L'ultima stagione
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L'ultima stagione

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Col tempo si cresce, si diventa grandi, maturi e poi … s'affronta la stagione ultima della vita con animo nuovo, più riflessivo, ponderato, senza fretta alcuna come a sbocconcellare l'ultima parte di una gran fetta di torta che non si crede possa mai finire e che, invece, finirà, finirà inesorabilmente come ogni cosa di questo mondo e, anche per questo, dolce e gustosa più che mai!
Anche in questa stagione l'individuo si arrovella per la propria fine pur essendo cosciente che, sin dalla notte dei tempi, infiniti sono stati i tentativi per la conquista dell'immmortalità come quello effettuato da Gilgamesh, mitico re di Urùk che, non accettando la fine dell'umanità, si pone alla ricerca di Utnapishtim, unico essere sopravvissuto al diluvio universale che conosce il secreto dell'immortalità. Dopo aver affrontato un periglioso viaggio ed affrontato terribili prove, alfine, lo trova nella sua isola felice, a Dilmun, da dove gli rivela il gran segreto: l'uomo, come gli dei, è immortale, ma lui non lo sa e pertanto, come sin dai tempi primordiali, al suo risveglio non sapeva di essere lo stesso di quello del giorno prima, così quando muore si abbandona a un lungo sonno, anche di millenni, ma senza memoria al risveglio. Per scoprire questo grande inganno basterebbe sapere che: "Chi è vivo, vivo resta. E che "Tu ti disfi del corpo che non serve, come un serpente butta la sua pelle e ne indossi una nuova. Nel fare ciò, se annulli il vuoto di coscienza la morte è vinta …"
Per annullare il vuoto di coscienza necessita - essere vigile quando si dorme a mezzo del controllo del proprio io - in un viaggio astrale - e quindi, al risveglio, essere capace di riallacciare tutti quei fili del - prima - a "quei fili spezzati che ti ritrovi, interroganti, intorno". Inoltre, in soccorso a questa stagione, non manca mai la presenza di uno scrigno personale che permette a ciascuno di rovistare senza tema di critiche, rancori, dicerie e sofferenze.
Esso è un grande alleato antico in cui sono stati riposti con cura, tutte le immagini degli accadimenti vissuti nei lunghi anni trascorsi, le sensazioni provate, i ricordi dolci, amari, tristi, allegri, strettamente personali, di parenti e amici, di importanza individuale, collettiva, epocale, che hanno coinvolto l'umanità intera, in un susseguirsi incessante e continuo.
Così è facile, dolce e struggente rivivere ogni avvenimento vissuto reso mitico dal trascorrere del tempo.

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Informazioni

Anno
2015
ISBN
9788891177728
Argomento
Literature
Categoria
Poetry
“Mi manchi”
Mi manchi all’alba
quando il rosso riverbero del sole
annuncia il nuovo giorno.
Mi manchi la notte
quando il cielo stellato
racconta la sua vita millenaria.
Mi manchi quando,
dopo una giornata assolata,
tramontato il sole,
si scuote la brezza.
Mi manchi sempre …
Come l’acqua alla gola arsa del carovaniere,
il fuoco scoppiettante al clochard
nelle notti d’inverno,
il dolce seno materno al bimbo
e la fresca rugiada ai fiori.
Mi manchi …
Alla sua comparsa Dante, quando accoglie Beatrice alla fine del suo viaggio attraverso l’inferno e il purgatorio, la trasfigura attorniandola di luce celestiale paradisiaca, Petrarca canta l’amore per Laura dettato dal fascino, dalla bellezza del suo corpo e dal desiderio di un amore terreno fatto di tentazione e passione, Boccaccio - nei suoi racconti amorosi - vede Fiammetta quale donatrice di voluttà e Leopardi invoca Silvia simbolo di speranza e giovinezza. Per Matisse fu sua musa e modella Monique Bourgeos e per Salvator Dalì Gala e Amanda Lear. Alla perdita di Gala, prima musa del pittore, Dalì perse quasi tutta la sua straordinaria creatività.
