Visioni proibite
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Visioni proibite

I film vietati dalla censura italiana (1947-1968)

  1. 578 pagine
  2. Italian
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Visioni proibite

I film vietati dalla censura italiana (1947-1968)

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Grazie ai documenti originali e ad altre fonti d'epoca, spesso inedite, Visioni proibite ricostruisce per la prima volta in modo sistematico le vicissitudini di centinaia di pellicole cui fu negato il nulla osta della censura. Sono stati vittime di questa normativa (per altro mai abrogata) film di Steno e Monicelli, Ophüls, Buñuel, Ferreri, Chabrol, Waters e Fassbinder, ma anche pellicole sovietiche di propaganda, documentari esotici, commedie licenziose, horror di serie B, bassa pornografia. Spaziando dagli anni in cui Giulio Andreotti fu a capo della censura al '68, dal diluvio di pornografia della fine degli anni '70 a casi celebri quali Querelle e Totò che visse due volte, i due volumi che compongono l'opera presentano uno spaccato storico, politico e sociale di un Paese in cui i mutamenti epocali del costume erano accolti con malcelato fastidio e dove a occasionali slanci progressisti facevano seguito ricadute oscurantiste. Questo primo volume, che arriva fino allo «spartiacque» del '68, è diviso in due sezioni, una di taglio storiografico, l'altra invece costituita dalle schede dettagliate di tutte le pellicole bocciate (con l'indicazione puntuale dei tagli effettuati e delle altre manipolazioni imposte dai censori).

