E per ultimo
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E per ultimo

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Racconto e raccolta di poesie in cui l'autrice riversa la sua anima semplice e di fedele e mai rinnegato amore per la sua terra di nascita.

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Informazioni

Anno
2017
ISBN
9788892646834
Argomento
Letteratura

LEZIONE IN CLASSE

Ogni volta che la vedevo, mi chiedevo dove trovasse quel tipo di collant; avevano una maglia che non riuscivo a trovare in nessuno dei negozi che frequentavo: immaginavo allora che le trovasse in negozi di altissimo livello, un livello che le tasche dei miei genitori non si potevano permettere.
Smettevo cosi di guardarle e sospiravo, ma piano perché in classe bisognava seguire le lezioni e non fantasticare.
Lei, sicura di se stessa, si sedeva sulla cattedra e lasciava cadere una gamba a penzoloni e mentre spiegava, i ragazzi maschi, ero certa pensassero a tutt'altro che alla lezione di geografia.
Alcune volte mi ero anche chiesta se sarei mai diventata come lei: altezzosa, a volte antipatica, ma elegante e signorile, curata nei minimi particolari: il tipo che attirava gli uomini, come le mosche il miele.
Tra le pareti domestiche era lo stesso? Si mi ero risposta, tutto le veniva cosi naturale che non poteva essere una messa in scena per noi poveri studenti di liceo del primo anno, non era un modo per opprimerci, lei era cosi, ed io invece cosi, non lo sarei mai stata.
Adesso come allora, non ho la sua eleganza, anche se poi ho capito quelle benedette calze dove le comprava.
Non l'avevo ricordato subito, il nome, quando me lo dissero non mi diceva nulla; erano trascorsi diciotto anni dal quando mi ero diplomata; poi incominciando a mettere assieme più elementi, il suo viso mi ritornò alla mente, come lo avessi visto il giorno prima.
Sollevando il lenzuolo che la ricopriva, vidi il suo volto, che era si invecchiato, ma lasciava ugualmente capire quanto fosse stata bella: lo era ancora, solo la posa innaturale del suo corpo aveva perso l'eleganza di un tempo.
Il medico legale diceva che non era potuto succedere più di nove ore fa, quindi qualcuno o qualcuna l'aveva uccisa tra le ventidue di ieri e le sette di questa mattina: la telefonata era giunta in questura intorno alle nove, quando la signora delle pulizie, aprendo la porta, l'aveva trovata riversa a terra, colpita a morte alla schiena, a pochi passi dalla porta d'ingresso, c'era giusto lo spazio necessario per aprirla.
Era in camicia da notte: l'eleganza che l'aveva distinta tanti anni fa, risaltava ancora in quella scelta di intimo che, se pur lacera e sporca di sangue, si capiva essere un capo di alta qualità.
Ed eccolo qui l'appartamento dove viveva e trascorreva le sue giornate, ero certa che poco fosse cambiato da allora: un appartamento signorile nel bel palazzo d'epoca, rifletteva perfettamente lo stile di vita della professoressa e per quanto poco sapessi della sua vita, lo avevo immaginato esattamente così.
Noi ragazzi della prima C sapevamo solo che era sposata, che non aveva figli e quando le avevano chiesto come mai non ne avesse avuti, rispose che non le piacevano i bambini, troppo rumorosi e aveva chiuso l'argomento facendo intendere che non ci sarebbe più tornata su.
I miei collaboratori stavano ultimando i rilevamenti e avrei letto il tutto al rientro in questura nel pomeriggio, ora stavo solo osservando attentamente la scena del delitto; la professoressa Laura Del Colle, che di certo aveva superato da un poco la sessantina, era in pensione ? O come molti facevano, proseguiva l'insegnamento?
Tutti questi particolari mi sarebbero stati svelati di li a poco, nel frattempo mi resi proprio conto che di lei non sapevo praticamente nulla, ma alla fine perché avrei dovuto?
Era stata presente in una parte della mia vita solo marginalmente, quindi dovevo scoprire di lei, passo dopo passo, proprio tutto e capire il movente del delitto, qualora ci fosse un movente che, non fosse una rapina finita nel peggiore dei modi. Tutto sembrava in ordine: i cassetti chiusi, ogni sportello ben serrato, nessun disordine in casa, ogni oggetto perfettamente nel posto, che a mio avviso, doveva essere.
Se ci fosse stata una cassaforte, i colleghi certamente l'avrebbero trovata, ma anche in quel caso ero certa che il suo contenuto sarebbe risultato intatto.
Nel bagno uno spazzolino solo: era divisa od era vedova?
