Diabete tipo II, stress e postura: modelli interpretativi integrati
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Diabete tipo II, stress e postura: modelli interpretativi integrati

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Diabete tipo II, stress e postura: modelli interpretativi integrati

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Gli attuali sviluppi scientifici in materia di Posturologia, intesa come disciplina integrata e "di confine" a cui afferiscono una moltitudine di saperi connessi alla salute e al benessere del paziente, costituiscono la base di partenza con la quale il gruppo di lavoro configurato dal Dr Arrigo Alessandro, Psicologo, Psicoterapeuta Funzionale, il Dr Luigi di Martino, Ortottista e il Dr Marco Buffa, Chinesiogo, coordinati dal Prof Giuseppe Messina e dal Prof Angelo Iovane, ha formulato l'ipotesi di ricerca di una possibile correlazione tra diabete di tipo II e cronicità, nella fattispecie tra i fattori di rischio cardiovascolare connessi al diabete di tipo II e parametri posturali rilevati attraverso una valutazione qualitativa e quantitativa, rispettivamente condotta con " esame posturale obiettivo" e somministrazione dell'esame baropometrico e stabilometrico.

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Informazioni

Anno
2017
ISBN
9788892673311
Introduzione al lavoro, ipotesi di ricerca
Gli attuali sviluppi scientifici in materia di posturologia (nota 1; 2; 3; 4, per citarne solo alcuni) intesa come disciplina integrata e “di confine” a cui afferiscono una moltitudine di saperi connessi alla salute e al benessere del paziente , costituiscono la base di partenza con la quale il gruppo di lavoro configurato dal Dr Arrigo Alessandro, Psicologo, Psicoterapeuta Funzionale, il Dr Luigi di Martino, Ortottista e il Dr Marco Buffa, Chinesiogo, coordinati dal Prof Giuseppe Messina e dal Prof Angelo Iovane,ha formulato l’ipotesi di ricerca di una possibile correlazione tra diabete di tipo II e cronicità, nella fattispecie tra i fattori di rischio cardiovascolare connessi al diabete di tipo II e parametri posturali rilevati attraverso una valutazione qualitativa e quantitativa, rispettivamente condotta con “ esame posturale obiettivo” e somministrazione dell’esame baropometrico e stabilometrico.
Gli studi citati , di cui alle note 1,2,3 e 4 , si compongono a vario titolo nella formulazione di ipotesi di correlazione tra postura, disturbi dell’attenzione e processi cognitivi, tratti di personalità connessi all’insorgenza di disturbi di ansia, come l’introversione e apparato vestibolare, compiti cognitivi e oscillazioni posturali, tutti nella direzione nel concepimento di nuovi paradigmi integrati che vedono il sistema tonico posturale come elemento sovraordinato e ricomprensivo dei fenomeni di interazione psicocorporea.
Non sono stati riscontrati studi in letteratura, tra postura e diabete mellito e l’ipotesi di ricerca è stata sorretta da un’impostazione innovativa, sviluppata nel tentativo di creare profili interpretativi nella comprensione della patologia diabetica di tipo II , che si avvalessero delle ultime acquisizioni integrate in materia di postura e che ricomprendessero la prospettiva PNEI, nella valutazione dei processi infiammatori coinvolti nell’incidenza della patologia cardio-cerebrovascolare.
Tutto ciò si è ricondotto alla studio macroanalitco qualitativo e quantitativo degli squilibri posturali intesi in termini biomeccanici come riflesso microanalitico dei processi biochimici che si compiono all’interno delle cellule e di cui il tessuto connettivo gioca un ruolo determinante, in un quadro di circolarità causale tra biomeccanica , fisiologia e psicologia.
Lo sforzo complessivo è stato quindi quello di pervenire a un idealtipo integrato, e realizzato attraverso la Metodologia Funzionale Corporea , esito delle forti correlazioni positive e negative rilevate tra le variabili prese in esame e che rappresentano e dimostrano ancora una volta l’interdipendenza tra il Piano Emotivo, il Piano Cognitivo, il Piano Fisiologico e il Piano Posturale.
 
