Dell'eccentricità
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Le pagine di questo libro sono state scritte di getto e cercano di esporre la differenza tra una posizione di vita e/o di pensiero egocentrica ed una eccentrica. Con qualche breve accenno iniziale a situazioni extra-bibliche si approda poi a una lettura veloce delle Scritture evidenziando la possibilità di cambiare l'egocentrismo in eccentricità.

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Informazioni

Anno
2015
ISBN
9788891177773

I PARTE

1 Dell’etica-estetica fondata sull’uomo

Per quanto concerne l’estetica e la bellezza esistono a riguardo molte “filosofie”. Le riflessioni di queste pagine dedicate all’eccentricità sono possibili grazie al mio personale percorso filosofico-teologico, percorso scelto faticosamente soprattutto in relazione all’interrogativo costantemente presente nella mia vita inerente la bellezza.
I filosofi che hanno argomentato in merito all’estetica sono moltissimi, anzi credo si possa affermare come ogni filosofo non possa sottrarsi al confronto con la bellezza, confronto che ha portato a “formulazioni” a volte molto distanti tra loro. Come ho già scritto in altre pagine di libri ancora inediti tutta la storia della filosofia è una ripetizione ciclica della filosofia greca. Una ripetizione a volte metaforica, ma sempre sostanziale nei principi e nelle azioni. Per tale motivo, ma anche per l’incredibile compenetrazione tra tale filosofia e le Scritture credo che il legame tra il buono ed il bello nella filosofia greca, che definisco come etica-estetica, sia l’asse portante di tutta la visione della bellezza dell’uomo che non sia una visione effimera e “temporale”, nel senso climatico del termine.
La bellezza greca non a caso viene definita classica, infatti il significato originario di tale aggettivo è relazionato al culmen raggiunto da una disciplina; quindi non c’è da stupirsi se ciclicamente la grecità viene ripresa nella storia dell’arte, di cui è sufficiente citare il neo-classicismo per evidenziare quanto appena enunciato. Grecità che ha influito anche nei filosofi “creando” il romanticismo, movimento che ha dato a vita ad espressioni musicali ed artistiche tutt’oggi vive e definite ancora una volta classiche.
Per quanto riguarda le differenze sostanziali tra la bellezza filosofica e la bellezza teologica rimando ad alcune righe che dedicherò a tale confronto nella seconda parte di questo libro; ma soprattutto ad un lavoro da me scritto inerente il concetto di bellezza nella Bibbia. Chiudo con una sottolineatura fondamentale anche in relazione al confronto annunciato, scrivo etica-estetica non solo per motivi eufonici, mentre invece potrei scrivere la “bellezza etica”. Scrivo d’etica-estetica perché l’estetica non riguarda solo la bellezza, ma i sensi dell’uomo che si relazionano con quest’ultima. Relazione che può crescere in progressione infinita e non effimera solo grazie all’etica, ossia ancora una volta all’ethos greco, ethos legato alla ragione ed al carattere di ogni persona.

