Criminologia - Dinamica del delitto e classificazione dei delinquenti
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Il presente lavoro parte dal tentativo di definire che cosa sia "delitto", si passa a studiare l'uomo delinquente nel suo aspetto somatico e in quello psichico per trattare poi specificatamente della delinquenza secondo il sesso e l'età; ci si volge, in seguito, all'esame del fattore ambientale o, meglio, dei vari fattori ambientati. Espone, poi, le sintetiche conclusioni che possono trarsi dai precedenti esami e cioè: "Come agiscono, simultaneamente, sullo stesso individuo, da un lato, quei caratteri somatici e psichici precedentemente esaminati e studiati, e dall' altro, la pressione ambientale nelle sue varie forme, anche precedentemente analizzate, risultando dal tutto la condotta criminale?". E come da tale esame può trarsi - se possibile - una classificazione dei delinquenti? A tale proposito, più largo cenno è fatto per le categorie: minorenni, politico-sociali, sessuali. Qualche pagina, poi, è aggiunta per far menzione delle novità - o ritenute tali - che nello studio dell'uomo delinquente e della pressione ambientale ebbero a delinearsi in questi ultimi tempi. Né si dimentica, per chiudere, il tema (ben raramente trattato) concernente la folla dei "malfattori" che non abitano le carceri.

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Informazioni

Anno
2017
ISBN
9788892670242
Categoria
Criminologia

CAPITOLO TERZO - DALLA “DINAMICA DEL DELITTO” ALLA CLASSIFICAZIONE DEI DELINQUENTI “REATTIVI” RIVELATORI

Viene automaticamente e di per sè medesima, dopo l'esame esposto nei precedenti paragrafi, una classificazione dei delinquenti... checchè ne dicano coloro i quali credòno aver scoperto essere gli umani esemplari così diversi gli uni dagli altri da rendersi impossibile ogni classificazione di essi, e checchè ne dicano coloro i quali affermano essere inutile o impossibile una classificazione dei delinquenti — e delle umane condotte — inquantochè ciò fare sarebbe negare la libertà personale dell'umana volontà (sic). La classificazione, in base a quanto infimo a qui è stato detto (in ispecie sull'esaminato modo di agire delle cause o concause o fattori o forze, o componenti, e in particolare sull'indicato meccanismo del paranelogrammo) dovrebbe portare a una prima grande ripartizione in: delinquenti endogeni e delinquenti esogeni, come già avemmo occasione di indicare. Tuttavia, in questo nuovo paragrafo della criminologia non si dimenticherà di passare in rassegna le varie classificazioni insino ad oggi fatte, in ispecie da coloro che per ragioni di studio o di professione ebbero a conoscere da vicino il mondo dei criminali nelle carceri o fuori di esse.
Si comincerà con il rammentare le oramai antiche distinzioni — ma tanto vicine al vero — che i conoscitori ebbero a fare delle varie sorta dei delinquenti, nelle quali sempre si distingueva il tipo che delinquente per “istinti innati” oppure per “istinti brutali ed innati”, oppure ancora per essere “originariamente vizioso”. E si ripeterà la definizione di G. M. A. FERaus di cui con tanto compiacimento parlava GASPARE VIRGILIO nelle prime pagine della sua Natura morbosa del delitto (1874), dicendo che secondo tale classificazione i delinquenti si potrebbero raggruppare “in due grandi ordini secondo che essi ora si trovino vittime della propria organizzazione e della vita individuale ed intima, ora invece siano le vittime della vita sociale, cioè dell'ambiente ove combattono la lotta per l'esistenza”. Il dott. FERRUS — discepolo di PINEL, medico militare del primo Impero, medico alla Salpétrière, direttore di Bicètre, e poi ispiratore della legge (1830) che iniziava una nuova era per il trattamento degli alienati, e infine ispettore generale delle prigioni — parlava, tra l'altro, si noti, dei delinquenti dotati di perverso carattere, dei viziosi, dei mentalmente deficienti (bornés, abrutis, passifs) da un lato, e di quelli che per un infortunio accidentale, e cioè per le circostanze della vita, per la miseria, ecc., restarono indeboliti e corrotti.
