Volando nell'universo
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Volando nell'universo

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Volando nell'Universo è un breve saggio che si propone di ripercorrere la storia dell'astronomia facendo un parallelismo tra la realtà delle cose, alla luce del sapere attuale, e l'interpretazione che ne è stata data nei secoli, in base alle credenze e alle conoscenze proprie di ogni epoca storica. Allo stesso tempo, evidenzia come molti aspetti di natura mistico-religiosa facciano ancora parte della nostra cultura popolare, convivendo pacificamente con il progresso scientifico.

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Informazioni

Anno
2017
ISBN
9788892687332
In cammino con la scienza
L’elaborazione Tolemaica divenne e rimase la lettura ufficiale dell’Universo per quasi due millenni, appoggiata con fermezza dalla Chiesa per la quale il sistema geocentrico si accordava perfettamente con la lettura dell’Antico Testamento che assegnava alla Terra una posizione privilegiata, con l’uomo come apice e finalità della creazione.
Un certo contributo a suffragio di tale visione lo diede anche il pensiero di Tommaso d’Aquino, filosofo e teologo della scuola italiana, santificato dalla Chiesa, il quale, riformando e rivedendo “l’Essere” di Aristotele, utilizzò parte delle sue conclusioni per suffragare l’assioma che Dio, di cui l’uomo è diretta creazione, è uno, unico, indivisibile, infinito ed eterno.
Da qui il sillogismo fu conseguente: se l’Essere Creatore, Dio, che rappresenta la perfezione in tutte le sue forme, ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza, anche quest’ultimo deve necessariamente essere un “Ente” perfetto.
E se Dio ha scelto come dimora per la sua creatura perfetta la Terra, anche la stessa deve essere perfezione e, come tale, collocata immobile al centro dell’Universo con tutto il resto a ruotargli intorno.
Bisognerà attendere il 1500 perché l’astronomo polacco Niccolò Copernico, riprendendo l'ipotesi eliocentrica proposta nel III secolo a.C. da Aristarco di Samo, metta in dubbio il modello geocentrico adottato per tutto il Medioevo e ampiamente accettato fino alla fine del XVI secolo.
Nella sua famosa opera il “De Revolutionibus Orbium Coelestium”, diffusa solo in punto di morte per non rendere pubbliche le proprie idee, egli affermò che il Sole si trovava al centro del sistema solare e che il suo moto “apparente” dipendeva dal fatto che era la Terra a ruotargli intorno, girando contemporaneamente su se stessa.
Copernico comunque, nel fondato timore di reazioni da parte della Chiesa e degli ambienti cattolici ed essa legati, tenne quasi nascoste le sue idee, non chiudendo mai nettamente con le teorie del passato, ma, nonostante ciò, egli aprì la strada alla nascita di una nuova astronomia con quella che in seguito sarà ricordata come la “rivoluzione copernicana”, la prima che riuscì a smantellare definitivamente le teorie del sistema tolemaico ed a consentire il perfezionamento dei principi del sistema che ancora noi oggi chiamiamo appunto copernicano.
Grazie alla cautela di Copernico nel confrontarsi con la Chiesa, ci vollero quasi ottant’anni perché il del “De Revolutionibus” fosse inserito nell'indice dei libri proibiti dal Sant'Uffizio e, in questo lungo lasso di tempo, molti studiosi, tra i quali figure importantissime della storia dell’astronomia, fecero riferimento al suo lavoro e utilizzarono gran parte delle sue ipotesi e conclusioni per elaborare nuove teorie.
Arriviamo così a Galileo Galilei, famoso fisico ed astronomo italiano, che può essere considerato il fondatore della scienza moderna.
Il suo più grande merito fu quello di essere riuscito a perfezionare uno strumento realizzato da un ottico olandese contemporaneo, il cannocchiale, aumentandone il potere di ingrandimento, prima di puntarlo verso il cielo e rivoluzionare così il mondo dell’astronomia.
Galileo osservò come prima cosa la Luna e si accorse che la stessa non era affatto liscia e sferica come si era pensato fino quel momento, ma che, al contrario, sulla sua superficie erano presenti zone scure e montagne; scoprì poi le fasi di Venere e di Mercurio, i satelliti di Giove e notò che la Via Lattea era composta di stelle, deducendo dalla loro osservazione che le stesse non potevano essere fisse e posizionate tutte alla stessa distanza come sosteneva Aristotele; osservò inoltre le macchie solari, zone scure, di forma irregolare, presenti sulla superficie del Sole.
Galileo aveva già espresso il suo convincimento a favore della teoria copernicana prima ancora di aver messo a punto il suo nuovo strumento, ma fu solo dopo averlo puntato verso il cielo che ne ebbe la conferma scientifica.
L'esistenza delle fasi di Venere e di Mercurio dimostrava, infatti, che i due pianeti ruotavano intorno al Sole; lo stesso valeva per i satelliti di Giove il cui moto avallava la teoria copernicana secondo la quale Terra si muoveva intorno al Sole e la Luna ed i pianeti attorno ad essa; i crateri della Luna e le macchie solari, infine, smentivano la teoria tolemaica della perfezione ed immutabilità del regno celeste.
Galileo, grazie al telescopio, dimostrò che la teoria eliocentrica non era solo un'ipotesi geometrica, come aveva dovuto sostenere Copernico per salvarsi dalla condanna della Chiesa, ma una realtà fisica.
Ed infatti lo stesso nel 1633 fu condannato a Roma per eresia e costretto all’abiura delle sue conclusioni astronomiche, ma i suoi scritti, primo tra tutti il “Sidereus Nuncius”, e le sue scoperte scientifiche avevano ormai portato alla nascita della fisica moderna avviando il tramonto della fisica aristotelica.
