Dio, l'uomo e l'aldilà - Quello che può rivelare lo spiritismo
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È un fatto che l'uomo è infelice, perché sa troppe cose inutili e false e perché non sa ciò che maggiormente dovrebbe interessarlo: la ragione vera della vita e della morte. Io vi dirò che molte cose, in cui credete, sono false; che non siete felici perché non volete e non sapete esserlo; che avete paura della morte, perché non sapete che cosa essa sia; che tremate per ciò che vi può essere al di là della tomba, perché vi hanno dato da intendere che ci sono un inferno ed un paradiso. Vi dirò che vi credete condannati alla povertà, mentre tutte le ricchezze sono a vostra portata.

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Informazioni

Anno
2018
ISBN
9788827854495
Argomento
Letteratura
Categoria
Classici
TITO ALACEVICH
(MEDIUM)
Dio, l’Uomo e l’Al di là
QUELLO CHE PUÒ RIVELARE LO SPIRITISMO
Prima edizione digitale 2018 a cura di Fabio De Angelis

PREFAZIONE

L’autore del libro - Un filosofo due volte millenario - Un’opera dettata ad un “medium” scrivente - Per conoscere la ragione vera della Vita e della Morte - Il problema della felicità.
È questo un libro modernissimo; eppure il suo autore non appartiene da oltre duemila anni all’umanità incarnata. Questo libro è stato dettato; ma chi ha scritto sotto dettatura, non sa come si chiami l’autore dell’opera. Tutto ciò che egli sa è che il bimillenario dettatore è un filosofo, che nacque e visse in un paese molto lontano dal nostro; forse nel centro dell’Asia o nell’Estremo Oriente. Ciò potrà parere strano a chi sia digiuno di spiritismo e di medianità. Non così agli altri, che ci credono. Questi ultimi sanno benissimo che, col sussidio della medianità, i morti possono corrispondere coi vivi, sia nominandosi, sia rimanendo anonimi. Non è la prima volta che un abitatore dell’aldilà detta i suoi pensieri ad un abitante dell’aldiquà. In spiritismo, anzi, tali fenomeni sono abbastanza frequenti. Pur non avendo letto nulla in proposito, siamo convinti noi che sotto dettatura abbiamo scritto, siamo convinti che un’opera come questa non esiste ancora nella letteratura di alcun paese. Il nostro filosofo non ha voluto copiare, né imitare. Ciò che egli ha dettato è frutto delle sue personali osservazioni e della sua esperienza. In più di duemila anni di vita contemplativa, non gli mancò certamente il tempo di approfondire i misteri della Natura visibile ed invisibile, per parlarne poi con piena cognizione di causa. Se aggiungiamo che si tratta di uno spirito superiore ed eletto - per quanto egli non ce l’abbia mai affermato - non crediamo di sbagliare. I lettori e le lettrici vedranno che ciò che è uscito dalla mente del nostro filosofo non può essere fatica di un intelletto mediocre né di un’anima comune. Come in questo mondo vi sono uomini e donne di maggiore e minore intelligenza, di poca o di molta coltura, così ve ne sono nell’altro. Di là, anzi, più che di qua, abbondano i savi e gli stolti, i dotti e gli ignoranti; e di ciò i lettori troveranno la dimostrazione nel corso stesso del libro. Non si creda che qualsiasi anima disincarnata sia in grado di parlare sapientemente della vita e della morte, del passato, dell’avvenire e del tempo; né che tutti coloro, che sono nel mondo dei disincarnati, possano dirci perché viviamo, donde veniamo, dove andiamo e chi siamo. La scienza non si acquista che studiando e meditando, e non sono molti, nemmeno nell’aldilà, coloro, che si appassionino per lo studio, e che dedichino il loro tempo alla meditazione. Il nostro filosofo è certamente un innamorato della scienza, alla quale ha dedicato molti secoli di perseverante applicazione. Benché nato a vissuto in mezzo ad una razza