Da quei dì iesino a oggi, numerose sono le classificazioni; variano esse secondo lo scopo che il criminalista si propone nel classificare: si ha di mira il modo e il grado della punizione, da mettersi in rapporto con la gravità della infrazione? Quest'ultima (gravità) sarà presa come criterio della classificazione stessa. Si intende riferirai alla pericolosità del delinquente stesso, la quale può essere maggiore o minore? Ecco, allora, altro criterio che servirà di guida alla cercata classificazione. Si vuole essenzialmente classificare secondo le fondamentali caratteristiche somatico-psichiche del delinquente (tale modo di guardare è strettamente collegato al precedente che cerca rendersi conto del grado di pericolosità)? Altro criterio, dunque, di classificazione. Può anche classificarsi secondo che si ritenga doversi tener presente il fatto, da parte del delinquente, di essere abituale e professionale, recidivo o non recidivo, violento o non violento (e cioè di frode) e persino si vogliono creare categorie a parte per i delinquenti «sessuali», per i delinquenti politici, ecc... Ma in generale, tuttavia, si tentò prendere come criterio di classificazione quello che si riferisce alle fondamentali caratteristiche psicologiche, somatico-psichiche e anche “sociologiche” dei delinquenti per quanto più di una volta la medesima classificazione, alternasse tale criterio con altri.
Ecco qualche parola in proposito.
Più volte Autori vari hanno steso elenco, più o meno diffuso, delle classificazioni suggerite e illustrate — nei riguardi dei delinquenti — dai vari criminalisti, o psicologi, o psichiatri, o medici legali; il più completo elenco (insino al 1929) si trova, sottolineato da chiare, semplici e precise osservazioni più o meno critiche, in quelle pagine della quinta edizione della Sociologia criminale che ENRICO FERRI dedicava (I, pag. 234 e seguenti, e pag. 302 e seguenti), appunto, alla classificazione dei delinquenti. In esse si davano documentati ragguagli sulle più antiche classificazioni, dovute all'osservazione diretta nelle prigioni e fuori delle prigioni, da parte dei più vari studiosi (GALL, TOULMOUCHE, FREGIER, Du CAMP, LAUVERGNE, AvÉ LALLEMANT, DESPINE, MAUDSLEY, THOMSON, ecc.); si indicavano particolarmente le classificazioni dovute al Lomsnoso, al VIRGILIO, e via via si percorreva il cammino battuto da tutti coloro che vennero dopo e che tentarono, ciascuno per proprio conto, ma quasi sempre con riferimento ai precedenti o sotto ispirazione di essi, nuove o meno nuove classificazioni (lunghissima serie di nomi, noti e meno noti, quali i nomi di LACASSAGNE, GAROFALO, ARBOUR, LISZT, MARRO, PRINS, CORRE, COLAJANNI, SEVERI, INGECNIEROS, ecc. ecc.). E si insisteva sulla classificazione del FERRI stesso, da moltissimi accettata — con o senza ritocchi — nelle cinque categorie: delinquente nato, per passione, d'occasione, di abitudine, pazzo. Si noti che la classificazione lombrosiana figura, più o meno ritoccata nei riguardi della forma che aveva preso' nei primi scritti dell'Autore, nell'ultima edizione dell'Uomo delinquente e considera 1) il delinquente nato; 2) il delinquente pazzo morale; 3) il delinquente epilettico; 4) il delinquente d'impeto o passione; 5) il delinquente pazzo (a proposito del quale si esamina a parte l'isterico, ralcoolista, il mattoide); 6) il delinquente d'occasione; 7) il delinquente d'abitudine, facendo ancor cenno degli pseudocriminali (quelli che commettono reati e in cui non esiste realmente alcuna perversità e che sono considerati tali dalla legge per una opinione o pregiudizio dominante) e i criminaloidi (coloro che, pur non essendo predisposti al delitto, sono trascinati da un'occasione prepotente; mancano in essi la passione di fare il male, il cinismo, hanno più completa l'affettività, più sincera e facile la confessione, meno raro il pentimento, maggiore la suggestibilità, ecc.). A proposito della quale classificazione si legga l'esposizione critica che ne ebbe-a fare F. PUGLIA, nella Rivista «L'anomalo”, Napoli, marzo, 1897, e che finisce affermando come, nonostante le possibili critiche, la classificazione in questione può “essere utilissima al giurista il quale può ben delineare, tenendo conto di essa, un sistema repressivo che risponda ai bisogni della tutela giuridica o sociale”.
