Gestire la cadenza dialettale - Per colloqui di lavoro e il personal branding
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Gestire la cadenza dialettale - Per colloqui di lavoro e il personal branding

Acquisire un italiano neutro per colloqui di lavoro e il personal branding

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Gestire la cadenza dialettale - Per colloqui di lavoro e il personal branding

Acquisire un italiano neutro per colloqui di lavoro e il personal branding

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Se siamo esperti in un campo, continuiamo a esserlo sia che indossiamo abiti da bancarella, sia che indossiamo abiti firmati.Eppure investiamo tempo e denaro per dare la migliore impressione possibile: quella speciale pettinatura, quel modello di abito, quella marca costosissima.Ma anche la voce è un vestito: il vestito dei pensieri.La cadenza dialettale non è solo un colorito elemento di folclore: può - in alcuni contesti - pregiudicare il livello di autorevolezza percepita. Sì, perché tutto è percezione, la percezione è tutto. Non bisogna eliminarla, bisogna semplicemente scegliere quando usarla.Gestire la cadenza dialettale significa disporre di un ideale interruttore "on/off" per scegliere quando avvalersi di un italiano neutro e quando invece "allentare la presa" con amici e parenti. E se chi vi sta ascoltando non è un vostro amico ma il vostro futuro datore di lavoro? Un vostro elettore? Una persona che può investire su di voi?

