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Uscito nel 1905 e accolto con entusiasmo (8 ristampe nel primo anno) Anticipazioni evidenzia il convincimento di Wells (derivato dal Comte) che nessuna opera di rifondazione societaria sia possibile senza procedere prima a un rinnovamento intellettuale dell'uomo. Troviamo quindi i "New republicans" (la Repubblica di Platone è un evidente modello per Wells in questa fase) come araldi di quello statalismo elitario che sarà spesso prevalente e in cui si ritrova la concezione nietzschiana della tendenza superomistica. I "New Republicans" evolveranno nei "Samurai" di Una utopia Moderna di qualche anno successiva e nel quale il percorso utopico del Wells fa un ulteriore passo in avanti. Percorso non scevro da umorismo e ironia come si riscontra in qualche altro romanzo del periodo (Kips o The War in the air) ma che sempre tende a mettere in evidenza la "mediocrità" borghese, il suo immobilismo e la sua incapacità di incidere sulla realtà.

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Informazioni

Anno
2018
ISBN
9788827811160
Argomento
Literature
Categoria
Classics

IX. Fede, morale e politica della Repubblica novella.

Se la congettura di una Repubblica Novella, sviluppata nel seno stesso delle istituzioni e delle nazioni attuali in decomposizione, divenuta finalmente uno stato mondiale composto di uomini capaci guidati dalla ragione, non è un sogno vano, ma dovrà realizzarsi in avvenire, è interessante prevedere approssimativamente – anche con qualche dettaglio – l'insieme delle opinioni che essa professerà, quando prenderà coscienza di sè stessa e manifesterà la sua esistenza.
Supponemmo che prima della fine del secolo la Repubblica Novella controllasse già consciamente e liberamente gli affari generali dell'umanità le sue opinioni ed i principi essenziali dovranno pure concretare e determinare necessariamente quel vasto avvenire, del quale i prossimi cento anni non saranno che la fase preliminare. Esistono non poche attività, non pochi aspetti delle cose, che nell'ora attuale sono considerate come appartenenti, per così dire, al dominio delle leggi naturali e come sfuggenti al controllo umano, e che sono sorvegliati superstiziosamente, e senza intelligenza. In avvenire, sotto la Repubblica Novella, essi saranno posti sotto il controllo generale dell'umanità, come le epidemie caddero sotto un controllo internazionale fin dall'inizio del XIX secolo.
Dovremo esaminare, in maniera speciale, talune vaste questioni, assai discusse ora, e alle quali non accordai, a bella posta, che una attenzione non proporzionata alla loro importanza reale.
Mentre la Repubblica Novella riunirà le sue forze e prenderà coscienza di sè stessa, l'altro grande elemento che io chiamai il Popolo dell'Abisso, avrà pure seguito il suo destino. Per molto tempo ancora nel suo insieme, o almeno in grande parte, questo sviluppo resterà fuori da ogni controllo umano. Alle scorie moltiplicate delle civilizzazioni bianche e gialle, si aggiungerà una proporzione enorme di razze nere e collettivamente tali masse chiederanno: «Che farete di noi, delle nostre centinaia di milioni, se non possiamo camminare di pari passo con voi?» Se la Repubblica Novella deve emergere dalla confusione sociale, lo farà attaccandosi a questo enimma, perchè non potrà giungere all'esistenza, se non attraverso le strettoie custodite da tale Sfinge. Inoltre – risultato inevitabile della reazione della ricchezza irresponsabile sulla volontà umana, inferma e pericolosa – la putredine morale del gioco, inseparabile dalla ricchezza irresponsabile, si sarà estesa, e si estenderà fino a che sussisterà nel corpo sociale una ricchezza del genere. La Repubblica Novella, durante tale progresso, dovrà portare rimedio al male. Nel precedente capitolo risulta chiaramente la mia opinione che la Repubblica Novella, sviluppando nello stesso tempo la sua influenza e la coscienza di sè stessa, possa affrontare, intralciare e controllare tali pericoli. Ma restano ancora da dedurre i principi sui quali si appoggerà il controllo, e la natura dei metodi da impiegare. Per fare questa deduzione, è necessario considerare attentamente quale sia la concezione primordiale che si faranno della vita gli uomini preminenti dei tempi nuovi, e quali saranno le loro idee fondamentali religiose e morali.
