L'interpretazione teologico – liturgica del deserto, dei villaggi e delle valli nei vangeli
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L'interpretazione teologico – liturgica del deserto, dei villaggi e delle valli nei vangeli

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L'interpretazione teologico – liturgica del deserto, dei villaggi e delle valli nei vangeli

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In questo lavoro l'autrice delinea le zone desertiche, pianeggianti e rurali della Palestina, rilevabili direttamente da una lettura analitica dei testi evangelici, limitatamente al periodo storico relativo all'avvento della Parola incarnata fino alla sua risurrezione.
Nei rispettivi capitoli vengono individuati i tratti teologico-liturgici delle zone summenzionate in un arco di tempo ben preciso: dalla predicazione di Giovanni Battista fino alla risurrezione della Verità incarnata, includendo al suo interno le linee cardine della antropo-teurgia del Maestro, in interrelazione stretta con le forme liturgiche della folla, degli indigenti e dei discepoli.

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Informazioni

Anno
2014
ISBN
9788891162496
Capitolo primo
IL DESERTO
1.1. Collocazione geografica
Secondo la testimonianza di Marco il deserto è il luogo che ospita Giovanni il Battista: “Si presentò Giovanni a battezzare nel deserto, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati” (Mc 1,4).
Il deserto, a cui fa riferimento Marco, sembra essere collocato nella Giudea, perché accorrevano dal Battista tutti coloro che abitavano a Gerusalemme e quanti stavano in Giudea: “Accorreva a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme” (Mc 1,5).
La fascia desertica dove predicava e battezzava Giovanni era attigua al fiume Giordano, dal momento che Giovanni battezzava nel tratto di fiume che costeggiava la Giudea: “E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati” (Mc 1,5). Molto probabilmente il deserto, a cui si riferisce Marco, è quello che si estende vicino al mar Morto:
Il deserto della Giudea, soprattutto vicino al mar Morto, presenta anche zone semi aride; in gran parte della sua estensione, però, offre un terreno adatto, in certi periodi dell'anno, al pascolo delle pecore ( ... ). Lungo la sponda del mar Morto vi sono dirupi alti da 100 a 200 m, che in alcuni punti giungono quasi a sfiorare le acque.1
Il deserto di Giuda o del Giordano, così denominato,2 come gli altri deserti della Palestina
non sono quasi mai deserti di sabbia ma di calcare, o di pietre o salmastri. Il deserto di Giuda che vediamo qui è una delle zone palestinesi più tormentate. E' fortemente inciso dalle poche ma violente acque piovane e solo nel fondo dei valloni, dove l'acqua si raccoglie per breve tempo, possono esserci pascoli magri o piccoli campi. Il deserto è la patria dei nomadi, degli eremiti, il regno della sete, della fame, della paura. Non essendo un deserto di sabbia ma di calcare, se l'uomo vi porta acqua diventa però terra fertile e produttiva.3
Dal momento che in Marco la predicazione del Battista nel deserto precede la pratica battesimale dello stesso nel fiume Giordano, è da dedurre che il punto in cui il Battista predicava nel deserto di Giuda viene ad essere quello adiacente allo sbocco del Giordano nel mar Morto, per il fatto che proprio in questo punto il battesimo nel fiume Giordano veniva “praticato da gruppi di Ebrei come gli Esseni, che vivevano a Qumran”.4 Infatti attorno al mar Morto, le cui acque sono ricche di sale e di asfalto,5regna il deserto e sparisce quasi ogni traccia di vita animale e ve getale”.6 Più precisamente questo è il luogo in cui il fiume Giordano, precipitando in una grande fossa, denominata Ghôr, si inabissa sempre di più fino a sfociare nel mar Morto. Ed è proprio questo il tratto del Giordano, dove Giovanni battezzava; il cui tratto di fiume era costeggiato dal deserto che prende lo stesso nome della fossa, venendo così a chiamarsi il deserto del Ghôr, come possiamo ammirare nella immagine sotto riportata:
Quello del Ghôr è un deserto dall'aspetto lunare, dove le valli affondano come immense doline, come crateri di cosmiche deflagrazioni. Difficile l'insediamento in luoghi come questo, rimasti per secoli spopolati e inospitali. Anche il deserto del Ghôr fu sede di nuclei di resistenza al dominio romano, resistenza protrattasi a lungo e condotta per lo più da combattenti sfuggiti alla cattura a Gerusalemme.7
Image
1.2. Significato teologico-liturgico
Il deserto, innanzitutto, nei vangeli è il luogo liturgico-battesimale di preludio della predicazione, relativa alla conversione del cuore: “si presentò Giovanni a battezzare nel deserto, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati” (Mc 1,4).
Proprio nel deserto ha origine, per opera del Battista, la liturgia battesimale della “conversione del cuore”. Nel deserto prorompe la voce del Battista, tesa a fondare il primo stadio soggettivo della liturgia battesimale: quello della conversione del cuore, da cui ne consegue, come suo intrinseco effetto, il secondo stadio, quello oggettivo del perdono dei peccati; perdono che avviene con la liturgia battesimale dell'acqua, per mezzo della quale Giovanni perdona i peccati commessi.
Sotto questo profilo il deserto è il luogo in cui ha origine la liturgia battesimale della “conversione del cuore”; stadio che precede quella del perdono dei peccati che il Battista compie nel fiume Giordano.8 I due stadi della liturgia battesimale, sia quella soggettiva della conversione del cuore che quella oggettiva del perdono dei peccati, hanno il loro inizio con il Battista, la prima nel deserto e la seconda nel Giordano.
Alla luce di ciò il deserto viene ad essere il grembo in cui viene accolta la predicazione di Giovanni; predicazione che, relativa alla liturgia battesimale della “conversione del cuore”, svela il suo carattere propedeutico di annuncio che avrà il suo compimento con l'arrivo di Cristo, il quale dà all'uomo, con il suo spirito immortale, il potere della conversione nel sacrario della coscienza e della conseguente remissione dei peccati.
Sempre in relazione al Battista, il deserto è stato il luogo dell'anabasi antropo teurgica del Battista, in quanto nel deserto si compie il suo cammino anagogico di fortificazione nello spirito: “Il fanciullo cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele” (Lc 1,80). Il deserto è il posto adatto che consente a Gv il Battista di progredire nel suo cammino antropo teurgico, dove tutte le sue componenti (sia psichiche che somatiche) erano implicate durante l'anabasi psico-teurgica; tali componenti erano intente a progredirsi per incontrarsi con la Parola di Dio, la quale “Parola di Dio scese su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto” (Lc 3,2).
A partire da tale quadro il deserto viene ad essere il punto d'incontro antropo teurgico della Parola di Dio, perché a partire da tale incontro e dalla progressiva crescita antropo teurgica del Battista, avvenuta nel deserto, egli poté percorrere la regione desertica che si estende attorno al ...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Frontespizio
  3. Diritto d'autore
  4. Indice
  5. Introduzione
  6. Capitolo primo
  7. Capitolo terzo
  8. Bibliografia