Come che sia, il sopra menzionato elenco ferriano delle classificazioni di delinquenti (1929) è così completo e preciso che è perfettamente inutile tornare a ripetere ciò che in quelle pagine fu detto; ad esse, infatti, è da rimandarsi; ma qui dovremo pur far cenno di qualche nome che venne ad affacciarsi dopo la sopra detta data (1929) o tornare su qualche classificazione appena accennata nel citato elenco, o dire di qualche altra, trascurata nell'elenco stesso. E diciamo: di qualche nome soltanto, poiché sarebbe fuor di luogo esaurire la rassegna.
- 2. - Altre classificazioni, vecchie e nuove.
Per cominciare dalla classificazione di J. INGECNIEROS e da quella di E. LAuRENT, oltre che da quella di L. VERFAECK, delle quali il FERRI fa soltanto fugace cenno, ecco qualche indicazione. La prima è basata sulla natura delle anomalie morfologiche e psico-patologiche dei delinquenti, e cioè: anomalie morali (distimie), anomalie intellettuali (disnoesie), anomalie volitive (disbulie), ognuna delle quali categorie è suddivisa in tre sottocategorie: anomalie congenite, anomalie acquisite, anomalie transitorie. Con il che si ottiene, per le anomalie morali o distimie congenite: delinquenti nati o pazzi morali; per le acquisite: delinquenti abituali o pervertiti morali; per le transitorie: delinquenti di occasione o criminaloidi. Per le anomalie intellettuali, o disnosie congenite: delinquenti pazzi costituzionali; per le acquisite: delinquenti pazzi per acquisizione tra i quali gli ossessi, gli omicidi, ecc.; per le transitorie: delinquenti per delirio tossico. Per le anomalie volitive o disbulie, congenite: delinquenti impulsivi epilettici; per le acquisite: alcoolisti cronici impulsivi; per le transitorie: impulsivi passionali, delinquenti emotivi, ecc...
La seconda, e cioè quella presentata da E. LAURENT, dice: vagabondi e mendicanti; delinquenti per accidente; delinquenti di occasione; delinquenti di abitudine; degenerati ereditari (da suddividersi in pazzi morali da un lato e delinquenti nati dall'altro) aggiungendo al tutto la categoria dei pazzi criminali. La terza (VERVAECK) ripartisce come segue: delinquenti per influenza dell'ambiente sociale (e quindi correggibili); delinquenti per influenza dell'ambiente sociale e della loro inferiOrita organica (e quindi quasi incorreggibili); delinquenti per influenza di tare psico-somatiche con trascurabile azione dell'ambiente (e quindi incorreggibili) ciascuna delle quali si suddivide in numerose categorie. II gruppo, ad esempio, dei delinquenti per origine sociale si suddividerebbe in: delinquenti di primo grado e cioè accidentali e in delinquenti occasionali; quello dei delinquenti per etiologia biologico-sociale in: delinquenti di primo grado e cioè di abitudine e delinquenti di secondo grado e cioè degenerati; in quanto al gruppo dei delinquenti per tare psichiche, anch'esso si suddivide in due gradi, collocandosi nel primo i pazzi morali e nel secondo gli alienati criminali. Ognuna delle quali sottocategorie, a sua volta, si suddivide ancora in molteplici compartimenti.
pur rammentata, nel particolareggiato elenco ferriano, la complessa classificazione di J. MAXWELL, che giova qui mettere in maggiore evidenza, la quale comincia col dividere i criminali di abitudine da quelli di occasione e poi ripartisce i primi in delinquenti per natura congenita da un lato e per acquisizione dall'altro, mentre i delinquenti di occasione sono suddivisi: per necessità fisiologica; per necessità psicologica; per stato affettivo e passionale; per sentimenti psicosociali. Si tratta di una classificazione che si ispira fondamentalmente a quella ferriana (il FERRI nella citata opera del 1929 ne fa breve ricordo sottolineando il fatto che quell'Autore non rammenta la sua classificazione) (vol. I, pag. 303, in nota).
