David Copperfield
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David Copperfield (il tit. originale èThe Personal History, Adventures, Experience and Observation of David Copperfield the Younger of Blunderstone Rookery (which he never meant to publish on any account) è l'ottavo romanzo scritto da Charles Dickens, pubblicato per la prima volta mensilmente su rivista tra il 1849 e il 1850.

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Informazioni

Anno
2018
ISBN
9788827811184
Argomento
Literature
Categoria
Classics

XXII.SCENE VECCHIE E PERSONE NUOVE

Steerforth e io rimanemmo più di quindici giorni aYarmouth. Èinutile dire che passammo gran tempo insieme; ma ditanto in tanto si stava delle ore senza vederci. Egli era un buonmarinaio; e quando andava in barca col pescatore Peggotty,divertimento suo preferito, io rimanevo quasi sempre a terra. Lacamera che occupavo in casa della mia Peggotty, mi metteva un frenodal quale egli era libero: perché sapendo con quantaassiduità ella accudiva Barkis tutto il giorno, non mi piacevarimaner fuori di casa tardi; mentre Steerforth, che dormivaall’albergo, poteva non ubbidire che al proprio capriccio.Così mi avvenne d’apprendere ch’egli, dopoch’io ero andato a letto, convitava a delle cene i pescatorinostri amici nell’osteria «Lo spirito compiacente»frequentata dal pescatore Peggotty; o che, vestito da marinaio,andava a passare le notti in mare al chiaro di luna, per rientrarecon la marea del mattino. Ma già sapevo, a ogni modo, che lasua indole irrequieta e la sua ardente attività sicompiacevano di rudi esercizi e di lotte con gli elementi e diqualunque nuova maniera d’eccitazione; così non mimeravigliavo affatto di queste sue imprese particolari.
Un’altra ragione del nostro distacco consisteva nel fattoch’io naturalmente avevo interesse di recarmi spesso aBlunderstone per rivedere i luoghi della mia infanzia;mentreSteerforth, dopo avermici accompagnato una volta, non aveva alcunmotivo per ritornarci volentieri. Così in tre o quattrooccasioni, che ricordo benissimo, dopo una rapida colazione lamattina, ci separavamo per vie diverse, per ritrovarci solo laseratardi a desinare. Non avevo alcuna idea precisa di com’egliimpiegasse frattanto il suo tempo, salvo che sapevo vagamentech’egli era diventato popolarissimo sulla spiaggia, e cheaveva venti maniere di divertirsi attivamente, dove un altro nonavrebbe potuto trovarne mezza.
Dal canto mio, la mia occupazione nei miei pellegrinaggisolitarî era di osservare ogni passo dell’antica stradache percorrevo, e di rivedere, a parte a parte, gli antichi luoghidella mia infanzia, senza stancarmi mai. E vi erravo come avevofatto spesso mentalmente, e mi vi indugiavo come vi s’eranoindugiati i miei pensieri, quando n’ero stato lontano. Latomba sotto l’albero, nella quale i miei genitori eranosepolti – la tomba che io avevo considerata, quando erasoltanto di mio padre, con tale curioso sentimento di pietà, eche m’aveva visto desolato quando s’era aperta aricevere la mia cara mamma e il suo bambino – la tomba chePeggotty, con fedele devozione, aveva d’allora tenuta semprepulita e trasformata in giardino, attirava sempre i miei passi, emi teneva accanto a sé per ore ed ore. Era un po’discosta dal viale, in un cantuccio tranquillo, ma non cosìche non potessi leggere i nomi sulla pietra mentre vi andavo o nevenivo, scosso dal suono della campana che battevale ore, facendomil’effetto d’una voce improvvisamente risorta. Le mieriflessioni allora volgevano sempre sul mio avvenire, e sulle cosegrandi che avrei certamente compiute. I miei passi, che destavanogli echi dormienti, non avevano altro accompagnamento; e senecompiacevano tanto, che mi sembrava quasi d’esser tornatolì a fabbricare i miei castelli in aria accanto a mia madreancora viva.
