Università tra numeri e scelte
eBook - ePub

Università tra numeri e scelte

Le opinioni degli studenti su futuro, didattica, relazioni, etica e altro

  1. 227 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Università tra numeri e scelte

Le opinioni degli studenti su futuro, didattica, relazioni, etica e altro

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

Questo libro nasce da un corposo sondaggio sottoposto ad un gruppo di studenti della facoltà di giurisprudenza dell'università di Trento. Il sondaggio aveva ad oggetto diversi temi: futuro, università, didattica, docenti, studenti, scelte personali, etica, comunità. Partendo dai risultati del sondaggio, si cerca di comprendere non solo quale sia l'opinione, e prima ancora il "sentire" degli studenti, ma anche cosa possa essere rivisto nell'ambito del mondo accademico, con particolare riguardo ai suoi principi e valori, alle relazioni interpersonali, ed agli obiettivi dell'insegnamento.Il libro è rivolto a studenti, docenti, membri degli organi decisori, ai diversi livelli, e, in definitiva, a chi abbia interesse per le tematiche universitarie.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Università tra numeri e scelte di Nicola Lugaresi in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Didattica e Metodi di insegnamento. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
Ledizioni
Anno
2021
ISBN
9788855265027

PARTE II
ANALISI

1. Futuro
(sezione A del questionario)

1.1. Considerazioni generali: cambiamenti e “resilienza”

La prima sezione del questionario riguarda il futuro e, con più precisione quel futuro post-pandemia che, in passato, non avremmo mai pensato di vivere, né di attendere con così tanta trepidazione. Nella vita, prima ancora che nell’università. In particolare, su questo secondo aspetto, chiedo agli studenti il loro parere su cosa succederà, esaurita la pandemia, in riferimento a cinque aspetti: se e come cambierà l’università, nel suo complesso (domanda A.1.); che ruolo assumeranno gli studenti nella comunità universitaria (domanda A.2.); se, e come, cambieranno le relazioni tra studenti (domanda A.3.); se, e come, cambieranno, le relazioni tra studenti e docenti (domanda A.4.); se, e come, cambieranno le comunicazioni tra studenti e docenti (domanda A.5.).
L’aspetto comune, nelle risposte alle cinque domande, è dato dalla convinzione della maggioranza degli studenti che le cose non cambieranno, o cambieranno solo superficialmente, e per un tempo limitato. L’interpretazione non è aprioristicamente negativa. Dipende, sia pure con sfumature diverse a seconda della domanda, dal giudizio sulla situazione, in riferimento a questi aspetti, prima della pandemia.
In questo senso, considerando anche le altre risposte alle cinque domande, e il complesso delle risposte ad ulteriori domande del questionario, personalmente interpreto il “comune sentire” derivante dalle risposte (assenza o limitatezza temporale del cambiamento) come il timore di una possibile occasione perduta. Come in altri momenti di grande crisi si spera, ci si augura, che quello che è successo non sia accaduto invano, anche per dare un senso alle conseguenze negative, su un piano generale e su un piano specifico (l’università, nel nostro caso), di quella crisi.
Su un piano generale, la pandemia ha rappresentato un periodo buio che ha portato morte, malattie con decorsi di diverse lunghezze e gravità, conseguenze economiche impattanti individui e collettività, anche in modo grave, limitazioni nella possibilità di godersi vita, affetti e svaghi ed effetti, anche rilevanti, sulla psiche delle persone.
Sul piano specifico, la pandemia ha sconvolto, in primo luogo, la didattica, che non comprende solo le lezioni, ma anche esami, lauree e “ricevimenti”, e, in secondo luogo, con un impatto non meno rilevante, le relazioni personali all’interno tanto della comunità universitaria nel suo complesso (ammesso che una comunità del genere esista al di là delle dichiarazioni di principio) quanto delle singole comunità più ristrette (la cui esistenza è meno contestabile) che la compongono.
Di fronte a questi effetti, specialmente, ma non solo, se si considera il preesistente come deludente, o comunque migliorabile, la convinzione che poco o nulla cambierà non può avere una connotazione positiva. Ed anche qualora si ritenesse che quello che c’era prima fosse soddisfacente, si può ritenere, o almeno sperare, che un disastro di queste proporzioni, con i costi sociali, economici e personali che ha comportato e comporta, debba determinare quanto meno una messa in discussione dei valori, delle priorità, delle dinamiche della società, e in specifico dell’università. In assenza di questo, in assenza di un’aspirazione al miglioramento, che deve essere sì continuo, ma che in momenti epocali deve essere più rapido e profondo, non ci si dovrebbe accontentare di una resilienza “passiva”, che, di fronte ad una crisi, consenta esclusivamente di tornare allo status quo precedente, ma si dovrebbe mirare ad una resilienza “attiva”, che aspiri a reagire in modo costruttivo ed evolutivo, con un progresso significativo rispetto alla situazione anteriore26. La crisi diventa un’occasione di cambiamento. Migliorativo.
Disclaimer: in questa sezione del questionario le mie risposte sono coincise sempre con la risposta che ha raccolto i maggiori consensi (in un caso ex aequo) nell’ambito del campione. Un po’ me lo aspettavo e, visti i risultati, non è detto che sia una cosa positiva.

