Così è (se vi pare) - Commentato
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Così è (se vi pare) - Commentato

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Così è (se vi pare) - Commentato

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Informazioni sul libro

L'impossibilità di conoscere la verità. Su questo è incentrata la trama dell'opera "Cosi è (se vi pare) del grande Luigi Pirandello. Sebbene scritto agli inizi del '900, il dramma propone il tema sempre attuale della difficoltà di conoscere la vera essenza di tutto ciò che ci circonda. Pirandello con il suo geniale e sempre originale modo di raccontare le cose, conduce il lettore nel viaggio che lo porterà fin sulla soglia della comprensione della verità, lasciandolo però libero di interpretare la vicenda, senza imporre nessuna verità assoluta. Commento di Teresa Romano

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Informazioni

Anno
2013
ISBN
9788891120915
Argomento
Letteratura
Categoria
Classici

ATTO PRIMO

Salotto in casa del Consigliere Agazzi. Uscio comune in fondo; usci laterali a destra e a sinistra.
SCENA PRIMA
La SIGNORA AMALIA, DINA, LAUDISI
Al levarsi della tela Lamberto Laudisi passeggerà irritato per il salotto. Sui quarant'anni, svelto, elegante senza ricercatezza, indosserà una giacca viola con risvolti e alamari neri.
LAUDISI. Ah, dunque è andato a ricorrere al Prefetto?
AMALIA (sui quarantacinque, capelli grigi; contegno d'importanza ostentata, per il posto che il marito occupa in società. Lascerà tuttavia intendere che, se stesse in lei, rappresenterebbe la stessa parte e si comporterebbe in tante occasioni ben altrimenti). Oh Dio, Lamberto, per un suo subalterno!
LAUDISI. Subalterno, alla Prefettura; non a casa!
DINA (diciannove anni; una cert'aria di capir tutto meglio della mamma e anche del babbo, ma attenuata, quest'aria, da una vivace grazia giovanile). Ma è venuto a allogarci la suocera qua accanto, sullo stesso pianerottolo!
LAUDISI. E non era padrone? C'era un quartierino sfitto, e l'ha affittato per la suocera. O ha forse l'obbligo una suocera di venire a ossequiare in casa
(caricato, facendola lunga, apposta)
la moglie e la figliuola d'un superiore di suo genero?
AMALIA. Chi dice obbligo? Siamo andate noi, mi pare, io e Dina, per le prime da questa signora, e non siamo state ricevute.
LAUDISI. E che è andato a fare adesso tuo marito dal Prefetto? A imporre d'autorità un atto di cortesia?
AMALIA. Un atto di giusta riparazione, se mai! Perché non si lasciano due signore, lì come due pioli, davanti alla porta.
LAUDISI. Soperchierie, soperchierie! Non sarà più dunque permesso alla gente di starsene per casa sua?
AMALIA. Eh, se tu non vuoi tener conto che cortesi volevamo esser noi, per le prime, verso una forestiera!
DINA. Via, zietto, calmati, via! Saremo, se vuoi, sincere: ecco, ammettiamo d'essere state così cortesi per curiosità. Ma scusa, non ti sembra naturale?
LAUDISI. Ah, naturale, sì: perché non avete nulla da fare.
DINA. Ma no, guarda, zietto. Tu te ne stai costì, senza badare a ciò che fanno gli altri attorno a te. - Bene. - Vengo io. E qua, proprio su questo tavolinetto che ti sta davanti, ti colloco, im-per-tur-ba-bi-le - anzi no, con la faccia di quel signore lì, patibolare - che so, poniamo, un pajo di scarpe della cuoca.
LAUDISI (scattando). Come c'entrano le scarpe della cuoca?
DINA (subito). Ecco, vedi? Te ne meravigli! Ti sembra una stramberia, e me ne domandi subito il perché.
LAUDISI (restando con un sorriso freddo, ma presto ripigliandosi). Carina! - Hai ingegno tu; ma parli con me, sai? - Tu vieni a posarmi qui sul tavolino le scarpe della cuoca appunto per stuzzicar la mia curiosità; e certo poiché l'hai fatto apposta - non puoi rimproverarmi se ti domando: - «Ma perché, cara, le scarpe della cuoca qui sopra?» - Dovresti ora dimostrarmi che questo signor Ponza - villano e mascalzone, come lo chiama tuo padre sia venuto ad allogarci, ugualmente apposta, qua accanto, la suocera!
DINA. E sia! Non l'avrà fatto apposta. Ma non puoi negare che questo signore vive in un modo talmente strambo da suscitar la curiosità naturalissima di tutto il paese. - Scusami. - Arriva. - Prende a pigione un quartierino all'ultimo piano di quel casone tetro, là, all'uscita del paese, su gli orti... - L'hai veduto? Dico, di dentro?
