Ma non è una cosa seria
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Ma non è una cosa seria

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Informazioni sul libro

Ma non è una cosa seria (1917-18) è una famosa commedia di Luigi Pirandello, ispirata alle sue due novelle La Signora Speranza (1902) e Non è una cosa seria (1910). Dall'opera sono stati tratti due film, nel 1921 (di Augusto Camerini) e nel 1936 (di Mario Camerini). In questa edizione il testo è stato lasciato - a parte alcuni pochi interventi filologici - rispettosamente intatto nella sua originale stesura "primonovecentesca".

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Informazioni

Anno
2021
ISBN
9791220830522

ATTO PRIMO

Sala da pranzo della Pensione Torretta. Grande tavola apparecchiata nel mezzo della scena per il pranzo. Altri tavolini con tovaglie e qualche portafiori. Nella parete di fondo, due usci con tende verdi a frange giallo d’uovo; quello a destra è la comune, quello a sinistra introduce nella camera occupata da Grizzoffi. Tra i due usci, monumentale credenza – vecchio arnese di rivendita – con tazze, bottiglie, ecc. Nella parete di sinistra, divano di juta verde, anch’esso con frange giallo d’uovo, poltrone, un tavolinetto per fumare, un altro per riviste e giornali; un uscio con tenda come sopra, che introduce nella camera occupata dal signor Barranco. Nella parete di destra, una vetrina con stoviglie da tavola e un uscio che conduce alla cucina. Alle pareti un orologio a pendolo, oleografie di caccia e frutta. La Pensione è di famiglia, assai modesta.

SCENA PRIMA
Il signor barranco, Grizzoffi, il professor Virgadamo
Al levarsi della tela, il signor Barranco è seduto sul divano con un grosso berretto in capo, le pantofole ai piedi, e sfoglia una rivista. È un signore di provincia, maturo, ancor valido; ricco; con un gran naso; timorato di Dio; taciturno di solito, d’aspetto cupo, ma pur timido e schivo negli occhi; costretto a parlare o appena stizzito, incespica un po’ con la lingua. Grizzoffi, presso ai quaranta, ispido, sempre irritato, schizzante, legge un giornale, seduto sul davanti della scena e fuma un sigaro a grosse boccate. Il professor Virgadamo, placido, grasso, gli sta seduto un po’ dietro e aspira l’odore del fumo esprimendo la delizia che ne prova con tutto il faccione da padre abate.
VIRGADAMO Ah, che buon sigaro! Delizioso!
GRIZZOFFI ( voltandosi di scatto, cavando un mezzo sigaro dal taschino del panciotto e porgendolo sgarbatamente) Ma tenga, ma fumi, perdio!
VIRGADAMO ( sorridente, senza scomporsi) No no, grazie. La nicotina fa male. Mi piace soltanto aspirarne l’odore.
GRIZZOFFI Ah sì? A mie spese? Col danno della mia salute? Ma via, si scosti! Si scosti subito di qua!
VIRGADAMO ( scostandosi, c.s.) Ecco, ecco. Ma scusi, che le levo io?
GRIZZOFFI Chi vuole un piacere, se lo paghi!
VIRGADAMO Se lei fumasse per me... Ma lei fuma per sé! Butta via il fumo, e io ne approfitto. Signor Barranco, che ne dice lei?
GRIZZOFFI Eh già! Mi piace! Scusi: è uomo lei, sì o no?
VIRGADAMO Eh, direi!
GRIZZOFFI Fa più o meno male della nicotina, la donna?
VIRGADAMO Ah, più! più! Terribile, la donna: specialmente a una certa età.
GRIZZOFFI Vorrei sapere ora, come si regola lei…
BARRANCO ( interrompendo) Signori miei, signori miei, per carità!
GRIZZOFFI ( al signor Barranco) Non dico niente di male, caro signore, stia tranquillo! Al professor Virgadamo: Come si regola lei quando per strada vede qualche donnina che le piaccia (se è uomo!).
VIRGADAMO Ah no, sa; no, no, no, no! Niente, io!
GRIZZOFFI Come niente? Neppure un desiderio?
VIRGADAMO Oh Dio mio, se è una bella donna...
GRIZZOFFI Ah, bravo! E che fa allora? Da me si piglia l’odore del fumo. E da quella? Va a trovarne il marito, e lo prega che sia così gentile da prestarle per un momentino il piumino da cipria della sua signora?
VIRGADAMO ( gli s’ accosta serio e gli dice piano e pacato) Dovrebbe sapere, caro Grizzoffi, che l’uomo fra le tante altre doti ha pur quella dell’immaginazione.
GRIZZOFFI Ah! Lei se l’immagina… e basta?
VIRGADAMO Potrebbe anche non bastarmi. Non potrà proibirmi, per esempio, di sognarmela di notte.
GRIZZOFFI E lei, scusi, insegna in un istituto femminile?
VIRGADAMO Pedagogia.
GRIZZOFFI Che sarebbe la scienza dell’educazione?
VIRGADAMO Ma la pedagogia, per sua norma, insegna anche a imporre onestamente un freno all’immaginazione.
GRIZZOFFI ( urlando) Ma ai sogni no!
VIRGADAMO Eh! I sogni, caro lei, sono indipendenti dalla volontà.
GRIZZOFFI Se avessi una figliuola, non la manderei da lei!
VIRGADAMO E farebbe bene, benissimo, sa! Non per me. Ma si sciupano, si sciupano queste benedette figliuole! Troppe materie da studiare. Enorme sovraccarico intellettuale. E pèrdono, pèrdono il fiore della femminilità, la fragranza: quel certo non so che… che è il loro fascino.
GRIZZOFFI Signor Barranco, ma lo sente?
VIRGADAMO Questa è pedagogia.
GRIZZOFFI Ma è una cosa schifosa, allora, la pedagogia!

