L'isola di mia madre
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L'isola di mia madre

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L'isola di mia madre

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Informazioni sul libro

Seconda radice... se volete cercare la mia seconda radice dovete attraversare il mare... partire di notte e, mentre la nave avanza nell'oscurità, ascoltare il vento che parla dell'isola di mia madre. Là c'è parte delle mie origini. So che l'appartengo ed essa appartiene a me..."
Quattordici poesie e un racconto che parlano della Sardegna vista da lontano con gli occhi del cuore. Nell'autore alberga il desiderio di conoscere l'isola più intimamente, di carpirne la lingua sarda mai imparata, di comprendere la sua storia, di conoscere le vicissitudini di un popolo che non si è mai arreso alle avversità del tempo.

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Informazioni

Anno
2015
ISBN
9788891174468
Argomento
Letteratura
Categoria
Poesia
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RACCONTO
COME STRANIERI
IN CASA PROPRIA

Come stranieri in casa propria
Padre… Dov’è la nostra terra? Com’era la nostra terra?
I miei figli, quando non hanno di meglio da fare, tornano da me sempre con la solita domanda. Loro sono nati e cresciuti in Belgio e d’italiano sanno ben poco. Figuriamoci se conoscono qualche parola in dialetto del Campidano.
Eppure sentono che manca loro qualcosa. Come del resto a me. Non ho mai avuto il coraggio di rispondere con franchezza alle loro domande. Oppure dare una spiegazione seppur vaga del mio insistente mutismo.
A esser sinceri, non saprei da dove iniziare a fare un discorso sensato perché - e forse è proprio così - non possiedo quei grandi ricordi che facevano precipitare nella malinconia i miei genitori. Malinconia paragonabile a quella dei brasiliani quando lasciano la propria terra e li fa vivere nel sogno del ritorno. Il ritorno alle spiagge assolate, ai loro carnevali. O alla loro povera ma dignitosa vita. Ecco, si potrebbe dire che la loro era una saudade sarda. E senza esagerare nemmeno un poco.
Mi piacerebbe dire che per me è tutto diverso. Eppure.
Io quella terra l’ho perduta, mano sulla fronte un po’ per imitare i grandi, un po’, come più tardi mi accorsi, per osservare meglio l’ultimo orizzonte che se ne andava. Riuscivo solo ad ammirare la scia d’elica del bastimento che dissotterrò mio padre dalla miniera della nostra povertà. Era una vena ancora ricca e viva, mi spiegò un giorno. Sulla carta, quindi, era ancora da sfruttare. Ma sconveniente per i padroni, dati gli alti costi dell’estrazione. Il pozzo chiuse costringendoci a lasciare “sa bidda”…- il paese… ogni tanto ricordo qualche parola in dialetto – l’isola per avventurarci in un viaggio seguendo la corrente della speranza.
I miei ricordi di allora…
Si. Anche se ero piccolo, mi vedo ancora seduto sulle umide panche del ponte della nave assieme ai miei genitori. Oppure appoggiati alle balaustre intrise di sale.
Altri compagni di viaggio, minatori, muratori, pastori, disoccupati come noi, cercavano con i sensi inquieti di catturare anche il più piccolo dei ricordi. Si potrebbe dire che cercavano gli ultimi fotogrammi da conservare gelosamente e da mostrare un giorno solo con le parole – macchine fotografiche non ne avevamo, costavano troppo - a chi ci avrebbe chiesto le nostre origini. Come stanno facendo adesso i miei figli.
Non capivo la tanta sofferenza che stava a galla tra i vortici della malinconia e la brezza d’un miraggio di una vita migliore. Mi sembrava altro che un gioco quel tenermi per mano, stretto, a debita distanza dalla balaustra del ponte di poppa. In silenzio. In un silenzioso arrivederci. Se ci fosse stato un ritorno.
Era un saluto alle quiete onde di smeraldo, al profumato aroma del mirto fresco, alla dolcezza del frutto maturo dei fichi d’india – su figu morisca… credo che si dica così – pronto da cogliere con la canna per non pungersi le mani con le sue spine acuminate. Come non comprendevo le lacrime paterne che rigavano, amare, il viso annerito dal carbone. Sul tramonto di una vecchia vita ricca di sacrifici e di stenti. Alla fine non potevo non commuovermi anch’io.
Si sbarcò a Genova all’alba.
Vedere il sole, disse un giorno mio padre, ci dava la speranza di un percorso lesto per la strada del nostro ritorno.
Il progetto che lui aveva stabilito per la sua famiglia era quello. Niente altro di diverso se non il ritorno a casa con un gruzzoletto di risparmi. Per una casa finalmente nostra, un pezzo di terra, un uliveto, una vigna nel Parteolla, la terra dei miei vecchi.
Il treno ci portò a rabbrividire al freddo del nord Europa, in Belgio. A Marcinelle. Si usciva da un pozzo e si entrava in un altro.
Mio padre sapeva fare solo il minatore.
Incontrammo nuove facce, nuove baracche a somiglianza di case per i lavoratori e le loro famiglie.
Fino a quando non trovammo un alloggio un poco più decente dove pote...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Frontespizio
  3. Dédicace
  4. INTRODUZION
  5. CHE IL VIAGGIO ABBIA INIZIO
  6. DOPO LO SBARCO IL PENSIERO VOLA A LEI...
  7. DA OLBIA A CAGLIARI PER STRADE TORTUOSE
  8. INCONTRO CON LA LUNA TRA GLI OLEANDRI DELLA CALA
  9. IL SESSO DELLA TERRA
  10. IL CUORE DELL’ISOLA
  11. IL VECCHIO ULIVO E POCO PIÙ GIOVANE DEL TEMPO
  12. LA STRADA DEI TACCHI
  13. ACQUA ARDENTE TRA PIETRE DI FUOCO
  14. STRADE ROSSE
  15. NEL TEMPIO DEL TEMPO A SU MANNAU
  16. TRAMONTO SUL PORTO
  17. I FENICOTTERI DI MOLENTARGIUS
  18. SU AL FARO CON LA 600
  19. COME STRANIERI IN CASA PROPRIA
  20. Indice