Ritagli di Mistretta
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Ritagli di Mistretta

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Ritagli di Mistretta

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Raccolta di articoli giornalistici che hanno come comune denominatore Mistretta, paese sui Monti Nebrodi (Sicilia), dai quali emergono sia avvenimenti lontani nel tempo, di cui nessuno ha più memoria diretta, sia avvenimenti più recenti che hanno coinvolto l'attuale popolazione. Di quando, ad esempio, nel 1846, fu fondato il Casino di conversazione, divenuto poi Circolo Unione e nel 1863 la Società Operaia. Di come nel 1903 venne inaugurata la nuova sede della Camera del lavoro e l'inno dei lavoratori venne suonato fra soldati e carabinieri inviati numerosi dalle autorità che temevano l'avvenimento. La storia del Regio Ginnasio fondato nel 1861 per decreto dittatoriale di Garibaldi. Gli excursus storici sulle secolari farmacie. La permanenza quinquennale, nei primi del Novecento, della scrittrice Maria Messina. Più tante altre storie.

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Informazioni

Anno
2016
ISBN
9788892619074
Argomento
Storia
LABIRINTI AMMINISTRATIVI
Cinque storie di ordinaria burocrazia
Se non fosse che all’improvviso, senza alcuna motivazione logica, dei pensionati si ritrovano con sole 18.000 lire mensili di pensione, oppure che vedono ritirato il loro mandato all’ufficio postale per presunto decesso, quella che io sto per raccontare sarebbe solo una storiella da emarginare, nel senso che sarebbe unica e sola e, in quanto tale, da annoverare fra le eccezioni. Invece, rappresenta uno dei tanti casi di mala gestione dei pubblici uffici.
In virtù dell’articolo 6, legge 638 del 1983, la signora Grazia L. pensionata quale ex lavoratrice dipendente, vedova, nel marzo del 1995 (appreso di averne titolo) avanza richiesta alla sede Inps per avere integrata al minimo la pensione di reversibilità. Poiché si tratta di una notevole (per le sue tasche) differenza mensile (circa 500.000 lire mensili) e poiché dalla riliquidazione ne deriverebbe una congrua somma a titolo di arretrati con la quale potrebbe aiutare le famiglie dei suoi figli che al loro interno contano diversi disoccupati, comincia a sollecitare e premere per la liquidazione delle proprie spettanze restando in ansiosa attesa, ma scontrandosi col muro di gomma dell’Inps.
Nel dicembre 1997, qualche giorno prima di Natale, assalita da un ictus cerebrale, la signora muore, senza essere riuscita a vedere realizzato il suo sogno: riuscire ad alleviare la economia dei figli. Qualche mese dopo, i figli chiedono a loro volta nella loro qualità di eredi, la liquidazione delle spettanze maturate dalla madre, all’Inps. All’inizio del 1998 il reparto ricostituzioni dell’Inps notifica la somma degli arretrati che sarebbe spettata alla madre e passa il fascicolo al settore “Rate maturate e non riscosse” per la liquidazione agli eredi. A distanza di un altro anno quei signori aspettano ancora che l’Inps provveda finalmente ad assolvere a quello che sarebbe un suo preciso dovere: pagare.
Ma lo sa, signor direttore di Centonove? Purtroppo le domande avanzate dagli eredi a titolo di “Rate maturate e non riscosse” sono destinate dall’Inps ad un cantuccio, tra la muffa e la polvere, e là giacciono (come cosa morta giace)… a migliaia… e nessuno si sogna di risolvere il problema, né il direttore del reparto e nemmeno il direttore della sede provinciale. Per evitare decadenze e prescrizioni si è quindi successivamente costretti ad attivare numerose azioni legali che finiscono col gravare sulle casse dell’Inps… Ma gli addetti (scusi il termine) se ne fregano. Tanto poi “Cappiddazzu paja tuttu!”.
Sotto la mensola di un balconcino che sporge sul corso principale del paese, a Mistretta, vi sono scolpiti gli attrezzi del mestiere che viene esercitato nel locale sottostante, la cui porta d’ingresso si affaccia proprio sotto il balconcino menzionato. In questo locale, da tempi immemorabili, si sono avvicendate tante generazioni di barbieri.