diversa, egli ha voluto conoscere anche il nostro scibile e perciò deve avere studiato le lingue europee, deve avere compulsata la letteratura della razza bianca e deve essersi interessato ai rivolgimenti delle nostre civiltà, tanto più varie ed attraenti delle civiltà orientali. Ma non è precisamente per parlarci della scienza e delle civiltà che il nostro filosofo ha dettato questo libro. Ci sono tanti studiosi che si occupano di tali materie, e ciò che egli avrebbe potuto dire non avrebbe recato un grande contributo allo sviluppo dello scibile umano. In queste pagine egli non si rivolge in modo speciale a scienziati e scrittori, a filosofi e teosofi, a pensatori e studiosi, per correggere erronee dottrine ed assurde teorie, per attentare alla fede e per demolire riti e religioni; egli si indirizza all’uomo ed alla donna, indipendentemente dalla loro coltura e dalle loro cognizioni, col solo proposito di estirpare, se è possibile, le cause della loro infelicità sulla terra. È un fatto che l’uomo è infelice, perché sa troppe cose inutili e false e perché non sa ciò, che maggiormente dovrebbe interessarlo: la ragione vera della vita e della morte. È questo l’argomento capitale del libro. Il suo autore si rivolge a tutti coloro, che soffrono, temono e piangono, e dice loro: “Ascoltatemi, e, se vi persuaderete che ciò che vi dico è la verità, non temerete né piangerete più, e sarete felici”. Non si cerchi in quest’opera né purezza di stile, né altezza di eloquio, né finezza di polemiche, né preziosità di ragionamenti; l’autore ha tenuto ad una cosa sola: ad essere semplice, chiaro e comprensibile a tutti. Il lettore constaterà che il nostro filosofo è un ottimista, un ultra-ottimista, e ne spiega egli stesso le ragioni. Filosofia pessimista non è filosofia vera e sana. La filosofia ha il suo fondamento sulla Natura, e la Natura è sempre allegra ed ottimista. Anche quando si circonda di tenebre, la Natura è seducente e suggestiva. La Natura non piange mai; essa è ridente nel giorno e nella notte; nelle veglie e nel sonno; nella calma e nelle tempeste. Siamo noi che soffriamo, tremiamo e piangiamo, e ciò perché non ci uniformiamo al carattere della Natura, non la studiamo abbastanza, non ridiamo con essa, che ride, canta ed esulta sempre. Noi ci sforziamo di vivere in antagonismo colla Natura, la trattiamo da nemica, attentiamo alla sua felicità e facciamo ogni sforzo perché soffra e pianga essa pure. Tutto ciò, che la nostra mente ha prodotto, è dolore, è pianto, è pessimismo. Le nostre religioni sono piene di paure, di minacce, di distruzione e di morte; la nostra letteratura è satura di delitti, di tragedie e di drammi; i nostri amori chiedono riso, spensieratezza e giubilo, e noi li alimentiamo di inibizioni, di gelosie e di lacrime. Noi non sappiamo, ossia non vogliamo ridere; preferiamo piangere, fremere, rabbrividire, tremare e farci accapponare la pelle. Noi non ci accontentiamo delle sventure, che ci manda il destino; sentiamo il bisogno di fabbricarcene altre colle nostre mani. E perché? Perché così è scritto nei nostri libri, così è richiesto dai nostri costumi e così è imposto dalle nostre religioni. Per noi ogni morte è un lutto, come se nessuno dovesse morire, come se la morte fosse un fenomeno eccezionale; e poi, quando occorre far trionfare un’idea o un’utopia, seminiamo noi stessi allegramente la morte a piene mani. Se vi fosse un’altra umanità accanto alla nostra, una umanità, che obbedisse passivamente alle leggi e dettami della Natura, come fanno tutti gli animali, eccettuato l’uomo, oh quanto essa troverebbe ridicola, grottesca e spregevole l’umanità nostra; questa nostra società umana così piagnucolosa, così scontenta, così affamata di emozioni morbose e di dolori, così