La Musicoterapia nella Mente e nel Corpo
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La Musicoterapia nella Mente e nel Corpo

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Informazioni sul libro

UN'ACCURATA ANALISI PSICOLOGICA, SESSUALE, SOCIALE, MUSICOTERAPIA HANDICAP
APPLICATA. L'ARTISTA VENEZIANA ESPONE UN'INTROSPETTIVA PSICOANALITICA
ACCOMPAGNATA DALLA DIDATTICA MUSICOTERAPEUTICA SU HANDICAP PSICOFISICI, PRE
PARTO, AYURVEDICA.

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Informazioni

Anno
2013
ISBN
9788891122292
Argomento
Psychology
Categoria
Psychotherapy
Prima Parte

ORIGINI DELLA MUSICOTERAPIA

Nozioni sulle origini musicoterapeutiche

Il primo codice del termine Musicoterapia, fu introdotto in Inghilterra verso la fine del '700 dal musicologo Richard Brockiesby.
Il suo saggio presso la Royal Academy Music di Londra, denominato "Concepts and effects of bodysound", all'epoca si rivelò un vero e proprio polo di attrazione dalla nobiltà, che ricercava delle soluzioni alternative alle cure mediche, considerate inefficaci per alcune patologie mentali.
Fu il medico naturalista e compositore slovacco Peter Lichtenthal che trasferitosi a Milano nella prima metà del '800, che scrisse diversi trattati scientifici e musicali, fra i quali spicca il suo “Trattato dell’influenza della musica sul corpo umano " del 1826, interamente pubblicato in italiano (edizioni Fontana, Milano). Ivi rielabora l'animo terapeutico della musica di W.A.Mozart, esplorandone le capacità armoniche correlate con le reazioni psico sensoriali di alcune patologie quali la depressione, la schizofrenia e l'autismo.
Nell'introduzione del suo saggio Lichtenthal asseriva:
“Degno d'esperiemento d'un medico è a parer mio, il ricercare quanta sia la forza dell'arte musicale sull'uomo, condotto da ragionamento filosofico, trarne uso talora nella cura delle malattie. Questa idea non fu onorata finora secondo la sua eccellenza...Io cerco di spargere un pò più di lume su di questo punto... Spero che questo trattato non sarà dìscaro ai medici dotti” All'epoca non si definivano ancora certe carenze o disturbi di genere psico-cognitivo con termini medici appropriati e sovente il termine "pazzia" elaborava gran parte dei disturbi comportamentali.
Il termine Musicoterapia associava un valido rimedio per la maggior parte delle instabilità mentali, cosicché il curare determinati sintomi e malesseri con i suoni e le melodie, indusse i numerosi compositori dell'epoca a trarne spunto per risvegliare l'inconscio umano.
La musica ha significati diversi ed interagisce in modo differente sui ricettori esterni, per le varie condizioni sociali e fisiche degli stessi in vari momenti della loro vita.
È metafisica ma il suo mezzo di espressione è puramente fisico, ed è grazie a questa coesistenza che la forza della musica penetra in stretto contatto con la dualità umana di conscio ed inconscio esprimendola attraverso le reazioni emotive e gestuali.

La musicoterapia e Beethoven

L'importanza di L.Van Beethoven nella storia della musica è principalmente dovuta alla natura rivoluzionaria delle sue composizioni, in quanto liberò la musica dalle convenzioni dell'armonia e della struttura che predominarono per tutto il settecento. Voglio soffermarmi sul suo profilo, non solo perché appartiene alla sfera dei miei compositori prescelti ma al fine di sottolineare il suo influsso benefico nelle attività di ascolto musicoterapeutico. Ritengo che Beethoven sia un genio psicologico, capace di creare con semplici elementi tecnici un tema principale stimolando l'esecutore al limite della propria espressività. Le sue composizioni impongono una prova di coraggio per quanto concerne l'interpretazione dinamico sonora trasmettendo grinta ed impulsi decisi quando incrementa il volume con un crescendo intenso, a cui fa poi seguire un piano improvviso, un passaggio più morbido che giunge inatteso producendo lo stimolo perfetto per interagire con il movimento sinestesico. La musica di Beethoven si muove dal caos all'ordine come se egli volesse rendere imperativa l'importanza dell'ordine nell'esistenza umana, ed è proprio questa costante che degli estremi e dell'equilibrio che risulta nelle sue opere. L'unico tratto umano che non è presente nella sua musica è la superficialità, anche quando diviene pacata come nel Quarto concerto per pianoforte oppure nella sinfonia “Pastorale”, possiede grandiosità. Il suo contrasto tra due poli opposti così come tra negativo positivo, cielo e terra, bene e male, trova chiara espressione nell' opera “Fidelio” e nella Nona sinfonia. Da pianista riconosco come Beethoven richieda ai musicisti di trovare quella che molti definiscono "linea di maggior resistenza" ed è lo stesso impulso gestuale che si trasmette attraverso il movimento, liberando le ansie e le inibizioni, predisponendo con estrema nauralezza l'orecchio al riconoscimento dinamico-sonoro durante l'ascolto musicale.