Ora quegli uomini saranno indubbiamente religiosi.
Per la natura delle forze che avranno operato la loro selezione, essendo certamente uomini di volontà e di azione, si sentiranno disposti a trovare, e in conseguenza troveranno, una relazione di cause ed effetti nella totalità dei fenomeni. Di due cose l'una: o bisogna credere che l'universo è uno e sistematico, mantenuto nella sua integrità da una potenza onnipresente, oppure che sia un aggregato accidentale, un'accumulazione incoerente, che non possiede la minima unità, all'infuori di quella dell'individuo che l'esamina. Tutta la scienza e la maggior parte dei sistemi religiosi moderni presuppongono la prima ipotesi, e credervi vuol dire, per tutti coloro che non giocano con le parole, credere in Dio. Ma gli uomini predominanti dell'avvenire, come molte persone ragionevoli del giorno d'oggi, avendo così formulata la loro credenza fondamentale, non pretenderanno avere alcuna cognizione, o almeno possibilità di cognizione, in quanto riguarda la personalità di Dio. Non concepiranno nessuna definizione di Dio; non si accontenteranno di «quel qualchecosa (senza definizione) che non è noi stessi e che ci spinge al bene», nè di nessun altro tranello del genere. Si limiteranno a respingere le assurdità incompatibili di una teologia addirittura antropomorfa N. dell'A. – Dio sarebbe, come ad esempio si pretende, uno spirito onnisciente e sarebbe questo un ultimo residuo di quella barbara teologia oche si figura Dio sotto le sembianze d'un vecchio energico, caratterizzato da una gran barba e da un amore smodato per la lusinga e la propiziazione. L'idea moderna non è d'altra parte più ragionevole di quella che ha rimpiazzato. Uno spirito pensa, sente, vuole, passa attraverso fasi e pensare e volere sono una successione di stati mentali che si seguono e si rimpiazzano. Ma l'onniscienza è una conoscenza completa, oltre che dello stato presente di tutti gli stati passati e futuri, e poichè tale conoscenza esiste in qualsiasi momento, essa non può passare attraverso fasi ed è stagnante, infinita, eterna. Uno spirito onnisciente è dunque tanto impossibile quanto un corpo in moto onnipresente. Dio oltrepassa la nostra comprensione, solo mercè la fede possiamo avvicinarlo e i nostri momenti più lucidi non servono che a renderci più tangibile la sua inaccessibilità. Noi siamo collocati su uno scalino un po' più elevato nella scala delle esistenze, che può certamente elevarsi sino a lui, ma che non l'abbasserà mai sino alla nostra comprensione. La pienezza dell'esistenza mentale cosciente dell'uomo è così superiore all'attività subcosciente d'un rizopodo, che la ragione ci costringe ad ammettere esistenze mentali che abbiano superiorità equivalenti. Ma una tale esistenza, per quanto per noi inconcepibilmente grande, non avvicinerebbe di più gli uomini seri dell'avvenire a quella divinità trascendente in cui crederanno. , considereranno l'insieme della vita, in essi e fuori di essi, come la rivelazione sufficiente di Dio alle loro anime, e si atterranno semplicemente a questa rivelazione, cercando con sincerità e con coraggio quale sia il suo significato a fronte a loro stessi
Manifestamente l'essere essenziale dell'uomo, in questa vita, è la sua volontà. L'uomo non esiste coscientemente che per agire; il suo interesse principale nella vita è la scelta fra due alternative e, poichè egli si agita nel tempo e nello spazio per produrre effetti e conseguenze, il limite della sua intelligenza è un Volere generale nel tempo e nello spazio. Egli non può conoscere Dio che sotto l'aspetto di un Volere discernibile in tutto, e di cui il suo arbitrio individuale è una parte; ma può concepire che il Volere esistente nello spazio e nel tempo non sia Dio, come non è un uomo la voce che risuoni fra le tenebre impenetrabili. Per gli uomini di tipo cinetico, la credenza in Dio manifestato come