Nel primo semestre di quest’anno il ben noto sessuologo Albert Moll mi aveva invitato a partecipare ad un congresso internazionale che si sarebbe dovuto tenere a Berlino nell’ottobre del 1926. Mi pregava, anzi, di fare parte del Comitato ordinatore del Congresso. Ben volentieri aderii a tale proposta, e mi adoprai, anche, affinchè il concorso dall’Italia fosse numeroso ed importante. Proposi in particolare che il nostro presidente della Società italiana per lo studio delle questioni sessuali, Silvestro Baglioni, che è anche un appassionato cultore delle scienze storiche, facesse parte del Comitato, e che, come avvenne di fatto, fosse, per il suo valore e la sua autorità, riguardato quasi come il capo del nostro gruppo nazionale. Sotto tale veste il Baglioni invitò anzi i sessuologi colà riuniti a ritrovarsi nel 1929 a Roma, per partecipare al II Congresso internazionale di sessuologia.
Predisposto tutto, mi accinsi così ai primi di ottobre a recarmi in Germania. Molto io mi ripromettevo, dal lato scientifico, da questo viaggio. Perchè, sebbene già fossi più volte stato in Germania, altri intendimenti mi guidavano allora nelle mie visite.
In Germania ero stato la prima volta nel semestre d’inverno 1904/5, durante il quale frequentai l’Università di Leipzig. Ero allora appena laureato in chimica, ed avevo conseguito il mio titolo di dottore con un lavoro sperimentale e teoretico sulle velocità di reazione. Il grande nome di Wilhelm Ostwald, uno dei creatori ed il massimo organizzatore della chimica fisica, mi aveva attirato nel grande emporio mondiale degli editori e dei libri. Ostwald, oltre che dirigere allora il Physikalisch-chemisches Institut, teneva nei locali dell’Università un corso di filosofia naturale che riassumeva il suo pensiero scientifico-filosofico e che, comunque siano le discrepanze di pensiero da quello dell’eminente scienziato di Riga, si deve riconoscere di importanza notevole.
Potei così largamente profittare dell’insegnamento del maestro, ed appassionarmi sempre più allo studio della chimica fisica, dal quale ero partito, ed a quello della filosofia e gnoseologia scientifica, delle quali i libri dell’ Ostwald sovrabbandano, ed anche delle considerazioni sullo sviluppo storico delle idee e delle conoscenze scientifiche che si trovano sempre largamente sparse nei suoi scritti e sfruttate a scopo teorico e didattico dal geniale chimico della lontana città del Baltico. Ma il beneficio maggiore che per il seguito del mio sviluppo intellettuale ebbi in quel periodo della mia vita in Leipzig, fu la conoscenza più approfondita e completa dell’opera e del pensiero di Ernst Mach, che, posso dire, è stata decisiva per l’indirizzo dei miei studi.
Per lungo tempo, poi, non ero stato in Germania. Solo dopo la guerra, nel 1921, l’occasione di un secondo viaggio mi fu data da un congresso internazionale di sessuologia (I Internationale Tagung für Sexualreform auf sexualwissenschaftlicher Grundlage) promosso da Magnus Hirschfeld e dal suo Institut für Sexualwissenschaft. Avevo appena in quell’anno iniziata la mia «Rassegna di studi sessuali» ed ero desideroso di conoscere personalmente ciò che si era fatto all’estero in tal senso. In particolare mi interessò in Berlino l’esame e lo studio di quel campo di fenomeni sessuali nel quale l’ Hirschfeld si è specializzato, ossia lo studio delle forme sessuali intermedie. E Berlino era un campo adatto per tali osservazioni. Per quanto tali forme, in particolare l’omosessualità, possano trovarsi ovunque, in nessun luogo si era stabilita una curiosa forma di organizzazione come nella capitale tedesca. In tal modo quello che altrove veniva gelosamente occultato, qui era manifesto alla luce del sole, in organizzazioni in gran parte promosse da un nobile scopo, fra le quali, però, ve ne era qualcuna che scivolava rapidamente verso manifestazioni un poco troppo ardite.
Il mio soggiorno in Berlino, che si prolungò per una quindicina di giorni, fu, oltre che al Congresso, dedicato nella massima parte a questo studio. Visitai così accuratamente l’Institut fondato dall’Hirschfeld ed esaminai la sua organizzazione (potendo anche osservare direttamente casi interessantissimi, specialmente di transvestitismo) ed una gentilissima persona mi fu guida esperta attraverso una Berlino singolare e caratteristica. Visitai con essa caffè e locali svariatissimi, dalle sale da ballo più raffinate e dal «Theater des Eros» alle più ignobili bettole, ritrovo della teppa più malfamata, ed inoltre parecchi ritrovi privati di amici (Freunde, così essi si chiamano) che formano società di tipo speciale e che per uno straniero, studioso di fenomeni sociali, offrono un interesse particolare per la loro singolarità. Potei visitare anche, ma per non molto tempo e dopo lungo parlamentare, un club di donne omosessuali, dove abbondavano caratteristiche figure di gigantesse dalla faccia maschia e pelosa, e con in bocca pipe smisurate da far rabbrividire.
Il terzo viaggio in Germania ebbe un carattere veramente speciale. Un amico, possessore di una potente «Alfa Romeo», doveva andare per affari a Berlino ed a Düsseldorf. Ignaro della lingua tedesca mi invitò ad accompagnarlo ed io accettai ben volentieri. Raggiunto così a Milano l’amico Chiappini, che già sedeva al volante, si iniziò un folle volo a cento chilometri l’ora. La notte non era un impedimento per il nostro andare, e la poderosa macchina dipinta a larghe striscie bianco rosso e verde, giunta al Brennero che annottava, si sprofondò nel buio della vallata dell’Inn, percorse l’altipiano dell’alta Baviera, e giunse a München alle prime luci dell’alba.
E poi di corsa verso Berlino, sacrificando molte innocenti oche che ci paravano il cammino, nonchè una lepre imprudente che, questa, andò a finire a cuocersi sopra il tubo di scappamento del motore, dandoci un pasto, se non prelibato, di una cottura veramente eccezionale. Veloce la gita, ma invero dile...