Medicina e biopolitica
eBook - ePub

Medicina e biopolitica

La salute pubblica e il controllo sociale

  1. Italian
  2. ePUB (disponibile sull'app)
  3. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Medicina e biopolitica

La salute pubblica e il controllo sociale

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

Fra i filosofi del Novecento, Michel Foucault è quello che più di altri ha posto in discussione il rapporto tra medicina, economia e potere. Nel 1974 – l'«anno ippocratico di Michel Foucault», come lo definisce Paolo Napoli nella sua introduzione – il pensatore francese, nell'ambito di un ciclo di conferenze tenute a Rio de Janeiro, delineò le tappe della nascita della medicina sociale, partendo da un interrogativo: perché, e da quale momento, la medicina si è trasformata in una strategia biopolitica? La salute degli individui diventa oggetto del potere dalla seconda metà del XVIII secolo, allorché le esigenze del nascente capitalismo pongono il corpo – inteso come forza lavoro produttiva – al centro di un paradigma politico basato sulla medicalizzazione della società. Partendo dall'assunto che il controllo della società sugli individui avviene anche attraverso il corpo, Foucault in quelle conferenze inizia a tratteggiare la nozione di «biopolitica», oggi molto abusata, ponendo degli interrogativi quanto mai attuali: qual è il rapporto tra medicina e potere? In che modo i dispositivi di potere/sapere devono modellare il corpo per ottenere un'efficace razionalizzazione della forza produttiva della popolazione? È al nostro tempo che Foucault sembra rivolgersi nel mostrare come ogni fenomeno epidemiologico del passato abbia avuto un complementare tecnico-politico: l'esclusione per la peste, la quarantena durante le epidemie di lebbra, fino all'inoculazione nel caso del vaiolo. Completano il quadro della riflessione foucaultiana sulla storia della medicina una lezione tenuta al Collège de France nel 1978 e un'intervista del 1983 sulle strategie di governo della popolazione attraverso il potere medico. La medicina, avverte Foucault, «non deve essere rifiutata o adottata di per se stessa»: essa fa parte «di un sistema storico, di un sistema economico e di un sistema di potere», le cui origini è quanto mai necessario indagare in un momento in cui la crisi prodotta dalla pandemia sembra aver incrinato l'alleanza tra salute pubblica e crescita economica.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Medicina e biopolitica di Michel Foucault in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Philosophy e Philosophy History & Theory. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Anno
2021
ISBN
9788855222617

