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Non chiamateli Kamikaze
Informazioni sul libro
Negli anni successivi alla tragedia dell'11 Settembre uno dei termini più utilizzati dai media in occasione di nuovi attentati terroristici è stato kamikaze. Un chiaro esempio di metonimia fuorviante. Nella lingua giapponese significa Vento Divino, il leggendario tifone che si dice abbia salvato il Giappone dall'invasione mongola del 1281. Le formazioni suicide ideate dall'ammiraglio Takijir? ?nishi durante la Seconda Guerra Mondiale erano invece chiamate tokk?tai (Corpo Speciale d'Attacco) e per natura storica, antropologica, religiosa e bellica sono ben lontane dal concetto moderno di attacco suicida, specie di matrice islamica. Per gli integralisti sono shuhad?, testimoni della fede, mentre per i nipponici sono jibaku tero, terroristi autoesplodenti. Con lo scopo di mettere ordine nella percezione del fenomeno, il libro traccia un solco netto nella natura dei vari guerriglieri suicidi succeduti nel tempo.
Domande frequenti
Informazioni
Indice dei contenuti
- Prefazione di Matteo Carnieletto
- Introduzione
- prima parte Tradizione e natura del Giappone
- Capitolo 1 La Restaurazione Meiji: nasce il Giappone moderno
- Capitolo 2 Il periodo Shōwa
- Capitolo 3 Hideki Tōjō: il Giappone in guerra
- Capitolo 4 La morte volontaria in Giappone
- Capitolo 5 La guerra del Pacifico cambia volto
- Capitolo 6 La nascita dei Corpi Speciali
- Capitolo 7 L’etica dei kamikaze
- Capitolo 8 I drammi del Giappone moderno
- seconda parte Gli uomini-bomba
- Capitolo 1 Shuhadā, nascita ed evoluzione dei guerrieri suicidi islamici
- Capitolo 2 Libano, una scuola per shuhadā
- Capitolo 3 Il crollo del cielo
- Capitolo 4 Marines nella terra degli shuhadā
- Capitolo 5 Bombe in casa nostra
- Capitolo 6 I Campi Paradiso
- Capitolo 1 Come nasce un esercito di tagliagole
- Capitolo 2 Parola d’ordine: provocazione
- Capitolo 3 Il supermusulmano
- Capitolo 4 La ricerca della morte
- Capitolo 5 Terrorismo artigianale
- Conclusione
- Riferimenti bibliografici