Psicologia criminale
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Il lettore che, per avventura, abbia conoscenza delle precedenti mie pubblicazioni, vedrà subito, scorrendo questo libro, che in esso io ho voluto sistematizzare le sparse nozioni di Psicologia criminale, dando loro una forma organica. Convinto, dopo lunga ed assidua meditazione, che qualunque branca dello scibile debba riconnettersi alla cognizione unitaria scientifica, la cui più esatta ed elevata sintesi è racchiusa nel Monismo, ho creduto non ingannarmi col risolvere il problema soggettivo del delitto mediante teorie le quali ritraggono del processo dinamico di tutti i fenomeni della natura, dagli inorganici agli organici e da questi agli umani. È così che il còmpito del giudice si spoglia di tutto ciò che fittizio son venuto creando vecchi errori metafisici, tradizionali preoccupazioni sociali; ed è così, benanche, che il diritto di punire rientra nel progresso evolutivo a cui tutte le discipline tendono ad avvicinarsi, in teoria ed in pratica. Se non che, questo libro non contiene che la parte generale o fondamentale della psicologia criminale. Perchè le nozioni in esso svolte abbiano più evidente dimostrazione, è necessario che a questo seguano altri due lavori; un trattato diPsicologia criminale etnologica, col fine di studiare l'azione delle forze ambienti sulla genesi e lo sviluppo del delitto; ed un trattato di Psicologia criminale speciale, che esamini per ciascuna categoria di fatti l'evento soggettivo criminoso.

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Informazioni

Anno
2018
ISBN
9788827809389

CAPO XIV.

Di alcune forme giuridiche della psicologia criminale
I.
La provocazione.
1. Origine dinamica dello stato affettivo. ― 2.L’azione diarrestonei fenomeni affettivi. ― 3.Soggettività dell’atto provocativo. ― 4. Formeanomale di sensibilità nella scusa della provocazione;leillusioni. ― 5. Leallucinazioni. ―6.Illinguaggio interiore; sdoppiamento dell’io,esempio d’un soliloquio di Lancilotto, nelMercante diVeneziadi Shakspeare. ― 7. Conseguenza giuridica delturbamento d’animo nello stato di agitazione allucinatoria.― 8. Anomaliaincosciented’interno processoprovocativo. ― 9. La provocazione el’isterismo. ― 10. La provocazioneneinevrastenici. ― 11. Psicologiadell’intenso dolore.
1.― Lo stato passionale, che abbiamodetto esser causa di tendenza impulsiva al delitto, non doveatrascurarsi dal legislatore chiamato a proporzionare laresponsabilità al grado della forza soggettivadell’azione, diminuita da alcun motivo che ne abbia turbatoil naturale funzionamento. È legge fondamentale dinamica, chea qualsiasi azione corrisponda uguale reazione; com’èistintiva nostra inclinazione di respingere l’offesa conl’offesa pel risentimento contro chiunque attenti albenessere personale od alteri l’economia psicofisica dellavita. Da ciò la prima specie di giustizia repressiva affidataalla vendetta personale, edil primo apparire di quella lotta peldiritto, la quale è guarentigia di conservazione della propriaesistenza. Da ciò il dovere, nell’aggregato sociale, dilimitare l’attività individuale con appositeprescrizioni, che, degradando la responsabilità dei maleficiscusati dal turbamento della passione,sanciscano una pena colfine di impedire l’irrompere sconfinato degli istinti brutalidella vendetta, e di ristabilire l’imperio del reciprocorispetto tra’ consociati.
Il concetto della provocazione, com’èfermato dalnostro legislatore con l’art. 51 Codice penale, fa sìche noi ci rifacessimo alquanto indietro col ricordare quanto sidisse circa la origine delle emozioni, massimamente di quelledell’ira e dell’odio, e delle leggi dinamiche onde innoi si producono gli stati affettivi di coscienza e son cagione diatti esteriori contrarî al buon ordine sociale. Dobbiamo,primieramente, rammentare, che qual si sia specie di sensazione nonè che cangiamento di movimento, il quale dal di fuori sitrasforma nelnostro interno ed è indizio d’una forza cheagisca in conflitto od in concorso con le altre forzeesteriori.
