano contribuisce a rafforzare la competitività a lungo termine nel commercio internazionale e di generare ulteriori entrate per l’Egitto, anche grazie all'istituzione di una nuova Zona Economica Speciale di circa 420 chilometri quadrati 7 che costeggia il corridoio lungo il canale, in cui saranno realizzati, fra l’altro parchi industriali, aree logistiche, località turistiche che contribuiranno ad accrescere la capacità catalizzatrice di FDI e conseguentemente ad aumentare le opportunità di posti di lavoro. Pertanto l’istituzione di una Zona Economica Speciale nella Piana di Gioia Tauro rappresenta una risposta strategica alle dinamiche portuali mediterranee in atto e un’occasione unica di rilancio del progetto di sviluppo di tutta l’area. Infatti, la sua realizzazione comporterebbe un salto di qualità rispetto all’attuale configurazione del porto, rendendo possibile, contemporaneamente, un potenziamento della competitività dello scalo di transhipment e la creazione delle condizioni per l’avvio del Polo Logistico Integrato 8. Il "sistema logistico" di Gioia Tauro si sviluppa su un territorio di circa 720 ettari retrostante il porto e può essere scomposto nelle seguenti tre macro-aree: aree portuali - 240 ettari; zona franca (di tipo II in base alla distinzione previgente del Codice Doganale Comunitario, ora abrogato) - 80 ettari (di cui risultano attualmente allocati soltanto 20 ettari con risultati poco significativi); aree della prima zona industriale (Asireg) - 60 ettari; aree della seconda zona industriale (Asireg) - 360 ettari. Le attività autorizzate nella zona franca (che è di tipo II) sono quelle di stoccaggio delle merci a tempo illimitato (ad eccezione di alcune tipologie), e altre attività per conservare la merce, migliorarne la presentazione, predisporla alla distribuzione 9; inoltre è consentita l’attività produttiva o la trasformazione in regime di perfezionamento attivo, da cui si generano prodotti compensatori. Tuttavia attualmente le aree della zona franca e quelle delle aree industriali sono scarsamente utilizzate, anche perché prive delle necessarie age­vo­lazioni amministrative e fiscali, che soltanto attraverso l'istituzione di una ZES potrebbero essere offerte agli imprenditori internazionali per attrar­re investimenti e, quindi, per incentivare l'insediamento di imprese indu­striali e logistiche nell'area retro-portuale. Soltanto in tal modo si potrebbe finalmente realizzare un'interdipendenza fra l'area portuale ed il territorio circostante, che finora è stata inattuabile a causa della vocazione del porto limitata esclusivamente all'attività di transhipment 10. La strumentalità delle ZES, rispetto allo sviluppo della portualità italiana e del Mezzogiorno in particolare, è coerentemente riconosciuta anche nella Comunicazione della Commissione europea, intitolata Crescita blu (Blue Growth) adottata il 13 settembre 2012 11, potendo incrementare la vivacità produttiva dell’Economia del Mare (articolata attraverso distretti industriali, sistemi produttivi locali e filiere economiche integrate), che è in grado di esercitare una forza moltiplicativa di attrazione di capitali e di svi­luppo delle capacità imprenditoriali territoriali, rendendola uno dei prin­cipali driver di sviluppo dell’intera economia del nostro Paese che, posi­zionato al centro del Mediterraneo con circa 7.468 chilometri di coste, può sicuramente vantare una propria specificità in un contesto di politica marittima integrata euromediterranea e globale. La Regione Calabria è contemplata nella Carta per l’Italia 12 come area destinataria degli aiuti di Stato di cui all'art. 107, par. 3, lett. a., TFUE. Sul piano normativo, successivamente al precedente dis. l. n. 894 del 2013 (Istituzione di una Zona Economica Speciale nel distretto logistico-industriale della Piana di Gioia Tauro), su iniziativa del Consiglio Regionale della Calabria è stato presentato il nuovo dis. l. n. 2097 del 13 ottobre 2015, intitolato : Misure straordinarie per lo sviluppo dell'Area di Gioia Tauro - Istituzione di una