LAUDISI. Sei forse andata a vederlo, tu?
DINA. Sì zietto! Con la mamma. E mica noi sole, sai? Tutti sono andati a vederlo. - C'è un cortile - così bujo! - (pare un pozzo) - con una ringhierina di ferro in alto, in alto, lungo il ballatojo dell'ultimo piano; da cui pendono coi cordini tanti panieri.
LAUDISI. E con questo?
DINA (con meraviglia e indignazione). Ha relegato la moglie lassù!
AMALIA. E la suocera qua, accanto a noi!
LAUDISI. In un bel quartierino, la suocera, in mezzo alla città!
AMALIA. Grazie! E la costringe ad abitar divisa dalla figlia?
LAUDISI. Chi ve l'ha detto? O non può esser lei, invece, la madre, per avere maggior libertà?
DINA. No, no! che, zietto! Si sa che è lui!
AMALIA. Ma scusa, si capisce che una figliuola, sposando, lasci la casa della madre e vada a convivere col marito; anche in un'altra città. Ma che una povera madre, non sapendo resistere a viver lontana dalla figliuola, la segua, e nella città dove anche lei è forestiera, sia costretta a viverne divisa, via, ammetterai che questo no, non si capisce più facilmente!
LAUDISI. Già! Che fantasie da tartarughe! Ci vuol tanto a immaginare che, o per colpa di lei, o per colpa di lui - o pur senza colpa di nessuno - ci sia tale incompatibilità di carattere, per cui, anche in queste condizioni...
DINA (interrompendo, meravigliata). Come, zietto? Tra madre e figlia?
LAUDISI. Perché tra madre e figlia?
AMALIA. Ma perché tra loro due, no! sono sempre insieme, lui e lei!
DINA. Suocera e genero! È ben questo lo stupore di tutti!
AMALIA. Viene qua ogni sera, lui, a tener compagnia alla suocera.
DINA. Anche di giorno, viene: una o due volte.
LAUDISI. Sospettate forse che facciano all'amore, suocera e genero?
DINA. No, che dici! Una povera vecchietta.
AMALIA. Ma non le porta mai la figlia! non porta mai con sé, mai, mai, la moglie a vedere la madre.
LAUDISI. Sarà malata quella poverina... non potrà uscire di casa.
DINA. Ma che! Ci va lei, la madre...
AMALIA. Ci va... sì! Per vederla da lontano! Si sa di causa e scienza che a questa povera madre è proibito salire in casa della figliuola!
DINA. Può parlarle solo dal cortile!
AMALIA. Dal cortile, capisci!
DINA. Alla figliuola che s'affaccia dal ballatojo lassù, come dal cielo! Questa poveretta entra nel cortile; tira il cordino del paniere; suona il campanello lassù; la figliuola s'affaccia, e lei le parla di giù, da quel pozzo, storcendosi il collo così! figurati! E neanche la vede, abbagliata dalla luce che cola dall'alto.
Si sentirà picchiare all'uscio e si presenterà il cameriere.
CAMERIERE. Permesso?
AMALIA. Chi è?
CAMERIERE. I signori Sirelli con un'altra signora.
AMALIA. Ah, fa' passare.
Il cameriere s'inchinerà e via.
SCENA SECONDA
I CONIUGI SIRELLI, La SIGNORA CINI, DETTI
AMALIA. (alla signora Sirelli). Cara signora!
SIGNORA SIRELLI (grassoccia, rubizza, ancora giovine, parata con sovraccarica eleganza provinciale; ardente d'irrequieta curiosità; aspra contro il marito ). Mi sono permessa di portarle la mia buona amica, signora Cini, che aveva tanto desiderio di conoscerla.
AMALIA. Piacere, signora. - S'accòmodino:
Farà le presentazioni
Questa è la mia figliuola Dina. - Mio fratello Lamberto Laudisi.
SIRELLI (calvo, sui quaranta, grasso, impomatato, con pretese d'eleganza, scarpe lucide sgrigliolanti: salutando). Signora, Signorina.
Stringerà la mano a Laudisi.
SIGNORA SIRELLI. Ah, signora mia, noi veniamo qua come alla fonte. Siamo due povere assetate di notizie.
AMALIA. E notizie di che, signore mie?
SIGNORA SIRELLI. Ma di questo benedetto nuovo segretario della Prefettura. Non si parla d'altro in paese!
SIGNORA CINI (vecchia goffa, piena di cupida malizia dissimulata con arie d'ingenuità). Una curiosità ne abbiamo tutte, una curiosità che... che mai più!
AMALIA. Ma ne sappiamo quanto gli altri, noi, creda, signora!
SIRELLI (alla moglie, come se avesse riportato una vittoria). Te l'ho detto? Quanto me, e forse me...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Frontespizio
  3. Copyright
  4. Indice
  5. BIOGRAFIA DI LUIGI PIRANDELLO
  6. INTRODUZIONE
  7. ATTO PRIMO
  8. ATTO SECONDO
  9. ATTO TERZO