1.1 Dei colori, delle note e dell’armonia

La storia dell’arte e della musica hanno evidenziato dei caratteri costanti inerenti la bellezza e l’estetica che rappresentano. Tali caratteri sono analoghi, almeno in parte, sia per le arti fondate in qualche modo sul colore che per la musica. I sette colori dell’arcobaleno e le sette note musicali coincidono in quantità solo per motivazioni simboliche, ma non sostanziali. In realtà i colori fondamentali sono tre e si moltiplicano per somma di questi tre, quando sono spettrali (ossia luce colorata), ma al contrario si moltiplicano per sottrazione quando i colori sono materici, infatti ogni colore composto si produce per sottrazione di rifrazione e/o riflessione di luce.
Per quanto concerne la musica il discorso è analogo, nel senso che le note sono figlie più di una logica matematica che di una realtà. In occidente infatti distinguiamo i toni ed i semitoni, ma in paesi come la Cina sono presenti i quarti di tono, quarti di tono che orecchi come quelli di Mozart, ma non solo, potevano udire.
Il discorso fin qui esposto serve ad evidenziare il punto di arrivo dell’analisi egocentrica umana in relazione all’estetica musicale ed artistica, analisi che ha dovuto “definire”, cioè chiudere dentro limiti ben chiari gli elementi fondanti della “produzione” della bellezza. Tale definizione è figlia della matematica, ma come esporrò in seguito riguardo a tale scienza, si è arrivati a comprendere come nessun modello matematico possa “contenere” l’universo e questa è anche la ragione per cui l’estetica umana non è universale. L’armonia comunque percepita dai sensi dell’uomo che si relazionano all’arte è un’armonia in qualche modo pre-definita, infatti, come ho detto gli elementi fondanti dell’arte e della musica sono concepiti sulla percezione dei sensi umani, sensi che però sono molto limitati se confrontati con quelli di mammiferi a noi parenti, senza contare la superiorità sensitiva, soprattutto olfattiva e tattile, di specie a noi lontane come quelle degli aracnidi.
L’uomo però possiede un elemento unico rispetto ai “fratelli” animali, tale elemento è la ragione. È grazie alla ragione che si può superare la logica definitoria fin qui esposta, facendo, infatti, un “salto” di ragione si può procedere verso il paradosso, il solo “meccanismo” che possa contenere la bellezza oltre i sensi. L’arte contemporanea è un tentativo chiaro in tal senso e non è casuale se non venga compresa dalla massa, non bisogna però cadere nell’errore di rifiuto della logica precedente, ossia di rifiuto dell’armonia dei cinque sensi, dei sette colori e delle sette note. Il paradosso, infatti, comprende tale logica, ma la amplia e la supera ridefinendola per mezzo della libertà. Il problema dell’arte contemporanea e del mondo contemporaneo è che ha in gran parte rifiutato la logica precedente senza che sia compresa, cioè presa all’interno, nel paradosso. In tal modo si cade nell’assurdo ed anche l’estetica precedente scompare.

1.2 Della progressione macro-centrica artistica

La storia dell’arte, così come ogni altra espressione autenticamente umana, ha seguito un percorso egocentrico, per approdare ad un’eccentricità inautentica, nel senso che l’eccentricità raggiunta è solo apparente in quanto spesso non inglobante l’etica che risulta sempre fondamentale, in quanto fondamento, per ogni espressione che vada verso l’eccentricità. A tale mancanza in molti casi si aggiunge l’assenza di un’origine eccentrica dell’opera ed un apporto sempre presente dell’egocentrismo dell’autore.
Sin dai primi graffiti l’uomo ha dipinto o meglio disegnato ciò che i suoi occhi vedevano e che la sua mente giudicava degna di essere ricordata, in sintesi ciò che riteneva bello. In tal senso la storia dell’arte non ha fatto grandi passi in avanti, pur tra molteplici espressioni, ma la tensione verso un approdo eccentrico è costante.
Per comprendere lo sviluppo della storia dell’arte bisognerebbe spiegare lo sviluppo della matematica e di altre scienze, riflessione che sarà oggetto di paragrafi successivi, per ora è sufficiente ricordare come anche la storia dell’arte non abbia potuto sottrarsi alla scoperta delle leggi fisiche che regolano la vita del nostro pianeta ed a quella di altre leggi parenti di scienze come la chimica e la matematica. Tale spinta verso l’universale è ancora viva, anzi è soprattutto nel secolo appena concluso che tale spinta è stata costante e “veloce”.
Da Giotto in poi, cioè da sette secoli ad oggi, l’arte si è cibata di tutte le scoperte scientifiche fatte, ma è rimasta ancora egocentrica, in quanto l’espressione “manierista” dell’artista è tuttora “irrinunciabile”. In termini hegeliani di autocoscienza ciò è positivo, in quanto vi è una presenza costante di qualcosa di paradossale, ma come spiegherò nei paragrafi successivi, tale paradosso non è autenticamente eccentrico. L’autoritratto che ogni artista compie nelle sue opere non a caso raggiunge le stime più alte in chi non nasconde tali tratti e non è un caso in tal senso se le opere di Van Gogh siano all’apice di tali stime e se tale autore abbia dipinto molti autoritratti. In tal senso non sorprende nemmeno l’incomprensione incontrata nei contemporanei da Vincent, infatti, la vetta di paradosso toccata, purtroppo non autenticamente eccentrica, è e rimane incomprensibile ai più.
L’arte comunque ha espresso l’autentica eccentricità e ciò è quanto cercherò di argomentare nella seconda parte di questo lavoro, per ora mi interessa evidenziare il punto di approdo e la costante artistica umana, costante d’egocentricità, ma con una chiara tensione e ricerca eccentrica.

