Lucrezia Borgia: l'epitalamio di Celio Calcagnini per le sue nozze con Alfonso d'Este
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Lucrezia Borgia: l'epitalamio di Celio Calcagnini per le sue nozze con Alfonso d'Este

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Lucrezia Borgia: l'epitalamio di Celio Calcagnini per le sue nozze con Alfonso d'Este

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Questo prezioso saggio di Paolo Sturla Avogadri riporta un raro e colto studio storico/letterario del sensibile Epitalamio che il letterato ferrarese Celio Calcagnini compose in occasione delle nozze della celebre Lucrezia Borgia con Alfonso I d'Este, avvenute nel 1501. Il testo riproduce a corredo anche una essenziale carrellata di immagini.

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Informazioni

Anno
2021
ISBN
9791220290746
Argomento
History
Categoria
World History

LUCREZIA BORGIA

L’EPITALAMIO DI CELIO CALCAGNINI PER LE SUE NOZZE CON ALFONSO D’ESTE

Ciprigna appena di Quirino ai muri
Volse le spalle e al vertice Tarpeo
Non senza aver con leggiadria raccolto
Delle belle romane, a questa e a quella,
I vezzi e il più bel fior della beltade…

Inizia così, con un omaggio all’avvenenza della sposa, l’epitalamio, ovvero il canto nuziale in lode degli sposi, che il dotto letterato e diplomatico ferrarese del Rinascimento Celio Calcagnini compose in occasione delle nozze di Alfonso d’Este con Lucrezia Borgia e delle quali ricorre quest’anno (2021) il quinto centenario 1.
Questo poema, in lingua latina come tutte le opere del Calcagnini 2, consta di 404 versi allegorici e metaforici che si riferiscono ad accadimenti o personaggi della mitologia greco-romana e della storia, nei quali sono facilmente riconoscibili i destinatari dell’opera medesima, cioè gli sposi ed i loro familiari: Rodrigo e Cesare Borgia, rispettivamente il padre (papa Alessandro VI) ed il fratello della sposa ed il duca Ercole I d’Este, padre dello sposo.
Se leggendolo oggi, questo aulico epitalamio può apparire adulatorio e servile di contenuto ed ampolloso e pedantesco di forma, tuttavia quello era lo stile corrente in un’epoca in cui la “cortigianeria” era un vezzo abituale, per non dire una necessità.
Il Calcagnini, nonostante il Giovio reputasse il suo stile “rozzo, digiuno e per mancanza d’armonia affettato” 3, dai dotti contemporanei fu considerato “per l’eccellenza della dottrina degno non pure d’essere amato, ma sommamente onorato da ogni gentile spirito” 4 e dai posteri “gran letterato ed uno dei più dotti e giudiziosi scrittori del secolo XVI… e sortì tutte le disposizioni per riuscire nelle scienze. Il suo fine intendimento, e la vastità del suo ingegno fecero fin d’allora pronosticare, che egli sarebbe divenuto un grand’uomo” 5.
Calcagnini inoltre non segue la tendenza dei suoi colleghi pur degni del massimo rispetto, i quali trasfondono nella lingua e nella letteratura volgare la loro ansia di perfezione attraverso una cura quasi ossessiva dei valori espressivi dei vocaboli. Rifiuta invece, almeno nella lingua scritta, l’uso del volgare, preferendo di gran lunga l’armonia, l’ordine, l’architettura, la disciplina ed il raffinato uso estetico del latino.
Non per altro è ricordato dagli uomini colti non solamente un eccellente letterato, ma uno dei migliori poeti latini del suo secolo.
Tuttavia in questo grande personaggio sembra esserci uno stridente contrasto fra l’uomo di scienza, lo studioso proiettato verso il futuro e l’uomo classico, conservatore, sempre alla ricerca di una raffinata eloquenza, espressione armoniosa degli stati dell’anima.
Celio Calcagnini proveniva da una cospicua famiglia oriunda dalla Germania e passata prima a Rovigo, poi a Ferrara nel XV secolo, dove divenne ancor più importante per aver dato uomini valenti nella carriera ecclesiastica, militare, diplomatica, nel governo dello Stato estense e nella cultura.
Furono conti di Fusignano e signori di Alfonsine nel ravennate, di Formigine e Maranello nel modenese, di Curiago e Cadè nel reggiano, di Benvignante nell’argentano 6. Un Alfonso sposò nel 1494 Laura d’Este, per questo la cognomizzazione Calcagnini-Estense.
Celio Calcagnini nacque a Ferrara il 17 settembre 1479, dove morì il 17 aprile 1541; queste date sono state dedotte, la prima, da una lettera da lui stesso inviata ad Erasmo da Rotterdam, suo amico, e la seconda dall’epitaffio per lui composto da Alberto Lollio.
Il nome Celio, poi, è dovuto ad una curiosa circostanza: suo padre Calcagnino (da non confondersi con l’altro omonimo e precedente che fu Protonotaro apostolico e Canonico), mentre era assente da Ferrara e stava leggendo un’epistola di Cicerone a Marco Celio Edile, ricevette la comunicazione che era divenuto padre di un maschietto. Allora, pieno di gioia, esclamò: “Va bene! Mi è nato il mio Celio!” 7.
E il fanciullo fu chiamato così. Ben presto Celio mostrò di essere particolarmente portato per gli studi: “la focosa, e veemente sua inclinazione agli studj la manifestò il Calcagnini fin da’ primi suoi anni, e gli durò nello stesso vigore, finch’ebbe vita” 8.
Ebbe come maestro per ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. LUCREZIA BORGIA: L’EPITALAMIO DI CELIO CALCAGNINI PER LE SUE NOZZE CON ALFONSO D’ESTE
  3. Indice
  4. Intro
  5. LUCREZIA BORGIA
  6. APPARATO ICONOGRAFICO
  7. NOTE
  8. BIBLIOGRAFIA
  9. Ringraziamenti