La stanza rosa
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La stanza rosa

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Informazioni sul libro

Quando siamo colpiti da un avvenimento tragico, inspiegabile, che interessa la tranquilla famigliola della porta accanto, con il senno del poi andiamo alla ricerca di orme, indizi, per individuarne il percoso, e le ragioni.
Ma alla fine è possibile ritrovarci al punto di partenza, o addirittura in un luogo opposto a quello in cui credevamo essere diretti.
Abbiamo seguito un rivolo d'acqua, certi di incontrare un ruscello, se non un fiume, e abbiamo trovato, invece, da principio terra umida, poi arida e più oltre il deserto, dal quale eravamo partiti, ingannati da una pozzanghera, che intanto il sole ha prosciugato.

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Informazioni

Anno
2014
ISBN
9788891142191
Argomento
Literature
Categoria
Drama
CAPITOLO
V
AMORE ACERBO
Spesso l’amore sboccia/ come un fiore fuori stagione/
All’improvviso.../ uno strano calore.
Mancavano due settimane all’apertura della scuola.
Glass and Bottle, che ora di anni ne avevano dodici, in ritardo con i compiti di ripasso, si erano impegnati in una lunga maratona di studio.
La solita Elda li seguiva pazientemente anche in quella titanica impresa.
Mentre Sara li aspettava tutti per la cena a villa Raka.
Quel giovedì era il quarto giorno della interminabile fatica.
L’ aria calda e appiccicosa aveva avvolto il cielo in una cappa grigia e immobile.
Dei temporali rinfrescanti previsti da giorni, non si vedeva traccia.
Tuttavia la ragazzina non mollava, persino Elda li aveva invitati a fare un tuffo in piscina, ma invano. Bottle vi si era opposta con un secco, «non se ne parla!»
Glass, invece, era stato distratto da una insolita irrequietezza che non riusciva a nascondere.
Si era svegliato malinconico, nervoso, a causa di un brutto sogno, di quelli fatti poco prima del risveglio, che restano impressi nella mente, a volte per un giorno intero, capaci di confondere e condizionare il corso dell’intera giornata.
Nel sogno, in realtà un incubo, aveva visto la sua amica sul punto di precipitare in un dirupo, e, cosa assurda, lui, misteriosamente con i piedi incollati al suolo, non poteva soccorrerla.
L’incubo si dileguò d’incanto quando, sveglio, vide Bottle ad un metro da lui saporitamente addormentata.
Tuttavia rimase intatta la sensazione di disagio provata durante il sogno.
E sin dalle prime ore del mattino assunse nei riguardi dell'amica un atteggiamento protettivo, da angelo custode.
La osservava, la contemplava, l’accarezzava con lo sguardo malinconico e umido, come accadeva tra loro nei rari frangenti in cui li attendeva un lungo periodo di distacco.
Erano sguardi furtivi, teneri, che si attardavano su ogni angolo del suo corpo, accompagnati da un ingenuo senso di colpa.
Avvertiva, come non mai, il bisogno di essere gentile, pronto ad esaudire ogni suo desiderio.
Eccolo porgerle gli indumenti per vestirsi, benché a Bottle sarebbe stato sufficiente tendere un braccio per averli; eccolo raccogliere la penna che le era caduta, una prima volta accidentalmente, e poi una seconda, ed una terza, forse per dolo.
Sì, perché a lei la cosa cominciava a divertirla, anche se non riusciva a spiegarsene la ragione, e questo un po’ la inquietava.
Addirittura, quando verso le dieci, erano andati a studiare nel gazebo, perché nella stanza rosa proprio non si respirava, lui aveva voluto ad ogni costo caricarsi del peso di entrambi gli zaini!
«Probabilmente, oltre che buone, sono ricche di vitamine le colazioni che prepara mia madre, anzi, alcune sono di recentissima scoperta, diciamo delle ultime ventiquattro ore? E contengono sicuramente una sostanza sorprendente: glutammico di cavalleria.»
Glass in cuor suo riconosceva di non essere mai stato tanto premuroso con lei, ma invece di sorridere alla battuta, ne provava rimorso, fino al punto che gli occhi, già mesti, presero a luccicare come di pianto.
«Ma cos’hai?» chiese Bottle, a sua volta pentita della pur innocente ironia.
«Io? Niente» rispose Glass, felice di cogliere nella voce di lei una certa apprensione.
Riprese a fingere di studiare, mentre in realtà ne riportava i tratti su un foglio nascosto tra le pagine del libro di storia con l’abilità innata di cui era capace.
La ritraeva con i pochi pastelli sottratti di nascosto dall’astuccio.
Al primo impatto, Bottle rassomigliava molto più a Sara, su questo Glass non aveva dubbi.
Infatti, oltre alla figura esile, aveva i capelli finissimi, ma castano chiari con riflessi ramati, gli occhi, dal taglio lungo, erano azzurri con lievi sfumature viola; solo osservandola con attenzione si notavano i tratti propri di Elda: il viso largo, gli zigomi pronunciati, le labbra carnose.
