LA CLONAZIONE UMANA. Sue implicazioni e visuale cristiana
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LA CLONAZIONE UMANA. Sue implicazioni e visuale cristiana

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Il presente libro è stato scritto per cercare di affrontare la tematica attuale, del rapporto tra bioteconolgie in genere e le problematiche morali che solleva di conseguenza, oltre a valutare la complessità della stessa.
Il caso specifico della clonazione umana, come caso concreto esaminato, è stato preso in considerazione, ma si puo estendere ai diversi ambiti, nel settore delle bioteconologie, di cui la stessa fa parte, come componente di un processo più ampio, alcune volte.
Valutando lo stesso, in un contesto culturale di matrice cristiana, di cui l 'Europa è sicuramente interessata, sia per un discorso di radici storiche cuturali, sia come parte del mondo, in cui queste reltà sono presenti. Del resto, la profondità di queste manipolazioni interessano tutte le persone, in quanto possono, se gestite in modo inappropriato, intaccare la vita stessa dell 'umanità, su tutto il pianetà, avendo una profondità di interazione sulla vita a un livello molto profondo, come ho cercato di dimostrare nel libro.
Allora, la questione è molto complessa e richiede un sistema di collaborazione di diverse discipline e competenze, non ultima, ma determinate, la componente morale, come si cerca di evidenziare, in una logica di collaborazione e di apporto costruttivo, di diverse discipline e competenze professionali, senza nessuna esclusione e con riferimento a un modello interpretativo della vita e delle sue problematiche a rete, olistica e multidisciplinare, ormai ineludibile.

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Informazioni

Anno
2015
ISBN
9788893062510
Argomento
Medicina
CAPITOLO III
BIOETICA
3.1. INTRODUZIONE
Se consideriamo la legislazione e le tematiche dalla stessa nel capitolo II, ci si rende conto della complessità delle questioni trattate e delle notevoli implicazioni in tutti gli ambiti, (sociali, legislativi, etici, scientifici..ecc.).
Ora, supponendo che si dia risposta a tutto e si riesca a spiegare l’uomo da un punto di vista biologico, non bisogna dimenticare che l’uomo non è solo materiale biologico e la questione del senso di se stesso e della vita non è un ambito a cui possono rispondere le scienze sperimentali.
E’ chiaro, che ogni scienza apporta il suo contributo, secondo il punto di vista che la caratterizza e ciò è motivo di ulteriore conoscenza di se stessi, del resto, giusto per fare un esempio, la medicina, la psicologia, la psichiatria, la sociologia …ecc., hanno tutte per oggetto l’uomo e si completano nella descrizione della realtà uomo, nelle sue molte sfaccettature, ma le grandi domande circa il senso dell’esistenza e circa la propria origine e tutte le tematiche dei grandi misteri dell’uomo (il male, la creazione, ecc.) sicuramente, vanno ricercati in altre discipline e qui si pone la Sacra Scrittura (Bibbia), ricordiamo che tale “libro” utilizzando delle modalità di linguaggio diverse, cerca di spiegare il perché dell’uomo, della vita, del creato, di Dio.
Di fatto, semplificando al massimo, possiamo dire che la scienza risponde al “come”, ma la fede risponde ai “perché”.
Nel caso della clonazione umana, l’urgenza di una riflessione antropologica sull’uomo e sul mondo in generale è resa ancor più impellente dalla capacità attuale che l’uomo ha di agire, grazie alle biotecnologie, ad un livello molto profondo delle strutture degli organismi viventi, compreso se stesso, con il rischio di alterare in modo irreversibile l’ecosistema, se viene fatto un uso improprio delle stesse.
D’altronde, non dimentichiamo, come visto nel capitolo I, che ciò che ha catalizzato i dibattiti e le decisioni dei vari organismi legislativi è stata la preoccupazione suscitata nell’opinione pubblica.
A questo, si aggiunga il crescente sviluppo dei movimenti ecologisti e anti globalizzazione (no global), che spesso si fanno promotori di vivaci manifestazioni di dissenso.
Tutto questo, è però solo la manifestazione esterna di una realtà molto più profonda: la presa di coscienza di una tecnica vista come un probabile pericolo per l’uomo e il creato.
Quindi, rispetto al passato dove la tecnica era sicuro sinonimo di progresso e benessere, vi è una inversione di tendenza.