La salute del filosofo

Introduzione di Paolo Napoli

Il 1974 è l’anno ippocratico di Michel Foucault. Reduce dal corso al Collège de France dedicato ai rapporti controversi tra medicina e sapere psichiatrico1, il filosofo francese è invitato a Rio de Janeiro per tenere una serie di conferenze sulla storia della medicina sociale e, più in generale, sui modelli di politica sanitaria concepiti nei principali Stati dell’Europa moderna. Quattordici anni dopo il discorso tenuto a Cuba da un medico, rivoluzionario di professione, che tesseva l’elogio di una medicina capace di scongiurare le malattie provocate dal sottosviluppo economico2, Foucault propone tre interventi che il lettore italiano ha per la prima volta a disposizione nella veste unitaria dell’occasione in cui furono pronunciati. Questi scritti sono qui corredati da due testi tematicamente complementari, quali la lezione tenuta al Collège de France il 25 gennaio 1978 e l’intervista del 1983 rilasciata all’allora segretario nazionale del sindacato Cfdt (Confédération française démocratique du travail). Nella prima Foucault illustra la nascita e la logica della vaccinazione antivaiolosa nell’Inghilterra di inizio Ottocento, una misura di sicurezza antiepidemica il cui obiettivo è il governo della popolazione grazie alla sua immunità preventiva. Nella seconda invece, indossando gli insoliti panni del teorico istituzionale, s’interroga sui limiti e le prospettive del modello previdenziale francese dell’epoca e sull’articolazione, non così scontata, tra l’inarrestabile invasione sociale della medicina da un lato e la rivendicazione di un diritto alla salute dall’altro.
L’interesse di Foucault per la medicina ha radici biografiche. Il rapporto tra filosofia e biografia è di solito meno indagato di quello tra biografia e letteratura, quasi che l’astrazione concettuale comporti un’inevitabile sospensione delle contingenze della vita personale con cui, al contrario, l’uomo o la donna di lettere intrattengono, in forme variabilmente esibite, un legame più intenso. Nel caso di un autore come Foucault, tuttavia, le vicende personali sembrano giocare un ruolo non marginale nel definire il campo della riflessione, ma ancora prima nel plasmare la sua sensibilità intellettuale. Non ci riferiamo però alle ricostruzioni voyeuristiche che spesso hanno guidato le penne pimentate dei biografi: basti pensare al viaggio acido nella californiana Valle della Morte di cui Foucault fu protagonista verso la metà degli anni settanta. Un episodio tornato di recente alla ribalta, al quale si arriva perfino ad attribuire l’efficacia di una vera e propria svolta nel modus pensandi del filosofo3. Lasciando da parte gli usi sensazionalistici del dato biografico, è più opportuno invece tener presente un fatto relativamente anodino che emerge dalla sua educazione familiare: il padre era un noto chirurgo e professore alla facoltà di Medicina a Poitiers e la madre proveniva anche lei da un ambiente medico. Il giovane Michel deve aver fatto tesoro di quel contatto ravvicinato col mondo della medicina, se bisogna credere a ciò che egli dichiarava a Didier Eribon sul quotidiano «Libération» del 30 maggio 1981: «Ogni volta che mi sono cimentato con un lavoro teorico l’ho fatto a partire da elementi della mia propria esperienza»4.
La contiguità con il mondo della malattia e della sua conoscenza lascia inequivocabili impronte nelle ricerche giovanili. Nella Storia della follia (1961) l’ingresso di quest’ultima nel trattamento medico segnava il punto culminante di un processo di razionalizzazione del lato oscuro della mente umana durato diversi secoli. La ben nota scena fondatrice che immortala l’alienista Philippe Pinel nell’atto di ordinare la liberazione dalle catene per gli internati nell’ospizio di Bicêtre (1793) segna simbolicamente l’inizio di una nuova era: il folle è ormai considerato un malato e come tale la parola guarigione non gli è preclusa a priori. Certo un malato un po’ particolare, un malato di testa, e la psichiatria nascente di inizio Ottocento, almeno quella francese imbevuta di presupposti cartesiani, identificherà la follia col sentirsi re, cioè col «prendere il potere nella propria testa», secondo l’icastica formula che Foucault avrebbe impiegato nella lezione del 14 novembre 1973 al Collège de France5. E tuttavia questo sapere psichiatrico, fin dai suoi albori, stenta a riconoscersi come una specialità riconducibile al campo della medicina, ai suoi paradigmi diagnostici e nosografici. La guarigione possibile del malato mentale è innanzitutto la conseguenza di un protocollo volto a disciplinare le condotte, una strategia alternativa all’impiego della violenza fisica sul corpo incatenato. La logica del potere quindi, più che la ricerca della verità sulle cause della follia, rappresenta agli occhi di Foucault il nucleo della pratica psichiatrica, un rapporto di forza di cui l’istituzione asilare è meno la causa che un effetto. Nelle pagine di Foucault l’istituzione è sempre ritratta in chiaroscuro: non è il bersaglio primario come sarà per il movimento dell’antipsichiatria, ma è considerata come la funzione implicita di una strategia di potere piuttosto che la sua fonte.