Anche la donna ama la bellezza in tutte le sue forme e immagini e anche per lei è principe di beltà il suo simile e contrario, l’uomo, che lo figura in un adone dai pettorali ampi, i fianchi e il bacino stretti con braccia muscolose e potenti capaci di abbracciarla e stringerla a sé per dargli sicurezza e piacere.
E il vecchio? Lui pure è sensibile alla bellezza davanti alla quale si scioglie in una commozione sconosciuta in gioventù.
Egli allora, dall’alto dei suoi anni, più riflessivo e calmo, non più strumentalizzato da potenti e pressanti pulsioni, sapendo che le sue forze sono più contenute, cerca e dà piacere con modi e carezze lente, misurate e sapienti. Ed è proprio in questa circostanza che si rivela un frutto della sua età; come ispirato inconsciamente dall’antica filosofia cinese sull’armonia ying yang, non cerca più solo il suo piacere, l’appagamento repentino, centellinando le sue risorse, che gli permettono di allontanare il più possibile il momento della perdita del seme e con esso le sue energie, con gran felicità dà tutto il tempo necessario alla sua donna per il raggiungimento pieno del piacere.
No, non deve meravigliare la ricerca del piacere in tarda età.
Se l’uomo nell’arco della sua vita non ha compromesso il suo equilibrio fisico e mentale e la sua funzionalità corporea con stravizi di ogni sorta, sarà certamente capace d’amare come pure la sua donna che con la sua dolcezza innata sarà capace di ampliarla ulteriormente per provare ancora la gioia di piacere. Tutto ciò è possibile in quanto la capacità d’amare negli umani non cessa ad un tratto come ogni giorno fa il sole che al tramonto fa piombare repentinamente nel buio la terra, ma ha lunghi crepuscoli che, negli organismi robusti e sani, perdura riducendosi talmente lentamente da durare praticamente tutta la vita. Così il vecchio che ha vive nella mente le tante battaglie amorose vissute con la voracità e l’impeto del ventenne e con la passione e potenza di un adulto vissuto, con la ponderatezza e consapevolezza delle proprie forze raccoglie pian piano quel frutto maturo dono della sua perseveranza ed età. Ai nostri giorni, in merito, la convinzione è che non solo fare sesso dopo una certa età si può ma, secondo alcuni, si deve perché migliorerebbe tante funzioni del nostro organismo e, forse, anche la durata della vita.
È archiviata la credenza che a settant'anni l'amore comporta sforzi troppo grandi e che dà poco piacere per cui è meglio soprassedere. Chiunque è a conoscenza che la vita media nel mondo s’innalza sempre più e gli ottanta anni sono ormai considerati l’inizio della seconda maturità. Alcuni scienziati definiscono gli anziani di oggi “i nuovi vecchi” perché a differenza di quelli di trenta o quaranta anni fa, sono più attivi, partecipano alla vita pubblica se gli è concesso, viaggiano, sanno usare il computer e fanno sesso e, a volte, meglio di quello che fanno i loro figli, perché più sentimentale e consapevole. Inoltre, grazie al miglioramento negli ultimi decenni della qualità della vita nei paesi industrializzati, gli anziani, continuano certo a subire modificazioni fisiologiche che non incidono però sulla sfera della sessualità che rimane, anche se con diversa intensità, e l'eros non è più un tabù anzi un toccasana per la salute tanto che il controllo dell’attività sessuale negli anziani è considerato un ottimo cheek up per monitorare il loro stato di salute generale.
Esistono altri frutti per i “nuovi vecchi”? Ma sì, l’ironia che è sempre viva nella mente dell’anziano. Quand’ero giovane, trovandomi a discutere o ad avere contatto comunque con un anziano, mentalmente mi dicevo: “ ma come farà costui a vivere sereno sapendo che potrà sopravvivere si e no altri cinque, sette, dieci anni al massimo, non si sente un condannato a morte?” . Ora che ho quell’età anch’io mi accorgo che, pur prevedendo quelle ipotesi di tempo, non ne faccio una tragedia anzi , spero solo che gli anni che mi restano trascorreranno in buona salute; del resto, cos’altro potrei fare … e poi, chi lo può dire che non saranno invece quindici o venti? Venti anni sono veramente tanti, caspita! Così vanno le cose a quest’età, senza drammi e preoccupazioni, sarà quello che dovrà essere, punto e basta!
