Monte San Francesco Sopra Velate
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Monte San Francesco Sopra Velate

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Forse si sarebbe potuto sapere di più, se, invece di guardare lontano, si fosse scavato vicino". Questa frase di Alessandro Manzoni - contenuta ne I Promessi Sposi a chiosa del celebre capitolo dedicato a Geltrude, la monaca di Monza - è l'incipit di una ricerca storica assidua rivolta ad un luogo, il Monte San Francesco sopra Velate, visto da molti ma conosciuto da pochi.

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Informazioni

Anno
2013
ISBN
9788891108883
Argomento
History

S.FRANCESCO IN PERTICA: GENESI DI UN NOME E DI UN LUOGO SEMISCONOSCIUTO

1.1 L’importanza archeologica
L’area archeologica di San Francesco in Pertica comprende l’intera sommità del monte - a 850 m di altitudine sopra Velate e in perfetta corrispondenza visiva con il borgo di Santa Maria del Monte - raggiungibile da Velate per un sentiero (l’antica via dei pellegrini al Sacro Monte) che si snoda lungo la montagna per circa 2-3 km partendo dalla zona dell’acquedotto. In alternativa è raggiungibile, sulla strada per l’osservatorio del Campo dei Fiori, dopo circa 1 km dal bivio per il Sacro Monte scendendo per poche centinaia di metri sul medesimo sentiero che porta a Velate.
Il sentiero divide in due un’area di circa 4-5 ettari. La parte che guarda ad Oriente, verso il Sacro Monte e Como, può essere definito il “Campo delle pertiche“, ovvero la zona dove è collocabile il cimitero longobardo. L’area più vasta è ad Occidente, verso i laghi: è quella del presidio militare romano primitivo, con il basamento ancora visibile della torre di avvistamento risalente all’epoca del tardo impero romano (III-IV sec. d.C.), sul quale si innesta il successivo insediamento francescano, con la chiesa e il convento.
Il ricco ed appassionato studio storiografico ed archeologico - commissionato una decina di anni fa dal Soroptimist Club di Varese ad un gruppo di studenti universitari guidati dall’archeologa Paola Scioli, proprio per richiamare l’attenzione della Soprintendenza regionale sull’importanza storico-archeologica del monte San Francesco - documenta lo stretto rapporto tra questi due avamposti di vedetta, notevoli per importanza nel periodo basso-imperiale, a causa dell’arretramento del limes (il limite a Nord dell’Impero romano) determinato dai sempre più numerosi sconfinamenti delle bellicose popolazioni barbariche.
1.2 Una storia millenaria
Sulla sommità del Monte San Francesco, a poche decine di passi dalla strada che porta all’Osservatorio, è dunque visibile il basamento di una torre “gemella” di quella esistente nel parco della villa Zambeletti a Velate - e sicuramente anche più antica dell’altra di proprietà del FAI, che sorge più a valle accanto al cimitero - comunque sempre appartenente a quel tipo di segnalazioni “a vista” appartenente al limes prealpino di epoca tardo romana; un sistema che comprendeva in zona anche una quarta torre, stavolta posta in alto, all’interno del complesso del monastero delle Suore Romite, meglio nota come “Torre degli Ariani” per via di una tradizione che vi indica il luogo in cui Sant’Ambrogio sconfisse definitivamente i seguaci di quest’importante Eresia cristiana.
Dunque secondo questa leggenda nel 389 d.C. Sant’Ambrogio sconfiggeva gli eretici più temibili dell’epoca al Sacro Monte: ma c’è chi legge in quel “monte sopra Velate” (a cui alcuni cronachisti, in varie epoche, associano il presunto evento) come il monte San Francesco, da sempre collegato al borgo velatese da un sentiero - l’unico - che serviva a raggiungere proprio il Sacro Monte.
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Sito archeolgico del Monte San Francesco: sullo sfondo il Campo dei Fiori con l’Osservatorio astronomico
Del resto la torre più in alto - quella “degli Ariani” - aveva bisogno di quella più a valle - quella del San Francesco - per comunicare con le altre roccaforti situate in basso, nella piana del Lago Maggiore. Anche un semplice escursionista, difatti, può facilmente notare come sia proprio questo secondo punto di osservazione (e non il Sacro Monte) a dominare l’intera vallata sottostante, che spazia a vista d’occhio tra Como ed Arona e controlla gli accessi da Milano e dal Piemonte.
Successivamente, quella strada militare che collegava i due monti, sarebbe diventata la via dei pellegrini che si recavano al santuario di Santa Maria del Monte. Ma già in epoca longobarda alcuni documenti provano che il toponimo “in Pertica” è legato al culto funebre dei guerrieri.