Il percorso interrotto della Storia della follia, ripreso e corretto diversi anni dopo nel corso sul Potere psichiatrico, aveva però già incontrato in un testo come Nascita della clinica (1963) il più organico momento di riflessione sul decollo della moderna esperienza medica. Condotto sul cinquantennio a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo, il fatidico sblocco epistemologico della modernità secondo Foucault, lo studio individua tre fasi strutturali in cui inquadrare il trattamento della malattia: la prima situa il malato nel quadro classificatorio delle tavole nosografiche e non attribuisce importanza alla specificità dell’individuo; la seconda assegna invece al corpo umano il posto concreto della malattia e di conseguenza focalizza l’attenzione medica sulle qualità particolari del malato; la terza infine comporta l’assunzione della malattia come carico sociale e riconosce nell’ospedale il suo luogo di percezione istituzionale.
Da questa rapida incursione nelle opere giovanili emerge non solo un certo retroterra intellettuale che favorisce quasi naturalmente il ritorno successivo del filosofo su tematiche a lui note, ma soprattutto la persistenza problematica di quello spazio strutturale dell’esistenza umana delineato dal triangolo corpo-malattia-sapere medico. Ecco allora che, atterrato a Rio, più che riscoprire le passioni degli esordi Michel Foucault non fa altro che ridar voce a una vena riflessiva mai del tutto esaurita, semplicemente perché rappresenta un a priori storico del suo modo di pensare. L’attenzione per la medicina non è solo il prolungamento naturale di una tendenza biografica, ma è il segno di un carattere indelebile che si manifesta nella varietà di ricerche catalizzate dal problema della norma e del normale. La concorrenza della norma col principio giuridico della «legge» è un motivo ricorrente che sfiora l’ossessione binaria, come meglio non potrebbe emergere anche da queste conferenze brasiliane: «Quel che regge la società non sono i codici, ma la distinzione permanente tra il normale e l’anormale, l’impresa perpetua di ristabilire il sistema di normalità»6. Qualche anno dopo l’idea si precisa: «L’intenzione di Kelsen è affermare e far vedere come tra la legge e la norma esista un rapporto fondamentale, nel senso che ogni sistema di legge si riferisce a un sistema di norme […] il problema che mi interessa è mostrare come si sviluppino delle tecniche di normalizzazione a partire, al di sotto, ai margini e persino in opposizione a un sistema imperniato sulla legge»7. L’influenza su una simile posizione esercitata dal Doktorvater Georges Canguilhem, che consolida una propensione mentale dell’allievo, resta peraltro decisiva8.
Medicina senza frontiere
L’asse portante delle conferenze di Rio de Janeiro è il processo di medicalizzazione della società, un fenomeno che, secondo Foucault, occorre analizzare e criticare non con le pretese romantiche di un’antimedicina dettata da ricette igienico-naturaliste. Queste alternative rappresentano anch’esse saperi e pratiche certificati dalla medicina stessa, dal cui paradigma pertanto è difficile uscire. Analogo discorso vale per la psicanalisi, che si è proposta all’origine come antipsichiatria e quindi come pratica avversa alla medicalizzazione della società, mentre la critica contemporanea alla psicanalisi è condotta di nuovo sulla base di un sapere fondamentalmente medico. Tutto ciò porta Foucault a osservare come nelle nostre società la patologia divenga un criterio regolativo per il governo delle popolazioni, al punto che la medicina non conosce campi che sfuggano al suo raggio d’intervento. Viviamo in «Stati medici aperti»9, dove il camice bianco è l’agente principale del processo di normalizzazione della società, entrando in concorrenza da un lato col sapere giuridico, fonte tradizionale nell’ordinare le condotte, dall’altro con la teologia che soggiogava le coscienze con la promessa della redenzione e della vita eterna.
Dal XVIII secolo questa ascesa della medicina come sapere di governo della popolazione conosce dei passaggi decisivi che vedono il medico assurgere ad autorità politico-amministrativa competente non solo di malattia ma anche di salubrità e igiene dell’ambiente urbano. Parallelamente muta lo statuto sociale dell’ospedale, che da ricovero per la miseria diventa un osservatorio privilegiato sulla malattia, presidio di un lavoro medico che ha ormai bisogno di dati statistici appropriati per produrre un adeguato governo della salute collettiva.