Ai vecchi piace molto ironizzare su se stessi e i propri limiti come quando due incontrandosi dopo un certo periodo di non frequentazione esclamano:” u sa ca ti trovu bunu, si sempri u stessu! E l’altro: “ acchì, piglià e finì!”; o come quando frequentando una bella ragazza, che pare essere sensibile al fascino di un anziano, uno dice all’altro “ciu facissitu un pinsiri?” E l’altro “gnà certo, ma si poi ci sta?” O anche guardando una signora avanti con l’età ma ancora piacente: “ancora bedda avè?” Si, ma “na stiratedda non ci facissi mali” e, a seguito della domanda “ma dimmi nà cosa, a verità, cumu va?” seguita da una indicazione a pugno chiuso eloquente e inequivocabile, “cumu avagghiri, sapissitu a notti chi CHIAMATI!”
E poi? Quale altro frutto è appannaggio dei vecchi? Il tempo libero da impegni di lavoro che gli anziani gestiscono con disinvoltura programmando incontri con coetanei in riunioni culturali dove a turno leggono i propri componimenti o in incontri di semplice svago attorno ad un tavolo verde per partite a burraco o altro. Loro, inoltre, non disdegnano, secondo gli ultimi dati Istat, di dedicarsi al volontariato che in Italia, su un totale di tre milioni e mezzo di persone addette nel mondo, ammontano a ben 400.000 unità. Leggono sempre più libri e non come nei tempi passati limitandosi alla lettura del Vangelo, ma storie di avventure, natura, cultura in genere e quotidiani per essere informato su cosa succede nel mondo.
Le donne vanno di più al cinema, visitano musei e mostre, passano più tempo dal parrucchiere e si soffermano di più a guardare le vetrine cercando di vestire più alla moda possibile.
Non c'è grande differenza tra il tempo libero delle donne e quello degli uomini. Se prima si vedevano le donne anziane trascorrere più tempo in casa e l'uomo anziano davanti ad un circolo sociale, oggi gli anziani si organizzano ed escono da casa più spesso per il solo piacere di uscire o per seguire le varie manifestazioni organizzate nella propria città o in quelle limitrofe.
Gli uomini si dedicano alla manutenzione del verde pubblico, alla custodia di impianti sportivi, della sorveglianza nelle scuole.
Ambedue poi, sono accomunati nell’interesse per gli spettacoli, per le rappresentazioni teatrali, per la musica e per la scelta di un viaggio che non è limitato a quello guidato e ai pellegrinaggi, ma mirano a viaggi ben organizzati che non si sono potuti permettere prima del pensionamento.
L’Istat, puntualmente poi, ci informa dell’aumento degli iscritti all'Università della Terza Età e che in Italia ci sono 300 atenei di questo tipo e 3000 nel mondo e che l’età media degli iscritti si aggira tra i 50 e i 70 anni.
L’uso del computer per essi sta diventando un vero e proprio gioco da ragazzi con il quale acquistano sempre più dimestichezza per partite a scacchi o a dama con sconosciuti, visite a siti, trasmissione di messaggi “on line” e chattate con altre persone per il piacere di confrontarsi e discutere.
I nuovi vecchi, con la consapevolezza della loro età, non sono meno attivi del resto della popolazione.