Diabete mellito caratteristiche
Il Diabete Mellito viene comunemente definito come un “Disordine metabolico ad eziologia multipla caratterizzato da una iperglicemia cronica con disturbi del metabolismo dei carboidrati, lipidi e proteine, conseguente ad una alterazione della secrezione o della azione della insulina”Il diabete mellito viene dunque determinato dalla presenza di una iperglicemia cronica, secondaria a un difetto di produzione e/o di azione dell’insulina o più raramente ad un relativo o assoluto eccesso di glucagone. L’iperglicemia cronica induce una serie di complicanze sistemiche che interessano in particolare occhi, reni, sistema cardiovascolare e sistema nervoso. (nota 5; 6)
L’insulina è un ormone IPOGLICEMIZZANTE e ANABOLIZZANTE che interviene:
• Sul metabolismo glicidico, dove :favorisce l’ ingresso cellulare del glucosio (non nel sistema nervoso) ;favorisce glicogenogenesi epatica e trasformazione di glucosio in acidi grassi ;inibisce glicogenolisi ;
• Sul Metabolismo lipidico dove:favorisce sintesi epatica di trigliceridi ;a livello del tessuto adiposo produce sintesi e accumulo di acidi grassi, effetto anti-chetogeno e anti-lipolitico;
• Sul Metabolismo proteico dove : favorisce l’ ingresso cellulare di aminoacidi e sintesi proteica; inibisce il catabolismo proteico.
Il DM di tipo 1 detto impropriamente “insulino dipendente”: è una malattia tipicamente AUTO-IMMUNE, anche se esistono forme “idiopatiche” . Il meccanismo principale è la profonda carenza insulinica; interessa essenzialmente bambini e adolescenti.
Nel DM di tipo 2 –detto impropriamente “non insulino dipendente”, invece si verifica iperglicemia legata a insulino-resistenza ( difetto di azione dell’insulina), una carenza insulinica relativa e progressiva. Interessa essenzialmente l’adulto e rappresenta la forma di diabete PIU’FREQUENTE . Nel DM 2 Vi è una comune associazione con scarso esercizio fisico, obesità e altre malattie metaboliche.
 
PATOGENESI DM 1
La patogenesi del DM1 si qualifica per i seguenti elementi:
1)Meccanismo genetico: la suscettibilità a tale forma di DM è localizzata sul braccio corto del cromosoma 6, nel locusD del sistema HLA.
2)Fattore ambientale iniziante (virus) che agisce sulle cellule B delle isole di Langherans determinando l’espressione di antigeni MHC di classe II, normalmente presenti solo su cellule immunocompetenti. Le cellule β vengono riconosciute come non self dal sistema immunitario e distrutte per:
a) attacco cellulare (immunità cellulare) b) produzione di anticorpi (immunità umorale).
Quindi il Dm 1 si distingue prevalentemente per essere una malattia auto-immune caratterizzata da infiltrazione linfocitaria (linfociti T) delle isole di Langerhans pancreatiche, seguita da progressiva distruzione delle cellule ß-pancreatiche e profonda carenza di produzione insulinica.
 
Fisiopatologia del diabete di tipo 1
Sotto il profilo fisiologico, La carenza insulinica determina l’incapacità delle cellule (in particolare adipose e muscolari) ad utilizzare il glucosio, con le seguenti conseguenze immediate:
1.Accumulo di glucosio nel plasma che determina : iperglicemia marcata ; superamento della soglia renale di riassorbimento; glicosuria ,poliuria e polidipsia.
2.Utilizzo di fonti alternative di energia attraverso le riserve lipidiche con perdità di massa grassa e riserve proteiche con perdita di massa magra (muscolare).
Nella cheto-acidosi diabetica si associano carenza insulinica e iperproduzione di glucagone.
 
