Viaggio nelle età della vita
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Viaggio nelle età della vita

quaderni di premesse... per il cambiamento sociale

  1. 140 pagine
  2. Italian
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  4. Disponibile su iOS e Android
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Viaggio nelle età della vita

quaderni di premesse... per il cambiamento sociale

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Informazioni sul libro

Penelope è la figura mitologica che accompagna il lettore nelle pagine di questo libro che è un viaggio attraverso le Età della Vita di ognuno: Infanzia, Fanciullezza, Adolescenza, Adultità, Maturità, Senilità. Tappe che si attraversano talvolta con l'impressione di fare e disfare di continuo la tela che è la nostra vita, fatta di legami e vissuti. Da una parte siamo lì come Penelope, impegnati, preoccupati e speranzosi quanto lei che qualcosa accada. Dall'altra possiamo anche, a differenza di lei, guardare il nostro lavoroliberi dalle preoccupazioni e affascinati dalla trama che stiamo tessendo.Questo testo, dallo stile narrativo, è rivolto alle persone curiose che lo utilizzeranno per farsi accompagnare nel leggersi dentro, per conoscersi meglio e, magari, per incontrare ancora più profondamente chi è loro accanto. È utile a formatori, insegnanti, educatori, counsellor che, partendo dalla scoperta di sé, potranno prendersi meglio cura dei propri alunni, corsisti, clienti. Conoscere meglio se stessi è stare con più consapevolezza nella relazione con gli altri.Questo è un esercizio. Da apprendere e sperimentare.

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Informazioni

Anno
2017
ISBN
9788861536227
Categoria
Sociologia

PARTE VI

SENILITÀ

SPUNTI PER LINCONTRO CON LA SENILITÀ

Ricordo che, durante un viaggio, all’alba delle prime versioni degli smartphone, un’amica sfoderò un’applicazione che invecchiava le persone fotografate, rendendole anziane.
Io ero agghiacciata.
Tutti si erano prodigati a farsi invecchiare, perfino un altro amico scettico, al che fui in qualche modo costretta a sottopormi a mia volta al gioco in questione!
Esitai, ed esitai anche quando scoprii la mia ipotetica io del futuro, anziana. Non so se la mia amica se ne accorse, ma mi disse sorridendo: “Una bella vecchietta”.
Fu un attimo e mi sparì quella sorta di paura, perché ridimensionai la preoccupazione dell’età: sarei stata sempre io e sarei stata semplicemente in un’altra Età della vita, anziana.
È di Anna Magnani la famosa frase che disse alla truccatrice: “Lasciami tutte le rughe, non me ne togliere nemmeno una. Ci ho messo una vita a farmele”.
I segni del tempo sono anche segni delle esperienze che abbiamo raccolto, degli insegnamenti tratti dalla vita, anche se le associamo spesso ai dolori.
In quanto segni, solcano il viso e lo rendono meno attraente rispetto ai canoni di bellezza attesi.
Mia madre mi raccontava che i bambini delle elementari ai quali insegnava, dopo la visita alla casa di riposo, erano spaventati all’idea di diventare anziani. Questa loro emozione la portava a parlare con loro del ciclo della vita, a capirli, a far dare voce alle loro paure, che forse poi sono le paure di tanti.
Diventare anziani spaventa.
Spaventa anche il come si arriva all’Età dell’anzianità.
Mi chiedo se anche tutto ciò spaventi ancora di più in una società in cui l’anziano rischia di perdere il ruolo, il valore, a volte anche la propria dignità.
Ci chiediamo forse come saremo noi da anziani, se saremo lucidi, in salute, accuditi. È un’Età che ci preoccupa.
Per tanti di noi che non ammettono l’idea di perdere la propria indipendenza, la preoccupazione è anche proprio la possibilità ipotetica di dipendere eventualmente da altri o di pesare su di loro, in futuro.
L’anzianità è potenzialmente l’Età degli acciacchi, del declino fisico, della chiusura di una carriera lavorativa che ha attraversato grandissima parte della nostra vita, non possiamo non dircelo.
Ma di certo non è solo questo.
Bisogna che ci disponiamo a vederla in tutte le sue sfumature…
LAVORA SU DI TE!
Che rapporto hai con la Senilità?
Fai fatica a confrontarti con lei o senti di accoglierla serenamente?
Tu da anziano…
Riesci a immaginarti in questa Età?
E se la stai vivendo, come la vivi?