«La sensazione ― scrive il Fouillée ― nonè un riflesso passivo della realtà: essa è larealtà medesima in travaglio e che senta il suo travaglio.Iltutto non avverrebbe affatto, nel mondo, al modo usato, se non viavesse alcuna sensazione, ma solo dei movimenti non sentiti. Nellaipotesi che questi movimenti fossero stati sufficienti a produrre imedesimi effetti che oggi si producono, per preservare gli esseriorganizzati contro le influenze distruttive del di fuori, perassicurar loro il vantaggio della lotta per la esistenza, lesensazioni, essendoinutili, non si sarebbero puntoprodotte, ed i fenomeni meccanici non avrebbero provato ilbisognodi aggiungersi questo estraneo epifenomeno»La psychologie desidées-forces, tom., pag. 46. .
Ilbisogno, che qui il Fouillée ricava da unragionamento di logica conseguenza, non è chel’esponente della legge biologica di azione delle forzesullamateria organica, non che dell’altra di reazioni dellamateria organica sulle forze Ved.Spencer,Le basi della vita, Cap. II e III. , nelsenso, cioè, generale, che la forza incidente sul nostroorganismo, mentre ne altera la precedente economia, deve essastessa soggiacere ad una corrispondente differenziazione.
2.― Il legislatore, attribuendo la ragiondi scusa, della provocazione, al momentodell’impetopassionale di ira o di intenso dolore,suppone che il giudice non trascuri glistatiprecedentiaffettivi dell’animo dell’agente;anzi vuole che egli debba farne minuta analisi per concludere, insingoli casi, se e fino a qual punto la passione abbia degradata lacoscienza e la libertà degli atti, sì da richiedere chenon si applichi la pena in tutta la estensione voluta dalla legge.L’uomo può esser considerato come un complesso difenomeni, che tendono in una certa misura a sistematizzarsi:ciascuna sua parte fisica o morale tende ad organizzarsi per suoconto, e sovente questa organizzazione d’unaparte si opera aspese d’un’altra parte (Paulhan). Il che, a benconsiderare, è la fonte della nostra spontanea attività,che, a cominciare dal preservare l’economia organica, èimmanente in tutti gli atti della esistenza e,mentre si appalesanei fenomeni della vita interna ed esterna, acquista vigore dallalotta con i perenni ostacoli che incontra. È accettabile,quindi, il concetto di coloro i quali nel fenomeno affettivo nonscorgono che unatendenza arrestata, o, in altri termini,secondo il Paulhan,un’azione riflessa più o menocomplicata, che non può riescire al termine verso il qualeriescirebbe se la organizzazione de’ fenomeni fosse statacompleta, se vi fosse armonia completa tra l’organismo o lesue parti e la loro combinazione di esistenza, seil sistema,formato a cagion dell’uomo dapprima e poscia a cagiondell’uomo e del mondo esteriore, fosse perfetto Les Phénomènes affectifs, pag.21. .
3.― Dopo ciò, egli è aconcludere, che il primo elemento ed il più importante dellascusa sia l’attoingiusto, che ebbe adisorganizzare l’equilibrio delle nostre facoltà,convertendosi in motivo di arresto di quel normale funzionamentopsichico che è condizione imprescindibile del propriobenessere. Il quale atto, secondo che prescriveva l’abolitoCodicesardo e ritengono gl’insegnamenti della dottrina, deveessere valutato in modo soggettivo al provocato; ondechè, aldire del Carrara, «purchè la non sia irragionevole deltutto e bestiale, anche la credulità erronea di aver patito unoltraggio, di avere ragione di temere imminenti percosse o danninella persona, deve nei congrui termini valutarsi. Altrimenti sifarebbe l’uomo responsabile della ignoranza delpropriointelletto, o di un errore involontario. Se, desto ad un rumorenotturno, io veggointrodursi nelle mie stanze furtivamente unestraneo, e, credendolo un ladro od un assassino, esplodoun’arme contro di lui, non sarò io più scusabile seviene poscia a verificarsi che nè un ladro nè unassassino era colui, ma sibbene un infelice sonnambulo, oppurel’amante occulto della fantesca, che aveva sbagliato dicamera?» Programma, Partespec., vol. I, § 1289. .
