Il caso Shakespeare e la revisione biografica dei Florio
eBook - ePub

Il caso Shakespeare e la revisione biografica dei Florio

  1. Italian
  2. ePUB (disponibile sull'app)
  3. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Il caso Shakespeare e la revisione biografica dei Florio

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

Opera fondamentale per poter giungere finalmente alla verità sull'origine dei lavori shakespeariani. L'accurata ricostruzione delle biografie dei due Florio ne fa i più verosimili autori specie per i drammi ambientati in Italia.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Il caso Shakespeare e la revisione biografica dei Florio di Corrado Sergio Panzieri in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Letteratura e Critica letteraria di Shakespeare. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Anno
2016
ISBN
9788892625266

Parte Seconda

L’esilio a Londra

Alla fine del XV secolo lo sviluppo della vita in Inghilterra esigeva uno stabile periodo di tranquillità. C’era stato già un nefasto scompiglio religioso nell’età precedente con il settarismo, l’eresia di Wyclif e dei Lollardi e disordine politico con la guerra delle Due Rose. La corona inglese voleva sopra ogni cosa la sicurezza e l’ordine, traguardi questi che sembravano potessero essere assicurati dalla nuova struttura che, dopo il Medioevo, stavano dandosi gli stati nazionali europei per premunirsi dalle discordie interne e dalle interferenze esterne. Il Papato era visto appunto come uno dei poteri esterni e interferenti che i nuovi Stati nazionali, Spagna, Francia, Inghilterra, principati tedeschi, Repubblica Veneta, Firenze e i vari Ducati italiani, stavano cercando da tempo di raffrenare.
In Inghilterra la personalità di Wolsey stava a dimostrare quale grado di indipendenza fosse già stato raggiunto prima dello scisma. Egli rappresentava simultaneamente la Chiesa d’Inghilterra, la Chiesa di Roma e il regno inglese, poiché era arcivescovo di York, cardinale e legato pontificio e cancelliere del regno. La nazionalizzazione della chiesa locale era pertanto attuabile con sufficiente tranquillità senza dover fare ricorso allo scisma.
Questo grado di indipendenza sarebbe potuto bastare all’Inghilterra se il Papato avesse voluto conservare il suo carattere di istituzione, veramente sopranazionale, cioè imparziale in tutte le sue decisioni verso gli Stati nazionali in conflitto fra loro. Purtroppo non fu così, perché all’inizio del secolo successivo il Vaticano soggiacque al controllo della Spagna. Carlo V, capo del Sacro Romano Impero, rinnovò il conflitto medioevale giungendo al sacco di Roma del 1527. In quella situazione doveva l’Inghilterra sottomettersi al Papa in questioni in cui ogni servilismo verso la monarchia spagnola-austriaca poteva ledere gli interessi nazionali inglesi?
La prima e reale occasione a determinare la rottura fu il tentativo di annullare un matrimonio regio. Perché in effetti già si erano verificate in passato altre occasioni di contrasto, cui pero si erano trovate conciliazioni e compromessi senza fatali conseguenze. Infatti le pretese economiche del Papato erano state rintuzzate a differenza degli Stati tedeschi, cui restava la definizione sarcastica di “mucche personali del papa”. Ma fintantoché l’autorità della Chiesa non fosse stata ripudiata, la giurisdizione ecclesiastica in campo matrimoniale e successorio non si poteva facilmente contestare.