E’ utile, notare che tali timori non sono infondati, non solo per fatti di cronaca eclatanti (mucca pazza, insegna), ma perché la scienza attuale si differenzia in modo formale da tutte quelle che l’ hanno preceduta perché ha il carattere del “circolo vizioso” o utilizzando un linguaggio tecnico, quello della retroazione positiva ed è dinamico, nel senso che ogni scoperta porta a nuove applicazioni e queste a nuove scoperte e via in un processo continuo e dinamico. In realtà anche in passato vi era tale relazione, ma con dei tempi di “interazione” talmente lunghi da poter considerare il tutto un fatto statico, le civiltà passate raggiungevano il loro grado di “saturazione tecnica” in tempi brevi, strumenti tecniche rimasero sostanzialmente gli stessi per lunghi periodi, non progettati (nel significato moderno del termine) e di bassa incidenza sulla “struttura” umana e naturale (inteso anche come inquinamento e sfruttamento delle risorse naturali).
Inoltre, bisogna notare, che grazie alla globalizzazione si è sviluppata l’era dell’intercomunicazione universale, che è un’ulteriore elemento di sviluppo della tecnica moderna, sia per motivi concorrenziali e commerciali, sia per il numero di individui che possono di fatto collaborare allo sviluppo della tecnica moderna.
Del resto, il progresso scientifico è ambivalente, contiene la possibilità di un miglioramento delle condizioni di vita, ma anche quello della distruzione del mondo.
Si può dire, che per la prima volta nella storia dell’umanità, l’uomo diventa responsabile della stessa sopravvivenza del pianeta caricandosi sulle sue “fragili spalle” un peso enorme.
Un altro elemento particolare, evidente nel caso delle biotecnologie è la distinzione tra la scienza pura (conoscenza) e tecnica (le applicazioni pratiche delle scoperte scientifiche) che non è più fattibile.
Infatti, essa per poter progredire deve essere applicata. Tale relazione tra conoscenza e applicazione, difatti vale anche per la moderna tecnica, la quale si sviluppa grazie alla continua attualizzazione del suo potere tecnologico.
In definitiva, possiamo affermare che alla tecnica moderna non è permesso la divisione tra possesso ed esercizio del potere proprio perché ha il carattere del processo dinamico, questi aspetti porteranno a delle considerazioni molto profonde sul modello interpretativo della realtà che analizzeremo in seguito.
Da ciò consegue, uno sguardo etico più ampio rispetto al passato: le biotecnologie hanno bisogno dell’etica, non solo per decidere la legittimità dell’applicazione (tecnica), ma anche per indirizzare moralmente la ricerca.
A tale riguardo, il filosofo H. Jonas invitava i ricercatori contemporanei ad essere moderati, non solo a livello di possesso dei beni materiali, ma anche nel desiderio di potere e di fare.
Secondo lo studioso, questo è un atto di grande responsabilità nei confronti delle future generazioni: ”suscitare, sostenere, addirittura fondare un sentimento per l’umanità è dunque un importantissimo compito educativo ed intellettuale per il mondo di domani”. 16
A tale riguardo, si riconoscerà che anche questa mancanza di responsabilità nei riguardi delle future generazioni è un aspetto della attuale concezione della vita, che pone come valore principale la “qualità” della stessa, a fronte della concezione della “sacralità” della stessa.
3.2. CONSIDERAZIONI SULLA CLONAZIONE
In questa prospettiva, possiamo collocare il processo della clonazione, innanzitutto è bene rilevare che tale realtà è solo possibile a livello genetico, nel senso che il nuovo individuo potrà avere in comune con il donatore del nucleo il materiale genetico (D.N.A.) e questi darà luogo a una somiglianza fisica notevole nel clone, però questi non potrà mai essere totalmente identico al donatore per diversi motivi.
Uno è quello biologico, in quanto il citoplasma e tutti gli altri elementi della cellula uovo che ospita il nucleo (mitocondri, granelli ecc.) saranno diversi da quelli del donatore e questo darà origine alle differenze suddette.
Bisogna puntualizzare per correttezza, che allo stato attuale della ricerca scientifica non si conoscono ancora bene. quali sono le influenze reciproche dei costituenti la cellula.
L’altro è il fatto che ogni uomo è inserito in un contesto storico e culturale irripetibile, per cui la componente esperenziale concreta e unica, che collabora nel determinare la personalità dell’individuo non può essere in alcun modo “clonata”.
Tutto questo, ci deve ricordare, che ogni individuo è veramente ”unico”.
Da questo punto di vista ciò dovrebbe essere un motivo di ridimensionare le preoccupazioni sulla reale capacità di clonare un uomo, in quanto questi non è solo materialità (corpo) biologica, ma è anche spirito, su questo punto torneremo successivamente, data l’importanza che assume in una antropologia cristiana.
Invece, cerchiamo di capire le motivazioni che i fautori di tale metodica indicano per giustificare la clonazione umana:
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Il progresso della scienza.
