Monte dei Paschi - I 300 Protagonisti
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Monte dei Paschi - I 300 Protagonisti

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Monte dei Paschi - I 300 Protagonisti

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La Banca Monte dei Paschi di Siena è vittima o protagonista del più grande scandalo finanziario italiano del ventunesimo secolo? Tra protagonisti invisibili che hanno guadagnato milioni di euro in cariche inutili e consulenti, clienti che hanno preso i soldi in prestito senza restituirli alla banca, "mazzette" al 5% della banca del buco e suicidi sospetti, siamo di fronte all'epilogo più clamoroso o ad una nuova rinascita?

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Informazioni

Anno
2017
ISBN
9788892656703
Argomento
Economia
CAPITOLO 1
L’origine della crisi
L’origine della crisi a cura di Nida Leo (*)
LA STORIA CENTENARIA
Già nel 1629, dopo appena un secolo di attività che all’epoca dei fatti valevano un anno dell’era moderna, il Monte dei Paschi di Siena fu travolto da un grave scandalo tanto da provocare successivamente la fusione dei due banchi senesi, il Monte dei Pio ed il Monte non vacabile dei Paschi della città e stato di Siena nell’attuale denominazione assunta dal 1872.
Lo scandalo coinvolse il camerlengo dell'istituto in carica tra il 1602 e il 1622, certo Armenio Melari che fu accusato e condannato a morte tramite impiccagione per aver sottratto 40. 000scudi(2 milioni di euro attuali).
Come nella tradizione italiana degli scandali bancari…La condanna non fu mai eseguita.
Infatti, il condannato pare che sia riuscito a fuggire e a nascondersi in un convento, facendo perdere ogni traccia.
Come racconta Giuliano Catoni in «I secoli del Monte» pregiato volume che la banca senese ha editato come recente regalo di Natale, il Melari era fuggito all'improvviso nella notte del 6 agosto 1623, proprio «quando il percorso per la costituzione del nuovo Monte sembrava ormai essere giunto a conclusione». Il Capitano di Giustizia e i suoi collaboratori non persero tempo. E, di lì a poco, misero sotto processo il Melari, contumace, e i suoi complici, tutti senesi altolocati che da anni ricoprivano incarichi importanti nella banca ed erano «sospetti di negligenza».
Il processo durò 14 mesi e, come si usava allora, vide un ampio ricorso alla tortura per ottenere rapidamente che gli imputati confessassero le loro colpe.
Il primo a essere interrogato fu il cavalier Girolamo Lunadori, dell'Ordine di Santo Stefano. Per torturarlo, essendo un cavaliere, occorreva un permesso del granduca di Firenze, che lo concesse in un amen.
Il Lunadori fu così condotto «alla Marcolina, la sala della tortura nell'ultimo piano del Palazzo civico», e «attaccato al canapo e fatto elevare, e dopo elevato, stato poco poco, disse: calatemi che voglio dire la verità. Allora fatto calare, posto a sedere et interrogato, rivelò i nomi di molti debitori del Melari. E di poi disse: scioglietemi che vi voglio dire un particolare che ne haverete gusto».
Il verbale, assai minuzioso, racconta che il cavalier Lunadori, sciolto dalle funi e rivestito, rivelò che mille scudi di quelli sottratti alla banca non erano finiti al fratello del fuggiasco Melari, come pensavano i giudici, ma nelle mani di «padre Maestro Agabito Simoni, teologo di San Martino».
Fine dei tormenti? Neppure per sogno. I giudici si convinsero che il cavalier Lunadori la sapesse lunga e non avesse affatto raccontato tutto ciò che sapeva. Così il giorno dopo lo riportarono alla Marcolina. «Dopo altri tratti di corda, il cavaliere gridò di farlo scendere perché avrebbe detto la verità». Tirato giù e fatto sedere, confessò di avere dato lui il cavallo al fuggitivo.