Musica e Civiltà

Volgiamo lo sguardo indietro, quando con Aristotele la musica veniva associata all'omeopatia, secondo cui un individuo sottoposto all'ascolto ed alla visione di una trama scenografica e musicale desunta dalle condizioni sociali attuali quotidiane, induceva il soggetto malato a ricercare in se stesso la radice del proprio trauma per condurlo alla prima fase del processo curativo, ossia la "presa di coscienza". Contrapposta era la terapia allopatica, nella quale si associavano la musica e le rappresentazioni visive nettamente contrastanti col tipo di patologia o disturbo psico emotivo dell'individuo, estrapolandone i conflitti interiori più nascosti che venivano considerati la causa primaria della fase evoluta di un disturbo. Le tragedie ed il ditirambo furono valide alleate delle cure psicoterapeutiche, utilizzate come “azioni d'urto” in cui i tragediografi ricreavano azioni reali, con lo scopo di aumentare la carica emozionale dell'individuo per poi liberarla (catarsi) attraverso la declamazione dei cori. Nella maggior parte delle patologie mentali e comportamentali, una componente basilare per instaurare la graduale guarigione è acquisire la “consapevolezza della malattia” al fine di accettare una regolare terapia. In alcuni stati depressivi l'individuo tende ad esaltare il proprio alter ego al fine di stimolare la propria autostima; questo accanimento genera una radice negativa nel soggetto, che in preda ad un'eccessiva autocoscienza artificiale o “alter ego stimolato” non è indotto all'autoanalisi ma al contrario, a farsi scudo con il proprio disturbo psico-fisico giustificandosi di fronte alle ripercussioni negative del medesimo. Ecco perché la musica sin dall'antichità si inseriva direttamente nella sfera più profonda dell'Io, le cui emozioni e sensazioni entravano in conflitto con ogni spiegazione razionale. In tal modo, anche il più ateo attraverso il pianto o l'euforia valutava le proprie azioni prendendone coscienza. Affrontare gli argomenti spirituali in un'epoca in cui la Filosofia primeggiava su ogni concetto oscuro era l'opera quotidiana degli eruditi, che non potendo dimostrare una correlazione scientifica tra musica ed emozioni, la inserivano nella sfera asemantica intermedia tra Spirito e corpo. Il medico definito anche sciamano conosceva il legame intrinseco tra musica ed energie cosmiche, curava tutti i disturbi correlati al fisico come una conseguenza dei blocchi energetici strettamente correlati con lo spirito, liberandoli tramite l'ausilio di melodie ripetitive accompagnate da strumenti idiofoni.
Già presso i sacerdoti egiziani, l'emissione della voce era un processo che generava campi sonori e le vibrazioni si identificavano come il principio della Creazione. Nell'ambito della filosofia buddista ed induista, sorvolando sulle differenti scuole di pensiero e di pratica mantrica indiana o tantrica occidentale, l'energia che alimenta il corpo umano è direttamente proporzionale alla purificazione della medesima attraverso le esperienze umane, nonché influenzata dalle vite passate di ciascun individuo, da cui dipenderebbero molte problematiche e sofferenze della nostra vita attuale. Nella tradizione africana, specie nelle terre dell'Uganda, si usano i canti rituali per allontanare gli spiriti maligni utilizzando lo chékere, uno strumento a sonagli tradizionale così denominato dal suono che produce.
Lo psicoanalista svizzero Carl Gustav Jung, collegava lo stato emotivo non riconducibile alla spiegazione logica a quello di “autosuggestione”. Come il concetto Jung esprime:
La psicologia deve abolirsi come scienza e proprio abolendosi come scienza raggiunge il suo fine scientifico" ; così tutti quei benefici che la musica genera interagiscono con mente, corpo, inconscio alimentando le aspettative di guarigione nel paziente, a prescindere dai farmaci (effetto placèbo).
In Francia ed in Svizzera, la ricerca sulle vibrazioni canore e sonore ha osservato dei processi di bio-risonanza a cui poter correlare i principi di medicina quantistica ed elementi di psicologia Vedica sulla natura del suono. La Musicoterapia, intesa come metodologia di supporto terapeutico, permette di comunicare attraverso un codice alternativo a quello verbale che trova origine nell'ISO (identità sonora individuale); tale linguaggio acquisisce la sua forma proprio dalla musica, dalle sonorità, dal ritmo, dal movimento corporeo, per aprire i canali di comunicazione definiti "energetici" con l'inconscio dell'individuo. Grazie alla sua capacità multi sensoriale che coinvolge sia l'aspetto emozionale che cognitivo di ciascuno, essa viene impiegata come prevenzione, supporto e riabilitazione, per ristabilire un buon equilibrio psico-fisico, per migliorare la capacità di comunicare attraverso se stessi.
Arthur Shopenauer nell'ottocento espresse chiaramente la poliedricità sonora unita all'immagine proiettandola aldilà di ogni concetto artistico:
La musica oltrepassa le idee è del tutto indipendente anche dal mondo fenomenico, semplicemente lo ignora, e in un certo modo potrebbe continuare ad esistere anche se il mondo non esistesse più: cosa che non si può dire delle altre arti. La musica è infatti oggettivazione e immagine dell'intera volontà, tanto immediata quanto il mondo, anzi, quanto le idee, la cui pluralità fenomenica costituisce il mondo degli oggetti particolari. La musica dunque, non è affatto, come le altre arti, l'immagine delle idee, ma è invece immagine della volontà stessa, della quale anche le idee sono oggettività: perciò l'effetto della musica è tanto più potente e penetrante di quello delle altre arti: perché queste esprimono solo l'ombra, mentre essa esprime l'essenza”.

