Sonetti lussuriosi
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Sonetti lussuriosi

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Sonetti lussuriosi

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Informazioni sul libro

48 Sonetti caudati dedicati: Al Sinistro: perché cessi la sua spocchia;
Al Lussurioso: perché faccia su e giù in cocchia;
Al Destro: perché la gromma non divenga muffa;
All'Ignavo: perché entri a viso aperto in baruffa;
Al Magistrato: perché la sentenza sia imparziale;
Al Ministro: perché non mischi la politica con la morale;
Al Cruscante: perché non dia più vocali "a" alla Boldrini;
A Ruth Ben-Ghiat perché non abbatta l'EUR di Mussolini;
Ai Papi, re, pinzochere, sacerdoti e a tutto il clero;
Ai Diversi e ai puttani, alle zoccole e ad ogni magistero; Perché molto più si ottiene con senno misto a gioco
Di mille e mille tomi scritti a lettere di fuoco.

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Informazioni

Anno
2018
ISBN
9788827851005
Argomento
Literatura
Categoria
Poesía

PREAMBOLO

vincolante per chiunque legga
e/o
desideri diventare co-autore dei quesiti e delle risoluzioni.
Afferma Boccaccio che davanti alla Chiesa di Santa Maria Novella si incontrarono sette fanciulle e tre fanciulli i quali, per sfuggire alla dissoluzione morale causata dalla peste, decisero di partire da Firenze alla volta di una loro villa. E, desiderando trascorrere lietamente il tempo, dopo aver deliberato che ognuno di loro a turno fosse re o regina che designasse l’argomento di ogni singola giornata, raccontarono cento novelle.
Ignorando la funzione di abbellimento della cornice, tanti sono portati a supporre che non Boccaccio fosse il narratore, ma i giovani fiorentini.
Nel medesimo modo, molti dei miei lettori saranno indotti a chiedersi se le aule scolastiche abbiano assistito a questa singolare tenzone poetica e se una bella supplente abbia veramente calcato i corridoi di un edificio scolastico.
Alla prima domanda non sono in grado di offrire certezze assolute, perché presso il genere umano, a cui di certo appartengo, spesso il mondo onirico si confonde con la realtà. Non per altro nelle nostre carceri giacciono innocenti, che testimoni oculari riconobbero come protagonisti di inauditi delitti. Solo questa verità sono in grado di offrire in pasto ai miei lettori: a causa di un incidente occorsomi, mentre mi recavo nella scuola, dove attualmente presto la mia opera di docente di Lettere, attraversai un lungo periodo durante il quale, a sentire i racconti di quanti temevano per la mia vita, alternavo periodi di lucidità a fasi di delirio. Ed al ristabilirsi della sanità trovai questo scritto sul mio computer. Perciò tuttora con ragionamenti e supposizioni vado ancora indagando se questo prosimetro sia stato composto prima del sinistro. Oppure sia frutto degli alterni periodi di allucinazioni-razionalità durante i quali, a dire degli amici, pur essendo sospeso ad un impercettibile filo di vita, tenevo sempre il computer sulle mie ginocchia, senza mai staccare le mani dalla sua tastiera.
Ma a tutti coloro, che hanno ansia di sapere se sia veramente esistita la bella supplente, dirò che per un singolarissimo caso avvenne che una docente di Lettere avesse i connotati descritti. Infatti raramente esercitano la mansione di supplenti le donne, che sono in possesso di quelle qualità, che le rendono appetibili a tutti quei cazzi, che ululano assecondando quanto detta Madre Natura.
La bellezza, infatti, ha la rara virtù di aprire tutte le porte. Grazie al cielo, se non vi fosse un Dio imparziale, tutte le belle fiche del mondo andrebbero dritte dritte in paradiso e le brutte all’inferno. Ma si sa: la giustizia divina opera diversamente da quella umana. E, se da noi alle belle è riservato il ruolo di professoresse universitarie, di ispettrici o di tutti gli alti gradi della pubblica e della privata amministrazione, ed alle brutte quello di lavare le scale, dal momento che il Paradiso non può accogliere turpitudini di sorta, anche per risarcirle, nella sua infinita bontà, il Signore rende avvenenti ed assegna un posto di rilievo a quelle, che naturalmente nacquero talmente malfatte, da essere disdegnate da tutti i cazzi di questa Terra. Così va la giustizia divina: diversamente da quella umana. Né presso di noi vige la civilissima legislazione di Babilonia, dove alle brutte e menomate spettava in dote il denaro, che i ricchi in una pubblica asta erano obbligati a versare: per prendere in moglie le più attraenti!
Ebbene la supplente in questione, di cui ebbe ad invaghirsi il mio collega, era ben dotata di culo, di bella figa ma di gambe tenute molto strette: assai simile a tutte quelle emerite troie le quali, consapevoli dell’inestimabile tesoro, che possiedono, lo destinano unicamente a coloro, che sono forniti di carte di credito d’oro. A riscontro ho il dovere di menzionare quanto affermano quegli studenti, che ebbero la fortuna di assistere ad un raro ed insolito evento.
Poco tempo dopo la sua apparizione, nel cortile del nostro Istituto, dove di solito sciamano i ragazzi per la fumatina di rito, si sentì rombare una Ferrari rossa fiammante, che accolse nel suo abitacolo la bella professoressa.