Quale altro frutto è della vecchiaia, l’entusiasmo? - no quello no; la fortuna? - neanche; la bellezza? - nemmeno a parlarne; la generosità? No, abbiamo detto che per il vecchio è un dono l’avarizia che gli permette di salvare la sua indipendenza. E allora? Eppure, a pensarci bene, un altro bel frutto di questa età è la memoria del passato! Solo il vecchio possiede tale dono perché il fanciullo non ha passato, il giovane ha un breve passato ma non riesce ad analizzarlo coerentemente, gustarlo perché è parecchio affaccendato nel presente e troppo preoccupato per il suo futuro; l’uomo maturo ha già un passato significativo ma è troppo preso dal quotidiano nella lotta per la sopravvivenza e gli manca il tempo e la volontà di rimembrare. Il vecchio no! Lui ha molto tempo a disposizione per gustare questo frutto e lo gusta e lo assapora giornalmente con passione e dovizia di particolari perché , tra l’altro, si sa, il vecchio ha più memoria per le cose passate che per il presente. Egli è ricco di questa qualità, è ricco più del fanciullo che non ha passato e che non possiede il futuro perché ancora da realizzarsi con il solo presente nelle mani; del giovane il cui passato esiste già ma non è molto significativo, emozionale, e il futuro per lui è un’incognita che può anche non esistere perché la morte può ghermire chiunque indipendentemente dall’età; della persona matura che possiede sì un passato ma non ama usare le chiavi per rivisitarlo, non ha la volontà di farlo. Il vecchio invece ha tutto nella mente, presente, passato e futuro perché il presente è quello che vive, il futuro è come il presente, più o meno, e il passato è enorme, non finisce mai, racchiude in sé eventi straordinari, emozionali come i primi innamoramenti e amori, vicende epocali, guerre spaventose, tragedie infinite, conquiste tecnologiche, scientifiche, filosofiche, mutamenti della morale, della moda, conquiste spaziali e il rimpianto sempre vivo di una moltitudine di amici, parenti, compagni di gioco, di scuola, di lavoro, conoscenti, ex amanti, anche di quelli che lo hanno lasciato per compiere l’ultimo viaggio, nonché le immagini di luoghi visitati, vicini e lontani, di altre nazioni e continenti, in terre esotiche, selvagge, pittoresche, quelle ricche di grandi vestigia, un vero scrigno colmo di preziosi.
Questo scrigno è sempre pronto a farsi rivisitare, analizzare, sviscerare in ogni sorta di particolare accaduto e, a volte, non bene analizzato all’atto dell’accadimento.
Le prime gemme che emergono spontaneamente dal mio scrigno, che di tanto in tanto rovisto, sono i primi innamoramenti e le schermaglie amorose vissute.
Ricordo quando, ancora ragazzino, nove dieci anni, subivo e vivevo con emozione e turbamento le avance di una mia compagnetta vicina di casa, Letizia. Lei, più grande di me di tre anni, mi stimolava e circuiva costantemente non appena se ne presentava l’occasione come quando, soli nel suo giardino, mi conduceva nella sua casetta realizzata con cartoni e frasche a ridosso del vano attrezzi. La stanzetta, alta non più di un metro e venti e larga due metri quadrati circa, era arredata con sedioline verdi e un tavolinetto, anch’esso verde, su cui non mancava mai un bel centrino ricamato con su posto un barattolo con fiorellini freschi; nell’angolo opposto all’entrata poi, a terra, era sistemata una copertina che fungeva da letto con accanto una culletta con una sua bambola. Quando giungevamo innanzi all’entrata io, per sua volontà, dovevo attende un po’ per poi entrare e salutarla con un bacio. Lei allora mi chiedeva se era andato tutto bene sul lavoro e quindi imbandiva la tavola con un servizietto avuto in dono per il suo compleanno. Mimato il desinare, mi conduceva a letto, sulla copertina, e qui, sdraiati, presa la mia mano la guidava sul suo sesso mentre il mio,rigido e duro, era preda della sua mano sinistra. Un violento piacere subito mi avvolgeva tutto mentre lei, sospirando forte, mi sussurrava: “siamo marito e moglie, capito?” Questi incontri durarono sino a quando non mi trasferii in Italia, un anno circa. Dopo anni, una decina circa, seppi da mio fratello, cinque anni più grande di me, che lui aveva sempre cercato di amoreggiare con Letizia ma che lei, sempre ritrosa, non aveva mai accettato.