I barbieri, si sa, in ogni luogo sono sempre i recettori delle vicende dei clienti. Questa volta, rovesciando la consuetudine, è il barbiere che racconta al cliente una sua vicissitudine e a me pare che la storia abbia contorni sicuramente degni di essere conosciuti anche da coloro che, essendo lontani, non possono essere annoverati fra i clienti del nostro amico artigiano.
Cinquantadue anni, di cui 30 trascorsi con le forbici in mano, coniugato, Nicola, di cognome si chiama Rossini, come quel grande musicista che, di nome faceva Gioacchino. D’un tratto allontana le forbici dai capelli del cliente e col dito indice segnala una carpetta zeppa di documenti e di corrispondenza che, dice, si riferisce a una domanda di supplemento di pensione inoltrata dal padre 15 anni prima e non ancora definita. Il padre di Nicola Rossini, signor Benedetto, classe 1915, in vita faceva il cantoniere. Prima di essere assunto definitivamente alle dipendenze dell’Anas, aveva lavorato dal 1946 al 1952, con la stessa Azienda, sempre come cantoniere. Circa cinque anni di lavoro non di ruolo che però all’atto del pensionamento avvenuto nel 1978, non gli furono calcolati per la pensione.
Il signor Benedetto si attivò per non perdere la contribuzione di quei 5 anni di lavoro. Fece partire il ricorso al Ministero del Tesoro, competente a dirimere le pratiche dei pubblici dipendenti. Morto nel 1994, 13 anni dopo il suo pensionamento, il signor Benedetto non ebbe la fortuna di veder definito quel ricorso.
Dopo il suo decesso, dei figli, quello che si assunse l’onere di seguire la trafila burocratica fu proprio il nostro amico barbiere. Finalmente nell’estate del 1998, 18 anni dopo la prima istruzione del fascicolo, il Ministero accogliendo il ricorso, emette il decreto e trasmette alla sede provinciale dell’Inpdap di Messina il fascicolo per il calcolo.
Inutile dire che a distanza di diversi mesi non è stata ancora disposta la effettiva liquidazione. Ma il colmo, dice l’amico barbiere, è che il funzionario incaricato è assalito da dubbi interpretativi che appaiono fuori luogo visto che vi è un “decreto” e che egli dovrebbe solo eseguire l’ordine di calcolare l’importo. L’inverno non è ancora finito. L’inferno burocratico neanche.
L’assegno al nucleo familiare viene corrisposto a tutti i lavoratori dipendenti mensilmente in busta paga direttamente dal datore di lavoro ad eccezione degli operai agricoli ai quali viene invece corrisposto direttamente dall’Inps, a seguito dell’apposita richiesta inoltrabile solo dopo la fine dell’anno solare per il quale si ha diritto.
Spesso, contestualmente all’assegno al nucleo familiare, all’operaio agricolo viene anche calcolata e retribuita la indennità di disoccupazione che può essere di uno, oppure tre, oppure cinque milioni a seconda che lo stesso agricolo sia un operaio che effettua almeno 51 giornate di lavoro annue, oppure almeno 101, oppure almeno 151 e non superiori a 200. Purché, ovviamente, non sia un Oti (operaio assunto a tempo indeterminato) al quale spetta solo l’assegno al nucleo familiare. Le richieste di erogazione anf e disoccupazione agricola vengono inoltrate alle agenzie Inps della provincia.
Il termine di scadenza per la presentazione è il 31 marzo dell’anno successivo a quello di insorgenza del diritto. Tutte le agenzie Inps della provincia hanno sportelli autonomi con reparti che si occupano specificatamente di tali indennità, ad eccezione di quella di Sant’Agata di Militello (che per altre indennità gestisce 27 comuni della zona occidentale dei Nebrodi, da Capo d’Orlando a Tusa).
Le domande degli operai agricoli della zona nebroidea vengono quindi gestite dalla sede provinciale di Messina. Di norma succede che entro i primi del mese di agosto l’Inps dispone il pagamento di circa l’80 per cento delle domande… e va in ferie. A questo punto comincia il calvario del restante 20 per cento che, per motivi diversi, non vede liquidato il proprio anf. Spesso il motivo della mancata erogazione dipende semplicemente dal fatto che la macchina burocratica (impiegato e computer) salta la domanda. Spesso, invece, perché fra la mole di certificazione a corredo, sempre diversa, manca qualche minuscolo certificato. Direttamente, oppure tramite patronato, gli esclusi ricorrono, occupando frequentemente lo spazio geografico che separa i Nebrodi a Messina (oltre 170 chilometri se si parte da Tusa o Castel di Lucio o Mistretta).