Volere universale, si impone, e per tutte le intelligenze aperte l'essenza di Dio – salvo quell'atmosfera generale di volere imperfettamente distinto, al quale cooperano le nostre volontà individuali – è incomprensibile. Attaccarsi ad una credenza più dettagliata di quella, definire e limitare Dio allo scopo di potere metterci su la mano, staccare Dio in modo misterioso da sè stesso e dalle parti dell'universo per ridurre la vita un antagonismo drammatico, non è fede, ma infermità. Una credenza zelante ed eccessiva non è fede, inquantochè ci impedisce di credere; colui che si aggrappa a un rottame galleggiante, non è un nuotatore abile, ma un uomo che annega. Il mondo reale ove si esercitano la nostra esperienza e il nostro volere dovrebbe apparirci nell'idea presente delle cose e nella natura dell'uomo, non solamente come una esistenza progressiva nello spazio e nel tempo, ma come un'idea di bene e di male. Ma la scelta, l'antagonismo del bene e del male, come pure la necessità di formulare alcunchè nello spazio e nel tempo, è semplicemente una condizione restrittiva dell'essere umano, e l'antagonismo svanisce nel pensiero di Dio, in ciò che concepiamo di lui alla luce della fede. Dio non è un moralista, Dio non è un partigiano: comprende e non può essere compreso, e noi non dobbiamo occuparci che della parte del suo Volere che ha per centro la nostra volontà individuale.
Entro tali probabili termini gli uomini della Repubblica Novella definiranno il loro rapporto con Dio. Essi vivranno per servire il volere che lo rappresenta, senza presunzione e senza paura. Perchè la stessa ampia fede che renderà assurda l'idea di far pompa dei propri egoismi in presenza di Dio, con la preghiera o con qualsiasi altra intimità del genere, renderà pure ridicola e incredibile la concezione di una divinità irascibile e vendicativa.
Gli uomini della Repubblica Novella comprenderanno e sosterranno con assoluta chiarezza la dottrina, che nel mondo reale dell'esperienza umana la volontà è libera. Comprenderanno che costantemente, quale condizione stessa della sua esistenza, l'uomo esercita una scelta fra varie alternative, e che esiste costantemente un conflitto fra due motivi di valore differente. Il conflitto fra la predestinazione e la libera volontà, che è così sconcertante per gli spiriti male preparati, non esisterà per essi. Sapranno che nel mondo dell'esperienza sensoria, la volontà è libera, proprio come l'erbetta nascente è verde, il legno duro, il ghiaccio freddo, e doloroso il mal di denti. Nel mondo astratto della scienza ragionata non esiste il verde, nè alcun altro colore, ma solo certe ampiezze di vibrazioni; non durezza, ma una certa reazione molecolare; non freddo nè dolore, ma taluni effetti molecolari nei nervi che comunicano col cervello, interprete infedele. Nel mondo astratto della scienza ragionata si trova inoltre una relazione rigorosa e inevitabile fra causa ed effetto. Ogni azione potrebbe essere predetta fino al suo più infimo dettaglio, se noi conoscessimo completamente l'uomo che la compie e nel mondo astratto della scienza ragionata tutte le cose ora esistono potenzialmente, fino all'ultimo momento del tempo infinito. Ma l'umana volontà non esiste nel mondo della scienza ragionata, nel mondo degli atomi e delle vibrazioni, che è il piano delle cose previste nello spazio e nel tempo. Essa non esiste che in questo mondo di esseri umani, dove l'erba è verde, ove regna il desiderio, e la scelta è spesso larga e chiara fra ciò che è desiderabile, e ciò che è vagamente e lontanamente diritto. In questo mondo dei sensi, nella vita quotidiana gli uomini crederanno con una convinzione assoluta che la volontà sia libera e che vi sia una responsabilità morale personale in rapporto con quel disegno indistintamente osservato, che è per essi la rivelazione sufficiente di Dio in ciò che riguarda questa vita.
