PARTE PRIMA CAPITOLO I
EVANGELIZZAZIONE, SACRAMENTI
E PROMOZIONE UMANA
(GLI ANNI SETTANTA)
1. La Chiesa, fra l’annuncio del Vangelo
e la celebrazione dei sacramenti
Cambia decisamente il registro in questo secondo volume, poiché alla nostra attenzione sono posti ora i documenti pastorali dell’Episcopato Italiano. Accanto alla scelta di considerare come fondamentale e prioritario lo studio dei cosiddetti piani decennali, si è preferito non isolarli rispetto a tutti gli altri, i quali a loro volta saranno studiati, analizzati, e proposti attraverso una presentazione schematica, con metodi e approcci che spiegheremo all’occorrenza1.
Caso singolare – occorre precisare – è questo degli anni Settanta, periodo per il quale la cadenza decennale della programmazione ancora non esiste: Evangelizzazione e sacramenti (1973) costituisce il pilastro e il punto di partenza di una esperienza che, almeno inizialmente, si sviluppa in fasi diverse, anno per anno, con la pubblicazione di testi magisteriali che ne costituiscono lo sviluppo e il completamento. A ciò si deve aggiungere che negli anni intercorsi tra la conclusione del Concilio e il piano Evangelizzazione e sacramenti, la Conferenza episcopale ha elaborato e pubblicato importanti documenti, primo fra tutto il cosiddetto Documento Base Il rinnovamento della Catechesi. È sembrata, perciò, inderogabile la scelta di considerare come parte integrante del primo decennio – e di questo capitolo – anche quei documenti che gli sono in qualche modo propedeutici, quelli pubblicati, cioè, durante il primo lustro del post-Concilio. Ne risulterà un quadro senza dubbio vasto e complesso, anche incompleto se vogliamo, ma al tempo stesso più rispondente ad una seria valutazione della recezione di quello che è stato definito come «il tesoro più prezioso da offrire ai fedeli in campo magisteriale»: l’insegnamento del Concilio Vaticano II2.
Al fianco, dunque, del piano Evangelizzazione e sacramenti, si collocano gli “altri” documenti teologico-pastorali:
- | Magistero e teologia nella Chiesa (MTC, 16 gennaio 1968); |
- | I cristiani e la vita pubblica (CVP, 16 gennaio 1968); |
- | La missione dei sacerdoti nel momento presente (MSMP, 20 aprile 1969); |
- | Matrimonio e famiglia oggi in Italia (MFOI, 15 novembre 1969); |
- | Il rinnovamento della catechesi (RdC, 2 febbraio 1970); |
- | Vivere la fede oggi (VFO, 4 aprile 1971)3; |
- | L’impegno morale del cristiano (IMC, 11 marzo 1972); |
- | I ministeri nella Chiesa (MnC, 15 settembre 1973); |
- | Evangelizzazione e sacramenti della penitenza e dell’unzione degli infermi (EvSPU, 12 luglio 1974); |
- | Evangelizzazione e sacramento del matrimonio (EvSM, 20 giugno 1975); |
- | Evangelizzazione e ministeri (EvM, 15 agosto 1977); |
- | Seminari e vocazioni sacerdotali (SVS, 16 ottobre 1979). |
Questa l’impostazione generale del capitolo quanto al metodo: al momento espositivo del programma pastorale Evangelizzazione e sacramenti facciamo seguire altri due momenti: il primo, analitico, approfondisce in chiave ecclesiologica gli elementi di recezione del Concilio presenti nel documento stesso. Il secondo, sintetico, estende la lettura agli “altri” documenti del decennio appena elencati. Infine il momento ecclesiale: quello, cioè, della celebrazione del Convegno sul tema “Evangelizzazione e promozione umana” (30 ott.-4 nov. 1976), che costituisce il punto di arrivo del capitolo, ed una delle chiavi ermeneutiche irrinunciabili per l’intero periodo pastorale.
1.1 Alcune premesse alla lettura
del documento Evangelizzazione e sacramenti
Il testo del documento programmatico pastorale Evangelizzazione e sacramenti viene approvato dalla X Assemblea generale della CEI il 12 luglio 19734.
Ma perché pianificare una pastorale, e a livello nazionale? Non per seguire una «moda» di pianificazione – si legge in una Nota della Segreteria Generale – la Conferenza dei Vescovi sceglie di adottare un «piano pastorale» di carattere nazionale, ma per essere fedele alla «unanime decisione delle conferenze regionali di giungere ad un programma comune di riflessione e di azione»5. E ciò non dice «pretesa di risolvere in tempi brevi tutti i problemi, ma decisione concorde di confrontare ogni decisione pastorale con quella fondamentale»6.
