Disturbi del neurosviluppo e sistemi di classificazione. Una prospettiva psicoeducativa della neuropsichiatria infantile
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Disturbi del neurosviluppo e sistemi di classificazione. Una prospettiva psicoeducativa della neuropsichiatria infantile

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Disturbi del neurosviluppo e sistemi di classificazione. Una prospettiva psicoeducativa della neuropsichiatria infantile

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Negli ultimi decenni gli alunni con disabilità sono aumentati con continuità e costanza in tutti gli ordini di scuola, a causa dell'evoluzione delle malattie croniche e degenerative, con un impatto importante sulla qualità della vita. Risulta quindi fondamentale da parte dei professionisti che si occupano della presa in carico delle persone con disabilità, usufruire di strumenti in grado di identificare le problematiche presenti, di coglierne la loro complessità e, quindi, di facilitare lo scambio di tali informazioni tra diverse figure professionali e/o diverse realtà di cura.

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Informazioni

Anno
2018
ISBN
9788827858783

CAPITOLO 1
LA NEUROPSICHIATRIA INFANTILE

La Neuropsichiatria Infantile è una disciplina medica che si occupa dei quadri neurologici e psichiatrici che vengono a verificarsi in età evolutiva. Molti di questi quadri sono presenti anche nell’adulto, tuttavia l’esigenza di individuare un’area disciplinare specialistica che si occupi di queste situazioni, quando si presentano in età evolutiva, nasce da molteplici fattori. Uno dei fattori più importanti è rappresentato dalla componente maturativa. Nel corso dell’età evolutiva, infatti, il sistema nervoso è un sistema in fase di attiva maturazione, crescita e differenziazione. Le caratteristiche di dinamicità, variabilità e complessità dei processi che si verificano a livello del sistema nervoso incidono in maniera determinante su una serie di aspetti clinici e di decorso delle malattie che possono verificarsi in questo periodo. In termini operativi, ciò comporta modalità di approccio diagnostico e scelte terapeutiche che siano rispondenti alle esigenze del periodo. Il bambino non è un adulto in miniatura: ciò significa che quello che può essere valido per l’adulto non deve necessariamente esserlo per il bambino, il quale ha un assetto neurobiologico e neurofunzionale del tutto peculiare e, soprattutto, in fase di progressiva organizzazione.
Emerge quindi un elemento che conferisce specificità alla Neuropsichiatria infantile. Al di là delle “malattie”, dei “disturbi” o delle “sindromi” intese come entità nosografiche che possono venire a verificarsi durante il processo di sviluppo della persona, sono frequenti “incidenti di percorso” nel processo di sviluppo: incidenti che possono riguardare la crescita e la differenziazione di una o più funzioni. Vengono quindi a determinarsi una serie di situazioni comunemente incluse nei “disordini del neurosviluppo”, che rappresentano un capitolo precipuo e caratterizzante la Neuropsichiatria infantile.
La Neuropsichiatria Infantile è dunque una disciplina che considera lo sviluppo dell’individuo come un tutt’uno, senza divisioni fra la dimensione fisica/organica e quella psicologica, e nella sua complessità di relazioni con gli altri individui e con l’ambiente. La valutazione, la diagnosi e il trattamento proposti fanno capo quindi ad un paradigma scientifico e medico che considera il bambino/adolescente nella sua complessità e la cura in un’ottica integrata.