Caratteristiche

La Senilità è quella fase della vita in cui andiamo verso lo spegnimento. Le forze vengono meno, così come la salute. In quest’Età ci sentiamo – di più rispetto alle altre – nelle mani di un destino a cui consegniamo i giorni che ci saranno ancora regalati.
Ci sentiamo un po’ più impotenti rispetto al controllo della nostra vita. Non possiamo, se non per una piccola parte, controllare la nostra salute, né il tempo che abbiamo a disposizione.
Se tutto ciò è vero, è vero anche che la Senilità non è solo questo. Rischieremmo di limitarla, di limitarne le sue potenzialità se dovessimo incasellarla solo in questi termini. La Senilità di certo può anche essere molto altro.
Ed è anche verso questa altra Senilità che vi voglio portare.
Vi ricordate il paragone con le emozioni? Quando dicevamo che la rabbia non è subito violenza o che la paura non è subito ansia? Vale anche per quest’età, come abbiamo già visto per la Maturità: anche la Senilità, rischia di essere (bis)trattata così, associata, in questo caso, subito alla fine e alla morte.
Nel nostro incontro con questa Età vorrei dare anche vita alla vecchiaia.
Prima di tutto, immagino che una parte di noi dentro di sé stia già pensando che c’è da rendere grazie intanto per il fatto di poterla vivere o che spera di arrivare a viverla.
C’è da dire che appartenevano all’età della Senilità, per esempio, papa Giovanni Paolo II o madre Teresa di Calcutta quando continuavano a fare del bene, Rita Levi Montalcini in colloquio a cento anni con una delegazione cinese che voleva comprarle un brevetto. Era anziana la nonnina di Sid ne L’Era Glaciale (film d’animazione diretto da Carlos Saldanha e Chris Wedge, 2002) che ne combinava di tutti i colori e che ci ha fatto ridere a crepapelle.
Nella storia meno recente del fumetto e dei cartoni animati, il più anziano dei paperi di Walt Disney – Paperon de’ Paperoni – è uno degli immancabili protagonisti delle storie di Paperopoli. Pensate anche alla forte caratterizzazione che gli è stata affibiata: è il simbolo dell’egoismo, lui che è ricco e avarissimo. Quante volte alla Senilità vengono attribuiti tanti difetti e quante volte anche nel linguaggio comune si è sentito dire che la vecchiaia accentua i lati negativi del nostro carattere. Si dice che i vecchi tornano bambini, ed ecco che, secondo alcuni, il “cerchio dell’egoismo” si chiude.
Anziani e bambini: una cosa è certa, la persona anziana resta comunque adulta.
Ha con sé la dignità delle esperienze passate, ha tutta la ricchezza della propria vita, delle difficoltà superate, dei traguardi che è riuscito a raggiungere. E questo indipendentemente dal fatto che se ne ricordi o meno.
I vecchi tornano bambini, sì, ma meritano di essere trattati come “grandi”.
Se guardo questa Età con il taglio emozionale, mi vengono in mente questi pensieri, che condivido con voi…
Immagino la Senilità come l’Età della paura, in particolare della paura della morte, che come effetto porta a volte anche ad una riappacificazione con il divino, ad un riavvicinamento religioso o ad un’intensificazione delle pratiche religiose.
È l’Età della nostalgia per la propria vita passata, in particolare per le proprie origini, l’infanzia, dovuta anche al ritorno fisiologico della memoria di fatti maggiormente lontani nel tempo, rispetto a quelli del presente.
È anche l’Età del compiacimento, dell’esaltazione della propria bellezza da giovani, l’Età che enfatizza la celebrazione delle proprie conquiste, delle avventure, dei successi, come a dire: “Ecco cosa sono riuscito a fare nella mia vita, anche se ora sono vecchio e non lo posso più fare…”.
Un’Età che, se riconosce la perdita delle proprie forze e della propria memoria, lo fa anche con amarezza, dispiacere, dolore.
Siamo verso la fine, cerchiamo di dare un senso alla vita, forse, arrabbiati, non lo troviamo, forse ci rassegniamo a non trovarlo, forse, speranzosi, ci spingiamo a immaginare un aldilà o altre vite.
Spesso mi immagino la ricchezza che ne verrebbe se ognuno potesse raccontare la propria storia – il proprio “romanzo” – nei tratti salienti, gli insegnamenti che ne ha tratto, per trasmetterli agli altri, ma anche per rendersi conto chiaramente di tutto ciò che ha vissuto.
Recuperando anche il pensiero di Erikson: quest’Età dipende da come abbiamo vissuto le precedenti. Possiamo arrivarne preparati, ci possiamo preparare a viverla al meglio.
Nello stesso tempo, anche se abbiamo vissuto le Età precedenti in modo faticoso, se siamo stati segnati o toccati dalle difficoltà, si apre comunque un’altra fase, c’è ancora tempo…
Nell’anzianità siamo ancora in tempo per vivere.
Senilità, dunque, come “molto più che non ultima Età”, “molto più che non Età dell’egoismo”…
LAVORA SU DI TE!
Ci sono dei “tuoi modelli” di anziano che ammiri?
Sono simili a madre Teresa o alla nonnina di Sid? Oppure hai modelli più simili a Paperon de’ Paperoni?
Riesci a sintonizzarti su tutta la gamma di sfumature emotive che caratterizzano quest’età?
Saresti più portato verso alcune?