La giustizia o la ingiustizia dell’atto è inrelazione ad un concetto variabile desunto dalla somma dellecircostanze che lo occasionarono, ed in ragione al gradodisensibilitàcon cui l’atto fu appreso dalsoggetto passivo. Indi l’infrascritto cànone:ilgrado di efficacia del motivo provocatore èindicato dalla serie delle circostanze, le qualiinfluirono ad aumentarne la ingiustizia eadeccitare la sensibilità di chi nerisentì la influenza.
Dal quale cànone dipendono i due seguenti corollarî:1oil grado di efficacia del motivo provocatore s’innalzaper le circostanze che meno scusano l’ingiustiziadell’atto e favoriscono la proclivitàareagire;2odiminuisce per circostanze incontrario senso.
La ingiustizia dell’atto e la sensibilità delsoggetto, ecco i due termini i quali, componendosi in unico statotransitorio di coscienza, debbono servirci per concludere allascusa di imputabilità in chi, reagendo, fu trasportato acommettere un maleficio. Il primo termine è appreso dalsoggetto con rapido giudizio, che si estende a constatare lacontraddizione tra l’operare altrui ed il proprio diritto alrispetto; la niuna necessità dell’offesa, ladiminuitadignità personale, la costrizione a far ciò che non siavea in animo di fare. Elementi o modi, questi, d’un sologiudizio, che preoccupa l’attenzione ed, affievolendo ovveroottenebrando ogni contrario fattore sentimentale ed ideale, assorbetutta l’energia in uno sforzo reattivo, con l’oblio findel pericolo cui si va incontro.
4.― Per sensibilità intendiamo ilpotere di recettività o di passività del soggetto; ossiail grado di attitudine a ripercuotere in sè le impressioni conmaggiore o minore tonalità sentimentale, colorito fantastico,senso affettivo.
Parlando delle passioni in genere, notammo il tipo deldelinquente impulsivo o d’impeto: per completarel’assunto, dobbiamo occuparci di talune forme anomale disensibilità ricorrenti sìspesso in delitti che diconsioccasionati da precedente provocazione.
Parleremo, in primo luogo, delleillusioniedelleallucinazioni. ― Non è raro il caso diassistere all’interrogatorio d’un imputato, il qualechieda al giudice la scusa di provocazioneper fatti che la vittimanega e che nessun testimone ebbe agio di poter constatare. Se ilchiesto beneficio non sia vano pretesto suggeritodall’astuzia o dall’interesse di ottenere unadiminuzione di pena, potrebbe esser coonestato, in congrui casi,dallaipotesi di illusione o di allucinazione. L’illusioneè apparenza ingannatrice, errore dei sensi: essapotrebbedefinirsil’alterata percezione d’un obbietto alquale si attribuiscono, per disturbo associativoo disordine funzionale dei sensi, qualitàapparenti non rispondenti al vero e che siano il prodottodi ricordi mal tra loro organizzati, vivificati dallaimmaginazione.
È legge generale della percezione, che,mentre una partedi ciò che noi percepiamo viene dagli oggetti che ci stannodinanzi, attraverso i nostri organi disenso, un’altra parte, ed è possibile sia la partemaggiore, proviene sempre(secondo la frase di Lazarus)dalnostro proprio cervello(James).
Il materiale della esperienza e della coltura permane nei centricerebrali con nesso logicodi ricordi e di immagini organizzatiinsieme dall’unità funzionale dell’equilibriopsichico. Mettendosi gli organi di sensi in relazione col mondoesterno, noi apprendiamo gli oggetti con la esattezza rispondente,non che allarealtàobbiettiva, benancheallaveritàsoggettiva: rispecchiarne in noi il mondoesterno con visione non ingannatrice, e possiamo, con certezza diconvincimento, dar giudizio sulla esistenza ed importanza dinozioni acquistate. Ma talora i ricordi, le immagini sonoframmentarî; i nessi logici tra le idee sono deboli edinstabili, e sulla estensione della coscienza i pensieri fluttuanocon correnti indeterminate, senza che tra esse l’attenzioneabbia sufficiente forza per arrestarne il corso tumultuoso. Èpossibile, allora, che qualchericordo sensorio-ideale prenda, dibotto, il sopravento,stimolato da sensazione di oggettoesterno, ravvivato da interna impulsione, e che la coscienza, comesorpresa, si arresti nel suo oscillare: ne seguirà cheall’occhio della mente si prospetti una visione che nonè conforme a realtà, ma che pure s’impossessa dinoi con tal forza da farcene risentire gli effetti fin nel fondodell’animo. Crediamo di vedere quel che non è; e,ciò che maggiormente preme, l’inganno proietta, nellatrama cerebrale, lasua influenza deleteria fino a travolgere ilprecedente ritmo psichico ed imprimere ai nostri atti inattesadirezione.