goffa nel pianto e stupida nel riso! Ma basterebbe che gli animali, i bruti potessero ragionare. Quale giudizio disastroso si farebbero di noi uomini, tanto inferiori dal punto di vista naturale a tutti gli altri esseri viventi! Disgraziatamente l’umanità è quello che è, e non si può pretendere di mutarla dall’oggi al domani. L’edificio sociale nostro è così antico, è corazzato di tante civiltà sovrapposte, di tante leggi e consuetudini, che nessuna filosofia naturale potrebbe non già scuoterlo, ma nemmeno scalfirlo. Perciò il nostro filosofo non si rivolge alla massa degli uomini e delle donne, non parla alle folle organizzate; egli si indirizza ai singoli sofferenti, sperduti nella marea umana, a coloro, che anelano liberarsi dalla schiavitù del pregiudizio e dice loro: “Se soffrite, se tremate, se siete stanchi di tutto e di tutti, se vi preoccupa la morte, se volete liberarvi dall’impostare, se avete sete di vera felicità, venite a me, ascoltatemi e credetemi. lo vi dirò che molte cose, in cui credete, sono false; che non siete felici perché non volete e non sapete esserlo; che avete paura della morte, perché non sapete che cosa essa sia; che tremate per ciò che vi può essere al di là della tomba, perché vi hanno dato da intendere che ci sono un inferno ed un paradiso. Vi dirò che vi credete condannati alla povertà, mentre tutte le ricchezze sono a vostra portata; che vi desolate per la vostra bruttezza, mentre è in vostro arbitrio di acquistare la perfetta venustà; che vi credete vittime delle sventure, mentre avete i mezzi per evitarle tutte; che vi sentite deboli, mentre potete essere forti; che i vostri ideali vi paiono irraggiungibili, mentre essi non aspettano che un vostro cenno per venire a voi. Vi dirò, infine, che se oggi siete piccoli, domani potrete, a vostro piacimento, divenir grandi; se oggi invidiate, domani sarete invidiati; se oggi obbedite, domani comanderete; e ciò in nessun paradiso, ma sulla Terra, ma nella vita carnale, tra gli uomini e le donne, che vedete passeggiare in carne ed ossa davanti a voi”. Veramente il nostro filosofo non parla così, non dice tutte queste cose, non fa promesse di sorta; il discorso, che noi gli attribuiamo, glie lo attribuirete anche voi, o lettori, quando avrete letto questo libro. Egli si limita a dire: “venite con me, vedrete e, se non siete cristallizzali nei pregiudizi, vi persuaderete”. Il nostro filosofo non vi prenderà per mano, non vi condurrà subito a visitare il mondo dell’aldilà, per farvi vedere come vi arrivino le anime dei trapassati, che cosa facciano e come vivano; no; prima di mostrarvi quel fantastico mondo, egli vuole spiegarvelo; intende darvi la dimostrazione logica e precisa della sua esistenza, e solo allora, quando l’avrete compreso e gli avrete creduto, egli metterà la chiave nella mistica toppa e vi schiuderà la porta, che conduce ai meravigliosi ambienti dell’aldilà. Un’esistenza, dopo la morte del corpo, anzi delle esistenze paradisiache o infernali vengono promesse o fatte intravedere da tutte le religioni, che furono e sono sulla Terra. Ma simili prospettive, fatte sempre a base di speculazione, non hanno mai completamente tranquillizzata o convinta la stirpe umana. È che tali promesse e prospettive non presentano solide fondamenta e sono in contraddizione con ciò che gli uomini vedono e sentono nella vita carnale. Inoltre sono promesse troppo fantastiche e puerili, con effetti sproporzionati alle cause, o addirittura con effetti senza cause di sorta. Il nostro filosofo non vi pascerà di alcuna illusione consimile. Prima di farvi vedere, vi dirà le ragioni, per cui potrete vedere. Prima di lanciarvi nel lontano avvenire, vi farà conoscere il non meno lontano passato. Prima di dirvi quello