V’erano grandi mutamenti nella mia vecchia casa. I vecchinidi, abbandonati da lungo tempo dalle cornacchie,eranocompletamente scomparsi; e gli alberi erano stati tagliati etrasformati in modo che non li riconoscevo più. Il giardinoera inselvatichito, e metà delle finestre del villino eranochiuse. Esso era abitato soltanto da un povero pazzo, e dallepersone chelo custodivano. Lo vedevo seduto sempre alla finestradella mia cameretta, con lo sguardo fisso sul cimitero; e midomandavo se i suoi pensieri erranti vagassero mai dietro lefantasie che avevano attratti i miei in certe mattinate rosee,quando m’affacciavo alla stessa finestra in camicia da notteper seguir con l’occhio le pecore che brucavanotranquillamente nella luce del sole mattutino.
I nostri antichi vicini, il signore e la signora Grayper, sen’erano andati nell’America meridionale, e la pioggiasiera aperta una via a traverso il tetto della loro casa vuota,lasciando delle larghe chiazze d’umido sui muri esterni. Ilsignor Chillip s’era ammogliato una seconda volta, es’era preso un donnone alto, ossuto e dal naso grosso; edessi avevano un bambino gracile, con una testa grossa che nonpoteva star ritta, e due occhi opachi e fissi, coi quali parevadomandare continuamente perché fosse nato.
Vagavo per il mio villaggio natìo con un misto singolare ditristezza e di piacere, finché il sole rossodell’inverno non m’avvertiva ch’era tempo diripartire. Ma quando m’ero allontanato, e specialmente quandosedevo a desinare con Steerforth innanzi a un fuoco fiammeggiante,era delizioso pensare che c’ero stato. Ed era quasi deliziosoallo stesso grado, la sera (quando rientravo nella mia lindacameretta), voltando le pagine del Libro dei coccodrilli (che erasempre lì, su un tavolino) pensare d’avere un amico comeSteerforth, un’amica come Peggotty, e una zia eccellente egenerosa, come la mia, la quale sostituiva perfettamente la madreche avevo perduta.
La via più breve per ritornare a Yarmouth da quelle miepasseggiate era per acqua. Approdavo sul piano che si stende fra lacittà e il mare, e l’attraversavo, risparmiando un beltratto di strada. L’abitazione del pescatore Peggotty era suquel piano, e non discosta più di un centinaio di passi dalmio sentiero; di modo che vi davo sempre una capatina. Ero quasicerto di trovarvi Steerforth, e poi ce ne andavamo insieme nellanotte gelida, avvolti nella nebbia, verso i lumi accesi dellacittà.
Una sera, che avevo fatto più tardi del solito –ché quel giorno, essendo in procinto di ripartire, ero andatoin visita di congedo a Blunderstone – lo trovai solo in casadel pescatore Peggotty, in atteggiamento pensosoinnanzi al fuoco.Era così assorto nelle sue meditazioni, che non s’eraaccorto affatto del mio arrivo. Non se ne sarebbe accorto anche sefosse stato meno assorto, perché i piedi toccavano in silenzioil terreno sabbioso; ma neppure il mio ingresso ebbeil potere diriscuoterlo. Stavo già ritto accanto a lui, guardandolo; e purtuttavia se ne rimaneva ancora grave e accigliato, smarrito dietrochi sa quali pensieri.
Diede un tal balzo quando gli misi la mano sulla spalla, chefece balzare anche me.
– M’arrivi addosso – egli disse, conrisentimento – come uno spettro adirato.
– Dovevo pure annunziarmi in qualche modo – risposi.– Ti distraggo da una passeggiata nelle nuvole, forse? _
– No – rispose – no.
– E da che cosa, allora? – dissi, sedendogliaccanto.
– Guardavo le figurazioni dei carboni – rispose.
– Ma tu ora me le guasti – dissi io, mentre egli lismoveva rapidamente con un tizzo, facendone scaturire una miriadedi scintille, che salirono pel camino, con uno strepito divento.
– Tu non le avrestivedute – rispose. – Io odioquest’ora crepuscolare, che non è né giorno nénotte. Perché hai fatto tardi? Dove sei stato?
– Mi son congedato dal mio villaggio natìo –dissi.
