Sospese nel tempo
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Sospese nel tempo

  1. 104 pagine
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Sospese nel tempo

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"Volete da me sapere… cosa?La vita di un'antica donna ascosa?Non Erodoto, Polibio o il Siculo Diodoro di donne narrarono…Cosa potevano dir di noi?Sconosciute ai più, indegne di entrare nella storia!Cosa dire di chi par nata per cucinare, tessere, pulire"

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Informazioni

Anno
2017
ISBN
9788861536234
Argomento
Storia

GIULIA FELICE DA POMPEI

Una bellissima casa nell’antica Pompei, appartenuta a una donna “imprenditrice” vissuta nel I secolo d.C., racconta una storia insolita per una donna romana.
Muse60, mie Muse siete fuggite via,
anche voi con Apollo, da casa mia?
Dov’è la cascata61, dove il giardino
così profumato di essenza di pino?
Iside62, non venisti in soccorso alla tua fedele
che ti aveva sempre offerto latte e miele!
Dimmi, dov’è la villa amata e poi la grotta
che il Padre mi donò pria della rotta63?
E voi, che volete da chi ancora freme,
da una che al ricordo ancora teme?
Ma cosa accadde, cosa in quell’agosto64
quando il mondo mio si è decomposto?
Fuoco, lava, pomici e aria avvelenata
portarono via la vita a tanti, allucinata.
Giulia Felice65, fui io, la figlia di Spurio
e quando nacqui fu per lui un augurio.
Augurio perché quell’unica, mite infanta
era il solo fiore della sua vecchia pianta.
Ma quale augurio poteva immaginare
l’immane disgrazia che doveva capitare?
Disastrosa sventura, terribile quel giorno
sol distruzione, paura e morte intorno!
E pensare che già un terremoto grosso
case e botteghe ci aveva rovinato addosso.
Perciò ammezzati, terme e abitazioni
demmo in affitto a buone condizioni.
Vedova divenni e dalla grande afflizione,
tornai da mio Padre senza esitazione.
Vedova giovine e di buona educazione
ricca, gentile e con buone intenzioni.
Ma il tempo, si sa, ogni dolor distende:
di Celio mi prese una passione ardente.
Ma quale spazio ha una vedova innamorata
uscita ormai dal lutto, per essere riamata?
Cosa pensate mai che io potessi fare,
andare dal Padre mio a raccontare?
“Padre caro, cosa ne dite, Padre mite
se volessi prender Celio per marito?”
Lui no, non poteva proprio accettare
un suo cliente66 che mi voleva amare!
E io rispettai sempre il suo volere,
e aspettai per avere il mio piacere,
e mentre mi occupavo di abitazioni
attendevo con cautela l’occasione.
Nuova catastrofe non mi aspettavo,
perché con noi gli Dei tanto si adirarono?
Ecco perché gridai al Padre, e ancora fremo:
perché avrei dovuto rinunciare al premio?
Troppo penato avevo per l’encomio,
troppo aspettato avevo l’epitalamio67
e or che il momento buono era giunto
che fare, rinunciar con disappunto?
E la fortuna mia fu nelle buone intese
che in quelle ore col Padre ripresero,
così dissi a lui con somma decisione:
“Andiam da Celio, a nuova abitazione.”
Un podere lontano, modesto assai
dove la mia vita nuova ricominciai,
senza eleganza, con gran semplicità
ma anche con tanto amore e serenità.
Uscite o spiriti degli antenati68,
grano, sale, latte e vino ho lasciati,
andate a casa, andate a Pompei,
dove ho passato i begli anni miei!
Proprio così Giulia Felice vi saluta:
vissi da allora amata e benvoluta,
sognai sempre di ritornar a Pompei
ma sol per salutare i Mani miei!
* * *
L’antica Pompei deve il nome probabilmente proprio a quel “pompe”, numero “cinque” in lingua osca, usato per indicare i cinque pagi riunitisi a formare la città o “cinque parti di una pentapoli”69. Queste ipotesi avvalorano l’origine osca della città, come sostenevano fra gli altri Fiorelli e Maiuri. E come appare molto plausibile visto i dati archeologici, il contesto, l’organizzazione politica, la lingua utilizzata. In campo, però, anche l’ipotesi70 che vuole il nome derivato dal termine greco “pompeion” ovvero “spedizione” e che lascerebbe intuire il carattere essenzialmente commerciale del luogo. Poco o nulla si sa, purtroppo, del primo insediamento indigeno, fagocitato dalla città prima sannitica e poi romana. Che sia sempre stato un luogo naturalmente vocato agli scambi è subito chiaro, situata com’era su una piccola altura, allo sbocco di un’antichissima e funzionale strada d’acqua, il fiume Sarno che, combinato a quel mare Tirreno o, piuttosto, dei Tirreni71, permetteva scambi commerciali e contatti culturali fra i popoli dell’antichità.