che sarete, vi dirà quello che foste. E quando tutte queste cose vi avrà detto, vi convincerete che l’aldilà non è un paese sconosciuto, che in quel paese ci siete stati centinaia e migliaia di volte, che quella è non solo la vostra patria futura, ma anche la passata, e che, essendo voi solamente di passaggio per questa vita carnale, non merita davvero di avvilirvi e disperarvi se vi ci trovale a disagio, né merita di preoccuparvi se la dovete temporaneamente lasciare. Tutti i nostri guai hanno una causa capitale unica: l’uomo non conosce sé stesso; l’uomo non sa chi sia, non sa come sia formato, non conosce il proprio organismo fisico e spirituale. Non conoscendosi, l’uomo è portato a credere ad un’infinità di cose assurde e pazzesche e in fondo non fa che circondarsi di fantasmi, che lo tormentano e lo atterriscono dal primo all’ut- timo giorno della sua vita carnale. Ebbene, il nostro filosofo si propone in questo libro di lacerare il velo, che sta dinanzi ai vostri occhi e di darvi i mezzi per conoscervi completamente. Quando voi, o lettori, saprete quello che siete e quali gigantesche forze sono in voi, allora ogni vostro timore cadrà e vi sentirete forti e grandi quanto è forte e grande l’Universo.

PARTE PRIMA - DIO

CAPITOLO I

L’Universo - La Materia e la Vita - Le maggiori forme vitali - La vita del Sole - I Soli ed i loro cicli vitali - La forma dell’Universo Come si muovono i corpi celesti - L’evoluzione della Vita - La rinascita degli uomini che muoiono - L’Umanità diffusa nell’Universo.
La scienza positiva ha altamente proclamato che, in questo mondo, nulla si crea, nulla si distrugge e tutto si trasforma. Questo assioma non può essere in alcun modo oppugnato; esso è scritto nel gran libro della Natura, in tutte le sue pagine, sulla Terra, nel Cielo, nelle acque ed in ciascuno dei suoi regni: animale, vegetale e minerale. Generazione spontanea non c’è; da vita nasce vita, da cosa nasce cosa; niente può nascere dal nulla, e nessuna cosa può completamente annullarsi. Quello che c’è nell’Universo, deve rimanervi, sia pur trasformandosi; e nell’Universo non può entrare alcuna cosa nuova, perché l’Universo è uno solo. Ma se nulla si crea, né si distrugge e tutto si trasforma, nulla neppure è stato mai creato, né distrutto, ed ogni cosa si è sempre trasformata. La Creazione adunque è un’assurdità nel presente e nel passato. Essa non ha mai esistito. Tutto ciò che c’è oggi, c’è stato sempre. L’Universo non poteva essere creato. L’Universo è Tutto; e il Tutto non poteva nascere dal Nulla. Nell’Universo ogni cosa si trasforma, ma in definitiva, tutto rimane com’è. Le cose che si trasformano, ritornano poi, dopo una serie di evoluzioni, ad essere quello che erano in origine. Perciò il numero delle forme vitali è sempre uguale nell’Universo. La Vita universale è necessariamente unica; ma essa ha un infinito numero di manifestazioni ed estrinsecazioni. L’Universo è composto di Vita e Materia; ma tutta la materia dell’Universo è viva e tutta la vita dell’Universo è materiale. Non esiste materia bruta o morta. Gli atomi, che compongono la materia, sono tutti vivi e nessuno può perire. L’Universo è una sola cosa materiale e viva. Non vi sono spazi vuoti; ogni spazio, per quanto ai nostri occhi possa apparire vuoto, è in realtà materia vivente e piena. L’Universo è la somma viva ed intelligente di tutti gli organismi vivi e intelligenti, che sono in esso. Ogni singolo organismo nell’Universo ha la sua vita ed intelligenza. Le maggiori forme vitali sono anche le più vive ed intelligenti; perciò l’Universo è la massima delle intelligenze. Nell’Universo le forme vitali maggiori sono i Soli o stelle fisse; e queste forme devono essere, logicamente, le più intelligenti, dopo l’Universo.