– E io son rimasto qui – disse Steerforth, dando unosguardo in giro alla stanza –a pensare che tutte le personeche abbiamo viste così felici la sera del nostro arrivo,potrebbero – a giudicare dall’abbandono della casa– o esser disperse, o morte, o cadute chi sa in qualedisgrazia. Davide, vorrei avere avuto un padre sagace in questiventi anni.
– Mio caro Steerforth, che hai?
– Vorrei con tutta l’anima mia che fossi statoguidato meglio! – esclamò. – Vorrei con tuttal’anima mia potermiguidare meglio!
V’era nei suoi modi uno scoraggiamento stizzoso che misorprendeva. Era così cambiato, che non lo riconoscevopiù.
– Varrebbe molto meglio essere questo povero Peggotty oquel suo semplicione di nipote – egli disse, levandosi epoggiandosi, sempre accigliato, contro la cappa del camino, colviso rivolto al fuoco – ch’essere ciò che sono, eanche venti volte più ricco e venti volte più istruito diquel che sono, per tormentarmi come ho fatto da una mezz’orain questo battello del diavolo!
Ero così confuso dal suo mutamento, che in principio nonpotei che continuare a guardarlo in silenzio, mentre egli con latesta appoggiata alla mano, non faceva che contemplare tristamenteil fuoco. Finalmente lo pregai, con la maggiore sollecitudine, didirmi che gli fosse accaduto per essere in quello stato, e di farmipartecipe del suo affanno, se nonavessi potuto dargli qualcheconsiglio. Non mi lasciò finire, e si mise a ridere –con evidente sforzo prima, ma poi con la solita gaiezza:
– Zitto, non è nulla, Margheritina, nulla! –egli rispose. – Già ti dissi all’albergo in Londrache a volte per mestesso non so essere che un compagno uggioso. Hosofferto un incubo proprio ora... credo proprio d’esser statosoggetto d’un incubo. Certe volte la noia mi riempie la mentedelle vecchie fiabe delle nutrici, e le credo vere. Credod’essermi considerato, unmomento fa, quel cattivo ragazzo,che per non aver ascoltato i consigli della nonna diventòpreda dei leoni... una maniera più nobile d’andare aldiavolo, credo. Mi son sentito per tutta la persona lapelled’oca, come si dice. Ho avuto paura di me stesso.
– E credo che tu non tema nient’altro –dissi.
– Forse no, e pur c’è abbastanza da temere– egli disse. – Bene, ora è passata. E non miaccadrà più. Davide; ma ti dico, mio caro amico, ancorauna volta, che sarebbe stato bene per me (e per altri ancora)seavessi avuto un padre inflessibile e giudizioso.
Il suo aspetto era sempre pieno di espressione, ma non lo avevovisto mai esprimere un sentimento di tanta gravità, comenell’atto che diceva quelle parole, con lo sguardo volto alfuoco.
– E non se ne parli più – disse, facendol’atto di gettare qualche cosa di leggero in aria.
Ecco dispare.
Uomo io ritorno.Pregovi, sedete
come Macbeth. E ora, a desinare, se non ho (come Macbeth) rottoil festino col più bel disordine, Margheritina.
– Ma dove sono andati tutti? – domandai.
– Dio sa – disse Steerforth. – Dopo esserestato fino all’approdo ad aspettarti, son venuto qui, e hotrovato la casa abbandonata. Questo mi ha fatto pensare, e tu mihai sorpreso a pensare.
L’arrivo della signora Gummidge con un paniere spiegòcome la casa fosse rimasta vuota. Ella era uscita per andare acomprare qualche cosa, prima che il pescatore Peggotty ritornassecon la marea, e aveva lasciato intanto la porta aperta, pensandoche Cam e l’Emilietta, la qualequella sera smetteva presto illavoro, potessero arrivare in sua assenza. Steerforth, dopo aversollevato lo spirito depresso della signora Gummidge con un allegrosaluto e uno scherzoso amplesso, mi prese a braccetto, e mitrascinò fuori.
Aveva sollevato il suo stesso spirito non meno di quello dellasignora Gummidge, perché si mostrò del suo solito umore,per via, e pieno di piacevoli motti.
– E così – disse allegramente – domaniabbandoniamo questa vita di corsari, non è vero?
– Così abbiamo deciso – risposi. – Saiche iposti nella diligenza sono già presi.