La concezione che essi avranno di quel disegno, determinerà necessariamente la loro etica. Ne deriva quindi, che, se noi crediamo realmente in Dio Onipossente, con maggiore energia cercheremo in noi stessi e nel Suo mondo, l'ordine e il progresso delle cose, e discerneremo più chiaramente il suo disegno e più assicurata e sistematica diverrà la base della nostra etica.
Se, come Huxley, noi non crediamo positivamente in Dio, possiamo ugualmente appoggiarci a un sistema etico che è divenuto parte organica delle nostre vite e delle nostre abitudini, e trovando il sistema manifestamente in conflitto col disegno universale dichiareremo non etico l'ordine dell'universo. Ma, a tutti quelli il cui spirito è penetrato della fede in Dio, un universo non etico, in conflitto con l'anima incomprensibilmente etica dell'agnostico, è cosa tanto incredibile, quanto un diavolo con le corna vere, un anti-dio attivo e materiale coi piedi forcuti, la coda e il tridente. Credere completamente in Dio, vuol dire credere alla perfezione di ogni essere. Il sistema di morale che biasima, perchè cattive, le «vie della vita» e indica come ottime le «vie della morte» che approva ciò che il disegno delle cose condanna, e che riprova il piano generale delle cose, quale ci è ora rivelato, tale sistema deve prepararsi a subire la stessa sorte dell'edificio teologico sul quale fu primitivamente basato. Se, secondo le nostre regole attuali, l'universo è non etico, ci è d'uopo esaminare di nuovo quelle regole e ricostruire la nostra etica. Per quanto grave dovesse essere la resistenza delle vecchie abitudini, delle tradizioni, dei sentimenti, esitare a farlo sarebbe mancare di fede.
Per ciò che riguarda la vita intellettuale del mondo, l'epoca presente è essenzialmente la fase d'apertura di un periodo di ricostruzione etica, ricostruzione i cui risultati andranno a profitto della Repubblica Novella. Durante tutto il secolo XIX, ci fu nelle idee fondamentali preliminari di proposizioni etiche un tale sconvolgimento e riflusso, che il mondo non vide mai il simile. Il crollo e la scomparsa di quasi tutte le convinzioni capitali su cui si appoggiavano con sicurezza gli spiriti del secolo XVIII, sono un processo approssimato allo sviluppo del meccanismo, ma indipendente da esso, di cui già considerammo le conseguenze, ed è pure una parte di quel processo di esame critico, vigoroso ed irresistibile, che è realtà della scienza, e del quale il progresso meccanico e la rivoluzione delle condizioni fisiche e sociali non risultano che una conseguenza materiale indiretta, per quanto vasta e imponente. Nell'ora attuale, il processo di rimaneggiamento etico presenta un aspetto distruttivo. Ognuno può vedere le schegge rispandersi intorno, ma occorre ancora una certa pazienza, e una certa fede, per giungere alla forma che dovrà risultarne. Senonchè realmente tal processo non è distruzione più che lo sia il lavoro di sbozzatura dello scultore, il quale non si propone certo lo scopo di ammucchiare frantumi di marmo.