Noi abbiamo nel nostro Sole la prova della sua sconfinata vitalità ed intelligenza. Esso dà l’intelligenza a tutti gli esseri vivi, che si trovano sulla nostra terra, né potrebbe dare l’intelligenza ad altri, se non la possedesse in misura enormemente più grande egli stesso. Dire che il Sole è un globo di luce e di calore, una massa materiale incandescente, un immenso focolare, oppure l’agente passivo ed incosciente di un’intelligenza, che è fuori di lui, è affermare la più solenne delle falsità. Noi vediamo che ogni organismo vivente ha l’intelligenza in sé stesso e che questa intelligenza l’ha ricevuta dal Sole; come si potrebbe dunque sostenere che il Sole, che è un organismo tanto più grande, non abbia esso pure la sua intelligenza in sé stesso? I Soli del firmamento sono dunque i massimi organismi vivi ed intelligenti, che vivono nell’organismo dell’Universo; e, come ogni organismo vivente, essi devono avere un corpo, un’anima ed il rispettivo Io pensante ed operante. Dall’atomo all’Universo, ogni cosa è viva, ma non ogni cosa è necessariamente animata. I pianeti e satelliti sono forme vive, ma non sempre animate. Tali sono, per conseguenza, anche la Terra e la Luna. Al contrario, sono forme vive ed animate le Comete e le Nebulose. In passato, certamente dovevano essere animati tutti i pianeti e satelliti, e verrà giorno, in cui cesseranno di essere animate le comete, le nebulose e gli stessi Soli. Ma non per questo diminuirà il numero dei Soli; quelli che cesseranno di esistere come forme animate, saranno sostituiti da altri, che sono appena nati, o che dovranno nascere. Ogni forma celeste, i Soli, come i pianeti, gli asteroidi, i satelliti e le comete, devono percorrere uno o più cicli di vita in grembo all’Universo, per tornare poi a nascere, a vivere ed a trasformarsi da forme animate in forme inanimate, e viceversa. Quando l’uomo muore, il suo corpo cessa di essere animato, ma la materia del suo corpo è ancora viva, perché tutti gli atomi che lo compongono sono vivi; e tali atomi sono suscettibili di mutarsi, per opera del Sole, in altre forme viventi ed animate, e ciò fino alla completa disgregazione del corpo stesso. Così è della Terra e degli altri pianeti. Essi hanno cessato di essere animati, ma la loro materia è sempre viva e suscettibile di mutarsi in miriadi di altre forme animate, che sono le piante e gli animali e soprattutto gli uomini e le donne. Se la Terra fosse animata, essa non tollererebbe tutti gli altri esseri animati, che vivono su di essa. Si libererebbe per lo meno della razza umana, che è la più incomoda. Essendo organismi animati, i Soli devono avere i loro organi psichici e fisici come qualsiasi organismo animato, ma, naturalmente, in proporzioni assai più vaste e complete. Il complesso di tutti gli organismi animati è l’Universo, e quindi esso, a maggior diritto degli altri organismi, ha la sua anima, il suo corpo ed il suo lo. L’Universo è unico ed ha una mente pensante e ragionante, una volontà, dei sentimenti, dei sensi, degli organi appropriati e così via. Esso è sovrano, ma, essendo unico, non può esplicare la propria volontà che in sé stesso. Egli comanda ai propri sentimenti, organi e sensi, ma non può influire direttamente sui sentimenti, organi e sensi degli esseri animati, che vivono in lui, e che fanno parte integrante della sua personalità. Precisamente come noi, che possiamo comandare fino ad un certo punto, ai nostri organi, sensi e sentimenti, ma non a quelli degli organismi, che sono in noi, che vivono a milioni nel nostro corpo e nella nostra anima e che sono, essi pure, parti integranti