1.2. Analisi delle risposte

Con la prima domanda (A.1., scelta multipla, risposta singola, quattro opzioni) chiedo come sarà l’università, esaurita la pandemia. La domanda è ampia, per non dire vaga. Le opzioni di risposta sono più dettagliate. Prevale la risposta per la quale non ci saranno cambiamenti significativi (57,14%), che precede, ma molto distanziata, quella secondo cui interverrà una riforma radicale, determinata dal confronto tra tutti i soggetti coinvolti (23,80%). L’ottimismo verso un cambiamento è superato nettamente dalla rassegnazione per un’inevitabile immutabilità. Si potrebbe obiettare che un cambiamento, per di più “radicale”, visto che non ne è specificata la direzione, non è per forza positivo. Ma se si considera che la riforma deriverebbe da un processo democratico e partecipativo («confronto tra tutti i soggetti coinvolti») e non dall’alto, come d’abitudine, e che il desiderio di cambiamento e l’insoddisfazione del presente sono due elementi che emergeranno dal sondaggio nel suo complesso, l’obiezione perde molto della sua forza.
Le altre due risposte presuppongono la previsione di un cambiamento, e si contrappongono nel contenuto, ma rappresentano, sommate, meno di un quinto del campione: l’11,11% pensa che l’università diventerà più aperta, empatica ed inclusiva, mentre il 7,93% pensa che l’università risulterà più competitiva, asettica ed esclusiva. Considerando come apertura, empatia ed inclusione dovrebbero essere valori positivi (in generale, e a maggior ragione per l’università) e che la competizione, in contrapposizione alla collaborazione, risulterà, nel prosieguo del sondaggio, nettamente perdente, c’è una lieve prevalenza di ottimismo. D’altra parte, se consideriamo le quattro risposte complessivamente, prevalgono rassegnazione e pessimismo. Comprensibile. Peccato.
Con la seconda domanda (A.2., scelta multipla, risposta singola, cinque opzioni) chiedo che ruolo assumeranno gli studenti, esaurita la pandemia, nella comunità universitaria. Se prima l’ambito era oggettivo, complessivo, ora è parziale, ma non soggettivo, riguardando una previsione di “categoria”, ma non un impegno personale. Avrei potuto chiedere il loro pensiero su un eventuale diversa presa di responsabilità. Una domanda mancata, ce ne saranno altre.
Anche qui si nota una certa rassegnazione. La maggioranza (55,55%) pensa che il ruolo sarà identico a prima, in quanto chi non si «interessava prima» non lo farà nemmeno ora. Tra le due risposte che presuppongono un cambiamento prevale quella in senso positivo («più attivo e consapevole») rispetto a quella in senso negativo («meno attivo, avendo la distanza fortemente limitato ogni forma di socialità»): 28,57% contro 12,69%. Non raccolgono praticamente consensi le due opzioni più deprimenti, senza prospettive, per le quali gli studenti, semplicemente, non possono avere alcun ruolo: nessuno (0,00%) ritiene che la costruzione della comunità universitaria sia determinata esclusivamente dall’alto, e solo il 3,17% pensa che non esista, né esisterà mai una comunità universitaria, «per la diversità di interessi e/o per un’apatia diffusa». Anche qui sarebbe stato interessante distinguere le due possibilità. Sulla prima si può lavorare, evidenziando gli obiettivi comuni. Sulla seconda, pure, si può lavorare, ma con maggiori difficoltà, se l’apatia deriva da un consolidato atteggiamento di negativa accettazione.
Andando oltre la rassegnazione, ci possono essere elementi positivi, di desiderio, che spetta all’istituzione coltivare. In primo luogo, la prevalenza, sia pure nell’ambito di una visione minoritaria di cambiamento, di un indirizzo positivo. Ma soprattutto la sostanziale insignificanza di chi nega in radice la possibilità di una comunità universitaria, pure, per quello che conta, istituzionalmente prevista27, o il ruolo degli studenti nella sua costruzione28. Si disconosce di fatto il concetto stesso di comunità, per avvicinarsi a quello di gregge. Immune, sì, però rispetto alla speranza.
Certo, qui si sente, errore mio, la mancanza della domanda, più diretta e personale, citata sopra: che ruolo pensi potrai avere, e vorrai avere, tu? Potrei dire che, considerata la presenza di ex studenti questa domanda sarebbe stata, per loro, molto ipotetica, se non proibitiva. Il fatto è che ho perso un’occasione per una domanda interessante. Mi piace però pensare ad un’interpretazione positiva. Chi ha risposto «più attivo e consapevole» si include in questo ambito e chi non vede differenze, permanendo l’impegno, o la mancanza di impegno, precedente, si inserisce nel primo gruppo. Questo porterebbe ad un 84,12% che si impegnerebbe (confermando o mutando il proprio approccio) a rafforzare la comunità universitaria.
L’entusiasmo di un’interpretazione di questo tipo si scontrerebbe però con la rassegnazione della risposta prevalente, che pare sottintendere un livello di partecipazione alle “dinamiche comunitarie” non così ampio. In sostanza, e questo può essere coerente con il modo di formazione del campione, le previsioni non sono particolarmente positive, ma il desiderio di un cambiamento è presente. Si tratta di favorirne l’emersione, perché, forse, si pensa di essere più soli di quello che non sia, o potrebbe essere.
La terza domanda (A.3., scelta multipla, risposta singola, quattro opzioni) ha per oggetto le relazioni tra studenti: dalla previsione su cosa accadrà in futuro si può comprendere anche la percezione sul passato. Tra tutte le domande di questa sezione, è qui che si ottiene il risultato più alto per una risposta, del resto in linea con l’atteggiamento disincantato già visto. Il 71,42% ritiene che le cose cambieranno relativamente, e solo per poco tempo, a cui si aggiunge il 3,17% di chi crede che tutto sarà come prima, da subito. In sostanza, tre partecipanti al sondaggio su quattro pensano che un vero cambiamento non ci sarà. Una parziale speranza è data dal fatto che, tra chi considera che «nulla sarà come prima», il 25,39% ...

Indice dei contenuti

  1. Università tra numeri e scelte
  2. Colophon
  3. Indice
  4. Parte I - Metodo e premesse
  5. Parte II - Analisi
  6. Conclusioni
  7. Appendice