A Caltanissetta dove mi sistemai con i miei, in via Chiarosi, conobbi Assunta. Lei era della mia stessa età ma come tutte le femmine era molto più matura dei coetanei maschi, così nei miei confronti. A quel tempo, il 1952 o 53, non ricordo bene, nelle sale cinematografiche proiettavano il film “Pandora” i cui protagonisti principali erano Ava Garden e James Mason nei panni rispettivi di Pandora Reynolds e Hendrik van der Zee che si rivelò poi essere, quest’ultimo, “l’olandese volante”
un uomo che, secondo la leggenda, avendo ucciso la moglie innocente, era stato condannato a vagare per i mari in eterno finchè non avesse trovato una donna che lo avesse amato al punto da morire per lui. Pandora, che non amava alcuno dei suoi numerosi pretendenti, venuta a conoscenza della storia dell’olandese volante a mezzo della lettura di un antico manoscritto olandese, alla vista del veliero di questi alla rada, lo raggiunge a nuoto e qui conosce Hendrik di cui s’innamora perdutamente. La storia termina tragicamente sulla costa mediterranea della Spagna dove alcuni pescatori di Porto Esperanza ritrovano in mare i corpi di Hendrik van der Zee e di Pandora Reynolds che stringono tra le mani allacciate l’antico volume Rubaiyat di Omar Khayam famoso matematico e autore delle quartine contenenti “le meditazioni sulla morte e sui limiti della ragione umana impotente di fronte al mistero dell’esistenza, un rimprovero rancoroso a Dio, il cui progetto creativo è accusato di irrazionalità e incoerenza e un feroce attacco al bigottismo e all’ipocrisia dei religiosi”. Con in mente la trama di questo film e le belle sembianze di Assunta, che per me erano identiche a quelle di Pandora, io me ne innamorai perdutamente.
Lei, come nel film, si disinteressava dei vari spasimanti, ne aveva tanti, mostrando interesse solo per me che la trovavo
…“bellissima con qualcosa da gitana:
occhi bruni, capelli neri lunghi e ondulati,
un vitino da vespa e un seno superbo.
Io mi struggevo.
La notte la sognavo.
Nel sogno tutto era semplice e naturale:
l'accarezzavo, la baciavo, e lei ricambiava.
Di giorno, davanti a lei, perdevo ogni baldanza,
ero impacciato, sudavo e nulla osavo.
Assunta mi provocava.
Una sera c'incontrammo - all'abbrevaturi -
del quartiere San Francesco.
Io ero in uno stato confusionale, rigido.
Lei mi baciò, mi prese una mano”….
Assunta poi si sposò con un mio conoscente molto più grande e maturo di me.
A diciassette anni compiuti, dopo le prime esperienze sessuali complete, che per la mia generazione erano d’obbligo per dichiararsi uomo fatto, (con donne non certo pudiche, abilissime nell’arte dell’amore e che comunque mi spalancarono le porte del piacere) presi a corteggiare ragazze coetanee con le quali la natura dei rapporti che intercorsero, come avveniva a quei tempi, si limitarono sempre a pratiche di petting e tante promesse di un futuro insieme; promesse che, come quelle dei “marinai”, si conclusero con addii più o meno amichevoli. Dopo anni, l’avventura madre con una signora felicemente sposata, così diceva lei d’essere. Con lei era inutile parlare, avere un dialogo; per noi parlavano i corpi, quello mio pieno del vigore dei venti anni e il suo sapientemente curato e vestito, quando lo era, con lingerie finissime di seta trasparente che esaltavano il suo statuario corpo. Quando c’incontravamo si verificava sempre un’esplosione erotica. Amante delle arti orientali, asseriva che la più sublime di esse è quella descritta nel libro “Il Tao dell’Amore” che spiega come raggiungere l’armonia sessuale secondo l’antica saggezza cinese. Questa teoria taoista sull’amore si basa, per primo, sulla costatazione della differente funzionalità dei due sessi che, mentre nella donna è sempre pronto all’atto d’amore, nell’uomo è indispensabile l’erezione che, a volte, o manca, rendendo impossibile la penetrazione, o è di breve durata per l’eccessiva eccitazione e che, comunque, non consente alla donna di raggiungere il piacere. Per secondo viene il principio, anch’esso fondamentale che, nella donna il congiungimento non sempre garantisce il raggiungimento del piacere mentre nell’uomo è sempre raggiunto con l’eiaculazione e qui si evidenzia un altro principio sconosciuto in genere dall’uomo occidentale e cioè che il piacere mascolino non deve coincide necessariamente con l’eiaculazione, che questo è un falso convincimento responsabile della non realizzazione dell’armonia tra le forze Ying e Yang. Il raggiungimento di quest’armonia, che generalmente resta nella mente degli occidentali come estremamente difficile o anche irrealizzabile e che appare anche ora in questo tempo una mera chimera rivoluzionaria, è un principio sancito dalla dottrina Tao sin da millenni a.c.