Il primo capitolo nella storia di tale evoluzione – prologo definitivo e formale – coincide coll'inizio del XIX secolo e la pubblicazione dell'Essay on Population di Malthus. Malthus è una di quelle figure notevoli, che nella storia intellettuale riuniscono, espongono e formulano in modo definitivo e imperituro, idee disparate, confuse che, prima di essi, non erano mai state emesse categoricamente. Egli gettò chiaramente e completamente, nel dominio della discussione, una questione importante e vitale che era stata fino allora elusa ed interdetta. Dimostrò con argomenti chiari, decisi, decenti e ineluttabili, quello che Schopenhauer doveva subito scoprire e proclamare in un linguaggio che talvolta sembrerebbe assolutamente inadatto ad essere tradotto in inglese. Poi, avendo fatto il suo esposto, Malthus l'abbandonò, lasciandolo in contatto coi risultati immediatamente ottenuti. Non fu mai scritto, e molto probabilmente non lo sarà mai, libro più sovversivo del Saggio della popolazione. Redatto contro il facile liberalismo dei Deisti e degli Atei del XVIII secolo, rendeva chiaro come la luce essere tutte le forme di ricostruzione sociale, tutti i sogni di età dell'oro sulla terra, forzatamente futili ed illusorii, finchè i problemi della popolazione non fossero stati affrontati. Non proponeva i mezzi per affrontarli, (malgrado tutte le insinuazioni disgustose che si son fatte sul nome di Malthus) egli mirava soltanto a colpire le utopie razionaliste dell'epoca e, in anticipo, tutti i Comunismi, i Socialismi e le promesse del Paradiso terrestre, che pullularono abbondantemente nel mondo. Tale era il suo scopo, e il suo effetto fu immediato. Incidentalmente, dovette costituire una preoccupazione torturante per una quantità immensa di anime idealiste ed intelligenti.
Gli effetti indiretti divennero estremamente più importanti. Volta contro i sognatori eterodossi, la tesi di Malthus mise in movimento forze, che scossero fino alle radici tutte le idee ortodosse di bene, possedute dal mondo occidentale. Entrando in contatto con le scoperte geologiche, risvegliò quasi simultaneamente negli spiriti di Darwin e di Wallace quel concatenamento di principii, che trova infine la sua espressione e la sua dimostrazione nella teoria della selezione naturale. Mano mano che tale teoria fu completamente assimilata e compresa dallo spirito generale, distrusse in modo pacifico, ma completo, la credenza nella eguaglianza che è implicita in tutti i movimenti «liberalizzanti» del mondo. Invece di una eguaglianza essenziale, alterata soltanto dalla tradizione e dalla prima educazione dagli artifici di quei demoni della Cosmogonia liberale che sono la monarchia ed il clero, invece di una eguaglianza così poco influenzata dal colore, quanto lo sia una pedina bianca ed una pedina nera nel gioco degli scacchi, scopriamo che gli uomini sono individuali ed unici, e, come è dimostrato da esempi illimitati, sono superiori od inferiori sotto numerosissimi aspetti. Risulta evidente che masse intere di popolazione umana sono nel loro insieme inferiori ad altre; esse non possono avere le stesse esigenze, non si possono concedere loro talune libertà, nè loro affidare il potere che si accorda a popoli superiori: le loro debolezze caratteristiche sono contagiose e nocive al sistema civilizzante e l'estensione della loro incapacità tenta e demoralizza i forti. Concedere loro l'uguaglianza, vuol dire abbassarsi al loro livello; proteggerli ed accarezzarli, vale quanto venir sommersi entro la loro fecondità. Il Radicalismo confidente e ottimista dell'inizio del secolo XIX., e il liberalismo umanitario e filantropico, si sono impantanati senza speranza fra tali realizzazioni, che il socialista ha deluso, come eluse il problema sollevato altra volta da Malthus. Il liberalismo appartiene al passato, non è più una dottrina, ma una fazione: il momento è giunto, in cui qualche cosa di nuovo deve nascere.
In modo pure effettivo tutto lo sforzo critico che irradia intorno a Darwin ha distrutto il dogma del peccato, sul quale si erge l'insieme del sistema intellettuale del cristianesimo. Perchè senza il peccato non c'è Redenzione, ed il significato della dottrina riscaldata da S. Paolo è vano.