In verità – scrivono i Vescovi nel documento – «non si tratta tanto di un piano pastorale vero e proprio. Questo dovrà, se mai, agganciarsi a una Chiesa particolare, con una propria fisionomia, una sua storia, un suo cammino spirituale» (EvS 60). Meglio si dovrebbe parlare, allora, di «linee comuni di azione pastorale, che orientino, sostengano e ravvivino la vita religiosa del nostro Paese» (EvS 59; cfr. EvS 15-16).
Si noterà, qui come nei documenti orientativi per gli anni Ottanta e Novanta, una struttura tripartita, in cui la prima parte, preceduta da un lancio introduttivo, prende l’avvio dalla «situazione italiana». Questo dato altro non fa che mettere in evidenza che la decisione pastorale fondamentale scaturisce dalla presa di coscienza di una realtà, in questo caso conosciuta mediante la nota indagine-ricerca socio-religiosa sul tema Evangelizzazione e sacramenti7.
È vero, aggiungiamo, che fare un «piano», logicamente, significa conoscere, decidere e agire8, per cui nel caso in esame si mostra la volontà di conoscere mediante un approccio tecnicamente ed empiricamente serio: basti ricordare che nell’indagine sono state concretamente impegnate 33.000 persone, distribuite in 2.300 zone pastorali d’Italia, e per un arco di tempo di circa tre anni. «Al tempo stesso, la ricerca deve segnare un momento di presa di coscienza e di partecipazione concreta di tutto il popolo di Dio»9, un «esame di coscienza corale» per la Chiesa in Italia, «prova di coerenza e di comunione»10.
1.2 L’Episcopato riparte dall’ecclesiologia e dal Concilio
Se avessimo a che fare con un documento pontificio o conciliare, Evangelizzazione e sacramenti avrebbe senza dubbio la prerogativa di definirsi quasi una costituzione De Ecclesia, stando almeno all’attestazione delle prime parole del piano pastorale. Non il Vangelo, non l’evangelizzazione, non il contesto socio-culturale, e nemmeno i sacramenti, sono offerti in prima battuta all’attenzione del lettore, ma «la Chiesa» in quanto tale e la sua missione. L’opzione dei Vescovi italiani per l’ecclesiologia, infatti, emerge da subito e chiaramente nella stessa Introduzione del documento, quando si dice che «la Chiesa ha nella storia una sua specifica missione: quella di comunicare agli uomini la salvezza annunciata e compiuta da Cristo», attraverso i mezzi fondamentali dell’annuncio del Vangelo e la celebrazione dei sacramenti (EvS 1).
Mai la Chiesa è venuta meno a questo suo «duplice compito fondamentale», certo indotta da «situazioni varie e concrete istanze del tempo» a «porre l’accento quando su un aspetto, quando su un altro della sua molteplice azione» (EvS 1). Proprio «il giusto adattamento delle forme ai tempi» ne richiede di nuove e più efficaci nell’odierna e «nuova situazione culturale e sociale» (EvS 1).
Altrettanto esplicita, già al n. 2 del documento, è la scelta dei Vescovi di riferirsi al Concilio Vaticano II, a cominciare dalla «necessità di un continuo e adeguato “rinnovamento” (LG 8)» della Chiesa: in se stessa, nelle forme di evangelizzazione da adottare, e nel modo della sua presenza nel mondo (EvS 2).
Forse più ancora che per il riferimento al Concilio, il n. 2 si distingue per la scelta di definire senza mezzi termini la Chiesa come il «sacramento di Cristo»11. Immediatamente prima si legge:
Riprendendo, infatti, dalle antiche fonti patristico-liturgiche il termine «sacramento» per designare la Chiesa (cfr. SC 5; LG 9; 48; AG 5), il Concilio ha inteso non solo affermare il suo rapporto di comunione con Cristo, ma anche la maniera originale con cui essa si colloca nel mondo e vi compie la sua missione (EvS 2).
Fra la natura della Chiesa e la sua missione nel mondo sussiste quindi «una reciproca induzione e quasi una fusione in unità dinamica», poiché essa da un lato prende coscienza di sé nell’accogliere e nel compiere la sua missione, e dall’altro «è fedele a questa sua missione soltanto nella misura in cui vive il mistero della comunione con Cristo» (EvS 3).
Ai Vescovi, insomma, sta a cuore certamente l’annuncio del Vangelo nella sua forma più efficace (cfr. EvS 2) e “adatta” al tempo; certamente sono preoccupati «del rinnovamento interiore dei singoli e della loro attiva e cosciente partecipazione ai riti» (EvS 3), ma a partire dalla Chiesa e da una ecclesiologia di fondo, quella, appunto, mutuata dalla categoria di sacramento.
Prima di indagare le relazioni tra questo orientamento offerto alle Chiese in Italia, e prima di giungere a conclusioni affrettate, occorre leggere il documento nella sua interezza, per rin...