Il fenomeno è molto più facile che avvenga tra ideeemotive, appunto perchè le illusioni, fisiologiche opatologiche, si germinano in ambiente psichico preparato daantecedenti impulsioni rimaste abortite, da sentimenti repressi osoffocati, da sensazioni piacevoli o dolorose non completamentedileguate, da vivaci tendenze mal represse.
Io so di un marito geloso, che giurava di aver scortosullaguancia della moglie la impronta di un bacio a lei dato dal suoamante; di un altro marito che, osservando gli occhi di un figlioneonato, giurava che fossero celesti e somiglianti a quelli delsospettato drudo della moglie; mentre, senza dubbio, eran neri. Sodi un imputato che vide l’avversario in atto di slanciarsicontro di lui armata mano, mentre questi non si mosse dal posto edaveva solo il pugno stretto pel risentimento di ingiurie contro luipronunziate; di un altro imputato il quale diceva di aver vistonelle mani della moglie il ritratto dell’amante, di averloproprio riconosciuto, mentre trattavasi, e fu dimostrato adevidenza, di immagine di un santo!
Riguardo ai motivi provocatori, vi sono illusioni menoconsiderevoli dal lato patologicodi serî disturbi sensoriali,ma, peraltro, vieppiù importanti dal lato psicologico. Intendoparlare delle percezioni alterate per interne disposizioni dianimo, massime provenienti da tonalità sentimentale o depressao troppo eccitata; da qualche idea dominante nel processoassociativo; da transitoria intermittenza di poteri riflessivi.
L’oggetto, o l’atto percepito, atteggia e riverberail modo di sentire e di pensare: senza accorgercidell’errore, ne restiamo impressionati. Un avversarioavrà sorriso conariaindifferente? Noi vi scorgiamo ilsogghigno dello scherno e ce ne adontiamo. Altri avràpronunziato parole di consigli? Noi vi leggiamo, dal tono dellavoce e dal gesto, la intenzione di disistima e di offesa.
Usualmente diciamo esser questiingannevolierrori: ma, chi ben guardi, si avvedrà che il difetto nonè nell’intelletto, sibbene nei sensi; e chel’erroneo giudizio è dipendente da una illusione.
5.― Affine alla illusione, ma condisturbo sensoriale più grave, èl’allucinazione. «L’allucinazione ―scrive il Bianchi ―è una percezionesubbiettiva. Mentre nella illusione è l’obbiettomal percepito, perchè il soggetto ha fornito i connotati dicui è piena la sua coscienza, e che non appartenevano aquello, nell’allucinazione manca addirittura lostimoloesterno, e la riproduzione è originaria, primitiva, dai centrisensoriali, di immagini che forse altra volta sono state formate eregistrate nei rispettivi centri. Ovvero risultanoda connotatiforniti da diverse sensazioni in tempi diversi, ed associate ora inun’immagine concreta per la proprietà creatrice delcervello nelle stesse aree sensoriali, nelle quali sono formate eregistrate le immagini per processo fisiologico, onde questevengono risvegliate, per intrinseca attività degli elementinervosi, e proiettate di fuori, o, come si suoi dire,obbiettivate» Trattato dipsichiatria, pag. 200. .
In pratica sogliamo dire, che, dovendosi giudicare gli statisoggettivi, l’ipotetico equivalga al reale, e noi sopraabbiamo riportato il giudizioautorevole del Carrara per ciòche sia l’effetto di errore: tanto più varrà nellaipotesi di illusioni o di allucinazione.
La psicologia allucinatoria, dopo gli studi classici di Brierrede Boismont, ha esteso il dominio in ampi confini, e si è resadominante nella interpetrazione di fenomeni un tempo appartenentialle credenze religiose e che ebbero tanto peso in avvenimentistorici di individui e di nazioni.