Ma ai giudici non bastò. E ordinarono altri tratti di corda. Poiché il cavaliere diceva di avere subito in passato una frattura e di non potere più patire quella tortura, i giudici lo fecero visitare dal cerusico di palazzo, che non trovò alcun segno di vecchie fratture. E così il cavalier Lunadori fu nuovamente «sospeso per lo spazio di un'ora intera d'oriolo a polvere». Il giorno dopo il Lunadori non poté lasciare il suo letto e i giudici «si contentarono di ratificare le sue dichiarazioni».
Dopo che al Lunadori, «l'esamine rigoroso della fune» fu applicato ad altri imputati, a volte con qualche variante. A Ubaldino Malavolti, che aveva denunciato una vecchia slogatura della spalla destra, fu «proposto il tormento della sveglia o capra». Terrorizzato, il Malavolti accettò la tortura della fune, fu accontentato, ma il giorno dopo il cerusico disse che non era il caso di insistere. Così fu rimandato a casa dietro pagamento di una cauzione di 4 mila scudi.
Un'altra variante fu introdotta per il cancelliere Selvi, che aveva 65 anni e fu giudicato incapace di sopportare il supplizio senza il rischio della vita. Così gli fu applicato il «castigo del dado», che consisteva nello stringere un piede dentro una morsa. Le confessioni furono ampie e di piena soddisfazione per i giudici.
La sentenza del processo arrivò il 29 ottobre 1624. Per il contumace Melari si stabilì «che fosse appiccato per la gola, con taglia di 200 scudi per chi lo avesse ammazzato, oppure di 400 scudi per chi lo consegnasse vivo alla giustizia». Quanto ai suoi due figli, considerati complici del furto alla banca, il primo fu condannato «alla galea a vita», e il secondo «alla galea per cinque anni, et ambidue in solido a risarcire il Monte di ogni danno patito».
Insomma, se nel 1624 il Monte di Siena veniva danneggiato, nessuno si poteva permettere di dire «li sbraniamo», quasi a difendere chi aveva provocato il danno. E se solo ci provava, veniva accompagnato alla Marcolina «per negligenza». Ma allora il Monte dei Paschi era una banca seria, da difendere dai ladri e dagli incapaci con ogni mezzo.
Sentenza si, torture pure ma… Il pesce grosso fuggi e si godette i suoi averi… Sembra oggi! Che fine hanno fatto i protagonisti della storia recente del Monte? Andiamo a vedere nel corso del libro.
Ma torniamo alla storia della banca per capire il lungo percorso che l’ha portata fino ad oggi.
Il Monte dei Paschi di Siena affonda le sue origini nel Medioevo, quando nel 1472 come "Monte Pio", per volere delle Magistrature della Repubblica di Siena e fu espressamente istituito per dare aiuto alle classi più disagiate della popolazione in un momento particolarmente difficile per l'economia locale. La sua attività, in ideale prosecuzione delle grandi tradizioni commerciali e creditizie della città di Siena, ebbe una rapida evoluzione in senso tipicamente bancario, specie a seguito delle riforme del 1568 e del 1624.
Le Magistrature dellaRepubblica di Sienafondarono unmonte di pietàchiamato Monte Pio nel1472, anno in cui venne approvato il suo statuto e dal quale l'istituto di credito opera senza interruzione.
Alla base della sua nascita sembra esserci lo "Statuto dei Paschi", redatto dai Senesi nel1419per la regolamentazione di tutte le attività inerenti all'agricoltura e alla pastorizia inMaremma. La nascita dell'istituto di credito, pur, inizialmente, con una diversa denominazione, era uno degli elementi fondamentali per l'applicazione del suddetto statuto.
Dopo l'annessione diSienaalGranducato di Toscana, con la riforma del 1568[5], le attività del Monte Pio si espansero al di fuori di quella del prestito su pegno senza interessi ai ceti più umili, ed in particolare iniziò l'attività di credito fondiario ai possidenti agrari. Nel1580il Monte assunse i caratteri della "banca pubblica", in quanto incominciò a svolgere la funzione di esattoria.
