Il terremoto di Cagli del 3 giugno 1781
eBook - ePub

Il terremoto di Cagli del 3 giugno 1781

  1. Italian
  2. ePUB (disponibile sull'app)
  3. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Il terremoto di Cagli del 3 giugno 1781

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

Il terremoto del 3 giugno 1781 ebbe la sua area epicentrale nel massiccio di Monte Nerone e passò alla storia come "il terremoto di Cagli", una delle città che contarono più vittime. Il sisma, secondo le stime elaborate dall'I.N.G.V., ebbe un'intensità del X grado della scala Mercalli e una magnitudo pari a 6.0. I morti furono circa 300, nella maggior parte dei casi vittime del crollo delle chiese dove stavano assistendo alla celebrazione della messa di Pentecoste. Fu quindi un evento naturale molto violento e distruttivo, che si protrasse per circa due mesi e che segnò in modo indelebile il territorio e, soprattutto, le menti di coloro che lo vissero in prima persona e ne subirono poi le conseguenze. In questo lavoro si è cercato, partendo dalla documentazione e dalle cronache dell'epoca conservate negli archivi, di ricostruire le effettive dimensioni della tragedia e di far emergere le voci di coloro che vissero sulla propria pelle il dramma dello sconvolgimento della vita di tutti i giorni. Ampio lo spazio lasciato alla trascrizione integrale di una selezione dei documenti più significativi dell'epoca. Ed ecco che emergono con forza le voci di monsignor Bertozzi, vescovo di Cagli e di monsignor Livizzani, il Legato Pontificio, l'appello accorato del medico Cattani di Cantiano, le invettive degli Zelanti di Cagli, la codardia di Ubaldo Gentili, Podestà di Apecchio e le paure, lo zelo e le ansie di tanti altri funzionari pubblici e persone comuni. Da quel tragico giorno sono trascorsi quasi due secoli e mezzo, ma i sentimenti, le emozioni, le ansie e le polemiche sono le stesse di oggi, forse solo un po' più genuine, sincere e dirette.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Il terremoto di Cagli del 3 giugno 1781 di Giuseppe Dromedari, Gabriele Presciutti, Maurizio Presciutti in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a History e Italian History. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Anno
2016
ISBN
9788892615359
Argomento
History