– Sì, non c’è rimedio, immagino –disse |Steerforth. – Avevo quasi dimenticato che ci fossequalche cosa di diverso al mondo dall’andar vagando sul marequi. Vorrei che così non fosse.
– Finché dura la novità – dissiridendo.
– Probabile – egli rispose, – benché cisia certo sarcasmo nella osservazione d’una persona candida einnocente come il mio giovane amico. Bene, sì, sono mutevole ecapriccioso, Davide. Lo so; ma mentre il ferro è caldo, soanche batterlo con qualche energia. Sai che potrei cavarmela bene aun esame come pilota in queste acque.
– Il pescatore Peggotty dice che tu sei una meraviglia– risposi.
– Un fenomeno nautico, no? – disse, ridendo,Steerforth.
– Davvero dice così, e tu sai che è sincero. Epoiso l’ardore che tu metti in tutto ciò che fai, e conquanta facilità tu t’impossessi di ogni cosa. E quelloche mi fa meraviglia di più in te, Steerforth, si è cheti appaghi di questo mobile e capriccioso impiego delle tuefacoltà.
– Appagarmi? – egli rispose allegramente. – Ionon son mai pago di nulla, tranne che della tua ingenuità, miagentile Margheritina. Quanto alla mia mobilità, non ho maiimparato l’arte di adattarmi a nessuna delle ruote sullequali girano e girano gl’Issioni dei nostri giorni. Non mison mai messo ad apprenderla, e non me ne importa un fico... Aproposito, sai che ho comprato un battello?
– Che uomo straordinario che sei, Steerforth! –esclamai, fermandomi, perché era la prima volta che me neparlava. – Forse tu non verrai mai più qui.
– Non so – rispose. – Il posto mi piace. Adogni modo – aggiunse, trascinandomi vivamente – hocomprato un battello che si trovava in vendita – un velierocelere, dice il pescatore Peggotty, che lo comanderà in miaassenza.
– Ora ti comprendo,Steerforth! – dissi, esultante.– Tu fingi d’averlo comprato per te, «inrealtà l’hai comprato per fargli un regalo. Avrei dovutoimmaginarlo subito, conoscendoti. Mio caro Steerforth, come dirticiò che penso della tua generosità?
– Zitto – egli rispose,facendosi rosso. –è meglio non parlarne.
– Non lo sapevo, forse? – esclamai. – Nont’ho più volte detto forse che non c’era gioia oaffanno o sentimento di quegli onesti cuori che ti lasciasseindifferente?
– Sì, sì – rispose – me l’haidetto. Ma basta,basta, per carità!
Temendo d’offenderlo col continuare sullo stesso tono,mentre egli desiderava che non se ne discorresse, mi contentai dicontinuare a pensarci, mentre si andava a passo più rapido diprima.
– Bisognerà rinnovare l’attrezzatura –disse Steerforth – e lascerò Littimer qui con questoincarico, perché tutto sia fatto a modo. T’ho detto cheLittimer è qui?
– No.
– È arrivato stamane, con una lettera di miamadre.
I nostri sguardi s’incontrarono, e m’avvidi che egliera pallido fin sulle labbra, benché mi guardasse con calma efermezza. Temei che qualche dissapore fra lui e la madre fosse lacagione di quell’accesso di cattivo umore nel quale lo avevosorpreso solitario accanto al fuoco. E glielo dissi.
– Oh, no! – rispose, scotendo il capo, e con unarisatina. – Niente di tutto questo. Ti dicevo, dunque, cheè arrivato il mio domestico.
– Lo stesso come sempre – disse Steerforth. –Remoto e cheto come il Polo Nord. Egli si occuperà del nuovonome da dipingere sul battello. Si chiama il GabbianodellaTempesta. Ti pare che Peggotty si curi molto dei gabbiani? Glicambierò il nome.
– E come lo chiamerai?
– Emilia.
Siccome continuava a guardarmi fermo e tranquillo, mi parved’indovinare che egli volesse rammentarmi che non gli piacevach’io mi effondessi sulla sua generosità. Manon poteifare a meno di mostrar nel viso il piacere che ne provavo; dissipoco però, ed egli ripigliò il suo solito sorriso, eparve come alleggerito da un grave fardello.