Narra infatti Paolo Diacono, storico e narratore longobardo del VII secolo: “Quando un guerriero moriva in terra lontana, i suoi parenti piantavano in suo ricordo una pertica, sormontata da una colomba con la testa rivolta al luogo dove era scomparso il loro caro”. Da questa usanza sarebbe nato il nome della Basilica di Santa Maria in Pertica, chiesa fondata a Pavia dalla regina Rodelinda, sorta sul cimitero dei guerrieri e oggi scomparsa. Ma è soprattutto lo studioso contemporaneo Sergio Rovagnati a rendere evidente il collegamento tra toponimo e pratica religiosa: “Nella cultura longobarda le ‘perticae’ erano praticamente lunghe aste sormontate dalla riproduzione di una colomba: quando una persona moriva lontano da casa oppure risultava dispersa in battaglia e quindi non si poteva celebrare il funerale, i famigliari al posto della sepoltura piantavano nel terreno una di queste aste con la colomba, orientata verso il punto in cui si pensava fosse morto il proprio congiunto”.
Dunque “il territorio della località di Vellate dove dicesi in Pertici” era già importante e noto ben prima di essere associato all’insediamento francescano: sono numerosi gli atti notarili che riportano con questa denominazione passaggi di proprietà tra i notabili del tempo, e in arco di tempo documentato che va dal 1173 al 1289. Ma nel frattempo, agli inizi del Duecento, il monte si lega definitivamente ai francescani, con una presenza che, secondo alcuni studiosi, potrebbe anche essere stata la prima in assoluto nel territorio di Varese: è in questi anni, essendo ancora Francesco d’Assisi vivente, che i frati francescani cominciano a diffondersi anche in Lombardia.
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Veduta di Santa Maria del Monte dalle rovine dell’abside della Chiesa di san Francesco in Pertica
Una leggenda attribuisce allo stesso Sant’Antonio da Padova, quale Provinciale (responsabile, ndr) lombardo dell’Ordine, la fondazione del primo insediamento francescano a Varese. È Goffredo da Bussero che definisce il monte sopra Velate con l’odierna denominazione: “In monte de Vellate ecclesia Sancti Francisci”.
Il cronachista del XIII secolo è l’autore del ‘Liber Notitiæ Sanctorum Mediolani’, in cui sono elencate le chiese e gli altari della diocesi milanese dedicati ai diversi santi. Si tratta di un documento importantissimo per la datazione degli edifici sacri.
Da questa lettura di “segni” archeologici e storici lasciati nel corso di un millennio si può sintetizzare la definitiva “carta d’identità” del monte San Francesco: non solo un importante avamposto romano prima e, successivamente, un luogo di sepoltura e di culto per i Longobardi, ma dai primi decenni del 1200 probabilmente il luogo in cui, essendo ancora vivo il Santo fondatore dell’ordine, si sono insediati a Varese i primi seguaci di San Francesco.
Da allora il toponimo definitivo diventa “San Francesco in Pertica sopra Velate”: un nome rintracciabile in numerosi documenti, i più significativi dei quali sono depositati all’Archivio diocesano e alla Biblioteca Ambrosiana di Milano. Si tratta in gran parte degli atti di rogiti notarili medievali e successivamente di visitazioni pastorali dell’arcivescovo di Milano, le più famose delle quali risalgono all’epoca del grande santo Carlo Borromeo, il “riformatore” della Chiesa ambrosiana vissuto nel Cinquecento. Ma la prova più suggestiva della rilevanza del luogo è contenuta in una mappa dettagliata del territorio, disegnata a penna ed inchiostro, che risale al 1581: fa parte di una miscellanea di carte e di appunti compilati da monsignor Antonio Seneca, in occasione di una visita alla pieve di Varese per delega di San Carlo. Qui San Francesco in Pertica, per come appare topograficamente, ha la stessa rilevanza di numerosi altri borghi parrocchiali tutt’ora presenti sul territorio.
Si può dunque affermare che a ciascuno di questi periodi salienti (epoca tardo romana, periodo longobardo, medioevo e inizio del francescanesimo, periodo della Controriforma e di San Carlo Borromeo, decenni successivi fino alla metà del Seicento) è possibile associare un particolare momento della vita del luogo, spesso documentabile anche con fonte archivistiche rilevanti.
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Mappa del 1581: San Francesco in Pertica è tra i luoghi visitati da San Carlo Borromeo. In alto: ingrandimento della mappa che evidenzia San Francesco in Pertica