Nel1624fu costituito un secondo monte, specializzato nel credito agrario, chiamato Monte non vacabile dei Paschi della città e stato di Siena , cui ilGranduca Ferdinando IIconcesse a garanzia dei debiti le rendite dei pascoli demaniali dellaMaremma(i cosiddetti "Paschi").
Nel1629scoppiò appunto lo scandalo della distrazione patrimoniale capeggiato dalla “banda in banca” di Armenio Melari.
Scandalo che scoppio all’indomani del varo qualche anno primo dello statuto del 1624 che fecero evolvere la banca in una struttura piu moderna.
In quella circostanza il Granduca Ferdinando II di Toscana concesse ai depositanti del Monte la garanzia dello Stato, vincolando a tale scopo le rendite dei pascoli demaniali della Maremma (i cosiddetti "Paschi"). Il Monte dei Paschi estese gradatamente la sua attività ad aree sempre più vaste della Toscana e al momento dell'unificazione d'Italia si presentò come una delle più solide strutture bancarie nazionali, iniziando nuove attività, tra cui il credito fondiario, prima esperienza in Italia.
Insomma la garanzia dello Stato sulle obbligazioni è un vizio da sempre per il Monte dei Paschi di Siena. Qualunque sia lo Stato che ospita il Monte dei Paschi di Siena la garanzia e la copertura degli scandali sono sempre assicurati ieri come oggi.
In quel caso la garanzia precedette lo scandalo ma solo e perché non c’era internet e la televisione…….
Insomma il Il 2 novembre 1624, su iniziativa del granduca di Toscana Ferdinando II, viene istituito legalmente il “Monte non vacabile de’ Paschi della Città e Stato di Siena” : “non vacabile” , perché i depositanti non potevano ritirare i capitali a loro volontà in misura tale da causare deficienze di fondi per le operazioni di credito; “de’ Paschi” , in quanto il fondo di garanzia dell’istituzione era costituito, in gran parte, dalla capitalizzazione delle rendite demaniali dei pascoli della Maremma.
Il proposito era quello di rimediare alle tragiche condizioni in cui si trovavano la città e i territori senesi dopo la guerra e la caduta della Repubblica. Nell’atto di fondazione si legge: “Dal Magistrato si deve avere principale cura che il denaro si dia a chi sa impiegarlo più utilmente a pro delle case loro o a beneficio di negotij di campo, come ancora di lana, di seta e d’altri di città” .
I fondi sono costituiti da un prestito di 200. 000 scudi di capitale e di 10. 000 scudi annui, forniti dal granduca e garantiti, appunto, sopra le entrate annuali provenienti dalla Camera granducale del Magistrato de’ Paschi, cioè dall'amministrazione dei pascoli della Maremma, già proprietà dell'antica Repubblica.
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Le rendite del fondo concesse a prestito dal granduca dovevano essere divise in tante porzioni chiamate “luoghi di monte” e corrispondevano alle moderne obbligazioni, alienabili al prezzo di 100 scudi ciascuno, erano nominative e fruttavano 5 scudi ogni anno al compratore. Il nuovo Monte doveva funzionare assolutamente per non vivere il tracollo definitivo.
Già il 4 marzo 1472 il Comune di Siena, su delibera del Consiglio Generale, aveva istituito un Monte di Pietà (Monte Pio), il cui scopo principale era quello di andare incontro, con prestiti a basso tasso d’interesse, alle esigenze delle classi meno abbienti; la sua sede era già nel castellare dei Salimbeni. Tuttavia, l'instabilità politica dei primi del Cinquecento e la fine della Repubblica ne aprì la crisi, fino all'intervento di riorganizzazione operato da Cosimo I de’ Medici nel 1568.