INTRODUZIONE ALLA MUSICOTERAPIA

Nell'attuale didattica scolastica, dalla scuola materna alla scuola primaria, la musicoterapia è strettamente correlata alla propedeutica musicale, perché ne associa le metodologie di apprendimento per il ritmo e l'espressione grafico sonora. Spesso mi trovo a discutere con certi colleghi sulle pratiche che esulano dalle normale didattica nozionistica, messe a frutto da anni di collaborazioni specialistiche e non improvvisate.
La prima volta in cui esposi un saggio di Musicoterapia improntato sul ritmo, sui gesti suono e sul canto accompagnato unicamente dai sonagli e tamburelli, ricevetti il dissenso di alcune maestre che ritennero inutile tale pratica al fine educativo musicale e comportamentale, nonché criticando l'assenza di un cd con le basi registrate, ritenuto molto più divertente e d'impatto uditivo per i genitori. La situazione cambiò notevolmente quando videro l'entusiasmo di quest'ultimi unito a quello dei bambini, che interagivano con sincronia ritmica e dinamica unendo la gestualità e la voce; dunque non un limite circoscritto alle solite canzoncine bensì una progressiva interazione musicale e sonora. Mi proposero in seguito di gestire per un intero biennio una serie di corsi d'aggiornamento per gli insegnanti di scuole elementari e medie.
Scavalcare il ruolo di uno specialista in Musicoterapia è controproducente; talvolta anche alcuni genitori si permettono di dissentire su certi esercizi perché, a detta loro sia ben chiaro e non di un esperto, non sono adatti al figlio come ad esempio farlo cantare se è stonato.
Spiegare come interagisca il canto sulla sfera emozionale aldilà dei parametri d'intonazione, equivarrebbe ad iniziare una terapia parallela rivolta ai genitori stessi perdendo di vista le finalità del proprio lavoro.
Voglio in seguito richiamare l'attenzione sulle patologie comportamentali più comuni distinguendole dalla sfera handicap, in quanto correlate ad un quadro psicoanalitico e non prettamente fisico.
È assai noto che i disturbi comportamentali sono strettamente dipendenti dall'apparato genetico - ambientale, dalla sfera sessuale – infantile; lo studio e l'approfondimento di tali causali si è rivelato un essenziale ausilio durante i miei settings musicoterapeutici ed un valido educatore non può ignorarne l'importanza al fine di un'accurata valutazione psico sensoriale ed emotiva.