Fino alla seconda metà di Settembre non si hanno delucidazioni perché il personale è in ferie. Successivamente, il direttore di reparto assume l’impegno di liquidare tutte le pendenze segnalate entro il mese di dicembre. Promesse da marinaio. Sistematicamente, ogni anno, entro dicembre l’Inps paga solo la metà dei ricorsi. Così diverse centinaia di lavoratori agricoli dei Nebrodi, a distanza di due anni dalla insorgenza del diritto, restano nel limbo. A meno che non abbiano un “amico” all’interno dell’istituto, che, eccezionalmente, lo possa favorire…
Qualche giorno prima di Natale, il signor Sebastiano Perrone, quasi sessantenne, celibe, che vive in uno dei quartieri storici di Mistretta, alle pendici del diruto castello medievale, il postino recapita una lettera dell’Enel che lo avvisa che la bolletta della luce, relativa al bimestre ottobre-novembre 1998 non risulta pagata. Il signor Perrone fa una rapida ricerca mnemonica e arguisce che la bolletta da pagare non gli è mai arrivata. Telefona agli uffici Enel di Sant’Agata Militello e si fa dettare il numero di conto corrente sul quale versare l’importo di lire 36.000 della rata scaduta. Verso la metà di gennaio riceve la bolletta relativa al bimestre dicembre 1998 gennaio 1999, in scadenza il 26 gennaio, che si affretta a pagare all’ufficio postale. Il giorno 28 di gennaio il postino gli recapita una raccomandata che lo avvisa di non avere ricevuto il pagamento delle ultime due bollette e gli suggerisce di effettuare subito il versamento degli importi dovuti, pena il distacco della corrente elettrica che può avvenire in qualsiasi momento, a partire dal 4 di febbraio. L’avviso raccomandato consiglia inoltre di faxare al numero 0941/700235 le ricevute di versamento, al fine di evitare il distacco.
Il signor Perrone fa una rapida ricerca delle ricevute di pagamento già effettuate e si avvia a faxare al numero indicato. Prova e riprova un sacco di volte. Risponde solo lo squillo sordo di un telefono. Finalmente dopo qualche ora di tentativi risponde la voce di un impiegato che gli dà un altro numero da comporre: 0941/702168, ma, al solito, risponde solo lo squillo di un telefono che avrebbe forse bisogno di essere commutato in fax, ma per quanti tentativi faccia il signor Perrone, non c’è verso alcuno di risposta.
Fuori sta nevicando fitto fitto. A parte i fuori strada, la circolazione automobilistica è interrotta. Per il signor Perrone è impossibile recarsi personalmente a Sant’Agata di Militello a mostrare le ricevute delle bollette pagate. Qualcuno gli dice: Stai attento che quando arrivano gli operai dell’Enel, se non sei in casa effettuano comunque il distacco! In ogni caso, ammesso che mostri loro le ricevute, così come si legge nell’avviso, ti sarà comunque fatto pagare l’intervento: “Le saranno comunque addebitate sulla prossima bolletta lire 49.000. per le spese di intervento dell’operatore”. Una bella ingiustizia, visto che il signor Perrone, avendo le bollette pagate, ha fatto di tutto per poterlo dimostrare senza riuscirvi. Ancor più se si considera il fatto che si tratta di un disoccupato…
Oggigiorno, si sa, mediante un flusso magnetico, sia l’Enel che la Telecom addebitano le bollette in scadenza sui conti correnti dei clienti delle banche, con grande risparmio di tempo per tutti. Che non sempre tali flussi magnetici siano risucchiatori di risparmi è pure risaputo. Talvolta servono per accrescerli. L’Inps, per esempio, si serve di tale servizio informatico per disporre il pagamento delle pensioni sui conti correnti bancari e postali dei pensionati. Non capita tutti i giorni, invece, che mediante un servizio che si avvale della informatizzazione si vogliano, per forza, accreditare delle somme non spettanti, contro la volontà del beneficiario. Tale fatto, alquanto singolare, capita attualmente proprio a un pensionato dell’Inps.