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La libertà della ricerca, che quindi secondo la teoria del ”piano inclinato”, considerando abbattuta la barriera del piano assiologico tra l’uomo e l’animale, sostiene che tutto diventa lecito nella ricerca scientifica.
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Il benessere e la salute futura dell’uomo.
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Come metodica di procreazione assistita con motivazioni variegate, che vanno dal “ricreare” il caro estinto, a quello di avere un figlio su ordinazione secondo i propri gusti (per es. personaggi famosi).
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Dare dei figli a chi non potrebbe generare.
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Impedire la trasmissione di malattie ereditarie.
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Determinare il sesso del figlio (infatti sarà lo stesso del donatore della cellula da cui si preleva il nucleo).
Difatti la generazione per delega alla tecnoscienza permette di considerare tante ipotesi (comprese le chimere).17
Chiaramente, non considerando i casi “mondani” di volere un clone di una rock star o chimere da libri mitologici, si ha la sensazione che a molti sfugge il fatto che il generato, sarà un altro individuo su cui si predispone la condizione genetica (programmazione) e si prepara una condizione esistenziale e relazionale carica di aspettative (dall’aspetto fisico, alle doti personali ecc.) che certamente creeranno delle condizioni di non normalità nella vita e nello sviluppo di questa nuova persona.
Del resto, se si pone attenzione non è forse questa un’altra faccia dell’epoca industriale in cui si produce di tutto su misura e a richiesta del “cliente”.
Infatti, il Donati osserva “Per la cultura attuale la procreazione è una faccenda di individui e fra individui. Non si parte da una famiglia, né si deve arrivare a una famiglia, ma si parte da individui e si pensa di costruire individui”. 18
Tutto questo, ci permette di considerare un fattore fondamentale: la cultura attuale con i suoi valori.
Di fatto è solo rivedendo la storia della cultura (a grandi linee), che si può capire in particolare quale è la visione antropologica di oggi.
Partendo da Platone (427-347 a.C.), il quale concepiva l’uomo come corpo e anima però in conflitto fra loro, in quanto l’anima è l’elemento eterno e il corpo è accidentalmente unito ad essa ed è elemento di disturbo per essa, che invece deve tendere alla conoscenza delle idee. Di qui l’ottimale per l’uomo è sottrarsi al corpo.
Con Aristotele (384-322 d.C.), il rapporto anima-corpo migliora perché è quest’ultima che conferisce vitalità al corpo e lo unifica pur rimanendo distinta dallo stesso19.
San Tommaso (1225-1274 d.C.), ha una visione molto diversa, in quanto sostiene l’unione sostanziale tra anima e corpo; sussistenza dell’anima grazie alla spiritualità. L’uomo è persona, l’anima opera mediante varie facoltà.20
Infine, con Cartesio (1596-1650) si ha la separazione anima-corpo. In particolare si ha la concezione del corpo come “una macchina biologica”, di qui consegue che il corpo possa essere considerato mezzo per soddisfare le necessita umane21 (questo punto del “fatto” culturale è estremamente importante e lo approfondiremo nel quarto capitolo).
Tale concezione cartesiana, ha avuto un effetto profondo sul pensiero della cultura occidentale in tutti i suoi campi e in particolare nelle scienze della vita, perdendo quella visione d’insieme dell’uomo in tutti i suoi aspetti e della natura in generale.
Tutto questo, ci riporta all’idea del figlio come proprietà e la clonazione umana la rispecchia fedelmente. Di qui il passo successivo a tale idea è quello del reperimento di organi e tessuti da utilizzare per trapianti. In pratica si ha il “logico” passaggio dal clone come figlio su ordinazione, al clone come “serbatoio” di pezzi di ricambio.
Infatti, alcune industrie, motivandolo con scopi terapeutici, vorrebbero generare per clonazione, esseri umani di cui si interromperà lo sviluppo, conservarli, per poterli utilizzare come fonte di materiale biologico.
A conferma di questo, vi è la notizia che già abbiamo accennato della industria Advance Cell Technology, americana che ha già operato la clonazione di embrioni umani e dichiarato che userà gli embrioni clonati per ricavare le cellule staminali22. Sempre nello stesso articolo viene riportata la posizione del ...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Frontespizio
  3. INDICE
  4. SIGLE E ABBREVIAZIONI
  5. INTRODUZIONE
  6. CAPITOLO I. GENESI DI UN EVENTO
  7. CAPITOLO II. LEGISLAZIONE
  8. CAPITOLO III. BIOETICA
  9. CONCLUSIONE
  10. BIBLIOGRAFIA