Diversamente Uguali
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Informazioni sul libro

Passato e presente.
Emarginazione ed integrazione.
Quanto hanno dovuto "combattere" i disabili per ottenere i primi riconoscimenti sociali.
Quanta strada hanno fatto per essere considerati parte integrante di una società in continuo cambiamento.
Se volete saperne di più, perdetevi tra le pagine di questo nuovo ebook firmato Miriam Spizzichino!

Domande frequenti

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Informazioni

Anno
2015
ISBN
9788891179432
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Aktion T4 - Aktion14F13
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AKTION T4 - AKTION 14F13

PARLARNE PER NON DIMENTICARE

1. Perchè la strage delle persone con disabilità non si ripeta mai più.
2. Perchè conoscere il passato aiuta a riconoscere nel presente i segnali di pericolo.
3. Perchè ognuno possa misurare la personale consapevolezza rispetto al diritto di esistere che vale per ogni essere umano.
4. Perchè oggi la convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità diventi lo strumento fondamentale e condiviso per orientare le regole e i comportamenti etici.
5. Perchè il diritto alla vita e alla qualità dell’esistenza sia garantito senza prevaricazioni nel pieno, libero e consapevole rispetto delle convinzioni di ciascuna persona.
6. Perchè le scelte attorno al tema della vita delle persone con disabilità non comportino, neppure lontanamente, l’accettazione di teorie e prassi eugenetiche.
7. Perchè quanto è avvenuto in Germania durante il nazismo sia un monito perenne e perchè nessuno possa dire:
Io non lo sapevo.
AKTION T4
Nella società moderna abbiamo assistito a molti comportamenti omicidi, o addirittura genocidi, che hanno messo in pericolo la convivenza tra gli uomini facendo affievolire ogni valore morale. Un esempio concreto è l’Aktion T4, ovvero, il programma nazista di eutanasia verso individui diversamente abili per motivazioni eugenetiche, correlate al miglioramento della “razza” umana.
Tutto iniziò nel 1920 quando apparve “L’autorizzazione all’eliminazione delle vite non più degne di essere vissute”, libro scritto dallo psichiatra Alfred Hoche e dal giurista Karl Binding che svilupparono un concetto di “eutanasia sociale”.
Lo Stato doveva farsi carico del problema che questi malati rappresentavano, ucciderli avrebbe così ottenuto un duplice vantaggio: porre fine alla sofferenza personale e consentire una distribuzione più razionale ed utile delle risorse economiche.
A quanto pare, Hoche e Binding non erano gli unici a pensarla così. Un altro uomo, circa nello stesso periodo, aveva teorizzato la necessità di proteggere la razza ariana germanica da tutti i fattori di “corruzione”, termine da lui coniato, che avrebbero potuto indebolirla. Quell’uomo era Adolf Hitler.
Il Nazismo, infatti, predicata un progetto di “Eugenetica”, in cui si favorivano i caratteri ereditari positivi e si impediva lo sviluppo dei caratteri ereditari considerati negativi.
Incredibile come buona parte del mondo psichiatrico tedesco si schierò con le teorie naziste molto velocemente. Nello Stato tedesco non c’era spazio, quindi, per i malati incurabili e i disabili fisici e psichici.
La malattia mentale veniva ricondotta ad un puro problema di eredità genetica. Questo costituiva un grande problema in quanto veniva abbandonata l’idea di lottare contro la malattia, per cercare di migliorare lo stile di vita del paziente, firmando di fatto l’autorizzazione scientifica alla soppressione fisica dei malati.
Tante vite stroncate in nome della “purezza della razza”.
L’emanazione della “Legge sulla prevenzione della nascita di persone affette da malattie ereditarie”, nel 1933, sancisce il primo passo verso l’attuazione del piano di eutanasia. Una Legge che consisteva nella sterilizzazione forzata delle persone ritenute portatrici di malattie ereditarie. Durante 12 anni di regime vennero sterilizzati più di 400.000 tedeschi.
Purtroppo l’orrore dell’Eugenetica non si fermò lì. Quello era solo l’inizio.
L’8 ottobre 1935, infatti, venne emanata una seconda legge per “La salvaguardia della salute ereditaria del popolo tedesco” che consisteva nell’autorizzazione all’aborto, nel caso in cui uno dei genitori fosse affetto da malattie ereditarie.
La Direzione Sanitaria del Reich, inoltre, si mise in moto per eliminare i bambini giudicati fisicamente o psichicamente disabili, cosi, venne creata la “Commissione per le malattie genetiche ed ereditarie” che disponeva di una rete di medici organizzati in “consultori della morte”: i “Centri di consulenza per la protezione del patrimonio genetico e della razza”. Anche per un semplice caso di “iperattivismo”, i bambini non avevano scampo.