I motivi di Enrico VIII non erano certo passionali, ma di eredità: egli sapeva bene come soddisfare le passioni e gli istinti fuori del matrimonio, ma non aveva nessuno che potesse succedergli in quanto nato da regina. Unica superstite, dopo cinque aborti o morti dopo il parto, era rimasta la principessa Maria. La popolarità dei Tudor poggiava sul fatto che essi erano riusciti a porre fine all’anarchia e tutto ciò doveva ora essere messo in discussione dalla incapacità della regina a fornire un erede legittimo? Oltre tutto Caterina era stata la moglie del defunto fratello e contro una unione del genere il libro del Levitico (XX, 2 1) scaglia una maledizione.
Di fronte alle tergiversazioni vaticane, Enrico VIII aveva deciso di prendere la cosa nelle proprie mani. L’Inghilterra di quei tempi si distingueva per una combinazione di pietà religiosa e di anticlericalismo. I pochi libri stampati erano per lo più manuali cattolici di devozione ma nello stesso tempo era esteso il risentimento contro il clericalismo e il Papato e i pochi libri protestanti venivano stampati nei Paesi Bassi e introdotti di contrabbando nell’Isola.
Enrico VIII prima di morire aveva seguito una tattica di graduale abolizione dei privilegi ecclesiastici, che il clero incassò senza eccessive proteste (riduzione dei tributi annui, espropriazione di beni ecclesiastici, ecc.)
Così stavano le cose al termine del suo regno: lo scisma era compiuto, ma senza eresia. La corona sofferse una certa impopolarità non sufficiente però a rovesciare l’ordine stabilito. Questo rivolgimento della fede tradizionale operato da Enrico VIII avvenne tramite l’introduzione del “Book of Common Prayer” che spalanca le porte ad un clima di speculazioni teologiche e di ostilità verso la vecchia religione cattolica. Edward Seymour, che propendeva per una riforma radicale, propugnò controversie sulla natura e il significato dei “sacramenti” e contro i dogmi medioevali. Lo illustra bene Carrolly Erickson, il quale aggiunge che così facendo Enrico VIII “ …. accese chiassose controversie sulla natura e il significato dei sacramenti e i riformatori del continente giunsero numerosi in Inghilterra nella prospettiva che la fede ufficiale del regno inglese si sarebbe presto spostata ancora più a sinistra. In una vampata di anticlericalismo, furono distrutti gli arredi sacri, le statue scalzate dai piedistalli, i calici fusi, i crocifissi lignei bruciati.” In varie regioni vi furono rivolte armate contro il nuovo libro di preghiere e si chiese un ritorno alla messa tradizionale nelle chiese (34).
Ad Edward Seymour e all’arcivescovo Cranmer non restava che favorire l’afflusso dei riformatori europei in modo particolare di coloro che, perseguitati in patria, intendessero continuare la loro azione di proselitismo e di studio in Inghilterra. Fu così che, in questo progetto politico, Thomas Cranmer - saputo che l’imperatore Carlo V, dopo la vittoria di Mulberg sulla Lega di Smalcalda, pretendeva dalle autorità di Zurigo l’arresto dell’Ochino con l’intenzione di consegnarlo al Papa - invita sia lui che l’amico Pietro Martire Vermigli a trasferirsi a Londra. I due, si rifugiano dapprima a Costanza, poi a Trasburgo da dove proseguirono per l’Inghilterra accolti ambedue dalle massime autorità politiche e religiose, preceduti dalla fama acquisita sia in patria, come perseguitati, che in Svizzera deve erano stati accolti da Calvino e dalle massime autorità riformate.
Nello stesso anno 1547 Enrico VIII morì e gli succedette l’unico figlio, Edoardo VI, un ragazzo di nove anni. La reggenza fu assunta dallo zio materno, il duca di Somerset con la carica di Lord Protettore. Il suo protettorato si distinse per il suo orientamento luterano. Intanto Cranmer concede ai due riformatori italiani un vitalizio statale di 40 sterline l’anno e dà incarico all’Ochino di stabilire in Inghilterra la prima “Stranger Churche”, che - sebbene fosse di lingua italiana - ospitava anche protestanti di altre nazionalità, generalmente esuli fuggiti dalla inquisizione cattolica. Da parte sua il Vermigli ottiene nel 1549 la cattedra di teologia a Oxford, succedendo al celebre Richard Smith.