Ai lati del canaletto ossuto, intravedeva tra i laccioli del corpetto di lino i timidi rilievi del seno.
Bottle nell’estate appena scorsa aveva dovuto indossare per la prima volta il bikini per intero, e lui l’aveva presa in giro.
Ora anche di questo si pentiva.
Annotava sul foglio cose cui fino ad allora non aveva mai dato importanza.
Le lentiggini, per esempio, ne aveva a migliaia sparse per tutto il corpo, sulla fronte spaziosa, sulle palpebre, sulle spalle, lungo le braccia, le gambe, le cosce e persino sulle orecchie e sui piedi.
Una granula al miele sulla pelle bianca, rifletteva.
Contarle, sarebbe stato bello contarle; magari in un pomeriggio d’inverno l’avrebbe fatto, per curiosità aritmetica, certo, ma anche per il piacere di farlo. Bottle, glielo avrebbe permesso, lei non sapeva dirgli di no.
Con questi pensieri che gli frullavano nella testa, aveva trascorso l’intera mattinata.
A pranzo non mangiò quasi nulla, ed Elda se ne stupì non poco.
«Non preoccuparti mamma, oggi Glass non è in vena, e non ha neppure tanta voglia di studiare, non fa che scarabocchiare pezzi di carta di nascosto, vero?» concluse con un sorriso che non lasciava possibilità di smentita all’amico.
Ma lui non se ne ebbe a male per l’insolita spiata.
Nemmeno se lo avesse spinto in una tinozza d’olio bollente avrebbe rinunciato al suo ruolo di angelo custode, premuroso, protettivo, tollerante oltre ogni limite.
Continuava ad osservarla mentre masticava, o si puliva le labbra con il tovagliolo, o prendeva un bicchiere per portarlo alla bocca.
Si soffermava sul collo per cogliere l’attimo in cui l’acqua attraversava la gola nel suo viaggio verso lo stomaco, o chissà dove.
Invidiava quel sorso destinato a diventare parte di lei.
Ad un tratto fu pervaso da un’intima eccitazione, e per di più aveva caldo, un caldo non dovuto all’afa: era qualcosa di più simile alla febbre.
Dopo la pausa pranzo, si alzò dalla sedia e in fretta percorse la scaletta di sicurezza raggiungendo il gazebo, quasi avesse bisogno immediato di respirare, ma non si muoveva una foglia.
«Che fretta hai? oggi proprio non ti capisco, sembri fuori di testa, mi metti ansia!» protestò infine Bottle fissandolo negli occhi, come a cercare in quelli le risposte alle sue domande.
Glass fu felice di incontrare, sia pure per un breve istante, lo sguardo dell’amica che si era appena seduta di fronte a lui.
Era la prima volta che accadeva quel giorno.
Notò che nella particolare opacità della luce solare le sue pupille erano ancora più luminose.
“Era quello il momento di confessarle le ragioni della sua inquietudine? o forse no: perché turbarla con il racconto del suo incubo notturno? era così bella”.
Una nube nera a poco a poco stava avvolgendo nel suo abbraccio sinistro la cappa afosa, sempre più scura! Una folata di vento alitò con il suo effetto benefico nel gazebo rabbuiato d’un tratto.
Glass aprì un libro a caso.
Bottle si accorse che il suo dirimpettaio aveva aperto il testo di matematica sul quale avevano già lavorato nella mattinata.
«E dai! mettici un po’ di impegno, proprio non ci stai con la testa, si può sapere cosa hai?»
«Ho voglia di baciarti» disse Glass arrossendo.
La ragazzina sorrise...«tu sei scemo!» rispose, arrossendo a sua volta.
«Posso sedermi a fianco a te?» propose, alzandosi.
«Tu sei proprio scemo...» poi, addolcendo il tono di voce.. «Su, vieni.»
«Sei gentile» mormorò Glass occupando la sedia più prossima a lei e facendo scivolare la stessa sino ad attaccarla alla sua.
«Sei comodo così?»
«Sì, ora sto bene» rispose Glass con un sorriso stentato.
«Bene, apri l’antologia, cominciamo da pagina undici: abbiamo da ripassare un paio di poesie.»
La vicinanza a Bottle, il suo profumo, accrebbero, anziché placare, la sua eccitazione.
Come un automa, aprì la pagina.
La ragazzina iniziò la lettura..
«Fermati Bottle, ti prego, non riesco a seguirti, sto male, però sento che se ti abbraccio, se ti... insomma mi p...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Frontespizio
  3. Copyright
  4. Nota dell’autore
  5. CAP I LA PRECOCE COPPIETTA
  6. CAP II PRIMA CARRELLATA
  7. CAP III DALLO PSICOLOGO
  8. CAP IV SECONDA
  9. CAP V AMORE ACERBO
  10. CAP VI LA DISCUSSIONE
  11. CAP VII LA RESA DEI CONTI
  12. CAP VIII TERZA CARRELLATA
  13. CAP IX IN VACANZA DA SOLI
  14. CAP X SPOSI
  15. CAP XI SEGNALI PRESSANTI
  16. CAP XII PRESTO NONNE
  17. CAP XIII IL NUOVO ARRIVATO
  18. CAP XIV UN FULMINE A CIEL SERENO
  19. CAP XV LA NOTTE DEI PERCHÉ
  20. CAP XVI SARA SI AMMALA
  21. CAP XVII I RAGAZZI
  22. CAP XVIII A COLLOQUIO CON LO PSICHIATRA
  23. CAP XIX QUEL TRAGICO MATTINO
  24. INDICE