zona economica speciale (ZES) 13, di cui peraltro non è ancora iniziato l'esame. Il nuovo disegno di legge si caratterizza per «un significativo ridimensionamento delle opportunità di incentivazione, resosi necessario per venire incontro alle più stringenti prescrizioni previste dall'Unione Europea e per trovare una maggiore coerenza con quanto previsto in altre iniziative simili avviate nel contesto comunitario» 14. La posizione della Commissione europea sull'eventuale istituzione di una ZES a Gioia Tauro, in attesa che venga ufficialmente posta nelle condizioni di doversi pronunciare sulla questione, si evince anche dalle risposte fornite ad alcune interrogazioni europarlamentari. In particolare, nella risposta all'interrogazione intitolata Istituzione di zone economiche speciali per il trasbordo marittimo del 16 dicembre 2013 (N. E-014146-13) 15, la Commissione ha, fra l'altro, così argomentato: « Gli Stati membri sono liberi di istituire e modificare zone economiche speciali (ZES). In funzione dell'obiettivo che intendono conseguire nelle ZES, gli Stati membri devono conformarsi alle condizioni previste dai differenti strumenti in materia di aiuti di Stato (orientamenti sugli aiuti di Stato a finalità regionale, disciplina in materia di aiuti di Stato a favore di ricerca, sviluppo e innovazione, disciplina degli aiuti di Stato per la tutela del­l'am­biente, ecc.). Gli Stati membri che intendono istituire ZES per promuo­vere lo sviluppo regionale devono accertarsi che tali zone siano all'interno delle regioni assistite della carta degli aiuti regionali e che eventuali incentivi fiscali o altre agevolazioni concessi all'interno della ZES siano conformi alle disposizioni in materia di aiuti di Stato a finalità regionale del regolamento generale di esenzione per categoria o degli orientamenti sugli aiuti di Stato a finalità regionale. (...) All'interno del quadro delineato al punto 1 la Commissione concorda che l'istituzione di ZES ben ubicate potrebbe apportare benefici». Altrettanto rilevante è la risposta fornita all'interrogazione intitolata Fiscalità di compensazione (E-013750-15) del 13 ottobre 2015 16, in cui la Commissione ha argomentato, fra l'altro, che allo scopo di « risolvere le disparità regionali, il Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE) consente agli Stati membri di concedere aiuti di Stato a finalità regionale destinati a zone geografiche che sono meno sviluppate o risentono di gravi svantaggi. Al fine di attirare gli investimenti in tali zone, gli Stati membri hanno la possibilità, ad esempio, di concedere un aiuto regio­nale agli investimenti ad imprese situate in regioni assistite incluse nella carta degli aiuti a finalità regionale dello Stato membro interessato e alle imprese con attività in zone economiche speciali situate in tali regioni assistite. Gli aiuti regionali agli investimenti potrebbero assumere svariate forme, tra cui gli aiuti fiscali (ad esempio, sgravi fiscali, credito d'imposta)». In materia di semplificazione amministrativa per favorire l'insediamento ed il funzionamento di nuove imprese, in relazione al progetto di creazione della ZES nella piana di Gioia Tauro, coere...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Le Zone Economiche Speciali
  3. Indice
  4. La rivista "Diritto comunitario e degli scambi internazionali"
  5. I. Principali caratteristiche e finalità delle zone economiche speciali
  6. II. Le agevolazione doganali e gli incentivi fiscali
  7. III. Le agevolazioni amministrative e le agevolazioni infrastrutturali
  8. IV. Zone Economiche Speciali: strumenti di sperimentazione del superamento del modello burocratico
  9. V. Zone Economiche Speciali: luoghi di sperimentazione istituzionale
  10. VI. Ipotesi di percorso normativo
  11. VII. Panorama internazionale sulle ZES. Alcuni esempi di successo: Cina e Polonia
  12. VIII. Evoluzione funzionale delle Zone Economiche Speciali
  13. IX. Prospettive per il Mezzogiorno. Le proposte per il porto di Gioia Tauro e per la Regione Campania
  14. X. Conclusioni