Successivamente alla carica di Lord Protettore di Somerset succede Sir John Dudley, duca di Northumberland, le cui tendenze erano calviniste e zwingliane. Vermigli influenzerà profondamente le posizioni teologiche di Cranmer e di Nicholas Ridley e sarà lui ad esercitare un forte influsso sulle modifiche del 1552 al libro della preghiera. Egli fu infatti considerato il padre italiano del libro.
Il mutamento non risultò da proposizioni dogmatiche, poiché non vennero introdotte formulazioni dottrinali della Chiesa anglicana fino ai tempi della regina Elisabetta. Il testo ufficiale della liturgia apparve sotto il governo di Northumberland nel 1552 ad opera dell’arcivescovo Cranmer. Calvino lo giudicò pieno di “sopportabili sciocchezze”. Hooper lo considerò “difettoso, ambiguo e a volte empio.” Bucer diede vari suggerimenti per una revisione che Cranmer si affrettò ad accogliere anche perché aveva già da tempo da parte sua abbandonato la teoria della presenza reale del Cristo nell’eucarestia.
Il regno di Edoardo assicurò, ancor più di quello di Enrico, la preservazione dell’elemento umanistico nella riforma anglicana. Quello fu il periodo in cui le opere di Erasmo apparvero in versione inglese.
Fu così che “…i riformatori inglesi vennero rinforzati dall’afflusso di forestieri che fuggivano dinanzi alla Inquisizione romana e all’Interim di Augusta: uomini come l’Ochino a Londra, il Vermigli a Oxford, il Brucer a Cambridge, il polacco Laski a Londra e lo Knox nelle regioni settentrionali. Tutti costoro si adoperavano ad allineare Canterbury con Wittemberg, “Zurigo e Ginevra” (35).
Di italiani ve ne erano assai in Inghilterra. Tra la nobiltà e gli intellettuali inglesi molti conoscevano il nostro paese o per aver frequentato le accademie e le università a Padova, a Firenze e a Pavia o per ragioni culturali e turistiche a Roma e nelle più prestigiose corti ducali. Dalle prime decadi del secolo erano apparse in Inghilterra le prime traduzioni in inglese delle maggiori opere della letteratura italiana. La nuova Chiesa Riformata Italiana era la più numerosa delle altre “Stranger Churches”; essa contava sulla presenza di molte maestranze italiane provenienti dalle regioni del Sud e del Nord Italia membri delle corporazioni specializzate della seta, della lana, della concia e tintura dei filati nonché di quella della fabbricazione delle armi. Numerosi erano anche i commercianti esportatori di cereali e vino. Vi erano infine i mercenari provenienti dalle valli alpine dove numerose erano le popolazioni nel Piemonte e del Ducato di Milano che avevano aderito alla Riforma. Si ricorda in proposito che nell’estate del 1549, durante le rivolte religiose, John Russel, conte di Bedford riuscì a soffocare la ribellione a occidente di Londra grazie ai mercenari italiani definiti “abili e forti”, mentre Dudley sconfisse i rivoltosi con truppe, nelle cui fila vi erano i temibili lanzichenecchi delle alpi italosvizzere (36).
Michelangelo Florio era giunto a Londra il primo novembre del 1550 nel momento in cui il re fanciullo Edward, già debole e malato, si aggravò. La tensione tra le due sorelle Maria ed Elisabetta iniziava a portare il Paese verso uno dei periodi più pericolosi per le sorti dello stato. Nel giugno successivo Carlo V aveva inviato una spedizione per favorire la fuga di Maria nelle Fiandre per darla in sposa al figlio Filippo. Il progetto non riuscì per difficoltà impreviste, tuttavia Maria poteva contare su di un ampio sostegno popolare e aveva imposto ad Elisabetta, molto più giovane di lei, la lontana residenza di Hatfield (37).
