CAPITOLO QUARTO
Programmare per la creatività
Se la scuola si ponesse seriamente la finalità di motivare allo studio, di svegliare il piacere della ricerca intellettuale, cercherebbe di modellarsi alla scuola sognata da bambini, ragazzi e da alcuni insegnanti.
La scuola dovrebbe attrarre come il Luna Park e i bambini vi andrebbero con le braccia piene di libretti colorati e giochi intelligenti e l’insegnante chiederebbe loro «a che gioco avete giocato?» per dire «avete fatto i compiti?».
E a scuola bambini e ragazzi scoprirebbero a poco a poco che si imparano cose utili: come è fatto il corpo umano, quali sono i problemi dei giovani e degli adulti, che significano i concetti di democrazia e di libertà di parola, a cosa serve l'ufficio di collocamento.
Subito le proteste: «E le nozioni? Chi penserebbe a quei ragazzi che non hanno la possibilità di ricercare in Internet?».
Dietro a un coro siffatto, c’è l’ansia e l’incapacità di attendere, perché quando c’è la diponibilità ad apprendere, si ha voglia di apprendere tutto; quando l’insegnante ha creato questo bisogno e sa organizzare il suo insegnamento può far apprendere tutto ciò che si ritiene necessario.
C’è dell’altro purtroppo dietro al rifiuto della scuola giocata e della scuola della scoperta: c’è la concezione della vita dell’uomo improntata al dovere e alla sofferenza, alla repressione e alla punizione; c’è la sfiducia dell’uomo in se stesso, perché gli sfugge che ha preso le distanze dagli altri esseri viventi grazie al telencefalo e alle possibilità di apprendimento che ha sviluppato.
Si pensi alla scimmia di Kubrick (2001: odissea nello spazio).
L’osso più duro, vibrato, spaccava altre ossa: questo effetto produsse il ripetersi del gioco di spaccare ogni cosa, ma la scintilla del transfer, l'intuizione che poteva funzionare sulla testa del nemico, scaturì dalla tensione di rabbia, e fu di quella scimmia o poteva essere di altre? Altre scimmie della stessa specie, dato l’effetto e la tensione di rabbia, avrebbero potuto avere quella stessa intuizione, perché il transfer o generalizzazione è una modalità di apprendimento.
La fiducia nell’uomo passa proprio attraverso la consapevolezza che avremmo potuto essere diversi - differenti effetti e condizioni - e che la nostra forza sta nell’apprendere che tutto il nostro futuro si va condensando nelle nostre stesse mani, piccole ma povere di peli.
Se si punta alle capacità cognitive piuttosto che ai contenuti è più facile insegnare un metodo di indagine della realtà; se si punta alle capacità cognitive si permette il transfer nell’affettività e l’allievo scopre la forza che possiede e gli nasce la gioia dell’apprendere.
Nel paragrafo «Perché oggi la creatività» ho scritto che un individuo per sviluppare la creatività ha bisogno, per gli aspetti: cognitivo e motorio, di apprendere un metodo; per l’aspetto affettivo, di acquisire un atteggiamento positivo verso se stesso e verso la realtà, cioè verso l’apprendimento.
Con questo capitolo, che tratta della programmazione, non suggerisco di realizzare la scuola sognata, ma, realisticamente, parlo delle tassonomie e della convenienza di usare queste gerarchie, per esempio di capacità cognitive, nella realizzazione di un curriculum per permettere l’apprendimento di un metodo, e dico come l'apprendimento di un metodo stimola l’affettività positiva verso l’ apprendimento.
9 - Fare acquisire un metodo
Gli psicologi dell’educazione che si sono interessati al processo d’insegnamento-apprendimento e ai fini dell’educazione hanno posto le basi per teorie curricolari. Le teorie sul curriculum sono all’origine della esplosione della pedagogia nelle scienze dell’educazione.
«Curriculum» nei dizionari è riportato come «descrizione degli avvenimenti più importanti della vita»; analogamente potremmo dire che il curriculum in senso educativo è la descrizione degli avvenimenti più importanti della vita della classe «prima che avvengano».
Nell’introduzione al libro di Frey (Frey, 1971, trad. it., p. 47), Daziano scrive:
«In una prima definizione “curricolo” corrisponde a piano e programma d'insegnamento, in una seconda indica un processo di formazione. (...) La seconda interpretazione, che sembra affermarsi progressivamente (...) potrebbe essere così formulata: “programmazione di un processo di formazione specifico di insegnamento/apprendimento per un livello e per un periodo limitato”» (p. 9).
Il curricolo era dunque prima del 1977 (legge 517 sulla programmazione curricolare per obiettivi) la descrizione di ciò che l’insegnante avrebbe detto all’alunno nel corso dell’anno relativamente ai contenuti della disciplina insegnata: piano o programma d’insegnamento.
Dalla data storica il curricolo è inteso come processo che coinvolge docente e discenti ed è impostato mettendo in primo piano le abilità e le conoscenze da far conseguire agli alunni.