Dovendo compilare ora il rapporto, avrei detto che la persona che l'aveva uccisa era un conoscente al quale lei aveva tranquillamente aperto la porta e nel momento che si era voltata per raggiungere la sala, era stata colpita alle spalle, poi l'omicida se ne era andato subito richiudendo la porta dietro di sé, la porta sulla quale di sicuro non avremmo trovato nessuna impronta.
Ormai abbiamo finito vice ispettore
– Bene, trovato qualcosa che è meglio sappia subito?
– Niente di rilevante, impronte da verificare, ma per il resto niente di niente
– Lo supponevo, è tutto cosi in ordine; la domestica ha dato qualche indicazione?
– Abbiamo raccolto la sua confusa deposizione. Il medico ora le ha dato un calmante
– Certo trovare la signora aprendo la porta deve averle procurato un forte shock
– Le faccio avere tutto nel più breve tempo possibile
– Mi dica una cosa, la domestica le ha detto se la signora era vedova?
– No, diceva solo... povera signora, povera signora, ma perché pensa che fosse vedova?
– Perché non vedo fotografie in giro e siccome...va bene, vedremo sentiremo, anzi adesso che avete sentito la domestica, provate con i condomini, qualcuno potrebbe aver sentito qualcosa, ci aiuterebbe a capire l'ora esatta dell'omicidio
– Dottoressa tutto bene?
– Come?!? Si , si certo , tutto bene, vi lascio campo libero, aspetto il resoconto e convochi la domestica per domattina verso le dieci.
Ero stata dentro quell'appartamento più di due ore e mi ero ritrovata nella prima C del liceo , non avrei mai pensato di dovermi ancora interessare alla professoressa Del Colle, ancora meno di indagare sul suo omicidio.
Uscendo all'aria aperta provai a ricordare i nomi degli altri professori miei insegnanti, ma non me ne veniva in mente uno; erano seguiti gli anni dell'università, dei primi concorsi e quei professori erano diventati cosi lontani che i loro nomi non mi appartenevano più, avrei dovuto fare un lavoro di ricomponimento; forse era rimasta amica con i colleghi, ancora di più potevano aiutarmi, nel caso la professoressa fosse ancora nel suo ruolo.
In questa cittadina di provincia non c'erano molti omicidi fortunatamente, questo era il terzo da quando ero alla questura; i primi due erano stati risolti in breve tempo, gli indizi riportavano subito ai colpevoli, ma ero scrupolosa in tutte le mie indagini, anche se erano di “poco conto”.
Ora questo omicidio invece mi pareva complicato e, ci avrei messo lo stesso impegno, anche se non avessi conosciuto la vittima, ma come mi ero detta anche prima, alla fine nemmeno lei potevo dire di conoscere, forse era il ricordo delle sue collant cosi perfette che le invidiavo, ad avermi presa: mi riportavano ad un'epoca spensierata che troppo presto se ne era andata.
Era ora di pranzo e, seppure l'appetito non fosse dei migliori, mi diressi verso il solito bar ristorante, proprio davanti al Duomo; mi sedevo sempre fuori , li davanti a lui, fosse estate od inverno: la sua vista mi rilassava ed appagava il mio senso estetico.
Abitavo in quella città da sempre e quando riuscii ad entrare in questura proprio qui, pensai che avevo realizzato il sogno della mia vita.
Non mi stancava mai ammirare la sua silenziosa bellezza, che aveva visto epoche grandiose: mi inorgogliva appartenervi , anche se adesso era, a volte una città troppo provinciale, a volte gretta, nel porsi.
– Buongiorno dottoressa
– Buongiorno a lei Alberto
– Cosa posso servirle oggi?
– Non ho un grande appetito, mi basterà una insalata con una fettina di carne
– Ho sentito di un omicidio
– Già, proprio cosi
– La città è piccola, le voci corrono, dicono di una grande ressa di polizia davanti al palazzo di viale Cavour, abitava li la vittima?
– Già, abitava li
– Ma chi era?
– Leggerà tutto domani sul giornale, e mi porti una bottiglietta di minerale naturale, grazie Alberto e quello fu il congedo .
Il cameriere si affrettò a ritornare dentro il locale per consegnare l'ordine.
– Si, pronto?
– Ciao Marina , dove sei?
– Al solito ristorantino
– Posso raggiungerti?
– No senti, non è giornata
– Ho bisogno di parlarti
– Per dirmi cosa ?
Attimi interminabili di silenzio
– Non ti si trova mai: lavoro, lavoro e ancora lavoro, anche quando non ci sarebbe nulla di che
Aveva evitato di rispondermi cosi aggiunsi:
– Senti oggi il lavoro c'è, quindi non ho davvero tempo
– Facciamo stasera?
– No, di nuovo no
Sentii il clic dall'altro capo del telefono e ringraziai per quella scelta, ora potevo rilassarmi davanti al mio stringato pranzo.
Le giornate passano così in fretta, mentre ...

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  3. Frontespizio
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