Così dopo sette anni si erano incontrati a Londra i confratelli Bernardino Ochino e Michelangelo Florio fortunosamente riscattati dalle persecuzioni e liberi di svolgere finalmente la propria missione, uniti nella nuova Chiesa Evangelica Italiana in Inghilterra appena fondata.
Al comune destino londinese dei due confratelli Ochino e Michel Agnolo non corrispondevano tuttavia le rispettive collocazioni ideologiche perché differenti erano le loro basi culturali e gli intenti esistenziali di ciascuno. Bernardino da Siena aveva una formazione religiosa rigorosamente francescana. Il suo carattere era forgiato da un pragmatismo teologico acquisito in convento, che lo portava a non mai transigere dai suoi ferrei principi. Questa fermezza lo fece apprezzare dai riformatori che vedevano in lui il ritorno al cristianesimo primitivo.
Michel Agnolo Florio era figlio dei nuovi tempi, intriso di umanesimo, dotato di elevata cultura classica, vissuto nella realtà del mondo e nelle corti più raffinate, perseguitato e umiliato nelle carceri vaticane. Egli approdò per necessità al Cattolicesimo, che abiurò per lo scandalo degli ecclesiastici, pur non tradendo il Cristianesimo. Disilluso dalle lotte teologiche, seguì la sua vocazione di conoscenza lasciando al figlio il testimone per il completamento della sua opera.
Particolarmente caloroso fu il ricongiungimento di Michelangelo Florio con il suo confratello Bernardino Ochino, a Londra ormai dal 1547. Michelangelo avrà sicuramente aggiornato Ochino sulla situazione in Italia e delle iniziative persecutorie dell’Inquisizione nonché sulla sorte dei comuni amici rifugiatisi in Valtellina e nelle altre valli dei Grigioni. In modo particolare lo avrà informato sulla situazione del convento di Siena durante la signoria di Pandolfo Petrucci e le pretese egemoniche del Duca di Firenze, Cosimo de’ Medici sui territori della Repubblica senese. Siena era ancora nel loro cuore e gli eventi che di lì a poco si sarebbero verificati contro l’indipendenza di quella libera comunità, troveranno in seguito riscontro storico nel testo dell’opera “Tutto è bene quel che finisce bene” (Atto III, scena V). In quel lavoro l’autore descrive una scena dell’ingresso delle truppe francesi di ritorno dal fronte di Siena nella guerra contro quella libera repubblica. La città si era trovata schierata avversaria dell’Impero di Carlo V e gli spagnoli di don Diego Hurtado de Mendoza imposero la loro sottomissione. Poco dopo che Michelangelo, abbandonato il saio, lasciava l’Italia per raggiungere l’Inghilterra, i senesi li avrebbero in seguito cacciati e questo affronto costò loro un lungo assedio dei fiorentini e la fine della repubblica.
Quando, negli anni seguenti Michelangelo inizierà a raccogliere i ricordi e tracciare le prime bozze delle opere, la sua Siena sarà ormai occupata dai nemici e il suo monastero, ridotto in rovine, sarà stato trasformato in fortilizio. Il triste ricordo di Siena e di tanti altri ducati e signorie da lui frequentate nel periodo della sua predicazione in Italia, troveranno posto nelle scenografie dei drammi e nelle commedie, come pure i tanti personaggi storici di quel periodo che va dal 1537 al 1577, quando farà definitivamente ritorno a Londra. Il rimpianto della loro Siena e il fortunoso ricongiungimento londinese li riuniva in un comune destino che segnava definitivamente il distacco da un Paese che stava ponendo fine alla sua millenaria missione di divulgazione della civiltà rinascimentale. Ochino e Florio rappresentavano in quel momento, forse inconsapevolmente, il passaggio del testimone oltremanica ad una nuova società che si accingeva negli anni successivi a raccogliere l’eredità del classicismo greco romano e al tempo stesso il ritorno al Cristianesimo delle origini.