Discutibile la classificazione dovuta ad M. PARMELEE, non riportata nelle citate pagine, per quanto giustamente basata sulla simultanea considerazione dell'influenza ambientale e di quella costituzionale: deboli di mente; psicopatici; professionali; occasionali (da suddividersi in accidentali da un lato e per passione dall'altro); evolutivi (e cioè: politici), indicazione, questa ultima, ricavata da alcune precedenti considerazioni del FERRI, ma suscettiva di ogni sorta di critiche poiché — sia detto insino da ora — l'appellativo: delinquente politico, non è che una maschera che può nascondere i più diversi tipi psico-somatici di delinquenti e di carattere, dal passionale altruista all'egoistico, crudele e narcisistico. Così citando e rammentando, non sarebbero da trascurare indicazioni sul modo con cui si volle da altri classificare (con differenze il più delle volte di semplice terminologia dalle classificazioni ora indicate} ma in sostanza dando pieno consenso alle direttive della Scuola italiana.
Si disse, ad esempio: delinquente istintivo, pazzo, occasionale, abituale, professionale, politico, facendo di tale sottocategoria gruppo a parte (HAVELOCK ELLIS, 1890) e ripetendo il già detto dalle classificazioni lombrosiane e ferriane.. Si. dovrebbe anche citare la sintetica classificazione, ma perfettamente coincidente con il nostro concetto del parallelogrammo delle forze, dovuta a M. RiEni. (1931) in: delinquenti esogeni, nei quali le forze dell'ambiente più che quelle biologiche spinsero al delitto, e delinquenti endogeni; questo Autore credette persino poter contare il numero degli uni e degli altri: su 500 donne delinquenti, soltanto 115 endogene, ma 385 esogene, mentre su 1000 uomini delinquenti, gli endogeni sono in maggior numero degli esogeni e cioè 536 di contro a 464.
D'altro canto, la seguente suddivisione è data dal nostro G. PERRANDO: delinquenti “ambientali”, da un lato, e delinquenti “per esagerato temperamento emotivo” (emozionali, passionali), dall'altro, e anche: delinquenti “con preponderante influsso di congenita costituzione” (delinquenti nati o pazzi morali, epilettici) o “per malattie da anomalie mentali”.
- E. ALTAVILLA, d'altra parte, ebbe a tornare sul tema presentando in ultima forma la sua classificazione che “consente la delineazione di tipi rappresentanti soltanto un criterio di orientazione per l'indagine giudiziaria” e che si presenta come segue, trattando separatamente i delinquenti minorenni e quelli maggiorenni. Si debbono distinguere i primi in: a) arretrati o ritardatari e deboli mentali; 1.) normali; c) precoci; mentre i secondi, avuto riguardo agli intenzionali (e lasciando da parte per il momento i colposi) si suddividono in: a) endogeni (istintivi; imbecilli morali); b) abituali (abituali semplici; professionali); c) occasionali; d) folli (pazzi delinquenti; delinquenti pazzi; delinquenti impazziti); e) passionali (passionali, emotivi).
Anche la classificazione dovuta a B. DI TULLIO ebbe più volte a essere presentata e discussa. Tre grandi categorie, per cominciare, e cioè: 1) occasionali; 2) costituzionali; 3) infermi di mente. I primi non presentano le tare somatico-psichiche offerte invece da coloro che appartengono alle altre due categorie. La seconda categoria, e cioè quella dei costituzionali, si suddivide in molte sottocategorie: delinquenti ipoevoluti (regressione atavica da riavvicinarsi al delinquente nato lombrosiano); delinquenti ad orientamento neuro-psicopatico (da suddividersi, secondo la natura dell'orientamento stesso, in epilettiforme, isteriforme, neurasteniforme); delinquenti ad orientamento psicopatico (deficitari, subossessivi, paranoidi, schizoidi, cicloidi, instabili); delinquenti ad orientamento misto; in quest'ultima categoria, la pazzia morale, le psicosi tossiche, la frenastenia, la demenza precoce, ecc... Nella terza (infermi di mente).i delinquenti pazzi e i pazzi delinquenti.