La idea, il sentimento, lo abbiamo visto, hanno attivitàpropria, anzi non sono che forme di attività cerebrale.Ilmateriale psichico, nell’attualità di formazioni,ha rapporto accidentale col mondo esterno: esso conserva le energieimmagazzinate, le attitudini latenti atte ad insorgere e addivenireoperanti, indipendentemente dalle eccitazioni sensoriali. Illavorio scientifico speculativo, tutto giorno in progresso, ilperfezionamento delle belle arti e gli innumeri atti di automatismopsicologico ci addimostrano, che il mondo dello spirito ha vita asè, quantunque le ricchezze, di cui dispone, gli sian venuted’altronde e si aumentino o si alterino continuamentemercè l’opera dei sensi. In un opificio meccanico vi siosservano gli istrumenti pel lavoro geniale: essi vennero dal difuori; ma gli operai, impossessatisene, se ne servono per loroconto senza che alcuno, all’esterno, ne abbia sentore. Ècosì che si comprende l’allucinazione, fenomeno tuttointerno, scevro dall’influsso del senso, senza riferenza conoggetti fuori dell’io; fatto psichico isolato o staccato dalnesso di continuità con lavita di relazione.
L’analisi introspettiva ci fa consapevoli, che le immaginipercepite si proiettano all’occhio della mente e, con motoincerto,prendono fisonomia conforme al nostro desiderio affettivo,alle condizioni passionali di tristezza, di gioia,di simpatia, diodio: ciò è per ciascuno la fonte di quel vagare dellamente, or dolce, or doloroso; ora dubbio, or animato da sicurezza,or vinto da sconforto.
La sensazione fissata, sotto forma di immagine, nella memoria,si ripresenta ed è causa di unavisione mentaleche,giusta la definizione di Ballet, «è quella facoltàche noi abbiamo di conservare, sotto forma di immagini, il ricordopiù o meno indebolito delle nostre sensazioni visuali, e diriprodurre e ravvivare queste immagini sotto la influenzadi diversesollecitazioni, per associazione di idee» Le Langage intérieur, pag. 39. .E lo stesso prosegue: «Questa facoltà esiste appo ciascundi noi. Ma essa è molto diversamente sviluppata. Mentre chealcune persone non conservano, degli obbietti,che un ricordo vagoed una immagine a contorni indecisi, altre ravvivano le loroimmagini visuali con grande facilità; queste immaginihannopresso essi una chiarezza tale che l’oggettoimmaginario ha quasi tutta la precisione dell’oggettoreale» Op. cit..
6.― Incontra spesso di osservare che,oltre alla visione mentale di immagini riprodotte, andiamo soggettial fenomeno inteso col nome dilinguaggio interioreodiparola interiore, cioè di udizione mentaleconsistente nel risveglio delle sensazioni uditive percepite dalnostro cervello e ritenute sotto forma d’immagini,specialmente rappresentative di segni del linguaggio (Rivarol,Egger, Paulhan, Taine, Binet, Charma, Ballet, ecc.). La persona, lacui immagine ci si presenta, dev’essere già stataacontatto con noi per via di qualche atto che ci abbia lasciatonella memoria il ricordo impressionante di disgusto o di odio;com’è, ad esempio, per antipatia, contrarietà odispetto. Mentrechè pel momento non ne abbiamo risentito chepasseggera impressione, in corso di tempo la rappresentazionedell’atto può intensificarsi e convertirsi in visioneallucinatoria accompagnata, financo, da sensazioni uditive dellinguaggio dell’avversario. Se, per strana combinazione, dopocotesto lavorio di autosuggestione, il creduto nemicos’incontra, basterà leggieroincidente perchèl’allucinazione, dianzi poco vivace, si accenda e scoppi conimpeto tempestoso di ir...

Indice dei contenuti

  1. PREFAZIONE
  2. INTRODUZIONE
  3. CAPO I.
  4. CAPO II.
  5. CAPO III.
  6. CAPO IV.
  7. CAPO V.
  8. CAPO VI.
  9. CAPO VII.
  10. CAPO VIII.
  11. CAPO IX.
  12. CAPO X.
  13. CAPO XI.
  14. CAPO XII.
  15. CAPO XIII.
  16. CAPO XIV.
  17. CAPO XV.
  18. CONCLUSIONE