– Ma vedi – disse, guardando innanzi – eccoqui l’Emilietta vera. E Cam con lei. Veramente è uncavaliere fedele. Non la lascia mai.
Cam era allora costruttore...

Indice dei contenuti

  1. I.LA MIA NASCITA
  2. II.OSSERVO
  3. III.LA CASA SUL MARE
  4. IV.CADO IN DISGRAZIA
  5. V.LONTANO DA CASA
  6. VI.ALLARGO IL CERCHIO DEI MIEI CONOSCENTI
  7. VII.IL MIO PRIMO SEMESTRE A SALEM HOUSE
  8. VIII.LE MIE VACANZEUN POMERIGGIO PARTICOLARMENTE BEATO
  9. IX.GENETLIACO MEMORABILE
  10. X.PRIMA NEGLETTO E POI BEN PROVVEDUTO
  11. XI.COMINCIO LA VITA PER CONTO MIO E NON MI DIVERTO
  12. XII.UNA GRAN RISOLUZIONE
  13. XIII.LA VITA PER CONTO MIO
  14. XIV.MIA ZIA SI RISOLVE
  15. XV.UN ALTRO INIZIO
  16. XVI.TRASFORMATO
  17. XVII.UN INCONTRO
  18. XVIII.UNO SGUARDO AL PASSATO
  19. XIX.GUARDO IN GIRO E FACCIO UNA SCOPERTA
  20. XX.LA CASA DI STEERFORTH.
  21. XXI.L’ EMILIETTA
  22. XXII.SCENE VECCHIE E PERSONE NUOVE
  23. XXIII.LA SCELTA D’UNA PROFESSIONE
  24. XXIV.IL MIO PRIMO BAGORDO
  25. XXV.BUONI E CATTIVI ANGELI
  26. XXVI.CADUTO IN ISCHIAVITÙ
  27. XXVIITOMMASO TRADDLES
  28. XXVIII.LA SFIDA DELSIGNOR MICAWBER
  29. XXIX.DI NUOVO IN CASA DI STEERFORTH
  30. XXX.UNA PERDITA
  31. XXXI.UNA PERDITA PIÙ GRAVE
  32. XXXII.L’INIZIO D’UN LUNGO VIAGGIO
  33. XXXIII.BEATO
  34. XXXIV.UNA SORPRESA DI MIA ZIA
  35. XXXV.ABBATTIMENTO
  36. XXXVI.ENTUSIASMO
  37. XXXVII.UNA DOCCIA D’ACQUA FREDDA
  38. XXXVIII.SCIOGLIMENTO DI SOCIETÀ
  39. XXXIX.WICKFIELD E HEEP
  40. XL.IL PELLEGRINO
  41. XLI.LE ZIE DI DORA
  42. XLII.MALVAGITÀ
  43. XLIII.UN ALTRO SGUARDO AL PASSATO
  44. XLIV.IN CASA NOSTRA
  45. XLV.IL SIGNOR DICK GIUSTIFICALE PREDIZIONI DI MIA ZIA
  46. XLVI.NOTIZIE
  47. XLVII.MARTA
  48. XLVIIIAVVENIMENTI DOMESTICI
  49. XLIX.UN MISTERO
  50. L.IL SOGNO DEL PESCATORE PEGGOTTYS’AVVERA
  51. LI.L’INIZIO D’UN VIAGGIO PIÙ LUNGO
  52. LII.ASSISTO AD UNO SCOPPIO
  53. LIII.UN ALTRO SGUARDO AL PASSATO
  54. LIV.LA TRANSAZIONE DEL SIGNOR MICAWBER
  55. LV.LA TEMPESTA
  56. LVI.LA NUOVA FERITA E L’ ANTICA
  57. LVII.GLI EMIGRANTI
  58. LVIII.ASSENZA
  59. LIX.RITORNO
  60. LX.AGNESE
  61. LXI.MI SI MOSTRANO DUE INTERESSANTI PENITENTI
  62. LXII.UN ASTRO SUL MIO CAMMINO
  63. LXIII.UN VISITATORE
  64. LXIV.UN ULTIMO SGUARDO AL PASSATO