Torna sulla classificazione in endogeni ed esogeni il SAPORITO (primo Congresso di criminologia, Roma, 1938) parlando delle “componenti” il delitto e cioè: fattori subiettivi e fattori obiettivi del delitto stesso. I fattori subiettivi predominano tra i, delinquenti endogeni mentre gli obiettivi si fanno sentire in modo precipuo nei delinquenti esogeni; nei primi (endogeni) dominio dei caratteri morbosi ereditari od acquisiti, mentre nei secondi dominio delle pressioni ambientali nel formare la personalità ed efficacia del momento determinativo e risolutivo del delitto.
Dopo tante classificazioni del genere or indicato, che tengono essenzialmente di mira la suddivisione in delinquenza endogena e delinquenza esogena, non si comprende, sia detto di passaggio, come possa chiamarsi “nuova classificazione dei delinquenti” quella recentissimamente messa in circolazione da una Rivista medica, proprio sotto il titolo: «Una nuova classificazione dei delinquenti”, in cui, riferendosi a una classificazione apparsa in una Rivista argentina, si dice che i delinquenti vanno divisi in tre grandi gruppi e cioè: 1) delinquenti per fattori psicopatologici; 2) delinquenti per fattori organici; 3) delinquenti per fattori sociali (F. CAPELLI).
Criticabile, se non facciamo errore, la classificazione dovuta a G. ASCHAFFENBURC, perchè in parte basata su alcuni caratteri psicologici del delinquente, in parte su caratteri di ordine esterno. Dice essa: passionali; occasionali; con premeditazione; recidivi; abituali; professionali.
Il criminalista cubano R. A. OXAMENDI, in un suo trattato, classifica in: istintivi, abituali, occasionali, accidentali o passionali, compositi o misti, con molte sottocategorie. Gli istintivi, ad esempio, si suddividono in: a) violenti (assassini, omicidi, pazzi morali), b) erotici (stupratori, cinici, ecc.), e) nutritivi (ladri, truffatori, improbi), mentre gli abituali sono ripartiti in correggibili e non correggibili... classificazione che l'Autore stesso chiama “bio-plico-sociologica”.
Recente è la classificazione presentata dallo psichiatra D. MARCUCLIO (1941) prendendo soprattutto come criterio direttivo la relazione, nel delinquente, tra la “spinta criminale” e la “resistenza morale” (tra le istanze, diremmo noi, dell'Io inferiore in complicità con le sollecitazioni ambientali e le pressioni dell'Io superiore più o meno agente ed efficace). Si giunge per tal modo alle cinque ripartizioni seguenti: normotipi con spinte criminogene di origine ambientale; soggetti di normale costituzione biotipologica con prece• denti di traviamento per cause ambientali; individui con note bio-psicologiche costituzionali predisponenti e facilitanti l'azione criminale; deficienti intellettivi con adeguata dinamica criminale; individui con minorazioni neuropsichiche facilitanti o determinanti reati e modalità' criminali. Si conclude — come sempre e da tempo abbiamo suggerito e fatto osservare — che “viene confermata l'esistenza di una criminalità prevalentemente esogena (ambientale-sociale) e di un'altra prevalentemente endogena (ipoevolutiva, degenerativa e sub-patologica)”, aggiungendosi anche (confermando con ciò molte notazioni e non pochi suggerimenti forniti iesino a oggi dai più vari studi di antropopsicologia criminale oltre che di mesologia criminale) come l'esame analitico degli elementi concorrenti a formare la individualità criminale sono: gli elementi ereditari; i morfologici' e funzibnali; gli endocrino.'umorali; gli psicologici; gli ambientali-sociali.