Pompei è quindi luogo di commerci fin dagli esordi, che rimontano sicuramente a molto prima72 di quel VI secolo a.C., quando fu sistemata la cinta muraria in tufo grigio locale, per delimitare un abitato esteso già oltre i 60 ettari. Numerose porte si aprivano all’esterno per mettere in comunicazione questa città-emporio73 con il più vasto circondario e con i vari popoli dell’antichità. Pompei ha da sempre avuto periodi caratterizzati dall’incontro-influenzaconfronto con le varie etnie presenti nella Campania antica, ovvero Greci, Etruschi e Sanniti, così come testimoniano gli scavi effettuati in situ e i reperti da questi ricavati. Ebbe, dunque, alterne influenze iniziali greche ed etrusche che si riverberarono nell’architettura, nella cultura, nella scrittura usata, fino al sopraggiungere del formidabile popolo sannita, che diede una grossa impronta alla città di Pompei, inserita nella lega delle città sannitiche meridionali, con a capo Nocera.
Un lungo periodo di tranquillità e di prosperità attendeva i pompeiani, con la ricostruzione della città, il miglioramento di edifici esistenti e la costruzione di nuovi, il governo dei meddices eletti dai cittadini.
Qualche secolo dopo, un altro popolo premeva per entrare stabilmente in Campania, quei Romani che avrebbero trovato nei Sanniti, e poi negli alleati italici, l’unico vero ostacolo alle loro mire espansionistiche. La resistenza dei pompeiani durò poco e nel 310 a.C. Pompei venne “consociata” ai Romani. Un ulteriore tentativo di ribellione vi fu con l’entrata nella Lega italica dell’89 a.C., che ebbe come effetto la vera sconfitta, con la conseguente deduzione a colonia romana della città e la sua “romanizzazione”. La catastrofe giunse nel 79 d.C., con l’eruzione pliniana che fermò il fotogramma della storia e cristallizzò ogni attività umana, conservando lo spaccato di una splendida città “meticcia” frutto dell’interazione di tanti diversi popoli.
La Villa di Giulia Felice, citata nella poesia precedente, nasce alla fine del I secolo a.C. dall’accorpamento di varie costruzioni già esistenti e organizzate attorno ad un atrio, a un grande giardino sul quale si affacciano vari ambienti, fra cui le terme riccamente decorate e un grande parco verde. Il triclinio estivo è caratterizzato da una grotta artificiale e da giochi d’acqua intorno ai letti triclinari.
La facciata recava la scritta: “Da Giulia Felice, figlia di Spurio, si fittano a gente perbene un bagno elegante, degno di Venere, botteghe con abitazioni soprastanti ed ammezzati dal primo agosto prossimo. Alla fine del quinquennio la locazione scadrà”.
Si è molto discusso sulla decisione di fittare porzioni della propria villa da parte di Giulia Felice, facendo le ipotesi più disparate, anche insinuando che la matrona conducesse una vita e commerci poco edificanti. Da Maiuri in poi, invece, prevale l’ipotesi che la donna avesse subaffittato parti della propria villa per pagare le spese della ricostruzione post-terremoto del 62 d.C.
Qualche considerazione sul ruolo della donna romana può aiutarci a capire meglio questa figura femminile. Bisogna partire da lontano per comprendere che “l’organizzazione familiare romana si presenta come un’organizzazione solidamente patriarcale, all’interno della quale non è consentito cogliere alcuna traccia di una condizione femminile diversa dalla soggezione a un capogruppo maschio, e di un ruolo femminile diverso da quello domestico”74. Soggezione che si traduceva in imposizioni e controlli molto rigidi su tutta la vita femminile; non a caso la donna romana passava dalla proprietà del padre a quella del marito, senza mai poter possedere se stessa. Il diritto romano delle origini considerava soggetti solo gli uomini a capo di un clan familiare. Le donne non potevano esercitare diritti politici e potevano esercitare diritti civili solo con il consenso del loro tutore. C’è da evidenziare, nat...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Introduzione
  3. Lilith, la prima donna
  4. Mamai, l’antica sciamana
  5. Un amore proibito a Manto
  6. Vibia, una sciamana da Novla
  7. Arete, una shardana dal cuore ribelle
  8. Bruzia, la regina dei Sarrasti
  9. Melissa, la greca da Metapontion
  10. Ponzia, la sannita di Aufidena
  11. Velia, l’Etrusca da Tarquinia
  12. Valaima, donna cumana
  13. Reitia, regina celta
  14. Optata, la giovane nucerina
  15. Cloe, schiava da Roma
  16. Giulia Felice da Pompei
  17. Bibliografia