LASTORIADELLA SENILITÀ

La Senilità condivide con la Maturità la sua triste sorte di essere spesso numerata: la Maturità – abbiamo visto – indicata come “seconda età adulta”, lascia poi posto alla Senilità, spesso chiamata “terza età adulta”.
Rispetto a queste espressioni avevo già provato una sensazione di disagio e di disapprovazione quando trattavamo la Maturità, ancor peggio ora per la Senilità. Oggigiorno è chiamata anche semplicemente “terza età”, anche se è sempre più in voga la tentazione di aumentarla di gradazione e di parlare di quarta età. Ciò accade principalmente per l’allungamento della vita e per il fatto che chi sente di rientrare oggi nella terza età, tutto sommato sente – a ragione! – di non essere ancora così vecchio.
Resta tuttavia abbastanza drammatica la definizione di Laslett1 di “quarta età” come Età caratterizzata dalla dipendenza e dal decadimento fisico.
In realtà spesso non si sa come chiamare la Senilità. Ricordo, per esempio, che se da bambini si usava la parola “vecchio” si veniva assolutamente ripresi. “Anziano” suona meglio, così Senilità sembra suoni meglio di vecchiaia.
Si arriva perfino a non nominarla affatto o a cancellarla completamente: l’antropologo Marc Augè addirittura scrive Il tempo senza età2, in cui afferma che “la vecchiaia non esiste” o perlomeno non esiste la vecchiaia così come abitualmente (e distruttivamente) viene descritta e concepita.
Eppure alcune volte questa parola serve per avvalorare la storia dei rapporti, quando diciamo “è un vecchio amico”: il tempo che lo rende “vecchio” ha portato nel rapporto che viviamo insieme il beneficio della costanza, della conoscenza di lunga data e dei trascorsi assieme che ci rendono molto uniti. “Vecchio” è, dunque, anche un valore.
Attorno ai primi anni Settanta per la prima volta in Italia si parla degli anziani e della loro condizione. Maderna, Burgalassi, Pagani: sono alcuni dei ricercatori che cominciano a considerarla come oggetto centrale dei loro studi. Vengono sempre più messi in evidenza alcuni aspetti contradditori che distinguono questa Età della vita, in primo luogo l’aumento delle speranze di vita concomitante alla mancata valorizzazione dello stesso, le conquiste medico-farmacologiche concomitanti all’abbandono sociale.
Sasso e Marfisi, docenti di Psicologia dell’invecch...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Età da scoprire
  3. Prefazione
  4. Indicazioni di lettura
  5. Introduzione
  6. PARTE I – Infanzia
  7. PARTE II – Fanciullezza
  8. PARTE III – Adolescenza
  9. PARTE IV – Adultità
  10. PARTE V – Maturità
  11. PARTE VI – Senilità
  12. Conclusione
  13. La parola ai corsisti
  14. Bibliografia