Il 18 agosto 1939 venne emanato, quindi, un provvedimento segreto dove i medici dei “Centri di consulenza” dovevano essere obbligatoriamente informati dagli ospedali e dalle levatrici della nascita di bambini deformi o affetti da gravi malattie fisiche psichiche. Una volta informati, i medici, convocavano i genitori e illustravano loro grandi progressi della medicina tedesca.
Veniva detto che erano stati creati centri specializzati per la cura delle malattie dei loro figli sottolineando la possibilità di decessi visto il carattere sperimentale delle cure, ma si invitavano i genitori ad autorizzare immediatamente il ricovero anche in presenza di speranze di guarigione ridotte.
Ottenuto il consenso i bambini venivano ricoverati in uno dei cinque centri e uccisi con una iniezione di scopolamina o lasciati progressivamente morire di fame.
Come potete ben vedere, era tutta una grande messa in scena a discapito di quei poveri bambini.
A dare inizio al processo di eutanasia fu Adolf Hitler con un’ordine datato 1° settembre 1939. Il testo recitava:
“Il Reichsleiter Bouhler e il dottor Brandt sono incaricati, sotto la propria responsabilità, di estendere le competenze di alcuni medici da loro nominati, autorizzandoli a concedere la morte per grazia ai malati considerati incurabili secondo l’umano giudizio, previa valutazione critica del loro stato di malattia”.
L’ordine appare incredibilmente generico, Hitler parla di “malati incurabili”, una definizione estremamente ampia che lasciava carta bianca ai medici.
Nel frattempo a Berlino, nel centro del quartiere residenziale di Charlottenburg, venne espropriato un villino di proprietà di un ebreo. Lo stabile si trovava al civico numero 4 della Tiergartenstrasse. Proprio da questo indirizzo fu ricavato il nome in codice per l’operazione di eutanasia: “Aktion T4?”.
Un progetto che doveva rimanere strettamente segreto. A tale scopo vennero create tre strutture fittizie: la Fondazione Generale degli Istituti di Cura che si curava della gestione del personale; VAssociazione dei Lavoratori degli Istituti di Assistenza e cura del Reich che doveva preparare e spedire i questionari destinati a censire i inalati ricoverati negli istituti psichiatrici; la Società di Pubblica Utilità per il trasporto degli ammalati, che doveva trasferire i pazienti destinati alla eliminazione dagli Istituti alle cliniche della morte.
Come funzionavano tali strutture?
Per quanto riguarda i questionari, ufficialmente si trattava di un censimento per conoscere le capacità lavorative dei malati ed erano molto generici per non allarmare nessun direttore. Mai nessuno avrebbe immaginato il losco piano che c’era dietro. Quando i questionari tornavano indietro venivano fotocopiati ed esaminati da diversi periti che decidevano sulla vita o sulla morte del paziente.
Una volta decise le persone da eliminare, venivano preparate delle liste di trasferimento. Gli istituti avrebbero dovuto preparare i malati selezionati per la partenza. Il giorno stabilito, i pazienti venivano caricati su grossi camion dai finestrini oscurati e trasportati in uno dei sei centri di eliminazione: Grafeneck, Bernburg, Sonnenstein, Hartheim, Brandenburg, Hadamar.
In questi centri si potevano trovare delle camere a gas camuffate da sale docce e forni crematori per l’eliminazione immediata dei cadaveri.
Ai direttori, come ai parenti, non si indicava la località finale di arrivo del malato ma un istituto nel quale venivano trattenuti per qualche giorno. Ciò veniva fatto per depistarli e non lasciare traccia dei disabili. Se ne andavano via così: in silenzio. Ai parenti veniva inviata una lettera standard in cui si annunciava la morte per una qualsiasi causa. Era tutto calcolato minuziosamente per non destare sospetti: si avvertiva che, per ragioni sanitarie, il cadavere era stato cremato e che l’urna con le ceneri era a disposizione, insieme ai beni personali, presso l’istituto. Il tutto doveva essere ritirato entro 14 giorni. Ovviamente l’invio delle lettere era calcolato in modo tale che, quando la notizia giungeva alla famiglia, i termini utili erano già trascorsi. Fin troppo precisi, no?
Numero di vittime eliminate tra il 1940 ed 1941.
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Il Programma T4 nel suo svolgimento tra il 1940 ed il 1941
pose fine alla vita di 70.273 persone
classificate come “indeg...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Frontespizio
  3. INDICE
  4. Premessa
  5. Aktion T4
  6. La Disabilità
  7. "Una lettera per te"
  8. Famiglia e Disabilità
  9. Linee Guida per il Settore Disabili
  10. "Leonardo Vaccari"
  11. Le Cooperative Sociali di Tipo B
  12. Sport e Disabilità
  13. Ringraziamenti