1.1 Cenni storici sulla neuropsichiatria infantile

È difficile dire quando ebbe inizio questa disciplina perché le sue radici si perdono nei secoli passati, con nomi come quelli di Pestalozzi, Fröbel, Itard, Esquirol e Séguin. L’urbanesimo e l’industrializzazione, che soprattutto nell’Ottocento prendevano sempre più piede, ponevano in evidenza due problemi di grande rilevanza e di particolare interesse per gli operatori e gli studiosi del tempo: l’inserimento sociale degli insufficienti mentali e il rapidissimo aumento della delinquenza minorile. È alla fine del XIX, inizio XX secolo, che studiosi e operatori sociali cominciarono ad occuparsi di questi argomenti: giusto in quel momento, quindi, possiamo datare anche l’inizio della neuropsichiatria infantile, una nuova scienza medica in risposta a tutti questi bisogni emergenti1.
Diverse correnti di pensiero hanno attraversato la neuropsichiatria infantile, influenzando nel corso di vari decenni gli orientamenti di base e le impostazioni scientifiche e metodologiche prevalenti. Si sono succedute così “idee dominanti” e diversi modelli di intervento (psicodinamici, biologicisti, cognitivo-comportamentali, ecc.).
A partire dagli anni ’70, lo sviluppo di approcci più recenti in psichiatria, che portarono alla chiusura dei manicomi e alla riorganizzazione dei servizi sul territorio, è corrisposto nel settore infanzia e adolescenza un movimento per l’integrazione nelle scuole, in classi normali, dei soggetti variamente disabili, che prima erano inseriti invece in classi speciali o istituti speciali, detti differenziali, come avviene tuttora in alcuni altri paesi del mondo occidentale.
Come per la legge n. 180 del 19782 nel settore adulti, che ha sancito la Riforma Psichiatrica, questa evoluzione ha trovato riscontro nella promulgazione della legge n. 104 del 19923 sui diritti delle persone portatrici di handicap, ed ha fortemente improntato l’organizzazione dei servizi per più di un decennio. Indubbiamente questo ha influenzato l'operatività dei neuropsichiatri infantili, specialmente a livello dei servizi territoriali, in un lavoro strettamente collegato con le scuole e in stretta collaborazione con professionalità non mediche, quali quelle degli psicologi, infermieri, logopedisti, fisioterapisti, assistenti sociali, educatori, oltre che degli insegnanti curricolari e di sostegno.

1.2 Il “ruolo sociale” della neuropsichiatria infantile

La Neuropsichiatria Infantile è sorta e ha trovato il suo primo spazio svolgendo un importante ruolo sociale. È nata giusto per dare un aiuto a soggetti che la realtà del momento mostrava come particolarmente bisognosi (bambini in stato di abbandono, inadempienti scolastici, famiglie assai problematiche e molto carenti da ogni punto di vista ecc.). Si è accresciuta poi perché ha compreso la natura e la quantità dei bisogni che in quel momento, ma anche dopo, i ragazzi esprimevano. È sopravvissuta, infine, ed è sempre molto attuale perché continua a cogliere questi bisogni e a cercare di rispondere ad essi. Non vi è dubbio, infatti, che molti dei soggetti che anche oggi cercano cure presentino condizioni di bisogno più o meno evidenti, che vanno al di là di una patologia specifica in senso stretto; condizioni che riguardano il soggetto e la sua famiglia, perché è raro che in queste situazioni il soggetto non finisca per presentare qualche svantaggio nel suo sereno sviluppo sociale oltre che neuropsichico. Ecco perché è fondamentale un approccio globale che preveda una conoscenza di tutti gli aspetti della vita del paziente. Solo in questo modo si può fare della buona Neuropsichiatria Infantile. Ed è proprio in linea a questo approccio globale che si possono comprendere le “battaglie” degli anni passati, assieme ad altre società, enti ecc., per far riconoscere i diritti civili delle persone con disabilità, ad esempio per l’istituzione di una scuola per tutti.
Oggi, raccogliere un’anamnesi e cercare di conoscere un ragazzo limitandosi ad elencare i suoi aspetti sofferenti o deficitari, senza sforzarsi di sapere come egli viva e quali svantaggi ciò comporti per lui, è un modo di procedere insufficiente e parziale, non certo tipico della Neuropsichiatria.4