Il curricolo è (dovrebbe essere) la descrizione di ciò che l’alunno dimostrerà di saper fare (alla fine dell’anno o trimestre o unità didattica), nonché la descrizione di ciò che l’insegnante farà e dirà e farà fare agli alunni per metterli in condizione di operare come ci si aspetta che operino (alla fine dell’anno o trimestre o unità didattica).
Tassonomie. Importanza delle tassonomie
«Poiché il curricolo ha a che fare essenzialmente con la scelta e la sistematizzazione di contenuti o di obiettivi odi apprendimento, le tassonomie si sono sviluppate come sussidi che vengono introdotti in diversi punti della costruzione curricolare» (Frey, 1971, p. 201).
La tassonomia, originariamente, è la scienza della classificazione delle forme viventi; in seguito il termine è stato utilizzato per indicare la scienza della classificazione in genere, infine per individuare la classificazione stessa. Per esempio la tassonomia botanica.
Le tassonomie del campo psicopedagogico sono sistemi di riferimento utili a decisioni curricolari e sono di due tipi: tassonomie contenutistico-tematiche e tassonomie psicologiche.
Le tassonomie contenutistico-tematiche utilizzano criteri di classificazione riconducibili ai campi del sapere e comprendono tutti i campi della cultura. Sono classificazioni di settori di contenuti: economia, società, religione, potere, scienza, professioni, cultura.
Tykociner (1964) prende in considerazione la scienza che studia la genesi della conoscenza e dell’atto creativo (zetetica) e distingue 12 campi di conoscenza che contribuiscono al progresso della conoscenza. Per esempio nel terzo campo rientrano fisica, chimica, astronomia, geologia e mineralogia; è il campo di materia ed energia. Nella tassonomia di Tykociner si comprende la sequenza che parte dai bisogni espressivi e comunicativi, affronta materia, energia, natura, uomo e cosmo, soddisfa le esigenze di conservazione e trasmissione delle conoscenze, approda allo studio della conoscenza e delle ideologie che la sostengono (25).
Le tassonomie psicologiche utilizzano criteri di classificazione riconducibili all’intelligenza, alla psicologia dell’apprendimento, alla personalità, alla motricità.
Tassonomia psicologica, per Bruner (1966), è il «sistema di rappresentazione dei concetti» forse correlato allo sviluppo intellettuale. Per Bruner vi sono tre modi in cui gli esseri umani si rappresentano i concetti: azioni, immagini, simboli e gli insegnanti per questo devono comunicare con le azioni, le immagini, i simboli (26).
La tassonomia psicologica del campo motorio di Harrow (1972) è rigorosa e dettagliata (27); come importanza è pari a quelle, che si vedranno più avanti, di Bloom del campo cognitivo e di Kratwohl del campo affettivo.
Tassonomia psicologica per Bloom (1956), è la serie di capacità cognitive in ordine gerarchico assunte come obiettivi educativi (28). Mentre per Gagnè (1970) è l’organizzazione gerarchica delle condizioni interne (al soggetto) ed esterne (gli stimoli) che permettono l’apprendimento (29).
In quali punti della costruzione curricolare vengono introdotte le tassonomie? A cosa servono? Quali sono le loro funzioni in relazione al curricolo?
Nella definizione di un curricolo, che si presenti come un progetto scientificamente attendibile, si fa ricorso alla psicologia dell’intelligenza e alla psicologia della personalità, alla psicologia fisiologica e alla motricità, per individuare capacità cognitive, relazionali e psicomotorie; quindi alla psicometria ed alla psicodiagnostica.
Per individuare i contenuti-oggetto di apprendimento si analizzano con l’aiuto della pedagogia, della filosofia dell'educazione, dell’economia, della sociologia, le esigenze del proprio tempo e si operano scelte relative alle discipline da insegnare.
Per utilizzare strategie efficaci si interroga la psicologia dell’apprendimento e dell’insegnamento, la psicopedagogia della comunicazione nonché la metodologia didattica.
Per operare una verifica intesa come verifica di un progetto e di un processo, entrambi da sperimentare, si fa ricorso alla docimologia, ossia alla scienza della misurazione dei risultati del processo d’insegnamento-apprendimento.
Ecco che in modo specifico intervengono le tassonomie, strumento indispensabile per definire un curricolo, graduare le difficoltà dei compiti e garantire il successo!
Si utilizzano, quelle psicologiche, nella definizione degli obiettivi operativi (per esempio, Bloom), nella individuazione dei prerequisiti necessari all'apprendimento del nuovo compito (Gagné), nella strutturazione delle strategie di insegnamento (Bruner); le tassonomie contenutistiche nella organizzazione dei contenuti; le une e le altre per la verifica.
Nella ipotesi, quanto prima realizzabile di un curricolo computerizzato che tenga conto di tutte le variabili possibili, molto probabilmente verrebbero impegnate la gran parte delle tassonomie psicologiche e alcune tassonomie contenutistico-tematiche in un progetto integrato.
Ma pensiamo a un curricolo più modesto, allora le tassonomie psicol...