della nostra persona. L’onnipotenza dell’Universo è dunque relativa; esso non può deviare il corso dei suoi Soli, come noi non possiamo deviare il corso dei globuli del nostro sangue. Noi, possiamo, è vero, arrestare i nostri globuli, procurandoci la morte; ma al di là della morte del corpo, abbiamo una serie di vite future, mentre l’Universo non ha che una vita sola, immutabile, senza passato e senza avvenire, ed esso non può toccare la propria vita, che è l’eternità stessa e la vita di tutti. L’Universo è l’essere perfetto, è la bellezza personificata, è la sintesi di ogni bene; perciò tutto quello che forma la sua persona è bello, è buono, perfetto. È vero che non tutte le cose e gli esseri, presi isolatamente nell’Universo, sono perfetti; ma ciò che manca ad un essere, c’è in un altro; le imperfezioni, quindi, sono sempre relative, come è relativo il male, ed è relativo il brutto. Quando noi contempliamo la Natura, nelle sue infinite bellezze, diciamo ingenuamente: solo una mente sublime, solo un artefice sommo poteva creare tante cose ammirande e disporle in modo così meravigliosamente armonioso. Ma se riflettiamo che la Natura e l’Universo sono una cosa sola, ossia che la Natura non è altro che la personificazione dell’Universo, la nostra ammirazione non andrà più alla sapienza dell’artefice, ma alla persona. L’Universo non ha alcun merito nell’opera stupenda della Natura, perché non ha creato sé stesso; è stato sempre così e sarà sempre com’ è. Si domanderà: quale è la forma dell’Universo? Come si dovrebbe presentare ai nostri occhi, se potessimo vederla tutta, la sua persona? Come si evolve la vita universale? Rispondiamo: Nella Natura non esiste la linea retta. Nemmeno la luce si espande in modo rettilineo. Il raggio solare, che attraversa lo spazio, in linea apparentemente retta, in realtà lo percorre con una serie infinita di piccole curve, o spirali, a cui lo obbligano le così dette “onde hertziane”. La stessa cosa accade per qualsiasi altro raggio di luce. Guardando intorno a noi ed al di sopra di noi, in nessuna parte della cosmometria dell’Universo troveremo la linea retta. La linea predominante nella Natura è la spirale, come la forma predominante è la sfera. Il movimento della nostra Terra, associato al movimento del Sole, è una spirale. Tutti i pianeti e satelliti hanno un analogo movimento; e la spirale, a sua volta, non si svolge mai in senso rettilineo, ma in altre spirali successive. I Soli, ossia le stelle fisse, si muovono per curvilinee, che necessariamente devono essere delle spirali. Tutte le forme celesti sono altrettante sfere; una sfera deve anche essere l’Universo, in cui tali forme si muovono. Al pari dei massimi corpi, anche i minimi hanno invariabilmente forme sferiche. Sono sferici tutti gli atomi e gli elettroni. Se la materia dell’Universo potesse essere ridotta in atomi, non associati tra loro, si constaterebbe subito che tutti quegli atomi sono delle minutissime sfere. Ogni cosa viva si muove, e, siccome nell’Universo non esistono se non cose vive, così tutto si muove, e l’immobilità assoluta è inesistente. Il moto, nelle sue grandi linee e nelle minime, si svolge, come abbiamo detto, circolarmente, ossia a spirale. La vita è pure un moto, ed un moto circolare. Ogni vita ha un apparente principio, una relativa evoluzione ed un’apparente fine. Principio e fine si troverebbero allo stesso punto, se il movimento della vita fosse una semplice evoluzione circolare, ma il movimento essendo a spirale, il punto di partenza di una vita ed il punto di arrivo sono in realtà distanti l’uno dall’altro. Il movimento