SCENA SECONDA
La maestrina Terrasi, detti
MAESTRINA ( sporgendo il capo dalla tendina della comune) Permesso? Uh, come! non si è ancora a tavola?
GRIZZOFFI Come vede, siamo qua ad aspettare!
VIRGADAMO Oh! cara, cara la mia signorina... Le prende una mano e non gliela lascia più, battendovi su colpettini graziosi con l’altra mano. Cara nostra maestrina giardiniera...
MAESTRINA Signor Barranco, buon giorno!
BARRANCO Riverisco.
MAESTRINA Chi s’aspetta?
GRIZZOFFI I comodi e le grazie del signor Speranza!
MAESTRINA Ah, verrà finalmente? Che bellezza! Dunque, guarito? Piacere!
GRIZZOFFI Ma si ritiri codesta mano, signorina!
MAESTRINA Oh! al professore, gliela posso lasciare: non c’è pericolo! Fu mio maestro!
GRIZZOFFI Sì! Se avesse inteso quel che ha finito or ora di dire delle sue allieve!
BARRANCO Signori miei... signori miei...
MAESTRINA Come! Lei, professore?
VIRGADAMO Ma non gli dia retta!
GRIZZOFFI ( a Virgadamo, con sdegno) Lei si dovrebbe vergognare! Alla Maestrina: Chi sa quante volte lei è stata... sognata!
BARRANCO ( irritandosi) Ma... ma insomma!
MAESTRINA E che c’è di male? Non s’irriti, signor Barranco! Non capisco, proprio, che ci possa esser di male, se il professor Virgadamo s’è sognato di me. Ma dov’è Gasparina?
GRIZZOFFI ( correggendo) Gasparra, prego! Gasparra, Gasparotta!
MAESTRINA Lei la chiami come vuole; io la chiamo Gasparina.
VIRGADAMO Mah! dice che è andata...
GRIZZOFFI A prendere gli ordini del signor Speranza per il pranzo!
BARRANCO Non diciamo sc-sci-occhezze!
GRIZZOFFI L’ha detto Rosa!
MAESTRINA ( voltandosi a guardare la mensa) Il pranzo? Uh! già! Guarda che bellezza! Non me n’ero accorta...
GRIZZOFFI Vuol festeggiare il suo ritorno alla vita!
MAESTRINA E davvero può dirlo, povero signor Speranza! Passato da parte a parte... Anzi, ha fatto presto a guarire! Quando è stato il duello? Non saranno due mesi...
GRIZZOFFI Ho visto jeri il fratello della fidanzata.
VIRGADAMO Ah! quello che lo infilzò?
GRIZZOFFI Per conto mio, gli ho stretto la mano!
MAESTRINA E oggi berrà alla salute del signor Speranza?
GRIZZOFFI No, cara signorina! Io bevo alla mia!
MAESTRINA Peccato...
GRIZZOFFI Come, peccato?
MAESTRINA No... dico, che io non possa assistere al pranzo. Debbo ritornare a scuola al tocco! Va all’uscio a destra e chiama: Rosa, Rosa!