I più smaliziati, mentre ella prendeva posto, fingendo di ammirare l’autovettura, allungarono gli occhi nella speranza di scorgere il colore delle sue mutandine. Avendo personalmente sentito differenti versioni, debbo dedurre che a nessuno fosse stato concesso di ammirare tale visione, che negli ultimi tempi è resa più sublime a causa delle loro infime dimensioni.
E ciò porta acqua alla mia opinione: essere la bella supplente una puttana di alto bordo, sdegnosa di soddisfare perfino la vista di coloro, che per la loro condizione di studenti hanno portafogli perennemente vuoti. A riprova, qualche giorno dopo, edotta dalle Storie di Erodoto, desiderando risarcire quelle emaciate professoresse, per le quali Madre Natura non era stata così prodiga, lasciò alla loro rapacità la sua cattedra e scomparve inghiottita nel nulla.
E chi oggi, in tempi così tristi, ha questa possibilità? Unicamente le grandi troie, che sanno esattamente dosare sia la contemplazione del loro corpo che la concessione della loro figa. D’altra parte la virtù non paga. Per poter emergere, essa ha bisogno di profonde crisi, assenti le quali, impera l’aurea mediocrità, quella stessa che è rimproverata al sottoscritto reo di tacere nomi e cognomi di tutti protagonisti dei QUESITI E DELLE RISOLUZIONI.
A mio discarico dirò che coloro, che mi criticano, non hanno a che fare con la Letteratura. In primo luogo, essendo solo semplici fruitori, non conoscono quanto grande sia nel nostro Paese la libertà di esporre le proprie idee, anche quando si tratti di fatti notori. In secondo luogo, con la omissione dei nomi dei miei eroi, così come di seguito avrò cura di illustrare, offro ad ogni lettore la massima autonomia di inserire a penna d’oca, a biro o a gel i nominativi di coloro, che più si amano, e con un pennino intinto perfino nella cacca quelli di coloro, che più si odiano. In quest’ultimo caso, consiglio di utilizzarne uno a cavalletto di quelli, che si trovano ancora nei negozi di belle arti o di antiquariato e, dopo aver stilato il nominativo vagheggiato, inviare i libri ai destinatari con i loro nomi debitamente rimati e vergati a merda.
Tuttavia, affinché nessuno incorra nei rigori della legge, mi sia consentito un ulteriore suggerimento. Dal momento che attraverso accurate analisi di laboratorio, si potrebbe risalire al DNA di colui che, dopo aver tranquillamente defecato, ha intinto la penna nella sua fatta, a coloro, che volessero vendicarsi dei propri nemici politici e non, al fine di risultare totalmente irriconoscibili dalle infinite telecamere piazzate in tutti gli angoli del nostro Paese, per rendere difficile la vita non ai malavitosi, ma a tutti quei cittadini che, pagando regolarmente le tasse, dovrebbero essere protetti dallo Stato, do l’ulteriore consiglio di recarsi in qualsiasi luogo un po’ appartato della nostra penisola debitamente muniti di una maschera a becco di rapace ripiena di erbe aromatiche, di quelle che venivano utilizzate dai medici del Seicento per evitare i miasmi della peste, se ne trovano nei negozi di costumi, prendere accuratamente con le pinzette piccole porzioni di cacca rappresa, deporla in un barattolino di vetro a chiusura ermetica, nel quale precedentemente sia stata estratta con l’alcool la nera essenza degli acini di sambuco, agitare ben bene il barattolo ed infine, dopo aver compiuto tutte le operazioni di rito debitamente muniti di guanti, per non lasciare impronte digitali, dare luogo al proprio intento.
Se poi si bramasse operare alla grande con una penna d’oca e non si desiderasse andare alla cieca per la ricerca di quello, che per voi rappresenterebbe un Santo Graal in grado di mettervi al riparo dai tribunali, dal momento che oggi un altro genere di oche staziona sul Campidoglio, procedete nel modo seguente. Innanzitutto recatevi a Porta Portese o in uno dei tanti mercatini, che si tengono mensilmente in ogni città ed acquistate un calamaio, nel quale sia versata la medesima essenza di sambuco diluita in alcool. Poi procuratevi un becher presso un negozio specializzato in articoli chimici. Con la scusa di fare una gita fuori porta, mettetevi in macchina ed imboccate una strada consolare. Una raccomandazione: astenetevi da quelle di recente costruzione. Un ponte potrebbe mettere fine non solo alle vostre ricerche, ma anche alla vostra vita.
Dopo aver percorso non più di dieci chilometri, svoltate a destra o sinistra, così come il vostro intelletto o i vostri principi politici vi suggeriscono. Se poi non avete opinioni al riguardo e l’indecisione dovesse farvi assumere il comportamento dell’asino di Buridano, per non fare il periplo dell’Italia e ritornare al luogo di partenza, fermate la vostra autovettura alla prima piazzuola di sosta: affinché sia la sorte a decidere per voi.
Non siate troppo choosy” come gli attuali bamboccioni pretendendo di fare testa o croce con un genovino d’oro, né cercate di ricorrere ad un autoinganno. Se il Vate, al fine di ritirarsi dalla città di Fiume, non specificò il significato, che attribuiva all’uno o all’altro segno, voi al contrario lo avrete annotato sull’asfalto con uno di quei gessetti colorati, che...

