La contraddizione, la gestalt, il conigliocigno
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La contraddizione, la gestalt, il conigliocigno

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La contraddizione, la gestalt, il conigliocigno

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Qualcuno ha detto, in passato, che il paradosso sarebbe l'ethos dell'uomo. Ma cosa significa davvero quest'espressione? Cosa e dov'è la vera vitalità se non nel movimento, nella costante dinamicità?
Quando nel nostro cammino ci troviamo di fronte a un problema, siami sicuri che invece non si possa trattare di una grande opportunità? Questo breve libro di pensieri ha l'intento terapeutico di risvegliare, o quantomeno di " smuovere" la vita del lettore, a partire, però, dalla sua dimensione mentale, dai limiti dei suoi ragionamenti e soprattutto dalla presa di coscienza di questa limitatezza. Potrebbe esistere un principio irrazionale alla base di qualsiasi altro processo esistente? Anche del più logico e matematico? La Vis Vitalis non è forse, allegoricamente, quell'improvvisata volontà e capacità di trasmutare il piombo in oro?

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Informazioni

Anno
2018
ISBN
9788827840665

La contraddizione, la gestalt, il conigliocigno

Note IV


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La verità non è la realtà. La realtà è mentale. La verità è totale. La realtà è dei filosofi, la verità è dei profeti.
Non è vero che nessun saggio ha paura, tutti i grandi uomini hanno sempre una gran paura. È facile parlare, accorgersene e dire che non dovremmo averne, tutt’altro è invece mettere in pratica.
Ho cercato l’amore, ho trovato sofferenza. Sono tornato nel disamore e ho trovato indifferenza.
Accettare di soffrire significa vivere davvero.
Grazie alla luce, la nostra mente può viaggiare ovunque voglia, rimanendo anche in un sol posto.
Non dovremmo mai cedere al “terrore” mediatico.
Chi ama davvero si protegge dalla violenza. Solo così può amare, distaccandosi dall’ingiustizia.
Il vero problema delle condizioni di vita di quest’epoca è la precarietà e l’assurdità.
Ogni qualvolta si supera un conflitto, si torna in una sintonia che inevitabilmente comporta una grande dose di mescolanza, nella comunicazione. Comunicare significa forzatamente, anche se minimamente, pure confusione.
La contraddizione strutturale è causa di problemi vitali.
Quando si è corrotti, provando a risolvere un nodo se ne stringono altri dieci, si deve pertanto, un attimino, uscire dal campo e mettersi in panchina. L’azione non ci è sempre concessa, bisogna riconoscere quando abbiamo da essere passivi.
Nel momento in cui decido di lasciare, mi torna in mente che posso fare senza attaccamento, e allora non la smetto.
La full immersion nella schiavitù e nella contraddizione illude sempre di poter essere arrivati finalmente, quando invece non si ha la minima idea di dove si è finiti.
Quando regna l’osceno, la norma è recepita come follia.
Approcciati alla vita come essa è davvero: un continuo capolavoro… Ma non cadere mai nella tentazione di volerla catturare e conservare, perché altrimenti sarai dannato e la trasformerai in una gabbia asfissiante. La vita è un habitat…
A seconda del nostro habitus può essere aperto luogo di pace, stanza, o nel peggiore dei casi invece, camera di tortura.
Dio non ci ha fatti mortali. Siamo noi a sbagliare qualcosa.
Non mi piace il fatto di dover sacrificare della vita per la vita. Ma mi rendo conto che è importante farlo.
Oggi per la prima volta, senza precedenti storici (21° secolo) , possiamo tornare alla nostra salute e alla nostra felicità. Penso che la maggior parte della storia precedente fosse rivolta a questo riassestamento. Lo zeitgeist ha raggiunto il suo asintoto. L’umanità vivrà il suo periodo aurorale e la sua mattina santa.
Non vorrò mai adeguarmi all’aritmia della corruzione, dell’opulenza pachidermica e sconnessa dalla Norma della nostra “cultura” occidentale.
Significherebbe perdere la connessione con Dio, col Sole, con la normalità, ammalarsi nei nostri cunicoli marmorei e cancerogeni agglomerati, platonicamente e weberianamente ingabbianti ed invecchianti ed alienanti; dimenticare la vita vera e quindi noi stessi, appresso alle ombre artificiali ed alle illusioni orwelliane di teleschermi sempre più imponenti, ma anche di quadri e di opere di ogni sorta e perfino libri.
La famiglia rispecchia la miniatura dei rapporti di potere autoritario-gerarchici tipici del macro-insieme sociale, quindi le medesime tensioni e le medesime violenze (in linea di massima).
Quel coniglio bianco
Ogni giorno è onda, ogni voce è brezza, ogni movimento riempimento. Ogni riempimento è spazzatura, tutte le diciture sono concentrazione di approssimata disperazione illusa e rassegnata; ogni ricordo è sprofondato nella propria struttura totale di cartapesta, ogni occasione è confezionatura nichilistica e insistente; è una scelta egoica, a-tempore, una testarda testata al pavimento di marmo di una tomba, fin da quando si inizia ad agire. L’istante è in sé il suo negativo, sempre bucabile. La memoria è la produzione di umwelt; la temporalità è la stanza del sempiterno. Ora ha da sciogliersi la celebrazione della insensatezza, ha da cessare lo strascico morboso e capriccioso, l’epilessia, il sonnambulismo, lo zombiesmo. Dobbiamo sfondare di sacro questo enorme fantoccio fastidioso e tracotante. Tutto il resto andrebbe subito meglio.
Via via…
Che ciascuno quaggiù segua unicamente la sua via. Deserta? Monotona? Sta a te giudicarlo? Cosa fa il fuoco quando è in difficoltà? Crepita. E cosa fa l’albero che si trascura? Fiorisce. Che ciascuno perseveri nell’opera sua! Asciuga i tuoi occhi; vivi nascosto e sii buono.
La discordanza infastidisce il saggio. Non può che inorridire dinanzi alla stonatura.
Oggi si fa tutto quanto in maniera inautentica e penosa. Il nostro vero io è sommerso Dio solo sa dove; abbiamo timore di stare nella lebenswelt.
V’è solo un insopportabile e orrendo chiasso, spesso, qui in città.
Dentro fuori....

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  1. Copertina
  2. La contraddizione, la gestalt, il conigliocigno