Fisiopatologia del diabete di tipo 2
Sotto il profilo fisiopatologico l’Insulino-resistenza, tipica del dm 2 genera :
• L’inadeguata utilizzazione del glucosio da parte delle cellule, che non rispondono normalmente alla stimolazione insulinica dove il difetto può essere di tipo pre-recettoriale, recettoriale o post-recettoriale.
• Un Difetto della beta-cellula:anche se inizialmente relativo (la secrezione insulinica è a lungo conservata), è ormai ammesso che l’insorgenza del diabete di tipo 2 è legata a una produzione di insulina insufficiente a compensare la resistenza insulinica.
Si assiste quindi ad un Iniziale insulino-resistenza e successiva alterazione della funzione delle cellule β. Iniziale difetto delle cellule β e successiva resistenza periferica all’insulina e contemporanea resistenza periferica all’insulina ed alterazione della funzione delle cellule β.
Generalmente entrambe le alterazioni sono presenti al momento della manifestazione clinica della malattia. (nota 6)
Stress cronico e sistema immunitario: una prospettiva della Psicoterapia Funzionale Corporea
In “Esperienze di Base e sviluppo del Sé”, (nota 7) Luciano Rispoli scrive: "Ogni Esperienza di Base è un insieme di Funzioni, ognuna delle quali assume una determinata posizione nella propria gamma ( tra una polarità e l'altra). Passare da un'Esperienza di Base all'altra è, in ultima analisi, la capacità di cambiare le Funzioni nelle loro gamme adeguando il modo di essere della persona in diversi contesti ambientali... In ogni caso le Esperienze Basilari del Sé devono avere uno svolgimento ripetutamente positivo affinché siano assicurati al bambino la continuità di esistenza del Sé (senza precoci e brusche interruzioni), la conservazione dell'integrazione originaria, uno sviluppo armonico e pieno di tutte le Funzioni psicocorporee, l'acquisizione di un bagaglio di capacità il più ricco possibile" .(nota 7),Luciano Rispoli, Esperienze di Base e Sviluppo del Sé) E' proprio la modalità specifica di soddisfazione del bisogno primario, ripetuta nel tempo da parte dell'ambiente che contribuirà alla specifica modalità di reazione individuale allo stressor, caratterizzata dal Filtro Funzionale della Percezione (nota 8)Cfr. Rispoli, Misurare lo stress), che rappresenta la stratificazione delle esperienze precedenti dell'individuo, quindi patterns di interazione individuo- ambiente che determinano la modalità di reazione individuale agli stimoli. Ad esempio, di fronte ad uno stimolo stressante, la persona può reperire strategie efficaci e meno efficaci per far fronte allo stress. Nella prima accezione siamo in una condizione di eustress dove, come sostiene Pancheri (nota 9), l'attivazione biologico-comportamentale indotta dallo stressor si esaurisce e torna in una condizione di baseline fisiologico. Nella seconda, quando il Filtro Funzionale della Percezione risulta alterato, assistiamo ad una condizione di "cortocircuito", in cui l'evento stressante viene percepito in una configurazione Funzionale complessiva di alterazione del Sé, con un conseguente incremento progressivo delle percezioni di stimoli stressanti. In tale condizione, l'attivazione biologico-comportamentale indotta dallo stressor non si esaurisce nel tempo ma segue un aumento progressivo senza ritorno alla condizione baseline (definizione di Pancheri). Il Filtro Funzionale della Percezione risulta interamente connesso anche con le modalità di risposta immunitaria. La stratificazione delle esperienze relazionali con l'ambiente in un’ottica Funzionale, si traduce direttamente in una stratificazione delle modalità di risposta immunitaria e degli esiti di tali interazioni che si verificano sia in ambito strettamente immunitario (ad es. la produzione di memoria dell'incontro antigene- anticorpo con conseguente efficacia operativa in seguito ad incontri successivi, nell'immunità acquisita) che in ambito di integrazione con gli altri Piani e Funzioni del Sé. Risulta chiaro, in uno sviluppo sano, quando l'appagamento dei bisogni primari viene soddisfatto (processo che, come ha teorizzato L. Rispoli, nello sviluppo individuale viene realizzato attraverso le Esperienze di Base del Sé, nota 10 ), quando il bambino esperisce più e più volte ad esempio la soddisfazione del suo bisogno primario di essere Nutrito , in tutti i suoi aspetti che questo comporta: nutrito di affetto, nutrito di cibo, nutrito nella sua dimensione psicocorporea; quando si sentirà Contenuto e Tenuto e da qui potrà aver esperito la successiva possibilità di Lasciare, quando avrà appagato il suo bisogno di Esplorazione, Progettualità, Manipolazione, Calore ecc, tutti bisogni che Luciano Rispoli definisce fondamentali. In queste condizioni, è probabile che esista un equilibrio nelle modalità operative del Filtro Funzionale della Percezione e della conseguente traduzione operativa della fisiologia Funzionale del Sistema Immunitario. Se qualcosa in questo appagamento va storto, se l'esperienza ad es. di essere Tenuto e Contenuto non è piena, se l'esperienza di una Protezione non è piena e completa, se il bambino non è lasciato sufficientemente libero per poter esplorare, progettare, manipolare ecc, a parte la traduzione di tutto ciò in difficoltà di adattamento relazionale al contesto socio-affettivo, subentra anche il risvolto negativo in precise alterazioni delle configurazioni Funzionali del Sé di cui il Piano Fisiologico e nella fattispecie, la Funzione del Sistema Immunitario ne è parte integrante. In una condizione di stress cronico subentra una netta incapacità dell'individuo di superare lo stressor, anzi si verificano condizioni di cortocircuito a feedback autoalimentantesi. Questo processo avviene in un contesto di alterazione del Filtro Funzionale della Percezione che recepisce lo stress temporaneo come causa scatenante dell'incremento della condizione di stress cronico. Tale condizione si sviluppa anche in assenza dell'evento stressante perché l'alterazione e la sconnessione funzionano da stimolo fantasma. Si genera un' auto-alimentazione delle reazioni e dell'attivazione neurovegetativa ed endocrina.
La condizione di cronicizzazione dello stress è un'alterazione complessiva dei piani e delle Funzioni del Sé, in termini emotivi, cognitivi, fisiologici e posturali.
Studiosi dello stress cronico come Pancheri hanno definito quale meccanismo prodromico della condizione di stress cronico, lo scompenso dei progr...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Indice
  3. Frontespizio
  4. Capitolo I
  5. 2 Stress cronico e sistema immunitario: Una prospettiva della Psicoterapiafunzionalecorporea
  6. 3 Proprietà del tessuto connettivo ed interrelazioni con il sistema tonico posturale
  7. 4 Protocollo di lavoro
  8. 5 Analisi quantitativa: correlazioni con coefficiente di correlazione lineare (Pearson)
  9. 6 Conclusioni
  10. 7 Punti di debolezza, punti di forza del lavoro svolto
  11. Riferimenti bibliografici