d’ogni vita è perpetuo, come lo è quello del Sole, della Terra e degli altri corpi celesti. Nascita e Morte non sono dunque principio e fine; sono due punti del movimento spirale, e il movimento non è mai incominciato, né potrà mai finire. Ogni vita è eterna nel passato e nell’avvenire, ma non tutte hanno le stesse evoluzioni; per alcune di esse le evoluzioni sono brevissime, per altre lunghissime. Noi distinguiamo il passato, il presente ed il futuro d’ogni singola vita. Sono però distinzioni arbitrarie. Infatti, che cosa è il futuro? Una cosa inesistente. Il futuro è il Nulla, che deve diventare Realtà. Ma dal Nulla non può nascere cosa. Il Nulla non esiste nell’Universo; perché dove c’è il Tutto, non vi è posto che per esso. Eppure non possiamo negare il futuro. Una vita, che c’è oggi, potrà esserci anche domani. Che cosa è dunque il futuro? Ma è così chiaro: il futuro non è altro se non il passato che ritorna. Anche il tempo ha il suo movimento rotatorio; nemmeno esso procede in linea retta, bensì per evoluzione circolare e spirale; il presente non è che un punto della linea evolutiva; il passato ed il futuro sono altrettanti punti della stessa linea; perciò tutto quello che è passato ritornerà e ridiventerà presente, per tornare ad essere passato. La spirale della vita, come la spirale del tempo, tiene lontani i punti singoli di partenza e di arrivo; ma siccome ogni spirale si evolve in altre spirali, arriva il momento, in cui, dopo una serie di evoluzioni, la vita, entro la sfera dell’Universo, si ritroverà al punto preciso, da cui è apparentemente partita. Quindi ogni vita ritornerà ad essere quello che già fu, nella sua identica forma e sostanza. L’uomo, che nasce oggi e che muore dopo un certo numero d’anni, non fa che percorrere una curva circolare della sua spirale. Se la curva non fosse a spirale, quello stesso uomo, al momento della morte, dovrebbe rinascere; essendo, invece, a spirale, egli non rinasce, ma continua a vivere sotto altre forme umane; solo quando la spirale avrà compiuta tutta la sua evoluzione nella sfera dell’Universo, egli rinascerà quale era nella sua apparente origine. Voi, che siete a questo mondo ancora in carne ed ossa, credete di esserci venuti nel tale o tal altro anno e ritenete di non aver neppure esistito prima d’allora. Ma ciò è inesatto. Gli uomini, che vivono oggi, sono gli stessi, che vissero in passato; e gli uomini, che dovranno nascere, siccome non possono venire dal nulla, saranno a loro volta uomini già vissuti nel passato. Lo stesso è per ogni altro animale, per le piante e per qualsiasi altra forma di essere animato. La logica ed il senso comune non possono assolutamente ammettere il principio della Creazione né quello della Distruzione. Ora, se gli uomini del futuro dovessero nascere “ex novo”, essi verrebbero “creati”, e se gli uomini del presente dovessero annullarsi nella morte, essi verrebbero “distrutti”; e questo sarebbe un doppio assurdo, che la ragione illuminata non può accettare. Ma se noi riconosciamo che tutti quei miliardi di uomini, che sono morti in passato, non sono però distrutti, dovremo domandarci: dove sono dunque? La risposta è facile: quelli, che sono morti, sono questi, che sono vivi; e che sono gli stessi ce lo dimostra il fatto che gli uomini attuali non differiscono né fisicamente né moralmente dagli uomini del passato. Certamente gli uomini, che vivono nel momento attuale sulla terra, non sono gli stessi che sono morti uno, dieci, cento anni or sono. No, sono coloro c...

Indice dei contenuti

  1. PREFAZIONE
  2. PARTE SECONDA - L’UOMO
  3. PARTE TERZA - L’ALDILA’