Dopo aver avuto l’autorizzazione a prestare denaro agli allevatori di bestiame della Maremma nel 1574, l’ente diventò vera banca nel 1619, quando la Balia chiese di istituire un “ altro Monte” per fronteggiare i crescenti bisogni dei cittadini. Nel 1783 le amministrazioni del Monte Pio e del Monte dei Paschi vennero fuse sotto la denominazione di “Monti Riuniti” . Nel 1872 fu assunta la denominazione di Monte dei Paschi e nel 1936, dichiarato istituto di credito di diritto pubblico, il Monte dei Paschi emana lo statuto rimasto in vigore fino all'agosto 1995, data in cui l’azienda bancaria è stata conferita in Banca Monte dei Paschi di Siena, costituita nella forma di società per azioni.
Nel 1936 Il Monte dei Paschi di Siena, a riconoscimento della sua natura giuridica pubblicistica, viene ufficialmente dichiarato Istituto di credito di diritto pubblico e si dota di un nuovo Statuto, che, pur con diverse modifiche successivamente apportate, rimane in vigore fino al 1995, quando una nuova, profonda trasformazione istituzionale interviene nella vita della Banca.
Dopo la seconda guerra mondiale la Banca consolida la sua presenza nel territorio nazionale e varca i confini aprendo filiali e uffici nei maggiori centri finanziari mondiali: New York, Singapore, Francoforte, Londra.
Negli anni novanta la Banca diversifica la propria attività nella bancassicurazione, attraverso MontePaschi Vita. Opera nel comparto dei fondi comuni di investimento, tramite Ducato Gestioni, potenziando inoltre la sua presenza nel credito a medio e lungo termine, tramite l'acquisto del Mediocredito Toscano e dell'Istituto Nazionale per il Credito Agrario, le cui attività confluiranno in MPS Banca per l'Impresa. Acquisisce partecipazioni di controllo anche in banche estere, in Belgio, Svizzera e Francia.
L’8 agosto 1995 viene data origine a due enti: la Fondazione Monte dei Paschi di Siena e la Banca Monte dei Paschi di Siena S. p. A. Il primo ente ha per scopo statutario il perseguimento di finalità di assistenza e beneficenza, nonché di utilità sociale nei settori della ricerca scientifica, dell'istruzione, della sanità e dell'arte, soprattutto con riferimento alla città ed alla provincia di Siena, ed è la diretta prosecuzione dell'originario Monte, istituto di diritto pubblico. Nel secondo confluisce l'azienda bancaria, la Banca Monte dei Paschi di Siena che, a capo dell'omonimo Gruppo, svolge attività creditizie, finanziarie ed assicurative.
Il 25 giugno 1999 la Capogruppo quota le proprie azioni alla Borsa Valori di Milano, segnando una tappa fondamentale sul sentiero del rafforzamento competitivo e dimensionale del Gruppo.
Con la quotazione in Borsa inizia un'intensa fase di espansione territoriale e operativa, caratterizzata dai seguenti principali sviluppi: Acquisizione di partecipazioni in alcune banche regionali con forte radicamento territoriale, fra cui Banca Agricola Mantovana; Potenziamento delle strutture produttive nei segmenti strategici del mercato, attraverso lo sviluppo di società prodotto: Consum. it nel comparto del credito al consumo, MPS Leasing & Factoring nel parabancario, MPS Finance nel settore dell'investment banking, MP Asset Management SGR nel risparmio gestito, MPS Banca Personale nella promozione finanziaria; Accentramento in MPS Banca per l'Impresa delle attivit...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Indice
  3. Frontespizio
  4. Prefazione
  5. Le Analogie con lo scandalo della Banca Romana
  6. Capitolo 1 L’origine della crisi
  7. Capitolo 2 I protagonisti
  8. Capitolo 3 Le Grida Politiche
  9. Capitolo 4 La Posizione degli Influencer
  10. Bibliografia e Sitografia