Una speciale “tipologia” dei delinquenti, da richiamarsi nell'esame che stiamo facendo delle varie classificazioni dei delinquenti stessi, è dovuta a E. SEELIG e a K. WEINDLER i quali nella loro opera: Die Typen der Kriminellen,. (Berlin, 1949), credono poter distinguere: o) delinquenti professionali per oziosità; b) delinquenti contro il patrimonio per scarso potere di resistenza; c) aggressivi violenti; d) delinquenti per indomabilità sessuale; e) delinquenti per crisi psichica (in situazione di conflitto psichico); f) delinquenti con reazione primitiva, che comprende in sè anche gli affettivi, in cui, cioè, il delitto si presenta come scarica motoria di una tensione affettiva esaltata; g) delinquenti per convinzione; h) delinquenti per mancanza di disciplina sociale. Naturalmente, si fa osservare che classificando per mezzo di tale schema, occorre non dimenticare che possiamo trovarci, di fatto, ora di fronte a tipi puri, ora di fronte a tipi misti, per non dire anche di individui che potrebbero andare sotto l'indicazione di atipici.
- 3. - Ancora qualche classificazione.
Sarebbe pur da discutersi la classificazione tentata dall'illustre criminalista EDMUND MEZGER (Kriminologie, Monaco-Berlino, 1951), nonostante la strana terminologia usata per qualche categoria. Sarebbero da distinguersi i delinquenti in due classi: delinquenti di situazione (interna ed esterna), da un lato, e delinquenti per carattere, dall'altro. I primi (situazione) sarebbero tali a causa di un conflitto interno o di una incompleta evoluzione della loro personalità, o semplicemente per occasione. I secondi sarebbero tali sia per inclinazione, sia per tendenza (ma come si differenzia esattamente l'inclinazione dalla tendenza?), sia per stato costituzionale (id. id.). Notevole il fatto che, proprio in base a tale classificazione, l'Autore propone debba mutare il “trattamento” da categoria a categoria di delinquenti.
Poichè spesso si è parlato dagli studiosi, a proposito dei delinquenti passionali, delle diverse sottocategorie nelle quali essi possono suddividersi, è il caso di rammentare le sottocategorie presentate dai medici legali e psichiatri LEVY-VALENSI di Parigi e ALFONSO MILLAN del Messico, e cioè: passionali puri, da un lato, e passionali deliranti dall'altro. Nei primi, prima del delitto: debole emotività, nessuna idea delirante, indifferente fattore ereditario, breve periodo di premeditazione; dopo il delitto: stato di incoscienza, rimorso, suicidio in alcuni casi (dal 16 al 20%). Nei secondi, prima del delitto: deboli idee paranoidi, incoscienza, ossessione e ansietà; dopo il delitto: nessun rimorso e molto meno suicidio (nella Rivista “Criminalia”, Messico, luglio 1950).
Anche dei pazzi delinquenti ebbero a farsi classificazioni. Si veda, ad esempio, ciò che scrisse in proposito MARIO CARRARA nella sua lunga monografia su Les aliénés criminels (pubblicata nel grande trattato di psicologia patologica diretto da A. MARIE, Paris, 1909). Oggi si definisce: per pazzi delinquenti si intendono coloro che compiono atti antisociali per l'infermità di mente da cui sono affetti, atti antisociali che sono la sola. conseguenza di un profondo turbamento mentale. Varie sono le forme di alterazione mentale che possono dar luogo a condotta criminale, varie e variatissime; si torni a guardare una classificazione delle malattie mentali, suddivisa nelle sue varie sottocategorie; vedasi, ad esempio, il capitolo VII del volume precedente e si troverà come alcune di esse più, ed altre meno, siano capaci di condurre alla condotta in questione. Psichiatri e medici legali contano tra le categorie o sottocategorie di tali malattie: l'epilessia, anche nelle sue forme psichiche ed equivalenti (le quali portano a impulsività, ad azioni violente, a brutalità e persino ad allucinazioni e ad impulsi ambulatori), l'isterismo, la frenastenia, la paranoia, la melanconia, la mania, la demenza precoce, la demenza senile e l'encefalite.