Indice dei contenuti

  1. Dedicato
  2. Biografia dell’autore
  3. AI LETTORI
  4. PREAMBOLO
  5. SONETTI LUSSURIOSI
  6. PROLOGO
  7. I - Il sonetto sulle pareti del cesso
  8. II - La mia reazione
  9. III - La replica dell’eccitato
  10. III. Il mio collega aveva indiscutibilmente voluto darmi una lezione, affinché anche io non perseverassi nelle sublimazioni letterarie, dimenticando il tangibile, che era lì davanti a me: pronto per essere goduto.
  11. IV - La mia risposta
  12. V - Il suo convergere
  13. VI - La mia condivisione per il sedere con citazione tratta da Pietro l’Aretino
  14. VII - La sua dotta replica con ossimoro rima a suono e nuova formulazione della cortesia
  15. VIII - La mia chiosa su Orlando e perché questi perse Angelica
  16. IX - Il suo condividere le mie argomentazioni
  17. X - La mia lezione sulla discrezione
  18. XI - La sua condanna per coloro che trascurano ciò, che si deve alle donne
  19. XII - La mia iniziale stanchezza
  20. XIII - L’olisbo
  21. XIV - Una nuova mia insistenza per una tregua poetica
  22. XV - In cui mi impartisce un’altra lezione e disserta sul punto g
  23. XVI - La mia invettiva contro i “Tartufo”
  24. XVII. Ben incassando il colpo, attraverso la sua risposta mi volle ricondurre alla storia, quale essa si svolge sotto i nostri occhi, menzionandomi alcuni fatti di cronaca, che le belle menti d’Italia chiamano cultura e gli incolti definiscono barbarie.
  25. XVII - La sua invettiva contro i seviziatori delle donne.
  26. XVIII - Il mio convergere e le pene proposte
  27. XIX - Il suo ritorno alla nostra storia
  28. XX - Il mio richiamo ai doni della Provvidenza
  29. XXI - Il suo richiamo al costume dei popoli antichi
  30. XXII - La mia replica
  31. XXIII - Il suo richiamo
  32. XXIV - Un mio tiepido dissenso
  33. XXV - L’elogio del 69
  34. XXVI - Il mio pieno accordo
  35. XXVII - La posizione del missionario che il ribaldo mi consiglia
  36. XXVIII - Il mio contraddittorio
  37. XXIX - Su quale sia il più bel panorama che ci offre la donna
  38. XXX - In primis
  39. XXXI - La sua ultima lezione
  40. XXXII - Su quale sia il vero Paradiso
  41. XXXIII -La preghiera dei santi chiavatori con climax ascendente e rima in latino
  42. CAZZO!!!
  43. QUESITO PRIMO
  44. RISOLUZIONE PRIMA
  45. RISOLUZIONE SECONDA
  46. RISOLUZIONE TERZA
  47. SENTENZA
  48. QUESITO II
  49. RISOLUZIONE PRIMA
  50. RISOLUZIONE SECONDA
  51. RISOLUZIONE TERZA
  52. SENTENZA
  53. QUESITO III
  54. RISOLUZIONE PRIMA
  55. RISOLUZIONE SECONDA
  56. RISOLUZIONE TERZA
  57. SENTENZA
  58. EPILOGO
  59. POSTFAZIONE
  60. BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE IN ORDINE DI CITAZIONE
  61. AUTORI- SCRITTORI-POLITICI-DIVINITA’-ENTI-ECC. MENZIONATI
  62. NOTE