INTRODUZIONE
PREMESSA
PARTE PRIMA
IL FEUDALESIMO IN FRANCIA
LA FRANCIA ALL’EPOCA DI GIOVANNA D’ARCO
PARTE SECONDA
LA STORIA DI GIOVANNA D’ARCO
L’INFANZIA DI GIOVANNA D’ARCO
AL CASTELLO DI VAUCOULEURS
ALLA CORTE DEL RE
LA BATTAGLIA DI ORLÉANS
L’INCORONAZIONE DI CARLO VII
LA PRIGIONIA
PARTE TERZA
DAL PROCESSO ALLA SANTIFICAZIONE
“LA PASSIONE DI GIOVANNA D’ARCO”
Carl Theodor Dreyer(1928)
“IL PROCESSO DI GIOVANNA D’ARCO”
Robert Bresson (1963)
“GIOVANNA D’ARCO AL ROGO”
Roberto Rossellini (1955)
“SANTA GIOVANNA”
Otto Preminger (1957)
“GIOVANNA LA DONNA”
Cecil Blount DeMille (1917)
ARCHIVI
BIBLIOGRAFIA
SCHEDE FILMOGRAFICHE
BIOGRAFIA DELL’AUTORE
Pittura e cinema, binomio che diremmo inscindibile. Di arte figurativa in ambedue i casi si tratta, tanto che nei film più riusciti e validi – quelli di Tarkovskij, per esempio – l’immagine sullo schermo ha sempre un pregnante valore pittorico. A consolidare questa ‘liaison’ si è cimen tato con passione, da un quinquennio a questa parte, Pino Viscusi, bergamasco di Macerata (a tutti gli effetti nostro concittadino: vive e lavora qui, nel ‘Borgo d’oro’, da oltre cinquant’anni).
Pittore di professione (del tutto singolare visto che sa fondere l’immagine, non senza un certo stordimento, con "poésie e calligraphie" alla ricerca dell’ "estetica del vuoto") è anche architetto. Motivo di più che lo rinsalda al cinema. Non pochi registi e scenografi di valore hanno alle spalle studi di architettura, anche questa un’arte, e una professione, visiva ‘tout court’. Viscusi, almeno finora, non si è cimentato con la macchina da presa, però l’ha in certo qual modo sopravanzata dedicandosi, con assoluta competenza, alla storia del cinema per la quale ha scritto, e abbondantemente illustrato (il cinema è soprattutto immagine), testi fondamentali, cominciando nel 2007 con il ponderoso "Cogito ergo video-Storia illustrata del
cinema dagli inizi ai nostri giorni", fino a "Lo sguardo del cinema sul Giappone" del 2011 (consultare, in merito, in calce al volume che qui si presenta la bio-filmografia dell’autore).
Viscusi non solo studia, progetta, illustra, ma anche scrive col piglio del saggista, soprattutto del ricercatore, di vaglia. Si può ben dire di lui che è un cineasta, meglio un ‘cinéaste’, come direbbero più puntigliosamente i francesi, i papà del cinema.
Molti pittori hanno prestato la loro opera creativa al cinema. Tra questi Andy Warhol e Salvador Dalì. Picasso si accostò direttamente alla macchina da presa partecipando, nel ’56, a "Le mystère Picasso", uscito con la precisazione "un film di Pablo Picasso prodotto e realizzato da H.G.Clouzot".
Ma, ancora, si cimentarono direttamente col cinema rinomati artisti dell’arte figurativa, come l’americano Man Ray di "L’ètoile de mer" (1928), e il francese Fernand Léger del famoso "Ballet mécanique" (1924), che definì "la rivincita dei pittori e dei poeti".
Tra i contemporanei potremmo citare il vercellese Ugo Nespolo che, negli anni Settanta, si appropria del cinema, in particolare quello sperimentale.
Quanto ad artisti della pittura che si sono impegnati nella storia del cinema scrivendone e dividendosi fra le due attività di pensiero, ci viene in mente Domenico Purificato (1915- 1985) che collaborò al prestigioso qundicinale "Cinema" divenendone redattore responsabile nel 1943. "Tra i miei piccoli sogni – scriveva nel luglio 1941 l’autore di "La morte del contadino" – ve n’è uno che di tanto in tanto torna a occuparmi la mente, il cinema, questa nuova arte divenuta in sì breve tempo tanto cara agli uomini di tutto il mondo".
Una affermazione degli artisti della pittura sul cinema in quanto storia è anche quella di Pino Viscusi, appena si coinsideri i suoi tomi, nel senso proprio della consistenza, finora sei. L’ultimo, fresco di stampa, questo, è "Giovanna d’Arco tra cinema e letteratura", impresa non da poco anche per la complessità e multiformità della trattazione.
Non solo di cinema, anche se soprattutto, ma, come il titolo sottolinea, di letteratura, di storia (quella della ‘Pulzella’ ma anche della Francia all’epoca della guerra dei cent’anni), di teatro (G.B.Shaw), di musica (Honegger).
C’è chi sostiene che siano trenta, chi quaranta, chi cinquanta, le versioni cinematografiche della storia di Giovanna d’Arco (si comincia a contarle dal 1900, con la "Jeanne d’Arc" di Georges Méliès, 270 metri).
Viscusi ne contempla e viviseziona cinque, certo le più note e importanti: "La passione di Giovanna d’Arco" di Carl Th.Dreyer del 1928, con una Renée Falconetti scolpita nella memoria di tutti i cinèfili, "Il processo di Giovanna d’Arco" di Robert Bresson (1963),
con la meno nota Florence Carrez, "Giovanna d’Arco al rogo" di Roberto Rossellini (1954) con un’intrepida Ingrid Bergman, in quel tempo moglie del regista, "Santa Giovanna" di Otto Preminger (1957), con l’allora diciasettenne Jean Seberg (attrice dotata che si ucciderà misteriosamente a quarant’anni) e conclude con “Joan the Woman” (1917) di Cecil B. DeMille, con una storia d'amore intrisa di patriottismo con la sensuale e seducente interpretazione di Geraldine Farrar.
Manca la "Giovanna" dell’americano Victor Fleming, il pur prestigioso regista di "Via col vento", con la Be...