1.3 La neuropsichiatria infantile: una prospettiva psicoeducativa

La neuropsichiatria infantile à una disciplina molto complessa, in bilico tra le scienze mediche e quelle umanistiche. Oltre all’ambito medico, un settore particolarmente interessato ai contenuti trattati dalla neuropsichiatria infantile è quello educativo.
Descrivere i disturbi dello sviluppo e le loro cause (spesso solo ipotetiche) non basta e talvolta è poco utile per la riabilitazione del bambino. Descrivere come deve essere seguito, trattato, educato un bambino con devianze, rischi o disabilità conclamate, senza spiegare la natura del disturbo e del rischio che spesso è specifico, non basta e rischia di essere un trattato percettivo di pedagogia, senza alcuna specificità, o un manuale di buone intenzioni. Capire invece, per quanto è possibile, la natura intima di ogni disturbo nei suoi importanti legami con la struttura dell’Io e con le capacità relazionali, è la scommessa di ogni insegnante per individuare le strategie utili nelle principali patologie.
Infatti, i bambini ed i ragazzi con problemi neurologici o psichiatrici non passano la maggior parte del loro tempo negli ambulatori medici, nei centri di riabilitazione dell’età evolutiva o nei reparti di neuropsichiatria infantile, bensì nelle aule scolastiche. Ecco, allora, che anche gli operatori scolastici devono avere nozioni esaustive e chiare sulle patologie neurologiche e psichiatriche che colpiscono l’età evolutiva, non per sostituirsi ai medici, agli psicologi o ai tecnici della riabilitazione, ma per integrare in maniera corretta la loro attività educativa in un contesto più generale, evitando confusione ed errori.
Per affrontare i contenuti della neuropsichiatria infantile, è necessario avere alcune nozioni di medicina, anatomia, fisiologia e psicologia dello sviluppo. Queste conoscenze sono ora a disposizione degli insegnanti. La riforma del corso di laurea in Scienze della formazione primaria e i corsi di formazione degli insegnanti di sostegno prevedono insegnamenti di fondamenti di neuroscienze, psicologia dello sviluppo e neuropsichiatria infantile.
L’ingresso nella scuola dell’infanzia può evidenziare delle prestazioni o dei comportamenti che si discostano dalla media, collegati a problemi di sviluppo in genere ignorati (disabilità intellettive, disturbi dello spettro dell’autismo, disturbi della comunicazione), che le insegnanti possono segnalare ai genitori. Con l’ingresso alla scuola primaria le difficoltà in alcuni settori si manifestano in modo ancora più rilevante (ritardo mentale, disturbi del linguaggio, disturbi della condotta, deficit di attenzione e iperattività, disturbi dell’apprendimento, difficoltà sul piano relazionale e affettivo), al punto tale da interferire pesantemente sul rendimento scolastico e sulla socializzazione. Il personale sanitario, coordinato dal neuropsichiatra infantile, pone la diagnosi e la comunica ai genitori. Se il quadro clinico riscontrato nel bambino configura una situazione di disabilità, il personale sanitario, gli insegnanti e i genitori collaborano alla stesura del Piano Educativo Personalizzato (PEP)5.
Se si lavora con l’interesse di facilitare al massimo l’integrazione del bambino portatore di disabilità è dunque essenziale che la comunicazione fra il personale sanitario, gli insegnanti e i genitori sia chiara, leale e sempre rispettosa delle differenti competenze. Una buona comunicazione e soprattutto una leale e paritaria collaborazione – nel rispetto dei diversi ruoli – fra il personale sanitario, i genitori e il personale insegnante è un prerequisito fondamentale per l’integrazione e lo sviluppo di un alunno portatore di disabilità.

1 Periodico della UILDM – Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare. Intervista a Giovanni Lanzi, una delle figure più autorevoli della Neuropsichiatria Infantile italiana, già presidente della Commissione Medico-Scientifica UILDM
2 La Legge 180, "Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori", è la prima e unica legge quadro che impose la chiusura dei manicomi e regolamentò il trattamento sanitario obbligatorio, istituendo i servizi di igiene mentale pubblici. Ciò ha fatto dell'Italia il primo (e al 2016, finora l'unico) paese al mondo ad abolire gli ospedali psichiatrici.
3 La legge 104, “Legge-quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate”, è una legge che tutela i diritti dei soggetti diversamente abili. L'intento della legge è quello di superare gli ostacoli che si frappongono tra le persone con handicap ed una loro migliore integrazione agendo nel modo più mirato possibile con benefici tendenti a favorire il più completo inserimento della persona con handicap nel contesto sociale.
4 Periodico della UILDM – Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare. Intervista a Giovanni Lanzi, una delle figure più autorevoli della Neuropsichiatria Infantile italiana, già presidente della Commissione Medico-Scientifica UILDM.
5 Il PEP (Piano Educativo Personalizzato) ser...

Indice dei contenuti

  1. Indice
  2. Introduzione
  3. CAPITOLO 1 - La neuropsichiatria infantile
  4. CAPITOLO 2 - I disturbi del neurosviluppo
  5. CAPITOLO 3 - Il progetto terapeutico
  6. CAPITOLO 4 - Il DSM: manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali
  7. CAPITOLO 5 - La classificazione internazionale del funzionamento, della disabilità e della salute: l’ICF
  8. Conclusioni
  9. Bibliografia