In sostanza, attraverso la varietà delle classificazioni e anche dei criteri da cui esse muovono, quasi sempre appare come i nostri classificatori abbiano in maggioranza visto che la principale linea di divisione sta tra coloro che agiscono in forza dell'ambiente piuttosto che sotto quella delle condizioni biologico-individuali, e viceversa. A tale proposito si rammenti la classificazione che, ricalcando fondamentale concetto di cui sopra, propone HILARIO VEIGA DE CARVALHO. Si classificano, cioè, i delinquenti in: mesocriminali puri (quando esistono soltanto cause sociali della loro condotta criminosa), biocriminali puri (quando agiscono soltanto fattori di ordine biologico o psichico), senza dimenticare i meso-biocriminali (quando intervengono in proporzioni uguali fattori biologici e fattori sociali); si aggiungono, da un lato, i mesocriminali preponderanti (quando intervengono entrambi gli elementi criminogeni ma predominano quelli di ordine sociale) e i biocriminali preponderanti, dall'altro (quando predominano gli elementi biologici...) Sempre che sia possibile dosatura precisa di siffatti elementi! Non si comprende, tuttavia, come qualche egregio fautore della classificazione in questione (1) possa asserire che essa si tiene ugualmente distante dalle classificazioni della Scuola nettamente biologica la quale solo ammette come fattore di delinquenza le alterazioni biologiche e morfologiche del criminale, e dall'opposta Scuola sociologica. Infatti, si pensi che mai la Scuola antropologico-criminale (diciamo così) ha sostenuto la esclusività del fattore biologico e degenerativo, associando sempre ad esso il fattore ambientale, proprio come è dimostrato dal simbolo — presentato in sin dal principio del secolo del parallelogrammo delle forze nel quale, come abbiamo già detto, concorrono tanto le forze di ordine biologico quanto quelle di ordine mesologico (fisico e sociale).
Singolare classificazione in otto gruppi di criminali — ricordiamo anche questa — è data da H. WALDER nel suo recente studio: Triebstruktur und Kriminalitlit (Berna, Stoccarda, 1952), che dice così: 1) individui che si sentono “grandezze incomprese” e che perciò arrivano all'omicidio, alle lesioni, all'incendio e al danneggiamento; 2) omicidi per rapina; 3) criminali di sessualità perversa nelle sue più varie forme; 4) omosessuali; 5) esibizionisti; 6) ladri e scassinatori; 7) truffatori. Sembra difficile che classificazione di tal genere possa veramente essere utilizzata nella pratica dei nostri studi.
- 4. - Classificazioni dovute a Francesco Del Greco e a Sante de Sanctis.
Particolare attenzione è da concedersi alla classificazione presentata da FRANCESCO DEL GRECO in seguito a lunghissima esperienza umana e sociale che egli esercitò in qualità di psichiatra. a Vi sono — egli scriveva — a) delinquenti per costituzione individuale somato-psichica, e sono psicopatici, perversi istintivi; ve ne ha...

Indice dei contenuti

  1. titolo
  2. indice
  3. AL LETTORE
  4. CAPITOLO PRIMO - PRESSIONE AMBIENTALE E “FILTRO” PERSONALE
  5. CAPITOLO SECONDO - LA DINAMICA DEL DELITTO
  6. CAPITOLO TERZO - DALLA “DINAMICA DEL DELITTO” ALLA CLASSIFICAZIONE DEI DELINQUENTI “REATTIVI” RIVELATORI
  7. CAPITOLO QUARTO - ALCUNE SPECIALI CATEGORIE A) MINORENNI
  8. CAPITOLO QUINTO - ALCUNE SPECIALI CATEGORIE B) POLITICI E POLITICO-SOCIALI
  9. CAPITOLO SESTO - ALCUNE SPECIALI CATEGORIE C) DELITTI E DELINQUENTI SESSUALI
  10. CAPITOLO SETTIMO - CONSENSI E RECENTI CONFERME NUOVI METODI E NUOVE ESPLORAZIONI
  11. CAPITOLO OTTAVO - E I MALFATTORI?