Mentre egli adottava le vaste prospettive rivelate dalle scoperte geologiche e astronomiche, il XIX secolo ha perduto l'abitudine, la maniera di pensare donde viene la credenza del peccato originale. Sembra che una mano si sia posata sulla testa dell'uomo che pensa; e gli abbia fatto volgere il viso dal passato verso l'avvenire. Nelle cose dell'intelligenza almeno, se non ancora in quelle dell'etica e della morale pratica, gli sguardi si sono distolti infatti dal passato.
Altra volta il pensiero era tradizionale nel suo spirito; esso deduceva il presente da precetti preesistenti, faceva derivare ogni cosa dalle offese e dalle promesse dei morti.
L'idea di un universo d'espiazione era, fra tutti i procedimenti, la teoria più naturale. La fine che gli antichi teologi supponevano al mondo, altra cosa non era se non la vendetta – accentuata da un trattamento speciale concesso a una minoranza favorita – di una divinità misteriosamente incompetente ed esasperata per la sua creazione poco soddisfacente. Ma il pensiero moderno è troppo creatore ed edificatore per tollerare simile concezione, e nel passato più vasto che ci rivelò, non trova nè colpa nè promessa, ma soltanto un grandioso piano di avvenimenti, che si allargano perpetuamente, in uno slancio di finalità così irresistibile da non poter essere compreso dalla maggior parte delle menti umane, che si allargano con quel carattere inesplicabile di forma preconcepita, che si trova in qualche grande composizione musicale, per esempio, in una sinfonia di Beethowen. Noi scorgiamo l'avvenire oltre l'avvenire, e il passato dietro il passato. Fu come lo spuntar dell'alba, un'alba incolore, chiara ed infinita innanzi a cui cedono le nebbie e scompaiono, rivelando allo sguardo, non lo stretto sentiero, la meta definitiva immaginata, ma il sentiero roccioso e appena tracciato, che ci è forza scalare fino alle prospettive senza limiti del tempo e dello spazio. Dapprincipio l'alba è fredda e talvolta siamo vinti da una specie di terrore dinanzi alla fredda chiarezza del crepuscolo mattutino, ma insensibilmente ecco che la frescura glaciale scompare, alcune vampe si protendono ad accarezzare l'orizzonte e presto, sorgendo ad oriente, il sole spande i suoi raggi...
E gli uomini della Repubblica Novella procederanno sotto la luce abbagliante della certezza delle cose.
In questa più vasta prospettiva la preoccupazione degli uomini non sarà più l'architettamento di un sistema di penalità per le colpe dei morti, ma la comprensione dell'avvicinare dell'alba, per partecipare al grande sviluppo che comincerà a delinearsi dinanzi all'intelligenza umana. I problemi insolubili del dolore e della morte, terrificanti e incomprensibili, avranno il loro posto nell'ordine gigantesco rivelato dall'evoluzione. Tutte le cose sono integrali in tale possente schema; coloro che uccidono edificano la loro opera sopra quelli che restano uccisi, il lupo obbliga il cavallo a lottare secolui in velocità e la tigre esige che l'uomo ricorra a tutte le sue forze e a tutta la sua perspicacia. Tutte le cose sono integrali, ma all'uomo fu dato di essere coscientemente integrale, di prendere parte al movimento, d'avere una volontà che armonizzi con la volontà universale, come i grani di sabbia scintillano sotto il fulgore del sole. Molti fra gli uomini non saranno mai chiamati a dividere tale convinzione religiosa, e condurranno da insensati esis...

Indice dei contenuti

  1. I. La locomozione nel XX secolo.
  2. II. La diffusione delle grandi città.
  3. III. Elementi sociali in evoluzione.
  4. IV. Reazioni Sociali.
  5. V. Fisiologia della democrazia.
  6. VI. La guerra nel secolo XX.
  7. VII. Il conflitto delle lingue.
  8. VIII. Sintesi.
  9. IX. Fede, morale e politica della Repubblica novella.