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Informazioni

Editore
Lindau
Anno
2014
ISBN
9788867082940

n. 2829
Tormento (Dear Murderer)
Gb 1947, b/n
R: Arthur Crabtree; s: dal dramma di St. John Legh Cowes; sc: Muriel Box, Sydney Box, Peter Rogers; fo: Stephen Dade; mt: Gordon Hales; mu: Benjamin Frankel.
Int: Eric Portman (Lee Warren), Greta Gynt (Vivien Warren), Dennis Price (Richard Fenton), Jack Warner (Ispettore Penbury), Maxwell Reed (Jimmy Martin), Hazel Court (Avis Fenton).
Prod: Gainsborough.
Revisione: 13.10.1947 (2367 m), respinto: 17.10.1947.
Di ritorno da un viaggio, l’uomo d’affari Lee Warren scopre che la moglie Vivien lo tradisce con il suo avvocato Richard Fenton. Il geloso Warren affronta il rivale e gli rivela di avere ideato il delitto perfetto: la vittima sarà proprio Fenton, la cui morte sembrerà a tutti un suicidio. E quando Warren si accorge che Vivien ha un nuovo amante, Jimmy Martin, fa ricadere su quest’ultimo la colpa dell’omicidio di Fenton. L’ispettore Penbury, che pure sospetta di Warren, non ha prove: sarà l’astuzia di Vivien a segnare la rovina dell’omicida. La donna convince il marito a salvare Martin, quindi lo avvelena con un sonnifero. Ma è a sua volta arrestata.
Tratto da un dramma teatrale di Sir John Legh Clowes, il film di Arthur Crabtree incappa nelle maglie della censura per via della tematica giudicata assai scabrosa. Nel luglio 1947 la Eagle-Lion Films deposita il copione per la revisione preventiva così da ottenere l’autorizzazione al doppiaggio: la Commissione (il 7 agosto) nega però l’autorizzazione, «in quanto si riscontra che in esso è esposta, con eccessiva realistica crudezza, la truce storia di un duplice assassinio, che potrebbe essere di scuola e di incentivo al delitto».
Più in dettaglio, è emblematica la disamina del capo dell’Ufficio centrale per la cinematografia, che dipinge l’opera di Crabtree a tinte assai fosche:
con il film in esame, si è voluta rappresentare la truce e disumana storia di due orrendi delitti compiuti in piena coscienza e con la più attiva partecipazione della volontà da parte degli assassini. Il motivo criminale è il solo dominante la mostruosa vicenda, sì da diventare ossessivo. L’azione è svolta da delinquenti ed adulteri, che sono sempre presenti nella loro immobilità psichica invasata da demoniaca perversione. Né il far dire ad uno dei protagonisti che «nessun delitto rimane impunito» può essere «la morale» da trarsi dalla fosca storia e di conseguenza la sua giustificazione. Tale «morale» è respinta dallo spettatore inorridito dalla materiale, cinica esecuzione dei due delitti […]. Per tale crudeltà, per la completa amoralità con cui i protagonisti sono presentati, per l’assoluta mancanza di giustificazione a tali orrori e per il fatto che la cruda descrizione particolareggiata dei due assassini può essere di scuola e di incentivo al delitto, non si ritiene di autorizzare il film al doppiaggio […].
A questo punto il censore si lancia in una non richiesta disamina artistica, notando che
L’opera si vale di una regia morbidamente raffinata ma perspicace e chiara. La recitazione è sicura […]. La sceneggiatura è di un equilibrio quasi perfetto e la fotografia […] ricca di effetti preziosi
e concludendo:
Non si può fare a meno di deplorare che tante qualità artistiche e così ammirevoli mezzi tecnici siano serviti per realizzare un’opera decisamente malsana e moralmente deteriore».
Il 13 ottobre la Eagle-Lion presenta in revisione la pellicola in versione originale: «pur ritenendo eccessiva la Vs. motivazione», si legge nel documento allegato, «ci siamo preoccupati di togliere dal film quelle scene che a ns. avviso possono aver determinato il parere sfavorevole». I tagli, per complessivi 280 m (quasi 5’), riguardano l’esecuzione materiale dell’omicidio di Fenton e il dialogo tra Lee Warren e la moglie. «Con i suddetti tagli riteniamo sia eliminata la fisionomia particolare dei due delitti esposti originariamente con prolissità di dettagli e non solo, ma è anche tagliato il lungo dialogo tra la vittima e l’assassino in cui quest’ultimo dà spiegazione di tutti gli accorgimenti che userà per far apparire il suo delitto un comune suicidio passionale». Revisionato il film il 17 ottobre, tuttavia, i commissari confermano il precedente giudizio. Il film di Crabtree resta inedito nel nostro Paese.
n. 3225
Enemy of Women (The Private Life of Dr. Goebbels)
Usa 1944, b/n
R: Alfred Zeisler; s, sc: Alfred Zeisler, Herbert O. Phillips; fo: John Alton; mu: Artur Guttmann; mt: Doug Bagler.
Int: Claudia Drake (Maria Brandt), Paul Andor [Wolfgang Zilzer] (dottor Paul Joseph Goebbels), Donald Woods (dottor Hans Traeger), H. B. Warner (colonnello Eberhart Brandt), Sigrid Gurie (Magda Quandt).
Prod: W. R. Frank Productions.
Revisione: 14.10.1947 (2239 m), respinto: 16.10.1947.