SCENA TERZA
Rosa, detti, poi Gasparina, Magnasco
ROSA ( accorrendo dall’uscio a destra) Comandi, signorina!
GRIZZOFFI Ma insomma, si può sapere che diavolo fa la tua padrona ancora fuori? Io voglio mangiare, senza stare ad aspettare i comodi di nessuno!
ROSA E a me lo dice? Per me, come vede, è tutto pronto. Se la signorina non viene...
VIRGADAMO Conviene aspettare, conviene aspettare, perché sarà una bella festa, sa?
GRIZZOFFI ( voltandosi di scatto, sgarbato) Per lei!
VIRGADAMO No, per tutti! Io vengo qua perché si sta allegri.
GRIZZOFFI Ma lo sa che lei non è potuto soffrire da nessuno?
VIRGADAMO Non importa!
MAESTRINA E non è vero niente affatto!
VIRGADAMO Non importa, signorina. Il riso fa buon sangue: lor signori mi fanno ridere, e son disposto ad aspettare anche cent’anni!
MAESTRINA Potessi anch’io! Ma non posso, Rosa!
ROSA Oh! eccola qua la signorina!
Entra dalla comune Gasparina Torretta, seguita da Magnasco. È una donnina fina fina, un po’ sciupata, trasandata; sarebbe vivacissima, se i patimenti, le angustie, la tristezza che glien’è derivata, non smorzassero tutti i moti del suo animo e della sua personcina, e non le dessero un’umiltà sorridente e rassegnata. Veste poveramente, con un vecchio cappellino da vecchia, annodato sotto il mento e una lunga mantella verde scolorita, orlata di pelo di gatto. Porta appesa al braccio una grossa borsa di cuojo. Nessuno, tranne il vecchio signor Barranco, fa conto di lei, e tutti la bistrattano. Magnasco, presso ai cinquanta, veste con eleganza da giovanotto: grasso, calvo, con la faccia paonazza; ridanciano.
GASPARINA ( frettolosa, affannata) Eccomi qua... eccomi qua...
MAGNASCO Signorina, signori: salute!
GASPARINA Domando scusa a lor signori, se mi son fatta aspettare... Sono andata si leva la borsa dal braccio e la porge a Rosa per certe spesucce. Tieni, Rosa: porta in cucina. Sono tutti?
Rosa via per l’uscio a destra.
VIRGADAMO Eh, no! Manca il meglio! Il signor Speranza... il signor Lamanna...
GASPARINA Meno male! Ho fatto una corsa!
MAESTRINA Ma io, Gasparina, debbo andare...
GASPARINA Come! Non prende parte al pranzo?
GRIZZOFFI Ohé, dico, ci siamo anche nojaltri qua! Oh sa, signora Torretta... cioè, diciamo... signorina...
GASPARINA Ma dica come vuole...
GRIZZOFFI Sarebbe infatti ridicolo che lei s’offendesse su questo punto...
GASPARINA Io, no. Ma vedo che vuole offendermi lei, non so perché...
GRIZZOFFI Glielo dico subito. Lei è padronissima d’accordare le sue sfacciate preferenze...
BARRANCO ( che s’è finora tenuto a stento, dà un pugno sul tavolino e scatta in piedi, convulso) Parli con rispetto!
GRIZZOFFI Un altro! Eccolo qua! Lo sapevo!
GASPARINA ( accorrendo con Virgadamo) Per carità, signor Barranco, non si riscaldi!
BARRANCO Lei è un vi-villanzone!
G...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. MA NON È UNA COSA SERIA
  3. Indice
  4. Intro
  5. MA NON È UNA COSA SERIA
  6. ATTO PRIMO
  7. ATTO SECONDO
  8. ATTO TERZO
  9. Ringraziamenti