Domande frequenti

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Informazioni

Il paraverbale: la voce dice più di quel che dice
Garrulo, querulo, ingolato, nasale, di petto, grave, spesso, sottile.
Il timbro contribuisce a renderci unici, nelle sue più ampie e variegate espressioni.
È una dote in gran parte acquisita ma ciò non impedisce a voci dalla non eccellente qualità timbrica di suonare comunque espressive e coinvolgenti. Questo perché, ai fini del comunicare, si può far leva su altri e complementari fattori:
• la purezza di pronuncia - una marcata inflessione regionale, ammissibile e spesso naturale scelta espressiva in conversazioni familiari, diventa tratto sminuente in contesti formali e istituzionali
• l'adeguata intensità vocale - parlare sottovoce introduce una dimensione d’intimità, di confidenza, di deferenza religiosa; alzare la voce è la dimensione del potere, dello sfogo, della frustrazione, della reazione incontrollata; dosate questo parametro in funzione di luogo e circostanza
• il giusto tono, il giusto ritmo - anche queste due qualità vi esprimono al di là delle parole che dite: una lettura statica e cadenzata è differente da una brusca e saltellante; sta a voi trovare il miglior equilibrio.
Il tono di voce, in particolare, è importante nella misura in cui è un fedele rivelatore emotivo, poiché veicolo del sottotesto: è grazie a esso che fate capire all’altro le vostre intenzioni, anche in contesti in cui l’ascolto è impedito da confusione, rumore, impossibilità di parlare ad alta voce.
Provate a immaginare
Siete in una piazza affollata, nel bel mezzo di un concerto. Avvicinate un vigile urbano e fate il classico gesto associato alla richiesta d’informazioni (l’indice alzato).
Con la voce effettivamente domandate: «Mi sa dire se il genere rock-blues è di suo gradimento?».
Con il tono di voce lasciate a intendere: «Mi sa dire fino a che ora la circolazione è bloccata?».
Probabilmente l’agente scuoterà la testa e vi chiederà di ripetere e di avvicinarvi di più. È perplesso: ha inteso una strana domanda (se gradisce o meno il tipo di musica proposto) eppure il linguaggio del vostro corpo (l’indice alzato e l’espressione del viso aggrottata e interrogativa) e il tono della vostra voce (il paraverbale) avevano tutta l’aria di una richiesta assolutamente plausibile (serissime informazioni sul traffico). Questo perché, nel dubbio, i due livelli di base (non verbale e paraverbale, 93%) sono quelli che predominano rispetto alle parole (7%).
Considerate la seguente frase:
bisogna parlarne con il responsabile
L’enunciato esprime un concetto relativamente semplice. Deduciamo che vi state rivolgendo presumibilmente a un vostro collega invitandolo a rivolgersi al responsabile.
Questo almeno quanto emerge dal nudo enunciato, privo della sua cornice di contesto. Nella prassi della conversazione la vostra voce può essere atteggiata (per volume, tono, ritmo) in modo che, a seconda dei casi, voi non stiate soltanto informando ma suggerendo, rimarcando, imponendo, ammonendo, minacciando di recarvi dal responsabile.
Basta modulare il paraverbale per cambiare il senso della vostra relazione con l’altro (è un collega da aiutare? lo ritenete uno scocciatore? è qualcuno da mettere in riga?).
La componente paraverbale del linguaggio è dunque data dai gesti che si fanno con la voce. Se avete un sottotesto ricco, il vostro interlocutore ben intenderà che emozioni state provando, cosa volete dirgli, cosa volete fargli fare, pensare o provare.
A questo punto è lecito chiedersi: chi, tra i professionisti del microfono, rappresenta l'eccellenza dell'efficacia espressiva?
I conduttori radiofonici possono a ragione fregiarsi di un’ottima voce, delle non trascurabili doti di spontaneità e di improvvisazione49.
Immaginate però di mettere in bocca a un presentatore radiofonico il dialogo di un film. Nonostante il pregevole timbro e l’impeccabile dizione, qualcosa inizierà a non quadrarvi. Difficilmente la voce suonerà convincente, credibile, aderente alla psicologia del personaggio.
I doppiatori, nella recitazione al microfono, sono infatti inarrivabili.
Non è un caso che siano molto richiesti in pubblicità, ambito in cui, più che il prodotto, è l'emozione a vendere.
Le grandi campagne spesso promuovono commodities, oggetti di uso comune dal tiepido valore emotivo. Un doppiatore, dicendo di un banale dentifricio, detersivo o yogurt, riesce a evocare incantevoli suggestioni: «Cosa vuoi di più dalla vita? Un Lucano». «Amaro Montenegro. Sapore vero». «Dove c’è Barilla, c’è casa». «Muller. Fate l'amore con il sapore».
Il valore aggiunto è il sottotesto.
Come p...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Frontespizio
  3. Premessa
  4. Regole, regole, regole
  5. Il metodo delle melodie eufoniche
  6. Primo passo: procuratevi i ferri del mestiere
  7. L’ear factor
  8. Le fotografie mentali dei suoni
  9. Come interiorizzare i puremi, i suoni puri dell’italiano
  10. Come fare vostre le corrette intonazioni
  11. Tono e ritmo
  12. L’importanza di avere dentro la musica giusta
  13. Il timbro
  14. Il timbro – che cosa lo forma?
  15. Come migliorare la voce nasale
  16. Il diaframma: l’appoggio e il sostegno
  17. La voce stentorea: suonerete forti, vigorosi, sicuri
  18. La precisione articolatoria
  19. I puremi vocalici
  20. Le fissazioni fisiognomiche
  21. La varietà ritmico-tonale
  22. La variatio nella lettura
  23. Il principio della variazione del ritmo
  24. Acquisire il ritmo
  25. La teoria dei ritmoidi: la trama ritmica della frase
  26. I ritmoidi: demarcazioni possibili, non confini geografici
  27. Esercizi sui ritmoidi
  28. Le sillabe toniche
  29. Il principio della variazione del tono
  30. All’interno della frase: la trama tonale
  31. Toni di entrata e di uscita: principi e simboli
  32. Toni di uscita dei ritmoidi
  33. I picchi tonali
  34. Isolare la parola-cuore, far brillare il senso
  35. All’interno del testo: le svolte tonali
  36. Le svolte tonali: cambiare argomento/emozione
  37. Sporcature
  38. Come sporcare la voce
  39. Umanizzazione della lettura
  40. Marcature gestuali nella voce
  41. Esercizi di riepilogo: trama ritmica e tonale
  42. Sottotesto
  43. I tre livelli della comunicazione
  44. Il non verbale: il corpo parla
  45. Il paraverbale: la voce dice più di quel che dice
  46. Il livello verbale: parole, parole, parole
  47. Le melodie disfoniche: quelle antiestetiche cantilene
  48. Radicate abitudini
  49. Come rimuovere le cantilene
  50. Cantilene: prima riconoscerle, poi eliminarle
  51. I princìpi anti-cantilena
  52. Le melodie eufoniche: togliere i confini alle vostre emozioni
  53. La ripetizione a mosaico
  54. Fissare nella mente le melodie eufoniche
  55. Appendice A
  56. Prosodia
  57. Appendice B
  58. Come ricercare la pronuncia di un termine
  59. La e tonica aperta
  60. La e atona aperta
  61. La e tonica chiusa
  62. La e atona chiusa
  63. La c dolce
  64. La c dura
  65. La g dolce
  66. La g dura
  67. La l nel digramma gl
  68. La n nel digramma gn
  69. La o tonica aperta
  70. La o atona aperta
  71. La o tonica chiusa
  72. La o atona chiusa
  73. La s sorda
  74. La s sonora
  75. La s nel digramma sc
  76. La z sorda
  77. La z sonora
  78. Gli accenti
  79. Dittonghi e iati
  80. Esercizi di trascrizione fonetica
  81. Il raddoppiamento
  82. Qualcosa di me…
  83. Ringraziamenti
  84. Indice