Il musicoterapeuta e l'ambiente

La figura del musicoterapeuta in Italia non è ancora sottoposta a legislazione, poiché non esiste un codice deontologico e un albo professionale a cui iscriversi.
Esistono alcuni corsi che non ne considerano la preparazione culturale e specialistica, il ché non è un vantaggio, in quanto un buon candidato in materia, dovrebbe anche aver approfondito degli studi pedagogici oppure psicologici. In Italia, a differenza che all’estero, si tende a distinguere i termini musicoterapeuta e musicoterapista; il terapeuta è colui che è già in possesso di un titolo (laurea in psicologia, pedagogia, conservatorio) e sceglie la musicoterapia come "specializzazione", mentre il terapista non ha alcuna precedente formazione professionale, è semplicemente un operatore che utilizza la musica a scopo terapeutico. L'intervento musicoterapeutico mira a sviluppare le funzioni potenziali o residue dell'individuo, al fine di migliorare le sue relazioni intra ed interpersonali migliorandone la qualità della vita.
L'incontro terapeutico fondato sul linguaggio musicale rasserena, rassicura, risveglia vecchie emozioni infantili, attiva l'espressione di emozioni e la motivazione alla relazione, facilita il mantenimento dell'attenzione, la coordinazione dei movimenti, l'ascolto degli altri ed il rispetto per il prossimo, educa alla coerenza delle proprie azioni e ad affrontare le difficoltà con senso pratico ed emotivamente saldo, sfoga la rabbia repressa in modo creativo, insegna l'uso di nuove forme comunicative più profonde ed una riorganizzazione della “consapevolezza del sé”.
La Musicoterapia non si pone alcun obiettivo rispetto all’acquisizione di competenze musicali specifiche, né ricerca dei risultati validi secondo i canoni estetici universalmente riconosciuti.
L'ambiente deve essere ampio, spazioso, privo di ostacoli, con pareti colorate ed ampi specchi, organizzato con strumentario Orff fornito dalla sede oppure messo a disposizione dal musicoterapeuta, un pianoforte, un buon impianto sonoro. L'abbigliamento deve essere comodo, possibilmente a piedi nudi. Per le attività mirate all'ascolto sonoro e al rilassamento si consiglia un atmosfera a luci soffuse o, meglio ancora, con luci colorate ad intermittenza, ideali per la cromoterapia associata al suono.
L'insonorizzazione dell'ambiente ha come finalità di ricostruire un stanza anecoica (totalmente isolata dai rumori), per favorire la concentrazione durante il silenzio. Si può disegnare sdraiandosi sul pavimento, non sono necessari tavolini o sedie, anzi, le attività di grafica sonora applicate soprattutto con i bambini si rendono più gradevoli a contatto con la naturale pavimentazione, ricoperta da una moquette o materassini.
L'ambiente spazioso e colorato della Musicoterapia equivale all'ambiente coordinato e duttile Montessoriano, in cui si costruisce alla portata del bambino la riproduzione dell'ambiente di crescita al fine di educarlo al coordinamento, all'ordine e all'auto gestione.
Il senso dello spazio influisce profondamente sul bambino, in quanto ne favorisce l'esplorazione e l'acquisizione dapprima liberatoria e poi coordinata; se consideriamo la costrittività organizzata a cui è sottoposto nella vita quotidiana, dall'ambiente di casa limitativo e sovente ridotto fino ai banchi di scuola che lo costringono all'immobilità, egli ha estrema necessità di sfogare il proprio senso di libertà gestuale, motoria ed emotiva in larghi spazi neutri e rassicuranti.
Nelle terapie per i non vedenti l'ambiente privo di ostacoli diviene essenziale. La "rassicurazione" dell'individuo è alla base del primo incontro con la musicoterapia e deve proseguire per tutto il percorso didattico.

L'analisi percettiva

La prima tappa che ritengo fondamentale agli inizi di una terapia musicale, è l'analisi psico-emotiva di un soggetto. Si rende necessaria un'accurata analisi collaborativa con lo specialista psichiatrico "di fiducia", valutando con quest'ultimo le possibili varianti contrapposte, ossia le reazioni inaspettate che possono rivelarsi durante lo svolgimento delle sedute musicoterapeutiche. Talvolta, possono presentarsi nel corso della terapia delle vere e proprie sorprese, che io definisco "reazioni opposte allo status analitico".
Alcuni musicoterapeuti, affrontano la terapia musicale con prevenuti concetti nozionistici, ossia rifacendosi ad esperienze passate e seguendo una logica schematica, che identifica i soggetti con differenti patologie psichiche oppure portatori di handicap, come "clichet" a cui attribuire un percorso comune.
Non credo di convergere con questa metodologia seppur rispettando ogni spazio e libertà di pensiero, poiché sulla mia personale esperienza ho potuto constatare come anche l'alunno od il paziente più comuni presentino delle peculiarità differenti, che possono reagire anche negativamente alla terapia.
È un paragone che spesso associo all'astrologia. Gli oroscopi generici che leggiamo ogni giorno sui quotidiani, altro non sono che un intrattenimento che spesso va a tentativi o casualità; a volte possono azzeccare le circostanze di alcune persone mentre per altre non hanno alcun significato concreto. La casualità spesso combacia ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Biografia
  3. PRIMA PARTE
  4. SECONDA PARTE
  5. TERZA PARTE
  6. LE TERAPIE SONORE AYURVEDICHE
  7. Conclusione