La mia signora del tempo, amante perfetta come Afrodite, dea dell’amore, non solo mi sciorinava queste teorie per stimolarmi ad applicarle con beneficio di entrambi, ma era fermamente convinta che se fossi stato capace di raggiungere l’armonia ying yang, nell’avvenire sarei stato all’altezza di vivere un’esistenza felice e armoniosa. Per queste convinzioni, quando eravamo sazi di effusioni e amplessi, ricomposti dopo una doccia calda e rivestiti, mi invitava ad ascoltare con attenzione la descrizione del significato del Tao dell’Amore e così spiegava: “Il Tao è una forza immensa, incommensurabile e di esso fa parte il Tao dell’Amore che ha per scopo il raggiungimento dell’armonia Ying Yiang. Lao Tzu o Lauzi (nome translitterato), filosofo cinese, formulò i precetti, le regole fondamentali, per il raggiungimento di tale armonia, in un libro dal titolo - Il TAO TÊ CHING - . Alla base della filosofia taoista c’è la convinzione che “ l’energia” e il “ momentum” ( cioè l’impeto, l’impulso, la quantità di moto, lo slancio e la velocità) sono le fonti della vita. Poichè noi umani siamo piccoli esseri insignificanti , vulnerabili e finiti nel tempo, per sollevarci da queste condizioni dobbiamo necessariamente essere in armonia con la forza infinita della natura che coincide con il « Tao » e «Il durare il più possibile» che è la filosofia del Tao. Per praticare tali principi occorre che noi umani ci manteniamo veramente rilassati e naturali in modo da condurre una vita armoniosa e, una parte essenziale per la conduzione armoniosa, è il “ Tao dell’Amore ”.
L’adepto del Tao dell’Amore, unitamente alla sua donna, gode molto di più nell’approccio amoroso traendo molti benefici che lo rendono felice e soddisfatto della vita tanto da potere sperare, con buonissime probabilità, nella sua longevità.
Tre sono i concetti di base del Tao dell’Amore: il primo è quello che un uomo deve imparare a determinare l’intervallo delle eiaculazioni appropriato alla sua età e condizioni fisiche; il secondo è quello di capire che per l’uomo il momento più sublime in un incontro amoroso non è l’eiaculazione e il terzo quello di comprendere l’import...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Frontespizio
  3. Diritto d'autore
  4. Dedica
  5. Prefazione
  6. L’Ultima Stagione
  7. L’Individuo e la memoria
  8. “Il Tempo”
  9. “Dilemma”
  10. “Rosso porpora” , come quello che
  11. “Strega”
  12. “Mi manchi”
  13. “Nulla”
  14. “Susanna”
  15. “Bella”
  16. “Se dormi”
  17. “Evento perfetto”
  18. “L’arcobaleno”
  19. L’irriducibuli (u pisci spata)
  20. “Sei e sarai sempre” (dalla viva voce della mia Musa)
  21. “Tu mi dici sempre”
  22. “La gioia”
  23. “U ma timpu”
  24. “Immagini”
  25. “Le ali”
  26. “Shoah”
  27. “I figli del vento”
  28. “Tang Dinasty”
  29. Wang Dan (Vittoria)
  30. “L’Amore”
  31. “Alle cinque della sera”
  32. “La gitana”
  33. “Nulla il mondo dovrà sapere”
  34. “Il Circo”
  35. “Dei impietosi”
  36. “La fame”
  37. Rocca San Felice
  38. “Via Chiarosi “
  39. “Pazzo d'amore”
  40. “Tenerezza”
  41. “La Serenissima”
  42. “Vento dell’Est”
  43. “La valle dei templi”
  44. “Sospiri”
  45. “Promessa”
  46. “Jannari”
  47. “Ciao Lucio”
  48. “La Corsa”
  49. “Nuccia”
  50. “Cumu sta?”
  51. “Dolce Laura”
  52. “Lhasa apso lion”
  53. Biografia
  54. Indice