Quando, tre anni fa, al signor Benedetto Ribaudo, nato e residente a Mistretta, gli muore prematuramente la moglie, ligio al proprio dovere, comunica all’Inps la variazione del proprio nucleo familiare e chiede che gli venga revocato l’importo di lire 90.000 mensili di cui gode sulla pensione per la moglie a carico.
Dopo qualche anno, nel corso del 1997, la sede Inps di Sant’Agata Militello, territorialmente competente, che aveva messo a turno la richiesta, provvede a istruire la pratica, decurta, come richiesto, la pensione delle 90.000. erogate a titolo di Anf e passa il fascicolo alla sede di Messina affinché provveda a riscuotere le quote relative alle mensilità pregresse.
Così, qualche mese dopo, l’ufficio recupero somme indebite, provvede a notificare al signor Ribaudo la richiesta di rimborso della somma di lire… complessivamente erogata nel frattempo. Il signor Ribaudo è titolare di una pensione al trattamento minimo e, pertanto, l’importo della somma maturata corrisponde a due suoi interi mesi di pensione. Novantamila lire fanno presto a spendersi. Rimborsare una somma che corrisponde a due mensilità per un pensionato al minimo può essere, invece, pesante. Il Ribaudo, comunque, aspettando la richiesta, aveva diligentemente messo da parte la eccedenza non dovutagli e provvide prontamente a rimborsare l’Inps della somma richiestagli.
Quello che il signor Ribaudo non si aspettava, invece, era il fatto di vedersi aumentare la pensione, l’anno successivo, nuovamente delle 90.000 lire erogate a titolo di assegno al nucleo familiare, così come chiaramente si evince dal prospetto di liquidazione annuale speditogli dall’Inps. Quale mistero informatico ha deciso l’erogazione forzata delle 90.000. lire che prelude ad una successiva richiesta di rimborso?
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Via della Lupa
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Villa Comunale Garibaldi
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La febbre del lotto contagia i Nebrodi
Mogli che lo fanno di nascosto al marito; più spesso mariti che lo fanno senza farlo sapere alle mogli. Più raramente moglie e marito ciascuno per conto proprio, di comune accordo. Più raramente ancora, insieme, uniti nello stesso intento. Non parlo di tradimenti affettivi. Mi riferisco alla passione per il lotto che imperversa, così come altrove, anche sui Nebrodi. Una febbre che negli ultimi mesi ha prodotto sussulti economici di forte rilevanza collettiva.
È certo una contraddizione il fatto che mentre il territorio (ri)scopre di avere un’altissima percentuale di disoccupati, in concomitanza versa fiumi di denaro allo stato. I sociologi ne danno una semplice spiegazione: maggiore è la sensazi...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Indice
  3. Frontespizio
  4. Copyright
  5. Presentazione
  6. Palazzi nobiliari e danze popolari
  7. Amestratum e Mytistratum
  8. San Sebastiano: la ragione originaria della corsa
  9. Mistretta ai tempi del Casino
  10. Romano mette radici
  11. C’era una volta il regio ginnasio
  12. La farmacia del mio bisnonno
  13. Gaetano Giordano Sgroppo: Un socialista del primo Novecento
  14. Mistretta e i suoi cognomi
  15. … E il Comune di Nicosia finanziò l’antica lingua di Mistretta
  16. Tutti pazzi per Mistretta
  17. La ninna nanna di Mistretta
  18. Le guide di Lucio Bartolotta: Maria Messina
  19. Maria Messina, quarant’anni dopo
  20. Mistretta dedica una strada alla scrittrice
  21. La vita di Mistretta
  22. Invecchiando invecchiando
  23. La frana demografica dei Nebrodi Occidentali
  24. Cinque storie di ordinaria burocrazia
  25. Prestiti in banca per il 39
  26. Il premio Pagliaro
  27. Centro storico, mostra & mostri
  28. Ciccia, la poesia in una foto
  29. Una stella chiamata Modica
  30. Sorprese in Chiesa Madre
  31. Da Mistretta a Godel
  32. L’incantevole Museo