1.3 Della progressione macro-centrica musicale

La progressione musicale riguardo alla ricerca eccentrica ha seguito un percorso analogo a quello artistico, ma con alcune differenze di tempi, non solo musicali e con un punto di arrivo, che identifico in Schoemberg, assai diverso.
La musica esiste da sempre in natura e non a caso sono nati i poemi sinfonici, ossia delle musiche composte dall’uomo che “imitano” eventi naturali quali lo scorrere d’un fiume, i suoni di un bosco od il fragore musicale di un temporale.
La storia che prendo brevemente in analisi parte però da Guido d’Arezzo, un uomo (non a caso di Chiesa) che inventò il rigo musicale così come lo conosciamo oggi[2]. Dopo di lui la musica ha fatto passi in avanti sostanziali grazie ad autori come Pierluigi da Palestrina che ha portato la polifonia a livelli eccelsi. Successivamente altri uomini come Bach hanno espresso nelle loro opere il passaggio dalla modalità alla tonalità, per poi giungere gradualmente ad una musica più strumentale e sinfonica grazie a compositori come Haydn, Mozart e Beethoven. Non scendo nei particolari riguardo a tali giganti della musica, non solo perché ci vorrebbero interi libri, ma anche perché non è lo scopo di questo breve paragrafo.
Chi ha cercato l’opera totale è stato infine Wagner, il quale è riuscito in un’impresa poi imitata in parte da altri, è riuscito cioè a scrivere un’opera sia nei testi musicali che letterari[3]; senza contare che riuscì a far costruire un teatro apposito per eseguire le sue opere a Beyreuth.
I nomi citati sinora servono ad evidenziare la progressione verso la totalità egocentrica musicale, non a caso Wagner compose in proprio l’integrità della sua opera più importante. Però l’approdo definitivo egocentrico e totale inerente la musica lo ha portato Schoemberg attraverso la dodecafonia. È tale uomo, non a caso ebreo, che ha avuto l’intuizione filosofica finale nella musica, intuizione che ha portato a compimento l’egocentricità musicale e che in tal senso ha reso possibile l’inizio della musica eccentrica, inizio che però non vedo con chiarezza negli autori posteriori a lui[4].
Chiudo solamente con la speranza di poter scrivere alcune righe sulla musica eccentrica anche perché proprio la musica è l’arte più adatta a rappresentare l’eccentricità, in quanto comprende al suo interno anche il silenzio.

1.4 Della progressione micro-centrica artistica

Un esempio chiaro di artisti che mostrano una progressione egocentrica fino al limite è rappresentato da Van Gogh e da Rotko. Il primo, già oggetto di una “riflessione” autenticamente hegeliana di autoritratti, ha mostrato un’evoluzione, inerente il colore, esemplare. Tale evoluzione è ben visibile nel museo che raccoglie alcune delle più significative opere di tale artista non a caso al limite della follia; il museo in questione si trova ad Amsterdam e porta proprio il nome di Vincent.
Il primo quadro che si incontra in tale esposizione s’intitola “I mangiatori di patate”, un quadro di un’epoca di poveri, povertà espressa...

Indice dei contenuti

  1. DELL’ECCENTRICITA’
  2. INTRODUZIONE
  3. I PARTE
  4. II PARTE
  5. III PARTE
  6. IV PARTE
  7. V PARTE
  8. VI PARTE
  9. CONCLUSIONI
  10. INDICE
  11. BREVE COMMENTO ALLA BIBLIOGRAFIA
  12. BIBLIOGRAFIA