1.2.1 Breve repilogo storico

San Francesco in Pertica in epoca romana - periodo Basso imperiale (III-V sec. d.C.)
L’area del Monte San Francesco appartiene al territorio del Seprio, che ebbe il suo centro militare in Castelseprio nel periodo Basso Imperiale, quando la zona assunse importanza strategica a seguito dell’arretramento dei confini per l’aumentata pressione delle popolazioni barbariche. All’epoca diventavano sempre più frequenti le incursioni attraverso il “limes Renano-Danubiano” e l’intera catena prealpina (dal Varesotto alla Valtellina) fu dotata di un sistema di torri di avvistamento che dalle cime più alte potesse seguire e segnalare gli spostamenti degli eserciti nemici. In particolare, nell’area dell’attuale Sacro Monte e del Monte San Francesco il presidio e lo sbarramento strategico dei percorsi obbligati nella valle della Rasa consentiva il controllo del transito verso i passi alpini del San Bernardino e del Lucomagno, e da qui verso le valli svizzere che raggiungevano la Rezia, il cui centro amministrativo era la città di Coira.
San Francesco in Pertica e Santa Maria del Monte dai Longobardi al Barbarossa (VII-XII sec. d.C.)
In seguito, con la rottura del “limes” e la discesa delle popolazioni barbariche l’intero sistema di fortificazione romano e bizantino venne in potere dei Longobardi. Ampliato e consolidato, questo sistema fu dotato anche di piccole strutture di devozione (cappelle o piccole chiese) già all’epoca della regina Teodolinda, quando i Longobardi si convertirono al Cristianesimo. A questo periodo risale probabilmente la fondazione della chiesa di Santa Maria del Monte, sorta all’interno di un ‘castrum’ che ospitava una guarnigione militare permanente con funzioni di presidio. Anche sul Monte San Francesco vi era un insediamento analogo che affiancava la torre di vedetta. A fare luce su queste origini è la stessa toponomastica del luogo, tramandata da quell’epoca, e che ha il primo documento scritto in una pergamena del 1173: un atto di vendita di un terreno in una località “in pertica” presso Velate, nel quale si riafferma l’antico principio che gli abitanti del luogo seguono il diritto longobardo (Lex longobarda). Oltre ad evidenziare, con la descrizione dei confini, lo strettissimo collegamento con i beni di Santa Maria del Monte, l’atto documenta per la prima volta quel termine “in pertica”, che rimanda ad un sepolcreto longobardo.
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Castelseprio: rovine della Basilica di San Giovanni Battista (V-VII sec.)
In seguito, e per lungo tempo dopo il periodo longobardo e carolingio, i dintorni di Varese risultarono infeudati “a milites” dell’arcivescovo di Milano e tra la fine del X e l’inizio dell’XI tutta la zona divenne proprietà della Curia milanese: proveniva da Velate lo stesso arcivescovo Guido, eletto con l’appoggio dell’imperatore Enrico III in un momento di difficili contrasti tra Chiesa ed Impero per il controllo delle investiture. Successivamente lo stesso territorio del Seprio nel suo complesso, alleatosi con Federico Barbarossa, seguì le sorti dapprima favorevoli e poi avverse che contrapposero l’imperatore a Milano e alle altre città alleate.
San Francesco in Pertica nei primi documenti, sulla strada dei pellegrinaggi (XII-XIII sec. d.C.)
Tali vicende ebbero inevitabilmente anche pesanti ripercussioni nell’area velatese: risulta da alcuni documenti che pure la fortezza di Santa Maria del Monte fu teatro di battaglie e che l’Arciprete che la reggeva, tramite l’appoggio dato alle milizie sepriesi, cercò di approfittare del conflitto per venire in possesso di beni e e terre del circondario appartenenti a nobili famiglie milanesi. Dal momento che il principale collegamento tra Velate e Santa Maria del Monte passava obbligatoriamente per l’area di San Francesco in Pertica, è plausibile supporre, pur senza averne la prova scritta, che anche le fortificazioni in cima al pianoro fossero coinvolte nelle azioni di guerra.
Tra il XII e il XIII secolo documenti scritti su atti di compravendita, a partire da quello citato nel 1173, si rintracciano di frequente per documentare la relazione del luogo (ormai dai notai sempre identificato come “in perticis” o “de perticis”) con Santa Maria del Monte, che si affermava come meta di pellegrinaggio sulla via di quegli importanti collegamenti verso i paesi d’Oltralpe, già attivati per ragioni militari dai romani e che ora avevano nuovo impulso per ragioni commerciali.
Infatti la riconquista dell’autonomia di Milano dall’Impero, ebbe le sue ripercussioni anche su un maggior controllo sulla giurisidizione e sulle rendite del Varesotto. In uno di questi, nel 1233, lo stesso Arciprete di Santa Maria del Monte figura come parte in causa dell’accordo su un terreno situato a Velate “in perticis”. Diversi altri, rintracciabili negli archivi storici, ne seguiranno, e finalmente nel 1289 verrà documentata la prima associazione con la presenza francescana nel luogo, che Goffredo da Bussero, nel suo elenco manoscritto Liber Notitia Sanctorum identifica con la denominazione “In Monte de Vellate ecclesia Sancti Francisci”.
San Francesco in Pertica tra i beni di Santa Maria del Monte (XIV-V sec. d.C.)
Alla fine del XIII secolo i conti del Seprio vennero definitivamente...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Frontespizio
  3. Copyright
  4. Prefazione
  5. Introduzione
  6. 1 S.Francesco in Pertica: genesi di un nome e di un luogo semisconosciuto
  7. 2 Dal Seprio ai Grigioni: partenza e arrivo di un’indagine
  8. IL LIMITE
  9. La memoria storica segue anche strade insolite
  10. 4 Documenti: ll carteggio integrale relativo all’omicidio e alla “profanazione” di San Francesco in Pertica
  11. 5 Appendice: Carlo Borromeo si giustifica con la Congregazione del Sant’Uffizio a Roma
  12. 6.1 Il progetto Contado del Seprio
  13. 7 Bibliografia e fonti documentarie
  14. Sommario