L’arcivescovo di Canterbury, Thomas Cranmer aveva molto favorito questo incontro per arricchire la nuova Chiesa inglese voluta da Enrico VIII, del contributo di studi ed esperienze dei letterati e dei teologi di matrice latina che avevano raccolto e coltivato le nuove istanze riformatrici. I suoi vecchi amici tra cui il Vermigli, sottrattisi nel 1547 all’arresto preteso dall’imperatore Carlo V alle autorità religiose svizzere, si rifugiano prima a Costanza, quindi a Basilea e infine a Trasburgo, da dove - accogliendo l’invito di Cranmer - emigrano assieme in Inghilterra. Fu proprio in quegli anni che a Londra furono costituite le Stranger Churchers, chiese nazionali straniere, che conserveranno le loro usanze, la lingua e le tradizioni dei paesi di origine. La prima Chiesa Italiana Riformata in Inghilterra fu fondata da Ochino già nello stesso anno del suo arrivo nel 1547. Benché la comunità ecclesiale fosse di lingua italiana, essa ospitava anche protestanti di altre nazionalità generalmente protestanti esuli da paesi soggetti alla Inquisizione cattolica. Le cronache riferiscono che l’arcivescovo Cranmer dovette insistere con decisione perché il vescovo tradizionalista Edmund Bonner partecipasse al sermone inaugurale pronunciato da Bernardino Ochino. Non solo, ma l’anno dopo l’arrivo in Inghilterra anche degli altri riformati esuli in Svizzera, il Vermigli viene designato alla cattedra di teologia a Oxford, succedendo a Richard Smith. L’opera del Vermigli influenzerà profondamente la posizione teologica non solo di Cranmer, ma dello stesso Nicholas Ridley, esercitando un profondo influsso quando in seguito si intese apportare nel 1552 le modifiche al Book of Common Prayers.
L’arcivescovo Thomas Cranmer, grazie alle credenziali dell’Ochino, accolse con favore il nuovo venuto Michelangelo Florio, e volle impartirgli di persona il suo battesimo di iniziazione. Inoltre, per perfezionare la sua scarsa conoscenza della lingua inglese, e nello stesso tempo il suo accreditamento nell’ambiente della corte inglese, volle affidarlo alle cure del letterato John Cheke, che sarà per i primi mesi la sua guida. Fu così che il Florio ebbe modo di mettersi in luce nei contatti con gli ambienti della corona e in particolare con Sir William Burghley Cecil, il quale dispose perché gli fosse riconosciuto per il futuro un assegno governativo annuo di venti sterline per i suoi incarichi ecclesiastici.
Sir William Burghley Cecil, in quel tempo era il consigliere e segretario personale della principessa Elisabetta e la sua protezione sembra doversi attribuire alle referenze date dal cardinale Reginald Pole da Viterbo al fratello Geoffrey, onde Michelangelo Florio potette godere dei più opportuni appoggi fin dal suo arrivo a Londra. Questo spiega l’elargizione dell’assegno governativo e successivamente la designazione alla carica di predicatore della neonata Chiesa Riformata Italiana in esilio.
A Londra era presente una nutrita colonia di rifugiati italiani, perlopiù veneziani, lombardi e fiorentini, che formavano una importante comunità molto apprezzata sia negli ambienti della corte che della Chiesa anglicana per l’apporto culturale dei suoi membri, perlopiù letterati, giureconsulti, scienziati, teologi e artisti, che avevano dovuto lasciare il loro paese per motivi politici e religiosi.
Con l’arrivo nella sua nuova patria, che lo accoglieva con così generoso slancio, Michelangelo Fl...

Indice dei contenuti

  1. IL CASO SHAKESPEARE
  2. Indice
  3. Titolo Pagina
  4. Copyright Pagina
  5. Premessa
  6. Parte prima
  7. Parte Seconda
  8. Parte terza
  9. Appendice
  10. Allegati
  11. Bibliografia
  12. Ringraziamenti