Contemporaneo di Galileo fu Giovanni Keplero, importante astronomo e matematico tedesco, che ebbe il merito di intuire per primo che le orbite dei pianeti non erano circolari bensì ellittiche.
Gli astronomi antichi, sempre sulla base della visione aristotelica del mondo, ritenevano che i corpi celesti si muovessero entro orbite circolari perfette.
Neppure Copernico, anche a causa della rigida educazione religiosa ricevuta, abbandonò mai l’idea di un Universo sferico e finito in cui le orbite dei pianeti presentavano un moto circolare, indice della perfezione assoluta, e, per spiegare le anomalie nel moto di alcuni di essi, inserì nella teoria eliocentrica degli espedienti destinati a superare l’ostacolo.
Keplero sostenne invece che il Sole costituiva uno dei due fuochi delle orbite ellittiche dei pianeti e che il moto degli stessi e della Terra non era uniforme.
Affermando ciò, quest’ultima perdeva definitivamente la sua centralità e veniva ridimensionata anche la presunzione dell’uomo di essere l’unico “Essere” nel mezzo dell’Universo.
I primi contatti di Keplero con Galileo Galilei si ebbero in occasione dalla pubblicazione del “Mysterium Cosmographicum”, la principale opera di Keplero, apertamente copernicana, che diede l’avvio ad una relazione epistolare tra i due astronomi i quali, per diversi anni, si confrontarono apertamente su molti argomenti di studio astronomico.
Nonostante ciò le leggi scoperte da Keplero e da Galileo non erano collegate tra loro in quanto il primo si occupava di fisica celeste, il secondo di fisica terrestre.
Chi raccolse le loro eredità, riuscendo ad unificare le due leggi, fu Isaac Newton, fisico e matematico inglese che scoprì la “Legge di Gravità Universale”.
Egli partì dall’osservazione dell’orbita della Luna intorno alla Terra e, notando che le sue dimensioni sembravano non variare, ne dedusse che la sua distanza dalla Terra rimaneva immutata.
Da ciò concluse che La Luna, per mantenersi su quest’orbita anziché vagare libera nello spazio, doveva necessariamente subire una forza di attrazione da parte della Terra che chiamò “Forza di Gravità”.
Inoltre lo stesso studiò la forma della Terra, interpretando la precessione degli equinozi, valutò lo schiacciamento dei Poli ed il fenomeno delle maree dovute all'azione gravitazionale del Sole.
Nel 1774 l’astronomo francese Charles Messier, cacciatore di comete, studiò una moltitudine di oggetti stellari eterogenei, tra cui nebulose, ammassi globulari e galassie e, nel 1781, pubblicò un omonimo catalogo di centodieci corpi celesti che ancor oggi è utilizzato nelle osservazioni astronomiche.
Nello stesso anno William Herschel scoprì Urano e circa sessant’anni dopo, grazie all’astronomo tedesco Johann Gottfried Galle, fu la volta di Nettuno.
Per Plutone bisognerà attendere il 1930 grazie alle osservazioni di Clyde Tombaugh.
Ma l’astronomia non potrebbe fare a meno del contributo fondamentale di Albert Einstein, forse il più importante fisico nella storia della scienza.
Egli, famoso per aver scoperto la “Teoria della Relatività Generale”, riteneva dal principio che l’Universo fosse statico, ossia in perfetto equilibro.
Einstein difese a lungo quest’idea e per spiegare il perché lo stesso non collassasse su se stesso per effetto della mutua attrazione gravitazionale della materia, ricorse ad un espediente, chiamato “La Costante”, che lui stesso successivamente definì inutile.
Gli studi successivi dimostrarono, infatti, che l’Universo non era affatto statico, ma, al contrario, in continua espansione e qui era proprio la teoria della relatività ad implicare l’espansione dello stesso ed a portare verso quella che successivamente sarà l’ipotesi del “Big Bang”.
Affascinante è anche la teoria che vedrebbe una similitudine tra l’Universo dantesco e quello di Einstein.
Ai tempi di Dante l’Universo era quello aristotelico, ovvero chiuso, finito, con nulla esistente al di fuori di esso.
Nonostante ciò il poeta, nel canto XXX del paradiso, volgendo lo sguardo verso l’alto, rimane folgorato dall’immagine di Dio che sembrerebbe dimorare in una dimensione esterna all’Universo finito di Aristotele, ipotizzando così l’esistenza di qualcosa al di fuori dello stesso.
Molto probabilmente Dante, nel tentativo di delineare l’inesprimibile visione di Dio e tentando di conciliare la cosmologia aristotelica, fatta di materia finita, con la visione cristiana, che la vedeva invece come spirito, ha inconsapevolmente anticipato la cosmologia scientifica descritta dalla relatività generale, ipotizzando una “tre - sfera” che sarà poi la forma che, nel 1917, Albert Einstein ipotizzò essere quella del nostro Universo.
Prima dell’invenzione del telescopio gli astronomi avevano come unico mezzo di osservazione della volta celeste l’occhio nudo; dopo Galileo l’osservazione astron...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Indice
  3. Frontespizio
  4. PROLOGO
  5. Agli albori dell’astronomia
  6. In cammino con la scienza
  7. Verso nuove conquiste
  8. In viaggio tra le costellazioni
  9. I cavalli celesti
  10. Sotto l’arco del Sagittario
  11. Polvere di stelle
  12. Congiunzioni astrali
  13. Lacrime del cielo
  14. A passeggio sulla Luna
  15. Tintarella di Luna
  16. Gli Angeli Lunari
  17. Anche l’Universo trema
  18. L’astro della vita
  19. Il giorno della rinascita
  20. Fratelli nell’Universo
  21. Piccole perle custodi d’amore
  22. EPILOGO