CAPITOLO TERZO
L’ESSERE UMANO TRA SALUTE E SOFFERENZA:
PROSPETTIVE A CONFRONTO
3.1 LA PSICOTERAPIA COGNITIVO COMPORTAMENTALE AD ORIENTAMENTO CAUSALE
Il modello cognitivo causale propone un modello di uomo come pienamente artefice delle proprie esperienze e nella costruzione delle proprie azioni, partecipazione che si compie attraverso la ricerca attiva di conseguenze, desiderate attraverso le azioni, che lo portano alla salvaguardia dei propri interessi.
Tale modello assume che ogni essere vivente ha in sé una serie di caratteristiche potenziali che tendono alla propria espressione durante il corso di vita.
In particolare si afferma che ciascuno essere umano possiede alla nascita e mantiene nel corso della vita delle componenti potenziali essenziali vitali per la psiche umana.
Tutto ciò tende a realizzarlo attraverso l’interazione con l’ambiente esterno, perciò ogni individuo agisce, comunica, si relaziona con le persone, si adatta all’ambiente, tende alla esplorazione ed alla conoscenza, come sintetizzato nella tabella seguente.
Tabella 1. Fonte: Contardi, et al, in Tamburello (2008a), Ibid. pag. 97
La realizzazione di tali tendenze, costituisce secondo A. Tamburello (2008a) la premessa del benessere psicologico e del raggiungimento della integrità psicologica, intendendo con il termine integrità la piena espressione della propria umanità potenziale. Ogni individuo sin dalla nascita ha delle tendenze naturali da soddisfare.
Durante la sua storia evolutiva però può sperimentare dolore e frustrazione da parte di circostanze condizionanti, come la famiglia, l’ambiente, la particolarità del proprio temperamento e l’unicità delle proprie caratteristiche di personalità.
L’essere umano infatti possiede alcuni fattori costitutivi innati ma anche alcuni fattori avversivi innati.
Tabella 2. In Tamburello (20008a), pag.63
Davanti al dolore provocato dal mancato soddisfacimento di queste tendenze egli arriva alla elaborazione di una strategia di risposta, agirà un primo movimento, perseguendo strade diverse con l’intenzionalità di appagare il valore a cui ha dato importanza e che ha visto minacciato.
In questo modo l’Intelletto valorizza alcune finalità, direziona la Volontà verso alcune finalità, si attiva nelle situazioni in cui è presente una opportunità o una minaccia di fronte a quel desiderio nato.
Questa scelta tuttavia è il risultato, a parere di Tamburello (2008a) di una “reazione istintiva e di una presa di decisione intuitiva, che, a volte, garantisce la funzionalità della risposta a breve termine”. 1
Se un essere umano sta bene dopo aver fatto una cosa, naturalmente la voglio rifare, ma ciò non significa conoscere quel bene, avere l’opzione della scelta: non è vera scelta, ma i bivi sono stati imboccati, anche se in modo non integrale.
L’uomo non era integro quando ha effettuato la scelta.
L’essere umano devo infatti conoscere che cosa fa, in vista di cosa opera; deve conoscere la causa finale, il fine per cui agisce che è sempre presente, a volte a livello esplicito e più spesso a livello implicito.
Strettamente connesso al concetto di integrità psicologica è il concetto di integrità e completezza dell’atto comportamentale dell’essere umano e del suo iter formativo.
Nel modello causale si assume che l’atto comportamentale umano possa essere considerato come il frutto dell’operare di un iter formativo che avviene in tre tappe e ad opera di due facoltà principali: l’Intelletto e la Volontà.
L’ iter formativo dell’atto umano si svolge in tre fasi:
la deliberazione;
la scelta;
il comando d’azione
Mentre la deliberazione e il comando d’azione sono guidati dall’Intelletto, la scelta è diretta dalla Volontà.
Deliberare significa “liberare” dalla schiavitù prodotta dalla non conoscenza.
L’intelletto ha lo scopo vero ed autentico di raggiungere ciò che è vero; perché possa funzionare in modo perfetto tuttavia deve operare in condizioni perfette; la condizione perfetta è l’assenza del bisogno urgente da soddisfare.
La facoltà intellettiva e quella volitiva, pur essendo distinte, sono connesse l’una all’altra.
La volontà è infatti subordinata all’intelletto, in quanto è questo ultimo che, attraverso l’opera conoscitiva, le presenta ciò su cui in ultimo è chiamata a scegliere.
Nonostante lo stresso rapporto esistente tra Intelletto e Volontà, quest’ultima è dotata di una caratteristica che le è propria; la libertà.
La volontà è l’unica facoltà di cui è dotato l’uomo che ha la caratteristica di essere libera, rimanendo in questo modo l’unica artefice della propria scelta.
La Volontà viene concepita dunque come una funzione autonoma che non può essere ricondotta ad altre funzioni psichiche ed avente il potere che le è proprio di organizzare le diverse energie ed attività per il raggiungimento di un fine.
Un atto umano completo ed ordinato prevede che sia l’Intelletto che la Volontà siano libere di operare senza urgenze immediate, e che la coscienza sia libera da proprietà costituite.
Nell’ambito della gratuità l’azione è svincolata da urgenze che premono sulla volontà del soggetto e allora l’intelligenza mostra tutta la sua potenza poiché non è irrigidita dal peso della intenzione; dove c’è gratuità non c’è rigidità di repertorio di pensiero e della azione. Quando la mente o l’intelletto lavorano asservendosi a scopi, per proteggersi da esperienze di paura, falliscono il loro compito di conoscere ciò che è vero.
La patologia viene dunque definita come il risultato dell’impiego imperfetto di facoltà che, seppur possedute come dotazione genetico – costituzionale, non sono neppure ben conosciute. ”
Come afferma Tamburello, molte situazioni di dolore avvengono già durante la infanzia quando i processi di pensiero sono ancora immaturi ed è per questo che le azioni vengono scelte da un repertorio comportamentale ristretto e spesso in modo intuitivo, in base alle conoscenze possedute ed attive in quel momento.
L’individuo quindi impiega energia ed azioni volte al raggiungimento di quella meta, di quel valore ha cui ha dato importanza e che ha visto minacciato.
Questa tendenza che rappresenta il suo punto debole per il raggiun...