Alla luce di questi mutamenti Foucault trae due conclusioni decisive sull’attualità. La prima riguarda l’ingresso della malattia negli indicatori economici in termini di consumo di salute. Tradizionalmente si chiedeva alla medicina di assicurare la conservazione, la riproduzione e il miglioramento della forza lavoro. Nei modelli più avanzati di welfare, invece, la medicina si fa merce, entra in un’economia dei consumi. Se il livello di vita è determinato dalla quantità di consumi, le statistiche – Foucault cita dati relativi al 1970 – dimostrano che a un aumento crescente del consumo di salute, in primo luogo di farmaci, non corrisponde una proporzionale diminuzione di mortalità e quindi un relativo miglioramento del livello di vita. Su questo, invece, incidono più efficacemente fattori ambientali quali l’istruzione, l’alimentazione, i redditi familiari10. La seconda conseguenza importante riguarda per un verso la scarsa forza perequativa generata dai servizi di sanità pubblica, visto che sono i ceti più agiati a usufruire maggiormente delle prestazioni mediche rispetto alla gran massa di consumatori meno abbienti, su cui però grava il volume prevalente dei contributi sanitari. D’altra parte, in un modello caratterizzato dal consumo di salute e dal suo finanziamento collettivo, si assiste a un ridimensionamento del ruolo del medico, sempre più intermediario tra i pazienti e quell’industria farmaceutica che, in definitiva, fa la parte del leone nella distribuzione dei profitti11.
Fedele al suo modello di critica non guidata da ricette universali, Foucault non denuncia astrattamente il processo di medicalizzazione della società avviato tre secoli or sono. Per lui basta l’indagine storica a far prendere coscienza del legame inestricabile tra medicina, economia, potere e salute, ma anche delle disfunzioni e iniquità da correggere nei sistemi di welfare. L’individuo è ben poca cosa per Foucault se non è rivestito delle forme della soggettività, siano queste il frutto di meccanismi di potere o, al contrario, di un’estetica dell’esistenza come pratica della libertà che negli ultimi anni della sua vita inseguiva nella cultura classica. E la sua principale scommessa teorica è scandita dal tentativo di riflettere sulle forme che il soggetto assume come un’occasione di creatività individuale e collettiva, senza tuttavia cedere all’arroccamento identitario, semmai privilegiando proprio una visione del soggetto che si costruisce prendendo distanza da un sé stesso («se déprendre de soi-même», come è scritto nell’introduzione a L’usage des plaisirs12) concepito come processo e non come sostanza. Solo in questo modo è possibile rubare lo spazio ai meccanismi di poteri anch’essi avidi produttori di forme soggettive. Quando nel 1978 Foucault definirà la critica come «la volontà decisoria di non essere eccessivamente governati»13, intenderà sottolineare questa ambivalenza storica del soggetto, combinato inestricabile tra le logiche dei dispositivi e le iniziative di resistenza. E per Foucault resistenza non significava emulare il giunco pensante di pascaliana memoria, quello che investito dagli urti della storia si flette per poi tornare al suo posto. Questo punto di ritorno manca, perché il soggetto si costituisce trasformandosi. Si comprende allora che evocare la natura come scudo all’invadenza della disciplina medica non ha grandi chances di successo, perché il campo è già predeterminato dall’impatto che quest’ultima esercita da più di due secoli e mezzo sulla costruzione dell’essere e del benessere collettivo. Ignorare questa seconda natura dell’uomo in nome di un’autenticità dell’origine e di un’estraneità alla tecnica vagheggiata dai movimenti che a vario titolo cavalcano l’antimedicina – Foucault allora aveva di mira il libro appena uscito di Ivan Illich, Medical Nemesis. The Expropriation of Health, ma oggi, per restare a un esempio tangibile, potremmo pensare alla galassia dei movimenti no vax – è un’operazi...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Copyright
  4. Indice
  5. La salute del filosofo. Introduzione di Paolo Napoli
  6. Nota ai testi
  7. Crisi della medicina o crisi dell’antimedicina? (Prima conferenza all’Università di Stato di Rio de Janeiro, ottobre 1974)
  8. La nascita della medicina sociale (Seconda conferenza all’Università di Stato di Rio de Janeiro, ottobre 1974)
  9. L’incorporazione dell’ospedale nella tecnologia moderna (Terza conferenza all’Università di Stato di Rio de Janeiro, ottobre 1974)
  10. Appendice. Il governo della popolazione e le strategie della salute
  11. [Il vaccino e la norma] Lezione del 25 gennaio 1978 al Collège del France
  12. Un sistema finito di fronte a una domanda infinita Intervista, 1983