1 - Il terremoto del 3 giugno 1781

Quella domenica mattina del 3 giugno 1781, Giambattista si alzò di buon umore. Era il giorno di Pentecoste, una delle solennità religiose più importanti dell'anno, quindi anche per lui niente lavoro, sarebbe stato un giorno di festa! 
Per Giambattista, il garzone di Nicolò Cenciarini, della Villa di Cerreto, le giornate erano molto impegnative, con sveglia all'alba e tutto il giorno occupato dai lavori da svolgere per conto del padrone. Quella domenica, però, sarebbe stata diversa: si sarebbe recato, insieme con mastro Nicolò, all'Abbazia di Massa e lì avrebbero assistito alla messa solenne celebrata da Don Domenico.
I giorni precedenti erano stati un anticipo dell'estate, con giornate serene e calde e notti stellate, ma quella mattina il cielo divenne caliginoso ed il sole apparve pallido e sbiadito. Appena alzato, Giambattista fece una rapida colazione in cucina mentre sua madre si affaccendava intorno alla stufa - il padre Pieruccio era morto da qualche anno-, poi si recò da mastro Niccolò, per prepararsi a partire alla volta dell'Abbazia. Non andarono direttamente a Massa, ma sostarono prima a Pianello, dove mastro Nicolò doveva discutere di alcuni affari con gente del posto, poi imboccarono il sentiero dei gengaioli per arrivare infine all'antica abbazia di S. Pietro.
La chiesa ed il piazzale davanti erano pieni di persone che parlavano, ridevano, scherzavano ed approfittavano dell'occasione per chiedere notizie di amici e parenti e per raccontarsi fatti accaduti dall'ultima volta che si erano visti, e Giambattista, preso congedo dal suo padrone, si intrufolò subito in quella calca, avido di amicizie e di storie. I chierichetti con il loro scampanellio annunciarono l'inizio della messa. Don Domenico Rivelli, il cappellano della parrocchia di S. Pietro di Massa, per l'occasione aveva ornato l'altare con le tovaglie ed i candelieri più preziosi, e aveva indossato i paramenti rossi come prescritto dal calendario liturgico.
A un certo punto della messa, erano passate le 11 solo da qualche minuto, l'aria divenne immobile, si offuscò e si creò all'improvviso un certo buio, come quando il sole inizia a tramontare, o durante un'eclissi, poi la chiesa iniziò a vibrare dalle fondamenta, scossa da un terrificante boato, con le mura che oscillavano spinte da una forza sovrannaturale: era iniziato il terremoto più lungo e violento che mai abbia colpito la zona di Monte Nerone.
In pochi secondi il panico si diffuse fra i fedeli dentro la chiesa, che si accalcarono verso l'uscita principale e verso quella della sagrestia, con la sensazione di correre in preda ad una vertigine su un pavimento diventato all'improvviso cedevole, liquido, mentre i calcinacci iniziarono a cadere dai muri e dal tetto in una bufera di polvere e rumore. Ben presto gli scuotimenti del terremoto fecero uscire le travi delle capriate dai loro alloggiamenti e il tetto iniziò a crollare sul pavimento della navata sfiorando i fedeli in fuga, poi fu la volta delle colonne del finestrone rivolto a sud, infine toccò al campanile, che, inclinandosi di lato, si sgretolò e piombò a terra con un gran fragore in un cumulo di polvere e macerie.
La prima scossa, dopo circa tre minuti, un'infinità, era terminata ed un silenzio irreale calò su quello che restava dell'antica abbazia, rotto soltanto dalle grida di disperazione e dai lamenti delle persone presenti.Tutti, all'istante, rivolsero gli sguardi alle case di Massa, anch'esse seminascoste dalla nuvola di polvere originata dai crolli. Molti avevano lasciato a casa mogli, mariti, figli, genitori, e di fronte a quello spettacolo desolante si misero a correre verso le proprie abitazioni, con l'ansia e la speranza di trovare i propri cari sani e salvi.
Dopo il caos iniziale, ben presto gli scampati iniziarono a contarsi, a chiedere dei propri amici o familiari e, miracolosamente, si resero conto che tutti erano scampati ai crolli, tutti meno uno: il nostro Giambattista non rispose all'appello. Dopo circa dieci minuti, quando ancora si stava cercando di capire l'entità di quello che era accaduto in modo così rabbioso e improvviso, una violenta replica si abbattè sulla chiesa e sulle case parzialmente diroccate, provocando nuovi crolli.
Il corpo senza vita di Giambattista giaceva fra le macerie del campanile. Era l'unico che non aveva fatto in tempo a mettersi al sicuro e per lui la giornata di festa era finita in tragedia.
Di seguito riportiamo la trascrizione dell'annotazione eseguita dal cappellano Don Domenico Rovelli nel Liber mortorum dell'Abbazia di S. Pietro di Massa:  
"A.D. 4 Giugno 1781 Giambattista, figlio del fu Pieruccio, garzone di Nicolò Cenciarini della villa di Cerreto, fu ritrovato sotto le macerie del campanile di questa Chiesa Abbaziale di S. Pietro di Massa, chè un grandissimo terremoto, venuto la mattina della Domenica della Pentecoste, che scompaginò la Chiesa, case e gettò a terra la colonna del finestrone verso mezzogiorno con tutto il tetto ed il suo cadavere fu sepolto in questa Chiesa Abbaziale lo stesso giorno
In fede D.Domenico Rovelli  Carlo Pievano".