Il giovane Paul Joseph Goebbels, drammaturgo fallito, è costretto per denaro ad accettare l’incarico di tutore a casa di Herr Quandt. Attratto dalla giovane attrice Maria Brandt, figlia del colonnello Brandt presso cui alloggia, Goebbels viene respinto dalla ragazza e scacciato di casa dal padre. Quella sera stessa, Goebbels ascolta un discorso di Hitler e ne diventa un fanatico seguace. Da capo della propaganda nazista, coltiverà il suo odio morboso verso le donne. Per vendicarsi di Maria, le fa arrestare il padre e lo sposo, offrendosi di liberarli purché lei gli ceda. Maria rifiuta; e quando la donna muore durante un bombardamento alleato, Goebbels, folle di dolore, tenta invano di mascherare la realtà di una sconfitta bellica imminente con uno dei suoi discorsi propagandistici alla radio.
Produzione indipendente a bassissimo costo distribuita negli Usa dalla Monogram, il film di Zeisler – già autore di un adattamento di Delitto e castigo – è più interessato alla vita privata del suo untuoso protagonista che ai crimini del Reich, come del resto si intuisce dagli strilli delle locandine originali («Liar, murderer and evil genius of love! He ruined the lives of countless women!», Bugiardo, assassino e genio malvagio dell’amore! Ha rovinato le vite di innumerevoli donne!): il risultato è una fosca soap opera di propaganda, con cadute nel ridicolo (Goebbels che inventa il saluto nazista «Heil Hitler») e una caricaturale performance del protagonista Zilzer, mentre la suggestiva fotografia di John Alton avrebbe meritato miglior sorte.
Presentato in lingua originale dalla Cosmopolis di Enrico Sarri il 14 ottobre 1947, Enemy of Women si vede negare l’autorizzazione per la visione e il doppiaggio, «in considerazione che, pure essendo di spirito anti-nazista, rievoca la vita del dott. Goebbels», e dunque «potrebbe dar luogo a vivaci polemiche e tali comunque da perturbare l’ordine pubblico». Il film resta inedito nel nostro Paese.
n. 3270
Chi dorme non piglia pesci
Italia 1947, b/n
R: Aldo Vergano; op: Domenico Scala
Int: Carlo Mazzarella.
Prod: Libertas Film.
Revisione: 28.10.1947 (324 m), respinto: 29.10-21.11.1947.
«In un paese di provincia arrivano dei vaglia alla sede del Partito Comunista. Sono per la sottoscrizione. Un giovane comunista va ad offrire delle cartelle della sottoscrizione in una bottega da barbiere. Un lavorante ed un cliente gliene comprano. Scherzosamente, il giovane ne offre anche ad un altro cliente, dichiarando però la sua sfiducia nell’acquisto. Infatti il cliente dichiara che a lui non importa nulla della politica comunista. A questa superficiale affermazione il giovane ribatte: “Ci pensi bene, se non ci fosse il Partito Comunista, a cosa potrebbe accadere!”.
Il cliente si addormenta mentre il lavorante comincia a sbarbarlo. E sogna: è tornato il fascismo. Gerarchetti affiggono ai muri manifesti illiberali. Persecuzioni e differenziazioni razziali cominciano a diffondersi, mentre i diritti dei lavoratori e l’attività sindacale vengono conculcati.
Poi, gruppi di fascisti facinorosi percorrono il paese fra canti sedizioni e manifestazioni antidemocratiche, terrorizzando la popolazione. Da un gruppo di faziosi si stacca uno squadrista, ed anche il nostro cliente che… si sveglia, corre spaventato fuori della bottega da barbiere ed assiste, finalmente del tutto rasserenato, allo sfilare, ordinato e pacifico, di un corteo democratico.» (Sinossi desunta dalla domanda di revisione.)
Uno dei primi frutti della propaganda del Partito Comunista Italiano applicata al cinema, Chi dorme non piglia pesci è prodotto dalla Libertas Film, la casa di produzione «ufficiale» del Pci, e destinato alla proiezione nelle piazze, da unità mobili, in vista delle elezioni del 1948. La Libertas vorrebbe far debuttare il corto di Aldo Vergano in occasione delle celebrazioni della rivoluzione russa, il 7 novembre. Ma non ha fatto i conti con il giudizio della Commissione di I grado, che revisiona la pellicola il 29 ottobre, esprimendo parere contrario al rilascio del visto di censura, «dato che il film presenta il popolo italiano come ancora fascista nella sua grande maggioranza, offendendone così la reputazione anche nei confronti dell’Estero, e considerato che la programmazione del film stesso possa per questo motivo determinare risentimenti tali da turbare l’ordine pubblico». I tre commissari però non sono concordi: se il presiden...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Risvolto
  3. Collana
  4. Copy
  5. Frontespizio
  6. Prefazione di Carlo Lizzani
  7. VISIONI PROIBITE
  8. RINGRAZIAMENTI
  9. Introduzione
  10. Panni sporchi, anime candide. La censura nel dopoguerra, 1947-1962
  11. Il non comune senso del pudore. La censura in Italia, 1962-1968
  12. SCHEDE
  13. Introduzione alle schede
  14. Schede
  15. Indice dei film
  16. Indice