STORIA DELLA CCSVI
Tra il 2008 ed il 2009 il Prof. Zamboni, chirurgo vascolare e ricercatore presso l’Università di Ferrara, analizza alcuni recenti lavori che ipotizzano come alla base della demielinizzazione nella sclerosi multipla siano coinvolti fattori diversi quali ipossia ed ipoperfusione.
Lo stato di ipossia è stato valutato da alcuni ricercatori come un fattore predisponente all’attacco autoimmunitario da parte di linfociti e macrofagi, in soggetti geneticamente suscettibili, potendo causare la rottura della barriera ematoencefalica e di conseguenza permettendo il passaggio nel sistema nervoso centrale delle cellule immunitarie.1
In particolare, analizzando le variabili che portano alla neurodegenerazione, tra cui il danno agli oligodendrociti e alla mielina stessa, molti studi di laboratorio hanno potuto evidenziare come alcune tipiche lesioni demielinizzanti della sclerosi multipla siano spesso localizzate nel tessuto che circonda le vene (lesioni perivenulari).2
Il Prof. Zamboni, analizzando la letteratura scientifica in materia, nota anche un altro importante particolare: alcune ricerche evidenziavano come i pazienti con sclerosi multipla presentavano nel SNC livelli più alti di ferro rispetto ai controlli sani di pari età.3,4
L’accumulo di ferro è già considerato singolarmente un fattore tossico nella sclerosi multipla, intervenendo in vari meccanismi patologici quali la produzione di radicali liberi all’interno del SNC e l’aumento dei livelli di citochine proinfiammatorie.5
Inoltre questi depositi, raggruppandosi attorno alle vene nel SNC, possono ostacolare il normale drenaggio del sangue dall’encefalo verso il miocardio.
A quel punto il prof. Zamboni decide di indagare personalmente su questo fenomeno, ed inizia ad esaminare le vene giugulari di alcuni pazienti con sclerosi multipla coinvolgendo nelle sue ricerche anche un altro esperto in materia: il prof. Fabrizio Salvi, neurologo di Bologna.
Questa collaborazione, assieme al contributo di altri esperti, porta alla pubblicazione del primo studio sulla correlazione tra la SM e la CCSVI nel 2009.6
Per questa ricerca furono arruolati 65 pazienti con sclerosi multipla clinicamente definita e 235 controlli, composti da 60 soggetti sani paragonabili per età e sesso ai pazienti con sclerosi multipla, 82 controlli sani di età superiore, 45 pazienti affetti da altre patologie neurologiche e neuroimmunologiche, 48 soggetti sani sottoposti a procedure diagnostiche riguardanti le vene giugulari per altre patologie non neurologiche.
Tutti i soggetti furono sottoposti a TCCS-ECD (eco- color doppler ad alta risoluzione transcranica ed extracranica combinata) per valutare se presentassero parametri anomali riguardanti il flusso venoso.
In particolare, l’esame era finalizzato alla rilevazione di almeno due dei seguenti parametri, per porre diagnosi sospetta di reflusso cerebrale extracranico anomalo
1-Presenza di reflusso nella vena giugulare e nelle vene vertebrali in posizione seduta e supina
2-Presenza di reflusso nelle vene cerebrali profonde
3-Presenza di stenosi nella vena giugulare interna all'indagine B-mode ad alta risoluzione
4-Flusso non rilevabile all'indagine Doppler nelle vene giugulari interne e/o nelle vene vertebrali
5-Controllo posturale inverso delle principali vie di deflusso venoso cerebrale (perdita del fisiologico controllo posturale sul deflusso venoso dei vasi cerebrali, espressa attraverso una riduzione dell’area di sezione vascolare)
I risultati di questo studio furono impressionanti: nessuno dei controlli risultò positivo per più di un parametro tra i cinque esaminati, mentre nel gruppo dei pazienti con sclerosi multipla furono rilevati i seguenti risultati:
Il 71% dei pazienti presentava reflusso nella vena giugulare e nelle vene vertebrali in posizione seduta e supina
Il 61% presentava reflusso nelle vene giugulari profonde
Il 37% presentava stenosi nella vena giugulare interna all’esame eseguito in B-mode ad alta risoluzione
Il 52% presentava flusso non rilevabile all’indagine eco-doppler nelle vene giugulari e/o nelle vene vertebrali, nonostante l’esecuzione di numerose inspirazioni profonde con il capo in posizione 0 gradi e 90 gradi rispetto al busto.
Il 55% presentava anomalie all’esame del controllo posturale inverso delle principali vie di deflusso venoso cerebrale.
In questo primo studio pilota l’associazione tra la CCSVI e la sclerosi multipla si presentava pertanto molto evidente.
Il prof. Zamboni, con altri ricercatori e collaboratori, inizia quindi una serie di studi e trials per verificare e confermare i risultati di questa nuova scoperta scientifica.
Anche altri studiosi stranieri sono interessati ed incuriositi da questa nuova teoria, tanto da organizzare altri studi per capire se esistesse una correlazione tra la CCSVI e la sclerosi multipla e in che percentuale.
Alcuni trials eseguiti negli anni successivi hanno rilevato effettivamente un presenza molto elevata di anomalie venose in pazienti con sclerosi multipla, dal 92.3% al 100%.
In particolare, in uno studio del 2010, 42 pazienti SM sono stati sottoposti al riscontro venografico riscontrando anomalie venose nei 92,3% dei pazienti con SM tardiva, e nel 24,1% dei pazienti con SM di recente diagnosi.7
Un altro studio ha invece esaminato 586 pazienti con sclerosi multipla sottoponendoli a venografia con catetere, riscontrando la presenza di anomalie venose nel 96,1% dei pazienti.8
Uno studio giordano pubblicato nel 2010 ha arruolato 25 pazienti con sclerosi multipla e 25 controlli sani, sottoponendoli ad indagine color-Doppler e ad ultrasuoni B-mode al fine di esaminare le vene giugulari interne.
Il 92% dei pazienti con sclerosi multipla evidenziava anomalie venose e l’84% era positivo per almeno due parametri diagnostici secondo i criteri di Zamboni (quindi portatore di CCSVI). Soltanto nel 24% dei controlli sani venivano riscontrate anomalie venose, mentre in nessuno di essi veniva riscontrata la CCSVI9.
Anche uno studio polacco del 2011 ha riscontrato una forte correlazione tra le due patologie. In questo studio 830 pazienti con sclerosi multipla, ai quali era stata precedentemente diagnosticata la CCSVI secondo il protocollo Zamboni, sono stati sottoposti a RMN venosa riscontrando, nelle vene giugulari interne...