2 - Gli effetti del terremoto

Nella parte iniziale di questa ricerca abbiamo voluto ricostruire, per sommi capi, la cronaca di quel fatidico 3 giugno 1781, immaginandoci di seguire passo a passo la giornata del garzone Giambattista di Cerreto, l'unica vittima dei crolli dell'abbazia di Massa, basandoci sulle annotazioni sopra riportate fatte dal cappellano D. Domenico Rovelli, e sulle numerose cronache di quella giornata conservate presso l'Archivio di Stato di Pesaro.
L'evento sismico del 1781 fu veramente di grande rilevanza, sia per l'intensità che per la vastità del territorio colpito e fu senz'altro uno dei fenomeni tellurici più importanti registrati su tutto il territorio italiano nel diciottesimo secolo. La concomitanza dell'evento con la festività della Pentecoste e con l'orario, le undici circa, nel quale si stavano celebrando le funzioni religiose, fece sì che il numero maggiore di vittime fu determinato dai crolli delle chiese. Mentre stava crollando il campanile di Massa, precipitava anche la cupola della cattedrale di Cagli, causando ben 65 morti, rovinavano la chiesa di Palcano con 22 morti, la chiesa di S. Cristoforo della Carda con 6 morti, la chiesa di S. Donato dei Pecorari nella quale morirono il parroco ed una sessantina di fedeli, in sostanza l'intera comunità parrocchiale, e tanti altri edifici di culto, oltre a case private e stalle, in tutto il territorio contiguo al Monte Nerone.
Questi pochi dati già da soli sono sufficienti a rendere l'idea di quanto forte sia stato l'impatto del terremoto sulle popolazioni, le quali, peraltro, avevano già provato nell'ottobre del 1752 e poi nel 1760 un grande panico per due terremoti molto forti, ma che avevano provocato danni soltanto alle abitazioni, senza causare vittime.
All'epoca, naturalmente, non esistevano ancora strumenti scientifici per rilevare l'intensità e la potenza di un terremoto, ma le molteplici cronache del tempo e le stime dei danni causati alle abitazioni, utilizzate poi dall'amministrazione pontificia per rimborsare i danneggiati, hanno consentito in seguito agli scienziati di studiare accuratamente quello che fu chiamato "il terremoto di Cagli", definendone ex post le caratteristiche e l'intensità.
I dati elaborati dall'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ci riferiscono che il terremoto del 3 giugno 1781 ebbe un'intensità del X grado della scala Mercalli ed una magnitudo pari a 6.0. L'area epicentrale fu individuata nel territorio di Monte Nerone e le vittime complessivamente provocate furono circa 300 e molti corpi vennero seppelliti con poche attenzioni igieniche, tanto che in alcune chiese fu necessario riaprire le tombe per gettarvi la calce viva.
La prima scossa, come abbiamo sopra accennato, durò circa 3 minuti, un tempo veramente infinito, tanto che il Vescovo di Cagli, Monsignor Bertozzi, che in quel momento stava celebrando la messa di Pentecoste nella cattedrale di Cagli e che quasi per miracolo scampò al crollo della cupola, in un suo prezioso resoconto degli avvenimenti indirizzato al Cardinale Antonelli (cfr. Appendice 1), riferì che la scossa "durò tanto spazio di tempo, quanto porta la intera recita di un miserere1".
Il prof. Mario Baratta (n.1868-m.1935), geografo considerato tra i fondatori della sismologia storica e che nelle sue opere ha studiato in modo approfondito il terremoto di Cagli2, narra che nei pressi di monte Nerone l'evento sismico fu preceduto da "un fortissimo scoppio, simile allo sparo di un cannone", poi "fu vista la terra aprirsi e chiudersi istantaneamente ed oscillare in modo visibile gli alberi" ed a testimonianza di tali convulsioni, nel terreno rimasero visibili fenditure larghe anche venti centimetri.
Dopo circa dieci minuti, la scossa principale fu seguita da una violenta replica, poi lo sciame sismico durò per ben due mesi, con scosse anche violente, causando sgomento e prostrazione nella popolazione già duramente colpita ed impegnata a cercare di riadattare le proprie abitazioni in modo da avere un riparo adeguato per l'inverno. La scossa fu talmente forte che persino le sorgenti ne subirono gli effetti, tanto che alcune di quelle situate alle falde del monte Nerone e del Montiego si intorbidarono, altre si disseccarono ed altre addirittura assunsero un colore verdastro ed un odore di zolfo ed occorsero parecchi giorni prima che tornassero ad essere chiare.
Anche le campagne subirono molti danni, con crolli di case coloniche e di stalle e molti capi di bestiame morti sotto le rovine (oltre 140 capi tra pecore, capre, agnelli, maiali, mucche, vitelli nella sola giurisdizione di Cagli senza considerare gli animali di taglia più piccola quali galline e conigli non menzionati negli elenchi dei danni3). Per evitare il fetore provocato dalle carcasse degli animali morti ed il rischio di infezioni, queste furono estratte dalle macerie, accumulate e date alle fiamme.
Sempre secondo le analisi effettuate dal Baratta, l'area di maggiore intensità del terremoto fu di forma ellittica con un asse maggiore che misurava circa 27 chilometri e comprendeva i territori di Cagli, Apecchio, Piobbico, Urbania e Sant'Angelo in Vado. All'interno di questa superficie troviamo un'altra ellissi più piccola, con l'asse maggiore di circa 10 chilometri, l'area epicentrale vera e propria, che si sviluppò maggiormente nella parte settentrionale a ridosso di Monte Nerone.
Il territorio di Pianello si trova esattamente all'interno dell'area epicentrale, però, stranamente, le conseguenze, sia in termini di vittime che di danni alle costruzioni, furono minori rispetto ad altre zone collocate più o meno alla stessa distanza dall'epicentro o, forse, addirittura più lontane quali Cagli, Apecchio e Piobbico.
Lo stesso Baratta notò questa particolarità tanto che scrisse testual...

Indice dei contenuti

  1. Introduzione
  2. 1 - Il terremoto del 3 giugno 1781
  3. 2 - Gli effetti del terremoto
  4. 3 - Tra religione e superstizione
  5. 4 - Il dopo terremoto e la ricostruzione
  6. Note
  7. APPENDICI DOCUMENTARIE